"Analizziamo" la situazione…
Punto I : S&P 500 in indebolimento
Il mercato si muove stancamente all’interno del canale rialzista disegnato nelle ultime settimane. Confermo la mia view negativa per il breve periodo, ovvero la correzione all’interno di quella “banda” azzurra che vedete nel grafico qui sotto. Mi riferisco ovviamente allo SP 500.
Punto II : carry trade e Yen che si muove di conseguenza…
E come ho già detto altre volte (…forse 1000 volte…) il cross EUR/JPY si comporta di conseguenza, anceh se forse sarebbe meglio dire il contrario. Comunque sia, per farla breve, lo Yen torna a rafforzarsi. E qui vi ripropongo il solito grafico del cross EUR/JPY. Come sempre le similitudini con il grafico dello S&P 500 sono lampanti, anche se l’indebolimento dello Yen non è stato proporzionalmente pari al rafforzamento dello S&P 500. Comunque sia, è evidente la solita correlazione tra i due.
E graficamente si nota l’importanza della MM 55 (le MM su questo cross sono eccellenti) che funge da perfetto supporto, posta a 161.20, e la cui violazione porterà ad un nuovo rafforzamento. E indovinate cosa succede in questo caso? Equity… going…down …
Punto III: il super Euro è come un aumento dei tassi
E in merito all’area Euro, sembra possibile un “rinvio ” del rialzo dei tassi previsto per l’ultimo trimestre, cosa ceh verrà ripresa in considerazione quando le sorti del paradigma crescita-inflazione si saranno delineate più nitidamente. Per dirla in modo più semplice, ci si vuole adeguare agli eventi, senza farsi illusioni, mantenendo sempre alte le antenne. Ma questo lo avevo già detto in passato. Il motivo? Un super-euro, addirittura al di sopra di 1,4000, quota che è stata raggiunta e superata molto più rapidamente di quanto pensavo, rende molto più lievi i pericoli d’inflazione, dando sostegno al fixed-income della Euro-Zone. Attenzione però. Stamattina i prezzi alle importazioni tedeschi sono caduti, segnando -0,6% y/y, il più basso tasso di crescita dal lontano marzo 2004. Dall’altra parte però ci rende meno costose le importazioni di greggio e di materie prime. Come sempre la nostra supervaluta ha dei risvolti a due facce. E quindi che farà la BCE? Dopo aver limato le prospettive di crescita, si guarda all’inflazione e a come si evolveranno le dinamiche sull’altra sponda dell’Atlantico. In giornata sono attesi al varco i dati immobiliari, che potrebbero farci comprendere quanto sta accadendo negli USA.
Punto IV : negli USA si inizia a parlare seriamente di recessione
Intanto (finalmente) qualcuno negli USA inizia a esprimere dubbi sulle mosse della FED. C’è chi dice che i tagli dei tassi da parte della Federal Reserve invece di aiutare le famiglie americane che hanno un mutuo, le affosseranno, nel senso che, provocando una svalutazione del dollaro, determineranno aspettative d’inflazione tali da far salire i tassi d’interesse sulla parte a 30-anni, facendo aumentare i mortgage-costs. E la cosa che mi incuriosisce è proprio il comportamento dei titoli obbligazionari americani. Il T-bond, di fatto, dopo il taglio dei tassi proposto da Bernanke, non ha fatto altro che cadere. Sarà solo un take profit? Può darsi, però questo segnale non mi piace. Lo vado aggiungere a tutti quegli altri segnali che mi mettono addosso una marea di dubbi.
Punto V: la pillola antidolorifica
E sempre a proposito della politica monetaria USA, diversi analisti sono pronti a scommettere che se i dati macro saranno bearish la Federal Reserve taglierà ancora una volta i tassi, fregandosene altamente del dollaro che tendenzialmente sarà sempre più debole, col fine massimo di evitare la recessione. Ma le mosse della FED sono legate ad un fattore. Tutto dipende dall’evolversi del paradigma crescita-inflazione, come sempre. E sarebbe come una nuova pillola che potrebbe essere data per alleviare il dolore al nostro amico Mr. Smith che si trova, dopo un periodo un po’ buio, in una situazione di rinnovata fiducia. Questo perché la pillola antidolorifica non gli fa sentire che…forse… qualcuno…glielo sta…. Ehm….