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ALLARME FMI: Europa ancora a rischio
Lo avevamo già ampiamente capito da soli. Il mondo sta frenando ed i prossimi anni vedranno una crescita economica deludente ed anemica.
Ce lo ricorda per l’ennesima volta proprio il Fondo Monetario Internazionale che tra le altre cose continua ad essere preoccupato sia per la sorte dei paesi emergenti che per gli eventuali rialzi dei tassi che potrebbero essere decisi dal FOMC entro la fine del 2015.
(…) A contribuire in particolar modo all’incertezza e alla volatilità dei mercati sono il rallentamento della Cina e la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse negli Stati uniti. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, afferma Lagarde, “a livello globale la stabilità finanziaria non è ancora assicurata“. Restano infatti debolezze nel settore finanziario di molti paesi e i rischi finanziari sono ora particolarmente elevati nei paesi emergenti.
Le prospettive a medio termine per la crescita globale sono quindi più deboli e “il rischio di bassa crescita per un lungo periodo, sembra avvicinarsi”, sottolinea la direttrice del FMI. A pesare sulla crescita potenziale sono la bassa produttività, l’invecchiamento della popolazione e le eredità della crisi finanziaria. Nelle economie avanzate, in particolar modo in Europa, continuano a farsi sentire il debito elevato, i bassi investimenti e le banche deboli.(Source)
Il messaggio del FMI è assolutamente condivisibile ed in linea con il pensiero espresso dal sottoscritto su questo blog. E che la stabilità finanziaria non sia assolutamente assicurata, lo abbiamo anche provato con analisi e grafici. Stesso discorso vale per emergenti e tassi USA. Molto interessante l’ultima frase: si sentono in modo marcato tre elementi:
a) Debito elevato
b) Bassi investimenti
c) Banche deboli
Sono tre tasselli fondamentali, per poter interpretare correttamente quello che in molti catalogano come una ripresa economica. Secondo me, questo è più che altro un rimbalzo congiunturale, anche legato a riforme e passi avanti, oltre che a particolari congiunture di mercato, vedi la debolezza dell’Euro. Ma di certo la strada da fare è ancora tanta, tantissima.
a) Prendiamo il debito elevato… Possiamo celarci dietro ad un NO COMMENT. La zavorra del debito, come già dimostrato in passato dal sottoscritto (che conta come il 2 di picche) e personaggi come Reinhart e Rogoff, deprime e limita le potenzialità di crescita economica.
b) Bassi investimenti. Tassello fondamentale per la vera ripresa. Se non ci sono investimenti, non si creano le basi strutturali per una vera ripresa. E sotto questo aspetto siamo ancora molto lacunosi.
c) E poi banche deboli. In un recente lavoro proprio del FMI che potete visionare CLICCANDO QUI, si parla della sfida cui sono sottoposte la banche europee a causa del loro alto livello di NPL, acronimo di Non Performing Loans. Insomma, parliamo di sofferenze bancarie e crediti deteriorati. Le sofferenze bancarie sono pari a circa un trilione (mille miliardi) di Euro, ovvero circa il 9% di tutto il PIL dell’UE e sono più che raddoppiate dal 2009. La situazione più critica la ritroviamo ovviamente nei paesi mediterranei. E proprio a questo proposito ecco che l’Unione Europea sembra rispondere all’appello rendendosi disponibile al rilancio delle cartolarizzazioni.
La riforma della normativa sulle cartolarizzazioni annunciata dalla Commissione europea dovrebbe contribuire, nelle intenzioni dell’Esecutivo comunitario, a rilanciare questo strumento di finanziamento delle aziende (e quindi della cosiddetta “economia reale”), che gode di pessima reputazione da quando proprio alcuni prodotti finanziari cartolarizzati, estremamente complessi e oscuri, i “subprime”, hanno provocato nel 2007-2008 un collasso del sistema finanziario, prima negli Stati Uniti e poi trasmesso all’Europa e al resto del mondo. (Source)
La grande sfida del sistema bancario sarà risollevarsi dalla crisi dei NPL, ristrutturandosi, aumentando la qualità del credito e la vigilanza. Missione tutt’altro che semplice. Il quadro congiunturale non garantisce una solida ripresa economica e le condizioni finanziarie della maggior parte delle imprese, soprattutto in Italia, subiscono ancora le conseguenze di una crisi mai veramente terminata. Se poi andiamo ad associare una pesante pressione fiscale, scopriamo quanto sia difficile per le banche concedere prestiti “di qualità” e per le aziende meritare credito grazie a un rating dignitoso.
Vedendo questi grafici, leggendo le note del FMI e anche i pareri del sottoscritto, avrete capito perché il FMI lancia l’ennesimo allarme. Ma non deve essere visto come un appello terroristico, bensi come avvertimento per i governanti. Non abbassate la guardia e continuate il percorso che deve portare alle riforme. Intanto è necessario il pieno sostegno della BCE (questo è già un dato di fatto) oltre che l’impegno di Bruxelles a voler anche a livello centrale portare avanti delle importanti riforme. E su questo abbiamo già detto. Il rifondare l’Unione Europea rappresenta la riforma, oggi, più importante a cui dobbiamo aspirare.
E difatti, quasi per caso, ecco che arriva Mario Draghi con una dichiarazione espressa a New York ricevendo il Global Citizen Award dell’Atlantic Council:
“Alcuni ritengono che le nostre società non siano abbastanza omogenee per operare come un’unione. Ma altri ritengono che un’ulteriore integrazione è necessaria per ottenere tutte le economie di scala che la nostra unione implica. Io sono fermamente con coloro che ritengono che possiamo proteggere meglio gli interessi dei nostri cittadini rendendo la nostra Unione ‘più perfetta’, per citare una frase della vostra tradizione”, mette in evidenza Draghi, precisando che “i progressi raggiunti negli ultimi tre anni per stabilizzare e rafforzare l’area euro sono reali. Non ci fermeremo fino a quando la nostra unione monetaria non sarà completa. E’ nel nostro interesse e nell’interesse di tutti”. (Source)
Condivisibile. Ma da lle parole occorre passare ai fatti. Sperando che tra il dire ed il fare non ci passi di mezzo non il mare, ma l’oceano.
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opps volevo scrivere
“naturalmente condivido quanto scrivi (Danilo)” altrimenti sembra sia impazzito e che parlo da solo. Pensa, basta una sola vocale trasformare il senso di una frase, pensa la resto !
just for a few weeks, time is running short, money must be spent so the economy will run wild because John is supporting it !
Siamo impazziti in due! Al posto di scrivere BOY ho scritto BUY…
Portami con te, John, mi sa che inizio ad averne bisogno! Hahaahahahahaha!
“… oltre che a particolari congiunture di mercato, vedi la debolezza dell’Euro …”
naturalmente condivido quanto scrivo ma sfatiamo questa favolla dell’euro debole che favorisce le esportazioni cavallo di battaglia di trecartari alla Renzi.
L’euro ai MASSIMI sulla quasi totalità delle valute tranne il dollaro e lo yuan e un paio di valute di paesi piccoli con mega centri bancari. In totale, tolta pure l’eurozona resta il 50% del pianeta con il quale dovremmo commerciare. Se un’azienda italiana A vende a una brasiliana B avviene questo:
B vende reals e compra dollari
B paga A
A vende dollari e compra euro
Quindi B paga in reals non in dollari. Il dollaro è un mezzo. Sui due cambi valuta si pagano commissioni al cartello bancario che ha il monopolio delle transazioni in dollari. L’alternativa sarebbe questa: A e B sono parte di paesi che commerciano tra loro, tutto quello che devono fare è regolare il SALDO NETTO FINALE che in un mondo equilibrato è circa zero e in quello odierno è comunque una frazione infina della somma dei passaggi da una valuta all’altra. Dovrebbe essere chiaro allora quanto il cartello bancario dominante sia poco disponibile a ridurre il proprio ruolo di taglieggiatore…
… ma poi con una valuta iper valutata gli scambi si riducono, si riducono, si riducono mentre i paesi con moneta debole hanno tre scelte: 1) fanno default sul debito estero e fanno fallire le banche dei paesi forti 2) aumentano la quota di produzione interna a scapito di quella estera 3) tutte e due
… ora trecartari alla Renzi sono tronfi di una micro ripresa ciclica mentre gli viene consegnato un barile di candelotti di dinamite che da bravi demagoghi brandiranno come fossero petardi per la festa di carnevale.