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Alibaba e … gli altri ladroni
Riprendo il discorso cominciato ieri con le anomalie sul mercato cinese e sulle società PetroChina e Alibaba.com
Come scrivevo ieri, resta molto difficile trovare una certa coesione tra i vari giudizi delle banche d’affari e dei gestori. Secondo molti, la Cina è già immersa in una bolla epocale, una fiamma che ora sta brillando alla grande ma che probabilmente mette a rischio e potrebbe “bruciare” i risparmi non solo dei cinesi ( e proprio ieri ho accennato alle conseguenze) ma di tutti coloro che hanno creduto nella continuazione del violento trend di crescita del Dragone cinese.
Un parere illustre: Marc Faber
Per molti di voi (giustamente) il nome Marc Faber significherà nulla o poco più. Ho avuto modo di conoscerlo un anno fa circa, a Milano. E’ un personaggio assolutamente caratteristico. Ormai da anni è un “Orientale di adozione”. E pochi hanno una percezione ed una conoscenza del mercato asiatico che sia paritetica alla sua. E se poi queste caratteristiche vengono condite con un’eccellente preparazione e cultura di base, beh, credo di poter dire che il signor Faber è in assouto uno delle persone più preparate proprio sul tema “Estremo Oriente”.
Se volete sapere qualcosa in più sul soggetto, andatevi a vedere il sito http://www.gloomboomdoom.com . Già il nome del sito rende l’idea della particolarità del personaggio in questione. Ma andiamo al sodo.
Questa settimana, come dicevo prima, abbiamo avuto modo di vedere come una società come PetroChina potesse lievitare i prezzi a dismisura, o ancora come una società di BtoB cinese, ovvero Alibaba, andasse a raccogliere prenotazioni pari a circa 260 volte la quantità collocata. Già qui si desume che solo in periodi di bolla finanziaria abbiamo visto situazioni tanto estreme. Quindi, la logica ci direbbe di limitare tutte le componenti del nostro portafoglio con gli occhi a mandorla. E lo stesso Faber, in effetti, non nega l’assurdità di tale scenario. Però ricorda che non siamo ancora alle situazioni estreme vissute nel periodo della bolla del 2000.
Multipli elevati, ma non elevatissimi
Marc Faber dice una cosa tanto ovvia quanto vera: “le bolle finanziarie si vedono quando sono partite, ma non si può mai dire quando esplodono”. Ora siamo inuna fase di bolla. Ma è prematuro (così dice Faber) dire che la bolla sta già scoppiando. Volete un esempio? La borsa di Taiwan (quella dove è quotata, tanto per fare un esempio, la grande società Taiwan Semiconductor), era arrivata a valere 100 come P/E. Oggi Shanghai, come dicevo ieri, quota a cira 60 e Hong Kong “solo” 30. Il Nasdaq era arrivato a valere 200 volte gli utili. Il Nikkey, nel 1990, valeva 90 volte. Cosa sta a significare questo? Significa che una bolla prima di scoppiare, viene “gonfiata” a dismisura, con quotazioni stratosferiche che possono portare il P/E a livelli anche a 3 cifre. Se fatto questo confronto, dice Faber, per i listini asiatici c’è ancora molto spazio, addirittura per un eventuale raddoppio delle quotazioni. Detto questo, capirete bene che non voglio andare oltre.
Aria fritta
A volte mi sembra di essere in quei ristoranti cinesi di livello medio basso, dove, entrando, si sente subito quel odore dolciastro di wang tong fritti… questo per dire che è ormai chiaro che comprare sulle borse asiatiche potrebbe significare comprare aria fritta. Quindi non si tratta più di investire ma di “speculare”. Poi la speculazione può arrivare a livelli stratosferici, questo non lo metto in dubbio. La cosa che però bisogna avere ben presente è un’altra. Ognuno deve prendere delle decisioni su come operare. Se si vuole speculare, allora ben venga la Cina e i suoi vicini di casa, altrimenti, per chi soffre di cuore, forse è il caso di mollare un cavallo imbizzarrito anche se optenzialmente ancora redditizio. In attesa che arrivi l’inevitabile capitombolo finale che storicamente si propone dove la speculazione ha fatto la parte del leone. O se preferite, del dragone…
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