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PCE e le tre streghe: OGGI capiamo le parole di Powell

Scritto il alle 10:21 da Danilo DT

Quando la FED prende posizione e Powell parla non succede mai a sproposito. Tutto ha un senso e tutto ha una logica. Se Jerome Powell nei suoi speech post FOMC ha detto che taglierà solo due volte i tassi anziché quatto a causa di un tasso inflazione che potrebbe rappresentare un problema, non è casuale. Sicuramente lui aveva già in mano dei dati che noi, probabilmente, conosceremo solo oggi.

Il mondo finanziario ed i mercati in primis stanno ancora metabolizzando le parole di Jerome Powell, e non sembra proprio essere una digestione facile. I mercati globali continuano a mostrare segni di stress dopo che il presidente della Federal Reserve ha gelato le aspettative degli investitori, riducendo drasticamente le prospettive di tagli dei tassi per il 2024.

Wall Street, solitamente pronta a rimbalzare dopo la batosta di mercoledi (anche per i volumi molto sottili), questa volta ha mostrato una inusuale esitazione, chiudendo sulla parità dopo vari tentativi di recupero. Un segnale che potrebbe indicare come gli operatori stiano ricalibrando le proprie aspettative per il 2025. Nel frattempo, i mercati asiatici hanno toccato nuovi minimi trimestrali, confermando che nessuna piazza finanziaria è immune dall’influenza delle decisioni di Powell.

Per la cronaca il mercato dei titoli di Stato italiano non è rimasto immune alle onde d’urto provenienti dagli Stati Uniti. Il rendimento del BTP benchmark 2035 ha sfiorato il 3,5%, toccando livelli che non si vedevano dalla fine di novembre. Tuttavia, è interessante notare come lo spread con il Bund sia rimasto relativamente stabile, suggerendo che l’aumento dei rendimenti non è un fenomeno isolato all’Italia ma riflette un trend globale.

L’Inflazione PCE core: Il Termometro della Fed

L’attenzione degli investitori si sposta ora sull’indice PCE americano, il preferito dalla Federal Reserve per misurare l’inflazione. E secondo me è proprio questo indice che ha mosso gli ormoni a Powell nelle ultime settimane. Le previsioni indicano un aumento mensile dello 0,2% per novembre, ma il vero timore è che qualsiasi sorpresa al rialzo potrebbe innescare un ulteriore ridimensionamento delle aspettative sui tagli dei tassi.

Guardate questo grafico che ho creato. Trovate:

  • Tasso PCE
  • Tasso sticky inflation
  • Tasso FED

Cosa è la sticky inflation? Si tratta della cosiddetta inflazione appiccicosa, tecnicamente sticky prices, quando cioè il costo legato a un determinato bene invece di rientrare in un range ideale di prezzo, ne rimane al di sopra senza più tornare indietro.

La componente core dell’indice PCE, che esclude i volatili prezzi di energia e alimentari, potrebbe salire al 2,9% su base annua, un dato che, se confermato, giustificherebbe ulteriormente la cautela della Fed. È interessante notare come l’istituto centrale stia navigando in acque particolarmente agitate, cercando di bilanciare il controllo dell’inflazione con la necessità di non soffocare la crescita economica.

Le “Tre Streghe” e la Volatilità dei Mercati

Come se non bastasse la tensione sui tassi, i mercati devono fare i conti anche con il fenomeno delle “Tre Streghe” – la contemporanea scadenza di opzioni e futures su indici e azioni che caratterizza il terzo venerdì di dicembre. Un evento che storicamente amplifica la volatilità, rendendo ancora più complessa la lettura dei movimenti di mercato. Che poi sommato ai scarsi volumi natalizi possono riservare oscillazioni di prezzo non indifferenti.

Il quadro che emerge è quello di mercati globali che stanno attraversando una fase di ricalibrazione delle aspettative. La Fed ha essenzialmente ricordato agli investitori che la lotta all’inflazione non è ancora vinta, e che il percorso verso la normalizzazione dei tassi potrebbe essere più lungo e accidentato di quanto sperato. Come tra l’altro abbiamo ampiamente previsto da tempo.

Danilo DT

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