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WALL STREET: ma la fiducia sembra non mancare
Il quadro del CFTC di Chicago ci fa vedere mani forti che continuano ad essere fiduciose, e small traders che restano in posizione net short. Tutto questo giustifica il rally delle ultime settimane. [Guest post]
Cari amici, dopo alcune settimane, torno a scrivere il mio personale commento circa gli andamenti dei mercati finanziari internazionali. Nel frattempo, i mercati azionari mondiali, ed in particolare il nostro indice benchmark, l’S&P500, hanno messo a segno un bel rally, + 13,64 % nelle ultime 7 settimane.
Un rally, in parte inatteso, che ha colto di sorpresa in molti, soprattutto i piccoli investitori. I grandi, le MANI FORTI, invece, questo rally lo hanno dapprima ideato e programmato, e poi cinicamente cavalcato e sfruttato. Il sistema capitalistico di produzione, dopo gli sbandamenti subiti, a causa, prima del covid, e poi dalla guerra Russia-Ucraina, sta infatti cercando velocemente di riorganizzarsi, e di riportare tutti alle dinamiche economiche dei primi 2 decenni di questo nuovo secolo. Il compito non è affatto facile.
Innanzitutto, bisognerà riportare a più miti consigli, ed a più miti pretese, Putin e la Russia. Obiettivo questo, necessario ed imprescindibile, per far calare i prezzi delle materie prime, soprattutto di quelle energetiche, ancor’oggi strategiche per il buon funzionamento del sistema. La guerra, per il tramite dell’Ucraina, vittima sacrificale, pertanto proseguirà, fino al raggiungimento del risultato. Ma già ora s’intravvedono i primi incoraggianti riscontri, le commodities negli ultimi 6 mesi risultano infatti in calo del 12,1 % in termini reali.
Che sia la guerra alla Russia, la principale via scelta dal sistema per combattere la fiammata inflattiva, sembra averlo finalmente compreso anche il presidente della FED, Jerome Powell. Proprio in quest’ultima ottava, ha infatti annunciato una frenata nel ritmo di tassi d’interesse Usa, che i mercati hanno prontamente festeggiato. Dopotutto, questa fiammata inflattiva, che si ritiene comunque di poter controllare e tenere a bada, non è affatto un dramma per il sistema, e per i suoi poteri forti. Consente infatti di sgonfiare, e di molto, in termini reali, l’enorme ammontare del debito, sia pubblico che privato, accumulato in questi anni, nell’intero Occidente.
Quindi che le Banche Centrali stiano tranquille, e che non creino ulteriori problemi. Diverso il discorso, per tutti coloro che vivono del proprio lavoro, ovvero salariati, lavoratori dipendenti, e pensionati, che sopporteranno per intero l’inflazione, e la corrispondente riduzione del loro potere d’acquisto. Ci sarà da soffrire, i consumi inevitabilmente si contrarranno, e quasi certamente sconteremo una recessione nei prossimi 12 mesi.
Recessione che contribuirà anch’essa a raggiungere l’obiettivo del momento, ossia ridurre, ed infine spegnere, la fiammata inflattiva, ingenerata dal covid e dalle nuove velleità di potenza della Russia di Putin.
Dopo le sopra esposte, personali considerazioni, vado ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index, dopo le morigerate dichiarazioni di Powell, accelera al ribasso ( -1,13 % ), e quota oggi 104,54. I prezzi delle commodities, invece, lentamente continuano a stornare. Nelle ultime 8 settimane, lo storno è invece significativo, ossia pari al – 9,6 %.
Storno che trova un puntuale riscontro anche nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, nell’ultimo mese e mezzo, ha infatti perso ben 53 bps, ed è retrocesso a quota 3,49 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece, è declinato di soli 21 bps, tornando a quota 4,28 %.
La yield curve Usa, risulta pertanto, molto più invertita di un mese addietro, ( – 79 bps ), e ciò rende ormai quasi certa, l’entrata in recessione dell’economia Usa, nel corso del 2023. I mercati azionari, infine, come già accennato, sembrano aver già scontato tutte le notizie negative, ivi inclusa la recessione, e nelle ultime settimane, hanno ripreso a crescere con forza. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha rimbalzato di oltre il 13 % e quota oggi 4.071,70 punti. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 38.123
Large Traders : – 31.598
Small Traders : – 6.525
Dal mio ultimo commento, di 7 settimane orsono, poco è cambiato nell’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state infatti pari a soli 5.818 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, hanno ceduto, l’intero lotto dei 5.818 contratti long, ma restano ancora e convintamente in posizione Net Long.
I Large Traders, invece, hanno acquistato 1.257 contratti long, e ridotto lievemente l’entità della loro posizione, che resta decisamente Net Short. Gli Small Traders, infine, hanno acquistato 4.561 contratti long, ma permangono ancora nella loro anomala ed inconsueta posizione Net Short. Le lievi movimentazioni di quest’ultimo periodo, giustificano quanto visto, ed accaduto nel contempo nel mercato azionario primario.
La configurazione in essere è infatti storicamente una di quelle più favorevoli per le sorti del mercato azionario primario. MANI FORTI, che non si coprono con i derivati, ed anzi assumono anche qui una posizione Net Long, associate a SMALL TRADERS eccezionalmente Net Short, costituiscono di fatto una garanzia circa la tenuta dell’attuale rally, e non lasciano intravvedere pericoli consistenti per gli investitori.
Alla luce, delle suddette considerazioni, anch’io già da 4 settimane ho mutato il mio orientamento operativo, assumendo una posizione moderatamente rialzista circa le prospettive dei mercati azionari internazionali.
Mercati, dunque, meno impervi, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.
Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita dell’11,43 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 10,88 %. Conseguita pertanto, una sotto-performance dello 0,55 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %.
L’assetto del mio portafoglio, è oggi così costituito: 65 % di posizioni long, e 35 % di posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Long pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS