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WALL STREET: inflazione un problema? Sembra proprio il contrario

Scritto il alle 15:27 da Lukas


In molti parlano di un “rischio inflazione”. Sembra invece si possa definire £redistribuzione” all’interno del sistema. Le mani forti tengono duro e mal che vada, si tratterà di lateralità per i prossimi mesi. (Guest post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, dai mercati finanziari internazionali sono arrivate indicazioni alquanto contrastanti che non chiariscono affatto la direzione di marcia che l’economia capitalistica assumerà una volta risolta l’emergenza della pandemia da Covid-19. Credo che gli operatori, anche i più informati, non né abbiamo ancora una chiara contezza. Sono infatti ancore troppe le incertezze da sciogliere. C’è qualcuno che dopo l’ultimo dato sull’inflazione Usa, 4,2 % su base annua, crede che il sistema si stia avviando, o addirittura sia già dentro un contesto inflattivo. Una visione questa, a mio avviso, di corto respiro, contingente, ed in quanto tale non in grado di cogliere gli aspetti strutturali dell’attuale sistema economico.

Uno sporadico singolo dato, per quanto importante, non è infatti in grado di modificare una realtà che resta ben diversa. Sono infatti già 15 anni che il sistema di produzione capitalistico esprime marcate tendenze deflazionistiche. Tendenze che hanno reso il mondo molto più iniquo ed ingiusto. Si è infatti assistito ad una concentrazione crescente della ricchezza, i ricchi sono divenuti ancor più ricchi ed i poveri ancor più poveri. La politica, totalmente spiazzata ed imbelle, non ha saputo fornire alcuna risposta e soluzione, ed ha demandato tutto alle iniziative delle Banche Centrali.

Ed in molti, ancor più ottusi, hanno ferocemente criticato anche le iniziative palliative di quest’ultime. C’è voluta la pandemia, per risvegliare la politica dal suo lungo sonno. Solo nell’ultimo anno sono state infatti varate politiche fiscali finalmente espansive. Oggi queste politiche producono finalmente qualche segnale inflattivo, ma già c’è qualcuno, anzi più di qualcuno, che grida al pericolo. Grida soprattutto chi vuol perpetuare l’iniqua distribuzione della ricchezza degli ultimi 15 anni. In Italia, basta leggere, le dichiarazioni del Presidente di Confindustria, contro il reddito di cittadinanza ed i sussidi erogati a pioggia. Li vorrebbe tutti per Lui, per le imprese intendo, i sussidi.

Una visione questa del tutto miope, da albori del capitalismo. Ma non c’è da meravigliarsi, in fondo è storicamente sempre stata questa la natura, e la vision del provinciale sistema capitalistico italiano. Non amano competere grazie a ricerca ed innovazione tecnologica, ma solo grazie a bassi, anzi bassissimi salari. Chiedono inoltre sempre tagli alla spesa sociale, e conti pubblici in ordine, per poter finanziare il loro capitalismo senza capitali, a tassi d’interessi irrisori e bassi. Sperano infine che si tengano sempre a bada, anche militarmente quando serve, i paesi produttori di materie prime, altrimenti, come già accaduto in passato, in particolare negli anni settanta, per loro sono guai seri. Insomma, solo gli stolti possono davvero credere che torneremo presto ad un contesto inflattivo. Sono infatti tantissimi nel Mondo i Bonomi, che nella spirale deflattiva degli ultimi 15 anni ci sguazzano alla grande, continuando ad arricchirsi.

Solo se cambieranno strutturalmente i rapporti di forza oggi esistenti, potremo veramente superare le forti tendenze deflazionistiche, oggi ancora dominanti nel sistema capitalistico globale. Voi questo cambiamento strutturale dei rapporti di forza lo intravvedete ? Io, con assoluto dispiacere, assolutamente NO. Credo, pertanto, che le imprese continueranno ad incrementare i propri utili e profitti, e Wall Street ne renderà puntualmente conto continuando ad aggiornare ancora i propri massimi storici.  Altro che bolla finanziaria. Questa in realtà è una bolla, ma è una bolla di diversa natura, è una bolla d’iniquità sociale, che non si sgonfierà facilmente, ed a breve termine.

Dopo le sopra esposte, ed alquanto crude, considerazioni, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, tiene, anzi s’apprezza leggermente dello 0,10 % %, e raggiunge quota 90,31. Le commodities, invece, cominciano ad arretrare, nell’ultima ottava cedono l’ 1,77 % in termini reali. Come sopra detto, non è interesse di nessuno che le loro quotazioni continuino a lievitare, e vadano fuori controllo. Le terranno a bada, con le buone, e se occorre anche con le maniere tristi. Flebili segnali rialzisti giungono, invece, dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, infatti, cresce di 5 bps e torna a quota 1,63 %. Il rendimento dei bond a 2 anni, invece rimane fermo a quota 0,15 %. Una manna per i padroni del vapore.

L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si amplia fino a 148 punti base, confermando le aspettative di ripresa economica post-covid. Il mercato azionario, inizialmente si spaventa per il dato del CPI Usa, ma la paura dura solo 2 giorni, dopodiché si capisce che il dato è del tutto aleatorio e contingente e niente affatto strutturale. Recupera quindi buona parte dello storno iniziale, e l’S&P 500 chiude l’ottava con una perdita limitata all’1,39%, a quota 4.173,85 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 9.504

Large Traders :  + 1.099

Small Traders : + 8.405

Cambia, dunque, nuovamente la configurazione e l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 8.246 contratti. In particolare, i Commercial Traders, cedono l’intero lotto degli 8.246 contratti long, ed accentuano l’entità della loro abituale e classica posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, sempre molto confusi ed incerti,  acquistano, questa settimana, 5.073 contratti long, e tornano, seppur di misura, in posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 3.173 contratti long, e consolidano lo loro ancora moderata posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, come detto, mutano ancora una volta l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa.

La nuova configurazione è storicamente alquanto volatile, e preannuncia spesso un mercato privo di una marcata direzionalità. Molto probabile pertanto assistere, ad un assestamento dei mercati azionari intorno agli attuali valori. Le MANI FORTI, capiscono che il mercato ha già corso tantissimo, e che le pressioni redistributive sulla politica stanno diventando sempre più forti. Capiscono, a differenza di Bonomi, che il sistema deve concedere qualcosa, e che non è nel loro interesse, in questo particolare frangente, tirare ulteriormente la corda. Sono, come sempre, molto intelligenti, si godono gli ingenti guadagni finora acquisiti, ed aumentano le coperture a loro difesa.

Molto probabile pertanto assistere ad un mercato molto meno esuberante di quello visto nel recente passato, in attesa di capire quale sarà lo sviluppo del sistema capitalistico dopo il definitivo superamento della pandemia. Ciò m’induce, non a modificare  la mia ormai ultra decennale view rialzista, che riconfermo ancor’oggi, bensì solo ad attenuare un po’ la mia personale esposizione rialzista sui mercati azionari.

Mercato dunque ancora in parziale fiducia, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno limitato, dell’ 1,28 %.

Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno dell’11,99 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 10,71 %, causata dalla nostra iniziale prudenza, e soprattutto da una rotazione settoriale non prevista. Negli ultimi 8 anni, invece, il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %. Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 70 al 67,5 % le mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 30 al 32,5 % le mie posizioni short, assumo cioè una posizione Net Long, pari al solo 35 % del mio portafoglio.

Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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