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DOW THEORY: quanto i trasporti fanno saltare il banco
Anche se sono teorie molto datate, non sono per forza obsolete e quindi non più valide. Parliamo della correlazione tra Dow Jones Industrial Average e Dow Jones Transportation Average.
Il Dow Jones Industrial average (DJIA) è relativo alle 30 blue chips industriali statunitensi, pubblicato per la prima volta nel 1896, mentre invece il Dow Jones transportation average addirittura nasce prima (1884) e racchiude i 20 titoli delle principali società di trasporto.
La teoria di Dow ci ricorda che gli indici simili devono avere una correlazione in quanto aventi la stessa esposizione alle condizioni economiche attuali. Per esempio, il Dow Jones Industrial deve avere una correlazione con il Dow Jones Transportation Index. Se vi è un qualche tipo di divergenza, devono suonare dei campanelli d’allarme. Vale a dire che qualcosa non funziona più come prima e quindi…meglio alzare la guardia. (link)
In questo caso, potete notare dal grafico che il DJTA ha rotto la correlazione ed ha accelerato al ribasso. Motivo più che ovvio. I trasporti (vedi Fedex) iniziano a denunciare una fase di difficoltà che si riverserà successivamente anche sulle società industriali (DJIA). Rischio recessione? A posteriori lo sapremo ma di solito la rottura della correlazione in questi termini non è mai un gran bel segnale.
Baltic Index: la conferma
E se volete avere una conferma più che difendibile, eccovi il Baltic Index. Ebbene, credo non bisogni aggiungere nulla vero?
Qualche considerazione statistica. Shanghai-Genova è passata da una media di 7884 dollari l’8 settembre a quella di 7353 dollari una settimana dopo per finire a 6419 dollari nella rilevazione di ieri. Il dato del 22 settembre sottolinea un -13% rispetto alla settimana precedente e -53% rispetto alla rilevazione fatta un anno fa, quando i noli toccavano 13646 dollari.
Le uniche tratte in controtendenza sono Los Angeles-Shanghai e Rotterdam New York, che entrambe segnano un mero +2% in una cornice complessiva sostanzialmente invariata nelle ultimissime settimane.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, la situazione dell’economia mondiale – già precaria – ha vissuto un colpo durissimo, a cominciare dai consumi e dall’energia. In piena crisi energetica e ristrutturazione del sistema politico-economico mondiale, la domanda di beni è caduta. Senza prodotti da importare a noli altissimi, la controparte è stata costretta ad abbassare il costo del trasporto: a controprova, l’export cinese negli USA ad agosto 2022 ha segnato un -3,8% rispetto allo stesso mese del 2021. Non solo: nel secondo trimestre 2022 il traffico di merci verso l’estero nei porti marittimi cinesi ha segnato il -2,0%. Verosimilmente, questa è la fotografia dell’altalena dei noli marittimi negli ultimi due anni e mezzo.
Le previsioni sostengono che i noli marittimi per containers continueranno a scendere, sebbene all’orizzonte si addensino nuvole minacciose quali l’intensificazione della guerra, il ruolo di India, Sultanati arabi e Cina, la Golden Week cinese, i monsoni che colpiscono il sud est asiatico oltre che la politica “Zero-Covid” promulgata da Pechino. Tutte variabili difficili da quantificare che potrebbero influenzare la discesa dei noli. (Source)
Buon rallentamento a tutti.
STAY TUNED!
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