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WALL STREET: le mani forti tentano la reazione di orgoglio
Il quadro del CFTC di Chicago ci riporta uno scenario dove le mani forti, dopo la fase di difficoltà dei giorni scorsi, provano a riacquistare peso ma è molto presto per poter dire che qualcosa possa cambiare. Andiamo verso una fase di difficile lettura ed alta volatilità. [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna novità in merito alla guerra tra Russia ed Ucraina. Il conflitto prosegue, e non si scorge, nemmeno all’orizzonte, un suo possibile epilogo. Gli esiti militari e politici dello stesso, ancora in bilico, influiranno inevitabilmente sul nostro futuro. Dall’Ucraina passa infatti il riassetto dell’attuale ordine mondiale. In particolare, si stabilirà quale ruolo e quale peso avrà in futuro la Russia, ovvero il maggior produttore di commodities al Mondo.
Ed è proprio per quest’ultima considerazione ed aspetto che, il conflitto, seppur territorialmente limitato e circoscritto, ha una sua grande importanza politica ed economica. Lo vediamo, peraltro, già sin d’ora. In questi primi 4 mesi di guerra, i prezzi delle commodities, ed in particolare quelli di petrolio e gas, hanno raggiunto livelli elevatissimi ed economicamente insostenibili.
Ciò ha determinato una rapida impennata del tasso d’inflazione, che ha raggiunto livelli che non vedevamo da oltre 40 anni. Il risorgente fenomeno inflattivo desta giustamente preoccupazione ed allarme in tutte le maggiori Banche Centrali. La FED ha già aumentato, sino all’1,75 %, il livello dei fed funds rate. La BCE, invece, ha sinora coraggiosamente mantenuto i tassi a zero, ma dal prossimo mese di luglio, sarà anch’essa costretta ad intervenire, rialzando i tassi.
Alcuni sostengono che la natura dell’inflazione Usa, sia molto diversa da quella della zona Euro. La prima, quella americana, sarebbe dovuta ad un eccesso di domanda, mentre quella europea sarebbe indotta da un aumento dei costi, ed in particolare dal rincaro dei prezzi delle commodities. La distinzione adombrata, circa le cause dell’inflazione, giustificherebbe, a loro avviso, diverse e distinte misure di politica monetaria. Un aumento dei tassi negli Usa, come peraltro stà già accadendo. I
n Europa, invece, tale misura non sarebbe opportuna, in quanto incapace di frenare la vera causa dell’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi delle commodities. E quindi, cosa facciamo Noi ? Ce la teniamo a questi livelli la nostra inflazione ? Mandiamo ancora armi a Zelensky, sperando che sconfigga la Russia, brutta e cattiva, che ci ha rincarato i prezzi di gas e petrolio ? Attendiamo risposte.
Nel frattempo non possiamo non rilevare che ci siamo messi davvero in un bel casino. E ciò per assecondare, del tutto insensatamente, a mio avviso, i voleri bellici anglo-americani. Credo che, nei prossimi anni, se ne vedranno delle belle qui in Europa. Ma anche gli Usa non saranno da meno.
Nella scorsa settimana, lì hanno persino revocato il diritto all’aborto. Altro inequivocabile segnale d’involuzione e declino. Ma c’è chi si consola con il rimbalzo di Wall Street. Rimbalzo in un down-trend ancora molto deciso e marcato, e forse strutturale. Stanno ormai messi male, e non solo economicamente, credo.
Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine personale, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index cede lo 0,49 %, e retrocede a quota 104,18. I prezzi delle commodities, invece, avvertono sempre più l’aria della recessione, e stornano di un altro 4,8 % in termini reali. Movimenti del tutto coerenti si registrano anche nel mercato obbligazionario.
Il rendimento del bond decennale Usa, cede infatti 10 bps e retrocede a quota 3,13 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni cede anch’esso 11 bps, e rincula a quota 3,07 %. L’inclinazione della yield curve Usa, resta pertanto a livelli davvero esigui, soli 6 bps, ed indica come sempre più probabile il pericolo di una recessione per l’economia americana.
I mercati azionari Usa, invece, reagiscono ai crolli delle due precedenti settimane. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, rimbalza di un ingente 6,45 %, e risale a quota 3.911,74 punti. Su questo rimbalzo, credo sia saggio mantenere, per ora, molte riserve ed un sano scetticismo. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 36.104
Large Traders : – 28.931
Small Traders : – 7.173
Cambia, quindi, nuovamente l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state davvero ingenti, ossia pari a ben 37.224 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, acquistano l’intero lotto dei 37.224 contratti long, e tornano in forza Net Long. I Large Traders, invece, cedono 32.663 contratti long, ed invertono anch’essi la loro posizione, che diventa Net Short.
Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi 4.561 contratti long, e consolidano la loro posizione, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, giustificano gli ingenti movimenti a cui abbiamo assistito nell’ultima settimana sui mercati primari. Le Mani Forti, come detto, sono intervenute nuovamente con forza, acquistando per intero un ingente lotto di contratti long. Evidentemente, dopo i crolli delle due precedenti ottave, ritenevano i prezzi di molti asset azionari sottovalutati ed appetibili.
Movimenti cosi repentini e mercati non sono comunque normali. Anzi, a dire il vero, sono tipici e succedono quasi sempre in periodi di turbolenza e di alta volatilità. Bisogna pertanto considerarli con molta cautela, e prudenza. Evitando di lasciarsi sedurre ed ingannare. A mio avviso in questo particolare periodo, i più saggi appaiono stranamente proprio gli small traders, che mantengono un sano scetticismo su tutta la situazione.
Credo conoscono meglio, che nei palazzi del potere, la situazione precaria di imprese e famiglie, e non si lasciano per niente ingannare da una propaganda ormai manifestamente di guerra. Anch’io, in coerenza, con quanto sinora detto, non mi lascio sedurre ed abbindolare, e riconfermo anche per quest’ottava la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari internazionali.
Mercato, pertanto, alquanto nervoso e volatile, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 3,45 %.
Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 19,26 %. Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 15,81 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, non modifico l’assetto del mio portafoglio, confermo cioè il 35 % delle mie posizioni long, ed il 65 % delle mie posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Short pari al 30 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS