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TRADE WAR: stiamo sovrastimando il problema?

Scritto il alle 11:41 da Danilo DT

Chiedete ad un qualsiasi analista o gestore di prodotti di risparmio gestito qual è il rischio considerato più pericoloso ed invasivo per i prossimi mesi.
Tutti vi diranno: TRADE WAR. O se preferite guerra commerciale.
Si sono fatti tanti discorsi sull’argomento e quotidianamente se ne sentono di tutti i colori, a partire ovviamente dai tweet di Trump, passando alle ribattute cinesi, arrivando alle critiche ed ai commenti della stampa.
Proprio ieri sera mi incuriosiva un ragionamento di Tim Cook, CEO di Apple.

(…) Lo scontro tra le due nazioni (USA e Cina) sta per diventare sempre più intenso, questo perché lo scorso mese Pechino ha annunciato l’intenzione di imporre dazi del 25% su alcuni dei beni importati dagli Stati Uniti, in risposta alla mossa di Trump che aveva prospettato l’incremento dal 10% al 25% su quelli provenienti dalla Cina. Nonostante lo scenario non si preannunci affatto favorevole per nessuna delle aziende che intrattengono rapporti con entrambi i Paesi, Tim Cook dichiara che tutto ciò non avrà ripercussioni per Apple. (…) [Source

Parliamo di Apple e dei sui “melafonini” costruiti ed assemblati proprio in giro per il mondo. Quindi un prodotto potenzialmente “a rischio”. Ma Cook non sembra preoccupato. Strategia o…c’è dell’altro? Quello che può esserci un’enfatizzazione troppo ampia del problema. Stiamo dunque sovrastimando la questione?
Un interessante studio della nota Oxford Economics  ci illustra il fenomeno della guerra commerciale in un modo che forse vi sorprenderà ma che non può essere sottovalutato. Stando alle stime partorite dalle loro analisi, le cifre a prima vista sono sorprendentemente piccole, con il Ben May di Oxford Economics che prevede che le nuove tariffe ridurranno di soli 0,1% le previsioni di crescita del PIL globale di quest’anno. E per la Cina l’effetto sarebbe certo più pesante ma decisamente sostenibile se paragonato alle stime di certe case d’affari. Ecco spiegato il motivo per cui i vertici cinesi non sono preoccupati, forti anche di una PBoC decisamente intraprendente, e una leva che può sempre essere usata in caso di necessità. Mi riferisco ovviamente del portafoglio di Treasury in possesso di Pechino.

(…) la Cina è disposta a collaborare con gli Stati Uniti per trovare tutte le soluzioni necessarie e per raggiungere un accordo reciprocamente vantaggioso e soddisfacente per entrambe le parti. Tuttavia, la cooperazione deve basarsi su alcuni principi. Esistono infatti delle linee di fondo nelle consultazioni. La Cina non scenderà a compromessi su importanti questioni di principio. Il Paese asiatico non vuole una guerra commerciale, ma non la teme e all’occorrenza è pronta a intraprenderla. Secondo il documento citato, la posizione della Cina in merito non è mai cambiata. (…) [Source]

Ovviamente è un punto di vista ed è straordinariamente ottimistico (ammetto che è l’analisi più “positiva” che ho trovato). Ma significa anche che non possiamo mettere in preventivo il cataclisma globale se la trade war (come prevedo) sarà ancora lunga e tortuosa. Senza poi dimenticare il sostegno delle banche centrali. Ma è ovvio che stiamo facendo i conti senza l’oste e solo il futuro (e a quel punto la storia) ci potrà dire.
Intanto un raggio di luce all’orizzonte. Dopo che la Cina ha comunicato la sua volontà di riprendere i colloqui commerciali con gli Stati Uniti, i mercati volgono il loro sguardo verso il prossimo weekend, dove sono previsti nuovi incontri, e poi G20 a fine mese. Forse un momento chiave per le trattative anche se, ripeto, non dobbiamo farci illusioni: la trattativa sarà lunga e complessa. Con tutti, contro tutti.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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