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La rivoluzione Blockchain sarà più forte di quella di internet

Scritto il alle 13:40 da Marco Dal Prà

Mentre i media italiani continuano a sbandierare ai quattro venti che le criptovalute sono una bolla destinata a scomparire, dal resto del mondo continuano ad arrivare segnali di segno contrario.

Sembra essersene accorto anche Coindesk, il più noto portale internazionale del settore “Crypto”, che il 4 Gennaio ha pubblicato un editoriale con un titolo eloquente “Falling Crypto Prices Aren’t Stopping Real Blockchain Progress” proprio per chiarire come non ci sia un collegamento tra prezzi, bolle e speculazioni ed il lavoro di sviluppo dei team sottostanti alle criptovalute.

Certo su 900 criptovalute oggi in circolazione, è ragionevole pensare che molte siano poco più che giochi o esperimenti e ne sopravviveranno molte molte meno, ma questo non significa che tra quelle centinaia – anche con capitalizzazioni minuscole, non ve ne siano alcune con proposte tecnologiche ancora più rivoluzionarie di bitcoin.

Per contro vi sono criptovalute molto più blasonate, come ad esempio Ethereum Classic o Tron, che in questi giorni hanno evidenziato dei limiti tecnologici molto importanti.

La prima ha subito un vero e proprio attacco da parte malintenzionati che hanno fatto “duble spending” (al pari di stampare soldi falsi), cosa resa possibile a causa del basso numero di minatori che ne garantiscono la sicurezza rispetto alla sorella maggiore Ethereum (i media italiani ovviamente le hanno scambiate facendo i soliti “strafalcioni” a non finire).

La seconda criptovaluta invece ha sofferto dopo le dichiarazioni di Simon Morris, un tecnico fuoriuscito di recente dallo staff (è stato anche il creatore di Bittorrent), che ha accusato senza mezzi termini il CEO di Tron di avere millantato prestazioni impossibili da realizzare, tanto che secondo lui la criptovaluta Tron non sarà mai sufficientemente veloce per gestire pagamenti nella piattaforma Bittorrent.

 

Ma le Crypto lentamente avanzano

In ogni caso, se si vuole capire cosa sta realmente succedendo, basta fare un rapido giro nelle prime pagine dei portali del settore.
Ad esempio, notizia di questi giorni, Overstock, gigante americano delle vendite online, per la sua sede in Ohio pagherà le tasse in bitcoin, lo stato degli USA che ha recentemente approvato una normativa in questo senso.

Del resto Overstock accetta da qualche anno bitcoin come pagamento per i propri prodotti, quindi questo comunicato non sorprende, come non sorprende quanto detto dall’amministratore delegato Patrick Byrne in una recente intervista “La rivoluzione blockchain ha un potenziale più grande di qualunque cosa che abbiamo visto nel corso della storia“.

Ma Byrne è un fiume in piena, ci sarebbe da fare una serie di lunghe riflessioni solalmente con tutte le sue dichiarazioni relative al mondo crypto.

 

Piattaforme OTC al lavoro

Sempre per avere il polso della situazione, dal punto di vista finanziario, c’è da notare che la piattaforma Circle (braccio operativo nelle criptovalute di Goldman Sachs ed altri istituzionali ) nel 2018 con la sua piattaforma OTC ha gestito operazioni per circa 24 Miliari di dollari (qui la notizia su Cointelegraph ), con circa 10.000 scambi.

Un numero che segnala come il mercato si sta muovendo. Del resto nel Novembre scorso anche Coinbase, il più famoso degli exchange americani (anzi direi il più famoso a livello globale, e forse anche il più caro), per non restare “indietro” ha attivato una piattaforma OTC (qui la notizia).

Senza dimenticare che il cambio di pagina più vistoso nel mondo finanziario lo avremo dalla tanto attesa piattaforma della borsa di Wall Street, Bakkt, che dovrebbe prendere il via a fine Gennaio, che potrebbe creare effetti ben diversi da quanto visto fino ad oggi.

Qui invece vi riporto l’ultimissima news di Cryptonomist su un altro importante trading desk OTC che si affaccia sul mercato, tramite l’Exchange americano Bittrex.

https://cryptonomist.ch/it/2019/01/14/exchange-bittrex-otc-trading-desk/

 

Attenzione

Ricordo comunque che Bitcoin è una moneta nata per far concorrenza e contestare il denaro a corso legale, non come strumento finanziario. Ethereum invece è nata come piattaforma per applicazioni decentralizzate (DApp o Smart Contract), non come fondo di investimento.

Mettere parte dei propri risparmi in questo mondo senza averlo capito è estremamente sconsigliato. Certo, le azioni di certe banche italiche sono andate a zero, mentre a quel tempo l’investimento delle stesse cifre in criptovalute avrebbe consentito rendimenti ben diversi. Ma non è questa la missione delle Crytpo.

Che grandi nomi del mondo della finanza si stiano approcciano alle criptovalute, agli appassionati come il sottoscritto non può che fare molto piacere, ma sono le evoluzioni tecnologiche che noi stiamo aspettando. Perché sono le cose che porteranno vantaggi nella vita di tutti i giorni che garantiranno l’entrata in tutte le case di questi nuovi mezzi di scambio.

 

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