WALL STREET: pausa per i mercati finanziari
Il mercato dei derivati USA si prende una pausa di riflessione, come se ci fosse la volontà di aspettare gli eventi. Ma questo non significa che sta per partire un’inversione di tendenza. Analisi del COT report prodotto dal CFTC [Guest post]
Cari amici, nell’ottava appena trascorsa, è proseguita la fase d’incertezza nei mercati finanziari internazionali.
Le contraddizioni s’accrescono e non si diradano. I nuovi dazi commerciali annunciati da Trump non contribuiscono infatti a rasserenare il clima. Aldilà dei fatti contingenti ci si chiede inoltre se, negli Usa, possano davvero coesistere, in una fase del ciclo economico già molto avanzato, una politica monetaria accomodante ed una politica fiscale anch’essa espansiva. Dilemma, acuito, anche dal recente cambio della guardia nella direzione della FED. Insomma i fattori d’incertezza non mancano, e ciò e ben espresso dall’estrema volatilità e dalle contraddizioni oggi presenti sia sulle borse che sull’intero scenario intermarket.
In questo incerto frangente, per avere dei lumi, è quindi molto importante monitorare con attenzione ogni indicazione proveniente dalle diverse asset class. Cominciamo pertanto dal dollaro Usa, che da alcune settimane ha interrotto la sua discesa e dimostra una certa stabilità. Ciò dovrebbe contribuire a far ritrovare stabilità anche ad altri mercati. Il suo recente deprezzamento ha infatti creato molte tensioni nel commercio internazionale e favorito l’attuale incertezza ed instabilità dei mercati. L’indebolimento del dollaro non ha però favorito una rivalutazione delle commodities. Anzi le stesse, in termini reali, risultano anch’esse in calo di circa il 4 % negli ultimi 4 mesi, e del 10 % nell’ultimo anno. Ciò avrebbe dovuto sopire i timori circa una ripresa dell’inflazione. Invece, qualcuno la intravvede arrivare sullo sfondo. In particolare il mercato obbligazionario Usa ha già registrato un deciso incremento dei propri rendimenti, e la Fed si propone di aumentare, a più riprese nel corso di quest’anno, i tassi. Evidentemente sono particolarmente ottimisti sulla crescita economica Usa.
Personalmente non nutro la stessa fiducia, anzi nè sono alquanto scettico. Ma in finanza si sà le opinioni personali contano poco, ed i mercati, fino a prova contraria, hanno sempre ragione. I mercati per ora danno credito a chi prevede per quest’anno 3, 4, o forse addirittura 5 aumenti dei tassi sui fed funds Usa. Ipotizzano cioè un radicale mutamento di scenario rispetto al recente passato, vedono un’accelerazione della crescita economica Usa ed una FED tutta impegnata a morigerare il ritorno della rediviva inflazione. Vedremo se avranno ragione. A me per ora tale prospettiva appare più un auspicio, un bel sogno, che non la futura realtà.
L’ipotesi di un imminente mutamento di scenario rende, peraltro del tutto lecite e giustificate le fibrillazioni registrate sui mercati azionari nell’ultimo mese. L’inflazione è infatti la vera grande nemica delle quotazioni azionarie. Se dovesse davvero tornare, gli storni cui abbiamo assistito nelle passate settimane sarebbero solo l’antipasto, il prologo, di storni ben più consistenti, e costituirebbero l’avvio di un vero e proprio bear market, e non una semplice e contingente correzione.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 54.736
Large Traders : + 37.639
Small Traders : + 17.097
Si stabilizza e si conferma, la volatile configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava registriamo, infatti, variazioni davvero esigue nelle posizioni dei diversi operatori, pari a soli 735 contratti. In particolare, i soli Small traders, probabilmente provati dalle recenti fibrillazioni dei mercati, cedono l’intero lotto dei 735 contatti long, ma rimangono ancora e saldamente in posizione Net Long. I Large Traders, invece, acquistano 394 contratti long e consolidano la loro posizione trend-following, Net Long. I Commercial Trades, infine, acquistano anch’essi i residui 341 contratti long e stabilizzano la loro naturale, posizione di copertura, Net Short.
Le esigue movimentazioni di quest’ultima settimana ci dicono che il mercato dei derivati azionari Usa si prende una pausa e resta in attesa di capire quale sarà l’evolversi della situazione. Approfitto pertanto dell’occasione per chiarire taluni aspetti dell’attuale configurazione. Come detto sin dal giorno del suo ritorno, in data 05/12/2017, essa per sua natura è una configurazione storicamente volatile. Natura confermata anche in quest’ultima occasione. La stessa è la più ricorrente sul mercato dei derivati azionari Usa, essendo presente nel 52 % del tempo. Nei casi precedenti la stessa ha associato un incremento medio dell’S&P 500 dell’1,76 %. In quest’ultimo caso al momento l’incremento è pari allo 0,58 %. La stessa però sembra ancora lontana dal suo epilogo, ma per ora sembra ricalcare sostanzialmente gli andamenti passati. Essa infatti è una configurazione volatile, ma lateral-rialzista. La stessa pertanto ci indica che ci troviamo in un periodo volatile ed incerto, ma non annuncia certamente l’avvio di un bear market. Ciò per me è più che sufficiente per derivarne preziose indicazioni operative. Non credo infatti che l’attuale correzione sia il prologo dell’avvio di un bear market sui mercati azionari, che in molti annunciano già dai tempi in cui l’S&P 500 era sotto quota 1.500 punti. Nel frattempo il nostro benchmark azionario mondiale ha quasi raddoppiato il suo valore, e l’esame del Cot Report ne ha costantemente predetto l’ascesa.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora incerto e volatile per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una perdita pari al 2,4 %.
Performance inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al – 0,52 %. Una sotto- performance dell’ 1,88 %, che evidenzia le difficoltà operative di quest’ultimo frangente, ma che non fa venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana divento più cauto, riduco cioè dal 75 al 60 % le mie posizioni long ed innalzo dal 25 al 40 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long limitata al 20 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
Rispetto alla settimana scorsa l’open interest opzioni+future è rimasto sostanzialmente inalterato (+1,1%).
I fondi (asset manager) sono net long e resteranno sempre net long per il loro ruolo istituzionale.
Gli hedge fund (leveraged) sono net short con un incremento dell’8,6%.
I “Non Reportable” si mantengono debolmente net long ma con un significativo calo di open iterest (posizioni aperte)
Complessivamente la struttura interna del mercato si mantiene stabile e il trading range 2880/2530 dovrebbe restare inviolato fino al 21 marzo (FOMC) salvo forzature ribassiste conseguenti all’introduzione dei dazi USA. Il minimo del 9/2 a 2533 è inflection point per i sistemi algoritmici
L’apertura di vertical put spread ribassisti ‘near the money’ scadenza fine marzo nelle fasi rialziste terminate (cioè appena dopo la formazione di un top periodale sul grafico giornaliero) è la migliore strategia di trading di breve periodo valida per ora fino al 20 marzo. Dopo il FOMC lo scenario operativo andrà rivalutato