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VENDERE, VENDERE, VENDERE! E questa la chiamate consulenza?
Quando si parla di consulenza finanziaria si scatena sempre un vespaio. Sta diventando sempre più “una moda” quella che è definita la “consulenza indipendente”, priva dei cosiddetti conflitti di interesse. Leggendo l’articolo che vi propongo in coda a questo post, l’ignaro lettore non può che generalizzare. Infatti sembra che ormai tutto il canale bancario (Poste incluse) sia condizionato non solo da innegabili conflitti di interesse, ma anche da delle campagne commerciali che hanno trasformato i consulenti finanziari in PURI venditori. Cosa importa se il prodotto è giusto o meno per il cliente. BISOGNA vendere, punto. E poi si vedrà perché, come si legge nell’articolo, a fine mese lo stipendio deve arrivare…
La domanda che dobbiamo porci, a questo punto, è se è corretto GENERALIZZARE oppure no. In altri termini, TUTTO il canale bancario è condizionato dalle politiche commerciali invasive, che se ne fregano del cliente e ben poco eticamente, operano con il solo fine di appioppare all’ignaro risparmiatore dei prodotti che portano copiose commissioni alla banca?
Come testimonianza, posso dire che molti colleghi di realtà bancarie mi hanno raccontato storie molto vicine a quanto scritto nell’articolo qui sotto. Ma allo stesso tempo, posso anche dire che NON è così dappertutto.
Non preferisco spingermi oltre, perché finirei io stesso in un vespaio. Preferisco proporvi l’articolo apparso su La Stampa, in modo tale che sia voi stessi a fare le dovute valutazioni, quantomeno cercando di capire se siete anche voi cadute vittime di questa politiche commerciali deleterie…
Vorrei condividere la frustrazione mia e non solo sul comportamento degli impiegati di istituti di credito (quale io sono), assicurazioni o poste, circa la vendita di prodotti finanziari. Da 15 anni almeno (è questa la mia anzianità in banca), a causa del nostro operato stiamo rovinando la percezione che la gente ha nei confronti degli istituti di credito. Io da 10 anni mi occupo di consulenza, se così la vogliamo chiamare. Giornalmente siamo subissati da e-mail, telefonate, meeting, conference call, sui dati di produzione. Ovvero su «quanto abbiamo inserito» prodotto per prodotto, e su quali previsioni di «interesse dei clienti» abbiamo per i giorni successivi. Non vi è giorno che io non mi senta personalmente un «truffatore», sapendo che i prodotti che proponiamo ai nostri correntisti nascondono spese e commissioni importanti. La banca ci dice che «lo stipendio lo prendiamo tutti a fine mese» e se non facciamo così non si avanti. La colpa, ci dicono, è nei tassi ai minimi, nei clienti corporate che «saltano». Sia quel che sia, «la matrice è da fare ogni mese anche overperformando», andando a forzare questionari Mifid su persone oramai anziane, usando ogni «personale capacità di persuasione» per convincere il cliente. Questo è il mio lavoro, e continuerò a farlo cercando di non gravare troppo sul cliente ma contemporaneamente portando reddito all’azienda. Vorrei sottolineare che non siamo noi dipendenti la causa di questo mal lavorare, ma i nostri dirigenti che ogni 3-4 anni cambiano e che durante il loro mandato – per assicurarsi premi, megastipendi e benefit – ci spremono utilizzandoci come macchine da guerra verso i clienti che a mano a mano che passano gli anni diventano giustamente più diffidenti e scontenti. (LaStampa)
Amen.
STAY TUNED!
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Ricordo che quando ci si recava in banca era come andare in chiesa: era un posto speciale e ci si aspettava che chi lavorava lì facesse gli interessi dei clienti. Forse la percezione era esagerata, ma oggi le banche sono soltanto dele imprese che vogliono guadagnare (anche se i loro clienti ci perdono). Detto questo ci sono anche brave persone che ci lavorano, ma, come dappertutto, bisogna cercare nel torbido e sapere dove metterre le mani. E’ molto pericoloso fidarsi ciecamente.
Io no.
Lavoro come consulente presso la più grande (?) banca di gestione del risparmio e sinceramente per quanto mi vengano proposti alcuni strumenti mi lasciano totalmente libero di collocare quello che voglio.
Ovviamente il punto focale è il modo in cui vengo retribuito: ho un contratto di agenzia, quindi non sono un dipendente e il mio guadagno è esclusivamente legato ai miei clienti.
Certo che ci sono prodotti che mi pagano di più ma è altrettanto vero che se perdo il cliente poi mi paga zero: personalmente quindi preferisco collocare strumenti ottimi in quanto alla lunga il cliente contento porta nuovi soldi e nuovi clienti.