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Fondi Comuni presto quotati a Piazza Affari: inizia la rivoluzione della consulenza 2.0

Scritto il alle 09:35 da Danilo DT

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Una nuova normativa permetterà ai Fondi comuni di Investimento e alle SICAV di essere quotate a Piazza Affari nel segmento ETFPlus. Sarà rivoluzione per le reti distributive che dovranno fornire servizi di qualità, presentando regolare fattura.

Non se ne parla ancora molto, ma potrebbe diventare un evento rivoluzionario, soprattutto per chi vive nel mondo degli investimenti.
In data 01 dicembre 2014, come da avviso del 13 novembre 2014, entreranno in vigore le normative che permetteranno la negoziazione su un segmento dedicato di Borsa Italiana, di fondi comuni e sicav.
Lo considero rivoluzionario perché porterebbe alla portata di tutti (teoricamente) un mondi che oggi vale circa 655 miliardi, dando la possibilità agli investitori di poter comprare fondi e sicav direttamente bypassando i canali tradizionali.
Recentemente l’amico Massimo Scolari, Membro del Consultative Working Group della European Securities and Markets Authority (ESMA), ne ha parlato in un post su Piano Inclinato che vi ripropongo in parte e vi consiglio da leggere CLICCANDO QUI. 

[…] L’offerta di prodotti sul mercato è concentrata in 15 gruppi (7 società di gestione appartenenti a gruppi bancari e assicurativi italiani, 6 gestori esteri e 2 società italiane indipendenti) che coprono l’82% dell’intero mercato.
Poco meno di un terzo del patrimonio dei Fondi è costituito da prodotti italiani; i prodotti di diritto estero (soprattutto lussemburghesi) rappresentano il 70% del mercato, in parte gestiti da gruppi internazionali, in parte da società appartenenti a gruppi italiani (i cosiddetti fondi round-trip). […] La stragrande maggioranza dell’acquisto di Fondi avviene per il tramite del canale bancario (85% circa), la quota restante è costituita dalla distribuzione da parte dei promotori finanziari.

fondi-comuni-cosa-sono-introEcco la prima parte della rivoluzione. 85% distribuito dal canale bancario ed il resto dai promotori. Entrambi i canali vivono sulle commissioni che questa operatività genera. La prima domanda che occorre farsi è la seguente: visto che la distribuzione attuale è legata ad accordi tra le parti, società di gestione e distributori, quali sono gli interessi reali delle varie BlackRock, JP Morgan, UBS, Pioneer di quotarsi sul mercato? Inoltre come farà il canale distributivo a sopravvivere, visto che i fondi si potranno comprare direttamente in borsa?

[…] L’annuncio di Borsa Italiana di aprire un segmento del mercato ETFplus ai Fondi di Investimento di tipo aperto rappresenta quindi un’occasione importante per ampliare il mercato del risparmio gestito.
I Fondi che saranno quotati sul mercato di Borsa Italiana saranno disponibili per tutti i risparmiatori che potranno negoziarli tramite qualsiasi banca nella quale detengono i propri conti. Il funzionamento sarà molto simle all’operatività che si effettua per l’acquisto di ETF (che sono i fondi di investimento “passivi” quotati in Borsa) oppure di un’azione. Basterà un semplice ordine di acquisto o vendita impartito alla propria banca che lo trasmetterà alla Borsa (per il tramite di un operatore incaricato) per l’esecuzione. […]

Certo, aumenterà la competizione tra i gestori, aumenteranno anche le masse gestite, aumenterà la qualità e la quantità delle opzioni di investimento. Tutto questo obbligatoriamente sarà rivoluzionario per l’investitore medio e per il sistema distributivo.
Secondo il mio punto di vista, nelle prime fasi la quotazione di fondi andrà a rilento, proprio in virtù degli accordi fatti tra reti, distributori e società di gestione. A quotarsi magari saranno delle piccole realtà oppure delle nuove soluzioni di investimento che nasceranno proprio con l’intento di quotarsi senza stringere accordi distributivi. E probabilmente già questo sarà un importante passo in avanti.

come-funzionano-fondi-comuniPerò la cosa importante è un’altra: con la normativa sulla quotazione dei Fondi si apre una strada, che come detto, all’inizio, sarà percorsa da pochi ma che in futuro potrebbe diventare MOLTO affollata. Come tutte le cose, all’inizio possono essere viste come soluzioni complesse e non interessanti per motivi economici. Ma poi quando si scopre che si creano piattaforme che mettono in concorrenza tutto un settore, scatenando una guerra dei costi a cui l’utente finale non può non essere sensibile, ci si deve ricredere.

Un esempio? Ebay, Amazon o le piattaforme di vendita delle polizze auto on line. Sembravano storie marginale. Oggi sono grandi protagoniste del mercato. E così sarà anche, nel lungo termine, per il segmento ETFPlus dedicato ai fondi.

E la rete come si potrà difendere? Semplice, con un miglioramento della qualità del servizio, portando l’investitore ad avere un consulente di fiducia che gli fornirà un reale servizio di qualità. E come riuscirà a sopravvivere il consulente? Con le commissioni di consulenza, le quali sostituiranno le altre commissioni e verranno calcolate sul portafoglio del cliente. Per farla breve le banche ed i promotori presenteranno la parcella per il servizio di consulenza fornito. Ma fate molta attenzione. Anche se questa soluzione vi sembra assurda per i costi che comporta, in realtà non lo sarà nemmeno troppo perché alla fine, per l’utente finale, si tratterà di una sorta di compensazione. Con una differenza però: si deciderà di pagare CHI merita e quindi sarà la qualità a farla da padrone. Quindi una consulenza il più possibile indipendente, che crea valore e gestisce attivamente il rischio e la vita finanziaria del cliente. E sul mercato sarà selezione naturale.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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1 commento Commenta
gremlin
Scritto il 27 Novembre 2014 at 15:07

è più facile credere a Renzi che ad un promotore finanziario/bancario senza conflitti di interesse

forse meglio ricordare che un PF se non è stipendiato è di fatto agente di commercio e chi è stipendiato ha dei budget da rispettare imposti dal datore di lavoro e premi di produzione

e non sarà certo la quotazione anche del 100% di fondi e sicav che eliminerà il conflitto di interessi

e nemmeno saranno le parcelle di vera consulenza indipendente che colmeranno gli eventuali vuoti di reddito in caso di eliminazione di provvigioni incentivi ecc.

non cambierà assolutamente nulla, le società di distribuzione per esistere devono avere venditori pagati per vendere e non dei bravi consulenti “fee only”

dichiariamo illegali le società di distribuzione e gli incentivi che le banche danno ai propri dipendenti-consulenti e allora sarà rivoluzione, ma per ora campeggia solo lo stile del gattopardo

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