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POLIZZE VITA: addio al capitale garantito

Scritto il alle 16:11 da Danilo DT

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Era una delle più grandi anomalie che contraddistingueva una parte del mercato degli investimenti. Per anni gli investitori (buon per loro, ci mancherebbe) hanno avuto la possibilità di puntare sulle famose “polizze vita a capitale garantito”, dei prodotti che di assicurativo hanno ben poco, essendo dei piani di investimento finanziari “mascherati” da polizza.
I rendimenti di mercato, passati addirittura in negativo, già avevano messo in crisi le compagnie stesse, in quanto le emissioni più vecchie spesso e volentieri avevano un dannato rendimento minimo che è oggi completamente fuori dalle logiche (anche un 4% se non oltre). E poi un mercato obbligazionario esageratamente caro ha comportato, per logica, ad un totale azzeramento del rendimento minimo prima, e successivamente ha “obbligato” le compagnie alla chiusura delle emissioni di quelle che sono considerate le polizze di Ramo I. Motivo? Semplice, per le compagnie assicurative sono diventate semplicemente antieconomiche.
Anche perchè… la garanzia del capitale è una cosa che sulla carta viene data ma nella pratica? Siamo così sicuri che, in caso di evento particolarmente sistemico per l’Italia, tale capitale sia proprio garantito?

L’anomalia sta nel fatto che le polizze di Ramo I non valorizzano i titoli a mercato, inoltre quotano con un rendimento che è al lordo delle loro commissioni e poi, dovendo comprare titoli ormai a livelli di prezzo siderali e possibilmente con cedole grasse, si ritrovano con delle minus in pancia mica da ridere, in un regime di tassi crescenti.
Ma questo la gente non lo sa. Finchè tutto fila liscio, tutti sono felici e contenti.
I dubbi iniziano già arrivare nel caso in cui si chieda il rimborso di tali prodotti. Chi l’ha fatto , si è ritrovato spesso e volentieri con delle brutte sorprese. Costi e tasse che non si pensava di dover sostenere, e il tutto va a scapito ovviamente della redditività e della famosa “garanzia del capitale”:

Ma adesso le cose stanno per cambiare: Attenzione però. Non per chi ha già sottoscritto ma per i contratti nuovi, dando così la possibilità alle compagnie di “riaprire” certi canali che, come detto, sono stati chiusi. Ecco cosa si legge dal sito ASSINEWS. 

(…) Insomma, per non smettere di fare gli assicuratori in un contento finanziario che però si è fatto decisamente più complicato (…) «Alla luce dell’attuale scenario finanziario stiamo valutando nell’interesse dei nostri assicurati le migliori soluzioni di revisione e ammodernamento dell’offerta delle polizze tradizionali». (…) Ora, dopo mesi di confronto, la soluzione sembra essere finalmente vicina e riguarderà però esclusivamente i nuovi contratti. (…) Il primo riguarda la possibilità di scendere sotto il 100% del capitale garantito. In pratica, si prevede di ridurre la garanzia al 95 o al 90% del capitale investito dal cliente. In questo modo l’impresa potrebbe essere più libera di diversificare gli investimenti e ridurrebbe anche l’entità del capitale da accantonare. Mentre il cliente perderebbe solo una piccola parte della protezione. In pratica, se le cose si dovessero mettere male, la perdita sarebbe limitata al massimo al 5-10% del capitale investito. (…)

E questo è il primo importante cambiamento. Un passo verso un mondo di prodotti più realistici e coerenti con il mercato. Minore protezione, ma anche maggiori rischi per il cliente. Quando si parla di diversificazione, significa ovviamente un aumento della componente azionaria in portafoglio.

(…) un altro intervento di cui si discute è consentire alle compagnie di avere maggiore flessibilità nella gestione delle polizze, avvicinando l’Italia ad altri mercati in cui questi meccanismi sono già previsti, come in Francia. Si tratta per esempio della possibilità di accantonare le plusvalenze in caso di vendita dei titoli presenti nelle gestioni. Oggi se una compagnia decide di vendere titoli presenti nella gestione incassando plusvalenze, è obbligata a distribuirle tutte nell’anno di riferimento. Nel nuovo sistema le plusvalenze potrebbero invece essere spalmate su più anni, consentendo alle compagnie di mettere fieno in cascina per gli anni di magra. (…)

E questa sarebbe una seconda miglioria che però fornirebbe dei cuscinetti di protezione da sfruttare in caso di bisogno (e per cercare di mantenere una certa costanza di risultati ed una protezione maggiore del capitale investito). Maggior realismo che diventa necessario nei confronti di un mercato che non si ì mai visto in queste condizioni (tassi a zero).

(…) Per quanto riguarda i nuovi contratti, restano da definire alcuni aspetti non secondari, come il valore incassato dal cliente in caso di morte o riscatto anticipato. Ma l’intenzione sembra quella di arrivare a una conclusione prima dell’estate. (…) (Assinews) 

Quindi tutto è ancora “work in progress” ma la volontà di chiudere e raggiungere dei nuovi accordi è molto forte. Chi ha sottoscritto le vecchie polizze con obiettivo “PROTEZIONE DEL CAPITALE”, a questo punto, se le tenga strette anche se sono non così trasparenti a livello di rendimento e costi (provate a disinvestire per credere). Ma almeno hanno una formula di protezione del capitale che in futuro non esisterà più. Chi invece è alla caccia di occasioni di investimento, mi verrebbe da dire che non solo non vedo convenienti i nuovi modelli di polizze ma addirittura consiglierei quasi di fare un pensierino anche sulle vecchie che ormai hanno esaurito tutte le cartucce che potevano sparare in ambito di redditività. Discorso che potrebbe non essere valido per coloro che hanno ancora rendimenti minimi garantiti degni di nota.
Sempre e mai dimenticando che la garanzia del capitale, in determinati contesti, non sarebbe poi così matematica.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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3 commenti Commenta
albertopletti@gmail.com
Scritto il 29 Marzo 2017 at 16:00

Ottimi consigli.

perplessa
Scritto il 29 Marzo 2017 at 20:23

e’ intuitivo che nei prodotti a capitale garantito viene calcolato il guadagno delle cedole e la eventuale perdita in investimenti per esempio azionari non può eccedere quella compensata dalle cedole. colui che investe in quei prodotti è sicuro di prendere al termine dell’investimento i soldi che ha investito, ma con ogni probabilità solo quelli…come può un essere pensante pensare che se la borsa va su ci guadagna, e se va giù ci rimette la banca o l’assicurazione…il capitale di solito è garantito alla scadenza, ovvio che se disinvesti prima incassi la perdita..se c’è.. naturalmente chi produce i prodotti non ti racconta come fa a garantire la restituzione del capitale, salvo l’indicazione di prodotti derivati a copertura , che vattelapesca come funzionino..magari mi sbaglio..ma non li comprerei

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