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ITALIA: terra di conquista per lo straniero. Tanto chissenefrega della nostra industria?
C’era una volta il Made in Italy
La protagonista di ieri del mercato, per una volta, non era una banca, bensi il titolo del biscione, ovvero Mediaset, protagonista di un bel rally a seguito dei rumors su una possibile scalata del gruppo di Bolloré.
“Questo sembra il modello tipico di Bolloré – hanno scritto gli analisti di Mediobanca stamattina per spiegare l’acquisto del 3% di Mediaset da parte di Vivendi – acquisire una piccola partecipazione, poi salire e quindi cercare di influenzare la direzione della società”. Certo questa volta l’industriale-finanziere bretone si è mosso in fretta visto che già alla fine della seduta di ieri, con il titolo Mediaset impennato del 31%, Vivendi ha dichiarato di possedere il 12,3% del Biscione. Avendo già annunciato di voler salire fino al 20% ma non oltre, per il momento, c’è da immaginarsi che questa quota verrà raggiunta in tempi brevi, già prima di Natale. I movimenti sul titolo sono però sospetti, soprattutto per chi la scalata la sta subendo, e pensa che tutta l’operazione sia frutto di una grande speculazione. (Source)
Bene, finalmente anche il settore media gode un po’ di gloria. Forse è solo speculazione, forse è una guerra tra Vivendi e Fininvest dopo la vicenda Mediaset Premium, chi lo sa… Però questo ennesimo raid mi fa pensare.
Mi fermo un attimo e faccio due conti. Ma quante grandi aziende italiane sono finite nelle mani dei “cugini d’Oltralpe” e quindi sono diventate francesi? Uh mamma, tante, tantissime, molte più di quelle che potreste immaginare.
Pensiamo alla “peggiore”, persino la defalutata Parmalat, finita alla Besnier. E poi via via tutte le altre. Ho provato a schematizzare e mi sono reso conto che siamo diventati vera terra di conquista da parte dei francesi. Ma attenzione, non parliamo solo di PICCOLE aziende, ma di veri colossi che ci hanno portato via. Cosa resta ancora di italiano qui in Italia? Ben poco.
Io ho trovato queste operazioni di M&A dove i francesi hanno comprato aziende italiane. Se ve ne vengono in mente altre, scrivetele nei commenti. Intanto l’elenco è decisamente imbarazzante, visti i nomi che i galletti hanno colonizzato.
Prendiamo pure in giro in francesi, arrabbiamoci sempre coi tedeschi, intanto però i galletti, loro si che ci hanno colonizzato l’economia.
(…) I francesi scalano l’Italia in crisi politica? Nel momento in cui il governo non c’è, in evidente stato confusionale della politica, e con il neonato esecutivo Gentiloni obbligato ad occuparsi di altre vicende più gravi (vedi Mps, la legge elettorale e la soluzione dei problemi dei terremotati) dall’estero le grandi aziende transalpine sparano affondi importanti. L’ultimo è quello di Vincent Bollorè e della sua Vivendi che nella lotta, ormai senza esclusione di colpi con Mediaset, prova a scalare il gruppo di Cologno, sale al 3% rastrellando titoli sul mercato e punta al 20% di Mediaset. Ci fosse stato un governo più stabile in carica Bollorè avrebbe provato a colpire il maggiore gruppo televisivo privato italiano, malgrado controllato da Silvio Berlusconi, capo dell’opposizione di centro-destra? Forse no, visti anche i rapporti non idilliaci, così sembrerebbe, tra Bollorè stesso e l’ex-premier Matteo Renzi, relazioni abbastanza ruvide nate ai tempi della scalata di Vivendi a Telecom. E che dire dell’acquisizione di Pioneer da parte di Amundi? Renzi puntava a fare il grande polo nazionale del risparmio gestito unendo Pioneer a Poste Italiane. Invece il 5 dicembre, quando si è capito della caduta del governo Renzi post-referendum del 4 dicembre, è stata data da Unicredit l’esclusiva al colosso transalpino Amundi, controllato a propria volta dal Credit Agricole. Insomma, con le difese abbassate, le grandi aziende italiane sembrano più facilmente conquistabili. (Source)
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…e nel caso in cui l’attività della preda è costituita da produzione di beni, come nel caso dell’alimentare ad esempio, spesso la stessa viene trasferita ad aziende facenti parte del gruppo del predatore, ma non “all’estero” perchè in Europa siamo una “casa comune”…ma comunque oltralpe.
Poi si somministra una buona dose di pubblicità televisiva e sulla carta stampata così da rincoglionire i consumatori e far sì che continuino ad acquistare i prodotti anche dopo l’acquisizione…
In pratica il nostro mercato interno dei consumi altro non è che un punto di smercio di prodotti “stranieri”, ehm…pardòn…comunitari se va bene…, e la disoccupazione non può far altro che salire, così come la creazione di ricchezza, che si attua e che viene trasferita sempre oltralpe.
Il confronto con “l’estero” non esiste proprio: costo del lavoro in generale più basso, ingerenza sindacale messa a posto senza troppe storie, costi dell’energia in media più bassi (altro che mercato libero dell’energia, quando lo Stato possiede quote azionarie di alcuni dei cosiddetti big players nazionali,indovinate quali…, e ti lascio immaginare se le bollette diminuiscono…seeeee…ti giochi i dividendi…). Anche la tassazione non è così da fantascienza.
Mai sentito parlare delle cosiddette triangolazioni? Così, spesso, si può mettere il marchio Made in Italy…
Se dopo 5 anni di attività rimane sul mercato poco meno della metà delle start-up iniziali, questa non è selezione naturale, di prodotto o del più competitivo…
E l’origine delle merci proposte con marchi assai noti…non è sempre ben chiara, anzi…
Ma per fortuna adesso abbiamo un altro bel Governo che garantirà stabilità e soprattutto…continuità…
L’interesse dei lawmakers nostrani nei confronti delle attività produttive nazionali è esemplare…
Un gettito continuo di provvedimenti a sostegno delle nostre imprese, dello sviluppo del lavoro, del reinvestimento di ciò che rimane dopo il prelievo del 70% (sommate IRES, IRAP, INPS, INAIL, Imposte locali et similia…)…
Chissà perchè sento un rimbombo…, un forte eco di pernacchie…
draziz@finanza,
ma anche noi, grandi managers facciamo importanti acquisizioni all’estero…..!!!!!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/24/mps-antonveneta-mussari-spese-nove-miliardi-soltanto-con-telefonata/689987/
Purtroppo gli acquisti fatti da aziende tedesche sono ancora piu’ sostanziosi, almeno x capitali investiti. Se poi aggiungiamo russi, spagnoli, cinesi ecc il quadro e’ chiaro: non c’e’ piu’ una massa critica di imprese medio-grandi a controllo italiano in grado di mantenere un livello di industrializzazione da paese dei G8. Sulle PMI poi e’ meglio stendere un velo pietoso. Beati i tempi dell’IRI!
anche il commercio al dettaglio sta passando di mano a cinesi e pakistani. hanno iniziato con le bancarelle al mercato e ora sono passati a negozi e boutique del centro storico con pronto moda,, queste soprattutto cinesi, , che fanno concorrenza alle catene multinazionali, come Zara.
rnitti@finanza: Sulle PMI poi e’ meglio stendere un velo pietoso
Però Alitalia riuscirono a non venderla ai francesi…, con la collaborazione dei benemeriti capitani coraggiosi. Adesso nei nostri aeroporti c’è scritto in arabo. Forse l’unico paese in Europa dove si ha il privilegio di vedere queste scritte.
Telettra- Alcatel (praticamente spariti, nel giro di un paio di anni sistemi di trasmissione e commutazione in Italia).
Fiat Ferroviaria- Alstom (produzione treni).