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EURO o NO EURO: botta e risposta, ma ItalExit è ancora lontana
Leggo oggi su quello che, a conti fatti, rappresenta per l’Euro e per la stabilità dell’Unione Europea, il rischio più grande in assoluto, ovvero un referendum sul’Euro che possa partire magari proprio dall’Italia, che rappresenta il paese numero 3 a livello di importanza politico ed economica, dopo Germania e Francia.
Vi propongo freddamente un botta e risposta. Prima la provocazione, molto recente, del Movimento 5 stelle che, però, dovrebbe cercare di chiarirsi le idee sulla questione, visto che solo poche settimane fa ribadivano la NON volontà di uscire dall’Euro. E poi subito dopo, l’articolo che mi ha segnalato un amico lettore sull’argomento Euro o No Euro, scritto da Giovanni Siciliano. Per chi lo conosce, quest’ultimo resta un personaggio non proprio di basso livello culturale e basse capacità.
La Botta…
(…) Il Movimento 5 Stelle torna all’attacco sull’euro: “Vogliamo il referendum”. In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, dal titolo “Salvate l’Europa dei popoli”, Alessandro Di Battista dice: “Euro ed Europa non sono la stessa cosa. Vogliamo semplicemente che gli italiani decidano sulla moneta“. Alla domanda se l’M5s abbia calcolato le conseguenze di un’uscita dell’Italia dall’euro, Di Battista ha risposto di “conoscere le conseguenze della sua introduzione, la caduta del potere d’acquisto, dei salari, della competitività industriale, del disfacimento sociale e della disoccupazione”. Illustrando la natura dei 5 stelle, l’esponente politico ha detto: “Non siamo un movimento antipolitico, né un partito di protesta”. Il sostegno “alle piccole e medie imprese” è, per l’esponente dei 5 stelle, la ricetta con cui ritrovare la crescita economica e, in concreto, Di Battista propone “diminuzione delle tasse, “banche pubbliche che permettano investimenti per queste imprese e il reddito di cittadinanza”. (…) (ANSA)
e risposta….
Una eventuale uscita dell’Italia dall’euro avrebbe gravi conseguenze. Gli investitori esteri abbandonerebbero il nostro paese e si avrebbe una forte riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, con effetti su consumi e attività produttiva. Scenari peggiori con la dissoluzione della moneta unica.
I pericoli della fase transitoria
La vittoria del “no” nel referendum sulla riforma costituzionale – che, tra l’altro, rafforza i movimenti anti-establishment – e prima ancora l’esito della consultazione sulla Brexit riportano alla ribalta la richiesta di alcuni settori politici di un’uscita del nostro paese dall’euro.
I sostenitori della proposta ritengono che l’Eurozona sia un’area valutaria non ottimale perché include paesi troppo diversi, in cui la rigidità di prezzi e salari porta a una perdita di competitività di quelli con strutture industriali più fragili e la politica monetaria comune non tiene conto delle diversità delle economie nazionali. Ma le conseguenze su stabilità finanziaria, bilancio pubblico ed economia reale sarebbero gravi. Vediamo perché.
Ci sarebbe un deflusso di capitali e una corsa agli sportelli per evitare che titoli e depositi vengano convertiti a un tasso di cambio penalizzante rispetto a quello di mercato. Si potrebbero contrastare con limiti ai prelievi, divieto di acquistare attività estere o di rimpatriare i capitali per i non residenti. Ma si tratta di misure radicali difficilmente attuabili, in contrasto con le norme UE sulla libera circolazione dei capitali.
L’unica alternativa è quella di introdurre una fase transitoria di doppia circolazione monetaria. La raccolta bancaria (depositi e obbligazioni) rimarrebbe denominata in euro e le banche aprirebbero un nuovo conto sul quale accreditare i pagamenti in valuta locale (come stipendi o pensioni). Entro il periodo transitorio depositi e obbligazioni devono essere convertiti ai tassi di mercato. Gli impieghi bancari a residenti (mutui e prestiti) vengono ridenominati in valuta domestica, per evitare che imprese e famiglie siano esposte a debiti insostenibili.
Questa soluzione evita la corsa agli sportelli, ma trasferisce tutto il rischio di cambio sul sistema bancario (che avrebbe passività in euro e attività convertite in valuta domestica a un cambio potenzialmente penalizzante), con analoghi effetti dirompenti sulla stabilità finanziaria.
Tali effetti potrebbero essere mitigati prevedendo che le obbligazioni bancarie disciplinate dal diritto nazionale siano convertite in valuta locale. Vi sarebbero forti vendite per tenere il ricavato sui depositi che rimarrebbero denominati in euro e le quotazioni crollerebbero fino a incorporare la svalutazione attesa. Gli investitori esteri subirebbero perdite e i residenti vedrebbero ridotto il potere d’acquisto della loro ricchezza (esempio: un’obbligazione in euro che quota a 100 con una svalutazione attesa del 50 per cento quoterebbe a 67 durante il changeover (100/1,5); dopo la conversione con un cambio 1:1 tornerebbe a quotare 100 nella nuova valuta, ma con un cambio di mercato di 1,5 a 1 avrebbe un potere d’acquisto di 67 euro).
I titoli di stato dovrebbero essere ridenominati in valuta nazionale, altrimenti il debito pubblico sarebbe insostenibile. Gli effetti sarebbero simili. Forti vendite finché i prezzi non scontano pienamente la svalutazione attesa con rilevanti perdite per gli investitori esteri, che potrebbero reagire uscendo dal nostro mercato e rendere così difficile il rifinanziamento del debito in scadenza.
Per gli stessi motivi, le obbligazioni di imprese non finanziarie emesse in base al diritto italiano dovrebbero essere convertite in valuta locale, con effetti analoghi. Le imprese rimarrebbero esposte al rischio di cambio sui debiti verso banche estere e obbligazioni emesse secondo il diritto internazionale, con ripercussioni rilevanti su redditività e investimenti.
In definitiva, la temporanea doppia circolazione (depositi temporaneamente mantenuti in euro e titoli obbligazionari emessi in base al diritto nazionale convertiti in valuta locale) potrebbe avere conseguenze molto gravi, ma forse non dirompenti sulla stabilità delle banche. Però, imporrebbe rilevanti perdite agli investitori esteri – che potrebbero abbandonare il nostro mercato dei capitali, con enormi danni per il finanziamento dell’economia e rischi di default sul debito pubblico – e una forte riduzione del potere d’acquisto dei risparmi delle famiglie, con effetti depressivi sui consumi e attività produttiva.Conseguenze della fine dell’euro
Lo scioglimento dell’euro con il ritorno di tutti i paesi alle proprie valute nazionali pone rischi ancora maggiori (lo stesso vale per il cosiddetto euro a “due velocità”). Il problema è ridefinire la valuta di regolamento dei rapporti fra residenti in differenti paesi. Quelli con valute forti e creditori netti sull’estero (Germania in primo luogo) spingeranno per usare la moneta del paese creditore, viceversa quelli con valute deboli e debitori netti sull’estero. Si potrebbero fissare tassi di conversione che pur applicando il criterio della valuta del paese debitore prevedano una sufficiente svalutazione, ma nell’incertezza vi sarebbero deflussi di capitali dai paesi con valuta debole a quelli a valuta forte (inclusi quelli extra-UE) e rischi di corsa agli sportelli nei paesi con valuta debole per entrare in possesso di circolante da trasferire in paesi a valuta forte.
Si avrebbe una crisi sistemica anche peggiore di quella derivante dall’uscita di un singolo stato come l’Italia, poiché tutti i paesi periferici sarebbero simultaneamente sotto pressione. (LaVoce)
Oggi il sentiment sull‘ITALEXIT è decisamente cambiato ed ha virato in modo prepotente anche se resta sempre sotto il 20%.
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assolutamente NO, non possiamo permetterci neppure la sola “idea” di uscire dalla moneta unica. soprattutto oggi.
Il vero problema è che sta progressivamente emergendo il programma di quei decerebrati che hanno stabilito che l’avvicinamento di quelle popolazioni a minor reddito e minori capacità produttive debba avvenire spalmando verso il basso i redditi di chi ha già possibilità economiche migliori, nella fattispecie la classe media, con un trasferimento di costi impropri anche sulle spalle del sistema produttivo.
Lo Stato cerca di esimersi dal sociale, chiamando le imprese alla responsabilità ed all’etica. Un po’ comodo…
Inoltre, togliere potere economico alla classe media vuol dire poter governare meglio il gregge…
Se quindi vengo impoverito e caricato di debiti perchè dovrei voler restare nell’Unione?
Qui non vale il decoubertiano “l’importante è partecipare”, nossignori…
Quindi andremo oltre il limite del 20%…
contro ogni previsione risulta molto più credibile il 5stelle Di Battista, con le sue 4 parole in croce, del Sommo Sacerdote Siciliano, il quale affronta tutti gli aspetti e i sospetti ……… tutta PURA TEORIA, addirittura U T O P I A !!
per carità, quasi tutto giusto, IN TEORIA, ma accadrà TUTTO MOLTO DIVERSO, se accadrà, perchè sono completamente sconosciute le CONDIZIONI AL CONTORNO, che variano di mese in mese, e NON CONOSCIAMO NE’ I TEMPI NE’ I MODI NE’ ……. I LUOGHI (cioè gli stati che eventualmente usciranno)
fare analisi così dettagliate è sciocco sfoggio di conoscenze teoriche: la realtà sarà, o sarebbe in grandissima parte molto diversa e … imprevedibile
un po’ come il post elezioni americane: tutti prevedevano crolli se fosse risultato eletto Trump
… e infatti !!!
L’alternativa? (concretamente)
Quali sono i costi e le probabililtà della permanenza dell’euro?
Il problema dell’euro è prevalentemente commerciale e legato alla libera e incontrollata circolazione dei capitali: il primo si può limitare introducendo dazi tra paesi europei, la seconda si può controllare e limitare. A queste condizioni si può anche tenere la stessa moneta perchè la mancata fluttuazione dei cambi viene compensata dalla fluttuazione dei dazi.
Un sistema contorto per supplire a un’immensa deficienza nella decisione di adottare un’unica moneta e allo stallo dato dalle difficoltà a tornare indietro e dall’impossibilità di realizzare un’utopica convergenza tra gli stati membri.
caro Danilo di quello che ha scritto questo siciliano io posso dire esattamente il contrario ed essere altrettanto nel giusto. lasciamo lo dire tanto l’euro così comè scomparirà da solo volenti o nolenti quello che importa è come crollerà se in maniera concordata o catastrofica
chiedi all’oste se il vino è buono
zanella51@finanza: quello che ha scritto questo siciliano
non ho capito esattamente a cosa mirino i vertici, e chi esattamente siano i vertici
draziz@finanza: programma di quei decerebrati
cara Perplessa, mi sono posta anch’io questa domanda….. per ora nulla è leggibile
Per tutti:
ricordatevi che gli stati e regni e principati europei hanno passato secoli a farsi la guerra l’un l’altro. un europa “unita” serviva a scongiurare anche questo scenario.
Purtroppo il “divide et impera” sembra l’unico desiderata della propaganda .perplessa@finanza:
non ho capito esattamente a cosa mirino i vertici, e chi esattamente siano i vertici
provate a leggere “Postcapitalismo – una guida al nostro futuro” di Paul Mason.
comunque, frequentando il blog, dovreste aver capito a chi ci si riferisce: certe banche d’affari straniere ed una oligarchia europea…
Mi potrebbe anche stare bene la ridenominazione del mio mutuo nella nuova Lira, ma siccome è stato cartolarizzato(come quasi tutti per reperire liquidità, e con società veicolo sulla piazza di Londra) il mio creditore è la banca italiana o l’acquirente estero?(che ha diritto di scegliere la valuta, e nel caso l’Euro sopravvivesse sarebbero dolori, al pari di chi accese mutui in ECU o in Franchi Svizzeri)