in caricamento ...
EUROZONA: il suo più grande problema si chiama GERMANIA
Un post di ieri è stato abbastanza critico nei confronti della Germania. Non perché io ce l’abbia particolarmente coi tedeschi, ma perché in questo contesto economico e di mercato, Berlino non è certo quel paradiso e quel mondo perfetto che i tedeschi vogliono farci credere.
Mi è capitato di leggere sul Financial Times prima, e qualche giorno dopo sul Sole 24 Ore un interessante editoriale di un personaggio che seguo sempre con interesse, ovvero Martin Wolf.
Il suo editoriale, che potete leggere in originale cliccando sul link seguente [E’ la Germania il più grande problema dell’Eurozona] riprende proprio il discorso iniziato ieri. La Germania ha, all’interno dell’Eurozona, un ruolo peculiare, anche solo a livello dimensionale. Ma non può e non deve essere lei a decidere tutto e per tutti. Meglio, a questo punto, la loro uscita dall’Euro. Questo argomento è stato ampiamente esposto in passato sul blog e mi fa piacere che si inizi anche a parlarne nei salotti che contano.
Mi permetto solo di aggiungere una cosa. I tedeschi fanno tanto rumore perché vogliono comandare loro, ma MAI usciranno dall’Eurozona, perché sanno benissimo che, per loro, sarebbe un vero DISASTRO.
Eccovi l’articolo integrale. Buona visione.
Perché in Germania prevale una visione della macroeconomia tanto peculiare? E quanto conta questa diversità di vedute?
La risposta alla seconda domanda è che conta tantissimo. La risposta alla prima domanda, in parte, è che la Germania è un Paese creditore. La crisi finanziaria le ha dato un ruolo predominante negli affari dell’Eurozona. È una questione di potere, non di diritto. Gli interessi dei creditori sono importanti, ma sono interessi parziali, non generali.
Le rimostranze recentemente si sono appuntate sulle politiche monetarie della Banca centrale europea, in particolare i tassi di interesse negativi e l’allentamento quantitativo. Wolfgang Schäuble, il ministro dell’Economia tedesco, è arrivato a sostenere che metà della responsabilità per l’ascesa del partito anti-euro Alternativa per la Germania è da addebitarsi alla Bce. Si tratta di un attacco fuori dal comune.
Le critiche alle politiche della Bce sono ad ampio raggio: vengono accusate di consentire agli Stati membri recalcitranti di non fare le riforme, di non essere riuscite a ridurre l’indebitamento, di mettere a rischio la solvibilità delle compagnie assicurative, dei fondi pensione e delle casse di risparmio, di essere riuscite soltanto a tenere l’inflazione poco sopra lo zero e di alimentare l’ostilità verso il progetto europeo. Insomma, l’Eurotower è diventata una seria minaccia per la stabilità.
È un’idea coerente con una visione che è maggioritaria in Germania. Come dice Peter Bofinger, membro eretico del consiglio di esperti economici del Governo tedesco, questa tradizione risale a Walter Eucken, influente padre dell’ordoliberalismo. In questo approccio, le politiche macroeconomiche ideali si compongono di tre elementi: un bilancio (quasi) sempre in pareggio, la stabilità dei prezzi (con una preferenza asimmetrica per la deflazione) e la flessibilità dei prezzi.
Si tratta di un approccio ragionevole per un’economia piccola e aperta. Può funzionare per un Paese più grande, come la Germania, dotato di settori industriali scambiabili altamente competitivi. Ma non può essere esteso all’economia di un continente, qual è l’Eurozona. Le cose che funzionano per la Germania non possono funzionare per un’economia tre volte più grande e molto più chiusa al commercio estero.
Si noti che nell’ultimo trimestre del 2015 la domanda reale nell’Eurozona era del 2 per cento inferiore a quella del primo trimestre del 2008, mentre negli Stati Uniti era del 10 per cento superiore. Le rimostranze tedesche, nella maggior parte dei casi, non tengono conto di questa grave debolezza della domanda. La Bce sta cercando giustamente di impedire che un’economia affetta da debolezza cronica della domanda precipiti in una spirale deflattiva. Come sottolinea il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, i tassi di interesse bassi fissati da Francoforte non sono il problema, semmai «il sintomo» di un’insufficiente domanda di investimenti.
La storia dell’economia tedesca dalle riforme del mercato di lavoro di inizio anni 2000 a oggi dimostra che è molto improbabile che le «riforme strutturali» riescano a risolvere questo problema. Il dato macroeconomico più significativo della Germania è che il Paese non riesce ad assorbire quasi un terzo dei suoi risparmi nazionali, nonostante il bassissimo livello dei tassi di interesse. Nel 2000, prima delle riforme – che ridussero il costo del lavoro e i redditi dei lavoratori – le grandi aziende tedesche investivano una quota molto maggiore dei loro utili non distribuiti. Ora è l’inverso. Con le famiglie in eccedenza e il Governo in pareggio, è emersa puntualmente un’enorme eccedenza con l’estero.
Perché altri dovrebbero riuscire a fare un uso produttivo dei risparmi che i tedeschi non riescono a utilizzare? Perché le riforme strutturali in altri Paesi, come raccomandato dalla Germania, dovrebbero generare quell’impennata degli investimenti che manca in patria? E soprattutto perché ci si dovrebbe attendere un calo dell’indebitamento quando la domanda e la crescita complessiva sono così deboli nell’Eurozona in generale?
Quello che è successo è che l’Eurozona si è trasformata in una Germania più debole. Secondo le stime, la bilancia delle partite correnti della zona euro fra il 2008 e il 2016 si è spostata verso il surplus nella misura di quasi il 5 per cento del prodotto interno lordo. Ogni Stato membro, secondo le previsioni, sarà in pareggio o in attivo nel saldo con l’estero. L’Eurozona dipende dalla disponibilità di altri a perseguire quella spesa e quell’indebitamento che l’Eurozona stessa al momento rifugge.
Il problema è che anche il resto del mondo segue la via della prudenza. La Bce ha adottato tassi reali (e nominali) negativi perché il risparmio supplementare al momento vale pochissimo. E anche perché ha imparato la lezione dei disastrosi risultati prodotti dall’aumento dei tassi operato nel 2011. La politica di allentamento adottata a partire dal 2012 ha prodotto quantomeno una ripresa rilevante, anche se inadeguata: la domanda reale è cresciuta del 4 per cento rispetto al minimo toccato nel primo trimestre del 2013, e l’inflazione di fondo, anche se è soltanto all’1 per cento circa, finalmente si è stabilizzata. Questo non è un fallimento, è un successo.
È inevitabile che politiche di questo tipo siano poco apprezzate nei Paesi creditori. Ma sostenere che il pericolo risieda in una politica monetaria eccessivamente accomodante significa non tenere conto dei pericoli rappresentanti da una politica monetaria eccessivamente rigida. Significa dare per scontato che la deflazione non rappresenterebbe un problema, quando invece farebbe aumentare l’indebitamento reale, comprometterebbe la flessibilità dei salari reali e limiterebbe perfino l’efficacia della politica monetaria, perché sarebbe molto più complicato generare tassi di interesse reali negativi, alla bisogna. Una spirale deflattiva rappresenterebbe una minaccia molto più seria dei tassi di interesse negativi.
Soprattutto, l’euro è destinato all’insuccesso se verrà gestito solo nell’interesse dei Paesi creditori. Le politiche dell’Eurozona devono essere equilibrate. La determinazione della Bce a evitare l’inflazione è un elemento importante in tal senso. Un altro è la volontà di raggiungere una domanda più equilibrata a livello nazionale: la presenza di un’enorme carenza di domanda (rispetto all’offerta aggregata) nell’economia più grande dell’Eurozona costituisce un problema serio; la procedura Ue per squilibri eccessivi dovrebbe essere molto più critica verso i surplus tedeschi.
Le idee e gli interessi della Germania hanno un’enorme importanza per la zona euro. Ma non devono decidere qualsiasi cosa. Se i tedeschi pensano che questo sottragga irrimediabilmente legittimità al progetto europeo, dovrebbero esercitare la loro opzione d’uscita. Farlo comporterebbe anche prepararsi a una grande instabilità nel breve termine. Ma fintanto che il Paese rimarrà nell’euro, dovrà accettare il fatto che la Bce ha un compito da svolgere. Se quest’ultima vi riuscirà, non sarà sufficiente a far funzionare bene l’euro, ma darà indubbiamente un contributo fondamentale in tal senso.
Source: IlSole24Ore
Riproduzione riservata
STAY TUNED!
(Clicca qui per ulteriori dettagli)
Segui @intermarketblog
Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia. Se non ce l’hai o se non ti fidi più di lui,contattami via email (intermarketandmore@gmail.com). NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
(Se trovi interessante i contenuti di questo articolo, condividilo ai tuoi amici, clicca sulle icone sottostanti, sosterrai lo sviluppo di I&M!). E se lo sostieni con una donazione, di certo non mi offendo…
La Germania non è il più grande problema dell’eurozona, è il più grande indicatore che l’eurozona non può funzionare.
Non è un problema di differenze culturali, di mentalità, di superiorità o inferiorità di cultura/capaciità/efficienza/moralità, di incompatibilità, di cicale e formiche.
I casi sono 4:
– l’UE diventa un unico stato, con leggi uguali e moneta uguale e libertà assoluta di circolazione di denaro e persone -> ci saranno comunque differenze enormi tra le varie sub-aree, con grandi trasferimenti di denaro alla “perchè io ricco/efficiente/lavoratore devo pagare per …”
– libertà di circolazione di capitali e persone ma ogni stato ha la sua moneta -> i cambi flessibili compensano le differenze tra stati e i flussi di capitale (e anche persone: non è auspicabile che territori meno efficienti e meno produttivi si spopolino in favore di altri; il cambio dovrebbe frenare anche le migrazioni)
– moneta unica ma limiti alla circolazione di capitali e persone -> ogni stato a sè, si usa la stessa moneta ma si mettono dazi o altro per impedire gli eccessi di esportazioni e investimenti esteri e anche di migrazioni (inclusa la rinuncia a Schengen).
– moneta unica con frammentazione degli stati (e forte autonomia) -> la non uniformità legislativa complica gli spostamenti di capitali e di persone, compensando almeno in parte già di suo gli svantaggi della moneta unica; la forte autonomia può consentire di adottare ulteriori provvedimenti a difesa dell’economia locale
Io invece penso che il problema europa e crisi finanziaria sia tutto racchiuso nella DISONESTÀ di una politica ( tutta) corrotta o inadeguata. Non si capisce altrimenti, come il fior fiore di economisti non abbiano pensato di distribuire il QE in maniera più intelligente, ovvero:
Basterebbe più semplicemente che la BCE SURROGASSE tutti i mutui delle famiglie italiane, BAIPASSANDO le banche, aguzzine.
Abbattendo di fatto l’indebitamento collettivo
dovuto alla FOLLE corsa del mercato immobiliare degli anni passati.
Abbufata che ha portato le famiglie italiane a INDEBITARSI a tassi superiori a quelli correnti.
Debiti che con la crisi sono diventati una zavorra economica e psicologica.
La SURROGA trasformerebbe (in conto interessi) di fatto il denaro risparmiato dalla rata del mutuo in reddito netto subito disponibile per nuovi consumi.
Ma purtroppo oltre alla subdola propaganda la verità è che i soldi del QE servono per finanziare i folli debiti delle amministrazioni scellerate e fallimentari di governi (comandati da partiti disonesti), e banche.
Sapevatelo POPOLO di STORDITI.
Io invece penso che il problema europa e crisi finanziaria sia tutto racchiuso nella DISONESTÀ di una politica ( tutta) corrotta o inadeguata. Non si capisce altrimenti, come il fior fiore di economisti non abbiano pensato di distribuire il QE in maniera più intelligente, ovvero:
Basterebbe più semplicemente che la BCE SURROGASSE tutti i mutui delle famiglie italiane, BAIPASSANDO le banche, aguzzine.
Abbattendo di fatto l’indebitamento collettivo
dovuto alla FOLLE corsa del mercato immobiliare degli anni passati.
Abbufata che ha portato le famiglie italiane a INDEBITARSI a tassi superiori a quelli correnti.
Debiti che con la crisi sono diventati una zavorra economica e psicologica.
La SURROGA trasformerebbe (in conto interessi) di fatto il denaro risparmiato dalla rata del mutuo in reddito netto subito disponibile per nuovi consumi.
Ma purtroppo oltre alla subdola propaganda la verità è che i soldi del QE servono per finanziare i folli debiti delle amministrazioni scellerate e fallimentari di governi (comandati da partiti disonesti), e banche.
Sapevatelo POPOLO di STORDITI.
sintetizzando se l’Italia non avesse fatto l’ Italia
ahahahah
non ci credo che tutte quelle inlustri teste che hanno voluto l’eu non ci fossero arrivate.
Il problema è che alle FOLLE stupide hanno raccontato una storiella di comodo, ma ovviamente il disegno è sicuramente un’altra, è solo che allora non poteva essere detto e adesso stanno creando le condizioni per imporlo.
Voi non siete tanto STORDITI, ma dovreste essere obbiettivi.
Ma è ovvio che la politica è corrotta, OVUNQUE!
Almeno gli Italiani paradossalmente sono onesti nel chiamarla con il suo nome, in EU invece è legalizzata e regolata, si chiama lobby. E la lobby più grande è quella degli azionisti della BCE, per cui la BCE non bypasserà mai le banche.
pippo2015@finanza: non ci credo che tutte quelle inlustri teste che hanno voluto l’eu non ci fossero arrivate.
Che sia voluto o meno, sempre di bug si tratta. Non mi spingo a dire che l’hanno concepita apposta così (anche se sono d’accordo), il primo passo è capire che l’UE non può funzionare, invece c’è ancora tanta gente che pensa che i problemi dell’Italia dipendono solo dall’Italia e che l’Europa non c’entra niente, e che non una classe politica più onesta l’Italia sarebbe in una situazione molto diversa (negando di conseguenza le disfunzioni dell’UE/UEM), anzi c’è gente che pensa che la soluzione sia cedere più sovranità all’Europa perchè loro sono più onesti… pura illusione.
pippo2015@finanza: sintetizzando se l’Italia non avesse fatto l’ Italia
ahahahah
Poi uno legge un commento così e capisce perchè vanno di moda i calzini sotto la caviglia (i Lombardi capiranno di sicuro).
i folli debiti delle amministrazioni scellerate? Ma sono azioni pianificate! Dalle istituzioni governative, alle banche, alle aziende di qualunque dimensione si creano voragini di proposito: privatizzare il profitto e socializzare le perdite. Ormai ne ho lette e sentite di tutti i colori e alla fine le volpi la fanno sempre franca perché è la legge che glielo permette… Se l’Europa ci togliesse dai coglioni l’Italia ben venga! Leggi diverse, meno burocrazie e meno tasse, questo forse si pensava negli anni novanta: un sogno! Ma sai come la descrivono lo stile politico dell’UE nei forum americani? Al Southern Italy! Dall’Itaglia a l’Europa: dalla padella alla brace. Se il Brexit va in porto sarà un effetto domino, l’alleanza balcanica e gli altri paesi dell’est faranno il resto e l’UE non avrà più senso di esistere e ma mal che vada per noi si torna alla padella.
Ma è ovvio che la politica è corrotta, OVUNQUE!
Almeno gli Italiani paradossalmente sono onesti nel chiamarla con il suo nome, in EU invece è legalizzata e regolata, si chiama lobby. E la lobby più grande è quella degli azionisti della BCE, per cui la BCE non bypasserà mai le banche.
non ci credo che tutte quelle inlustri teste che hanno voluto l’eu non ci fossero arrivate.
Che sia voluto o meno, sempre di bug si tratta. Non mi spingo a dire che l’hanno concepita apposta così (anche se sono d’accordo), il primo passo è capire che l’UE non può funzionare, invece c’è ancora tanta gente che pensa che i problemi dell’Italia dipendono solo dall’Italia e che l’Europa non c’entra niente, e che non una classe politica più onesta l’Italia sarebbe in una situazione molto diversa (negando di conseguenza le disfunzioni dell’UE/UEM), anzi c’è gente che pensa che la soluzione sia cedere più sovranità all’Europa perchè loro sono più onesti… pura illusione.
sintetizzando se l’Italia non avesse fatto l’ Italia
ahahahah
Poi uno legge un commento così e capisce perchè vanno di moda i calzini sotto la caviglia (i Lombardi capiranno di sicuro).
corvaz@finanzaonline: Ma sai come la descrivono lo stile politico dell’UE nei forum americani? Al Southern Italy!
Menomale che gli Americani fanno distinzione, mica come gli Italiani.
E per coerenza bisognerebbe auspicare non che ci tolga di mezzo l’Italia, ma questo:
https://drseansdiary.files.wordpress.com/2010/04/continentaldrift.gif
Già sarebbe un bel passo avanti, ma poi va tolta di mezzo anche l’UE, per i motivi esposti sopra. Allora sì che si ragiona.
non sono daccordissimo, in Italia le lobby comandano ma nessuno lo ammette. questo esulando dalla questione europea. prendiamo ad esempio l’annosa questione della complicazione delle norme italiane..ovviamente avvantaggia i consulenti..caso vuole capita proprio a fagiolo..occorrerebbe una onlus che faccia un’indagine sui guadagni che determinate categorie hanno sulla complicazione normativa questo è un’esempio..caso vuole ho nominato onlus..altre nuove lobbyes?l’Orlandi ha infilato il tema nella circolare sull’accertamento,….ma andranno a beccare solo il vetraio e la discoteca?mmm, qua si sta privatizzando anche a favore di privati che sono onlus…(ho detto il vetraio perchè “mi piace”…anni fa ero andata da un tipo a farmi fare un preventivo per uno specchio da mettere in camera e mi ha rifilato un biglietto da visita con scritto onlus…).
gainhunter,
Forse mi sono espresso male. Non volevo dire che in Italia non ci sono lobbies. Volevo dire che in UE l’attività di lobbying è prevista e accettata, in Italia non mi risulta, anche se poi sfugge e nessuno fa niente, esattamente come la corruzione.
Di solito in Italia si chiama corruzione, intrallazzi, magna magna, casta. In UE (a parte la corruzione più esplicita) fanno parte dell’attività di lobbying. Se fosse prevista anche in Italia, la corruzione diminuirebbe anche se di fatto non cambierebbe nulla.
Se l’Italia avesse “sfruttato i tassi bassi”, se avesse ridotto gli sprechi, i costi della politica, se avesse fatto le “riforme”, se avesse aumentato l’efficienza, ridotto la corruzione, contrastato le mafie, ridotto i tempi della giustizia e aumentato la facilità del fare impresa, avrebbe contribuito a assorbire i risparmi tedeschi o aumentare i loro investimenti?
Che vuol dire 1) vendere allo straniero 2) quando creare le condizioni affinchè lo straniero investa in Italia equivale a creare le condizioni affinchè l’italiano investa in Italia vista l’alta disponibilità di risparmi 3) e aumentare lo spread credito tedesco – debito italiano.
Oppure il “bug” intrinseco e innato nell’unione europea, venuto alla luce grazie alle riforme tedesche e ai subprime, sarebbe rimasto tale e quale? Oppure l’Italia avrebbe attirato i capitali esteri come Irlanda, Spagna e Grecia, con la conseguente bolla economica?
Avrebbe dovuto farlo perchè era giusto, ma sarebbe stato totalmente inutile e inefficace nel contrastare il vantaggio di competitività e la tendenza deflattiva dell’economia tedesca.
Se la Germania uscisse dall’UEM si toglierebbe solo la manifestazione più evidente dell’impossibilità dell’esistenza dell’UEM. Un bel giorno potrebbe essere la Spagna a fare la sua bella svalutazione interna e concentrazione di ricchezza, tanto non c’è il cambio che lo renderebbe inutile, e allora via, fuori anche la Spagna. Oppure vogliamo fare a chi svaluta (=reprime) di più?
L’euro va eliminato, prima che si autodistrugga da solo e che distrugga anche l’UE.
L’unica alternativa, volendo tenere l’euro, è che gli stati come lo sono ora vanno abbandonati e il potere va spostato a livello locale, togliendolo sia agli organi dell’UE sia ai governi statali (esattamente il contrario della riforma costituzionale). In questo modo non ci sarà nessuno strapotere e gli squilibri avrebbero minore impatto. Meglio se verranno adottati meccanismi surrogati del cambio flessibile.
Io non vedo altre alternative accettabili.