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BANCHE e BAIL IN: non è detta l’ultima parola, anzi si
A volte mi dimentico di essere in Italia. Quando sento che è passata una legge, con la mente tendo sempre ad “adeguarmi”, dando ormai tutto per scontato. Ma poi siamo in Italia…. E in Italia le leggi vengono fatte per poi essere riviste, e tutto diventa relativo.
Anche quelle più insospettabili.
Il Bail-in ormai è dato per assodato. Una normativa europea che prevede il salvataggio delle banche “dall’interno”, con tutti i danni che possono derivare per i clienti ed i possessori di bonds, senza dimenticare i non sottovalutabili effetti psicologici che vanno a ledere la serenità e la tranquillità dei risparmiatori.
Non sto parlando delle proteste dei risparmiatori, ma di quanto hanno detto le istituzioni.
Prendiamo ad esempio il discorso di Visco nella mia Torino, proprio qualche giorno fa:
«Tra le iniziative che il sistema bancario italiano deve considerare per contenere i costi di una crisi per i risparmiatori rientra la predisposizione di meccanismi volontari di intervento, aggiuntivi rispetto ai sistemi obbligatori di garanzia dei depositanti. L’attivazione di tali meccanismi non ricade, secondo gli orientamenti della Commissione europea, nell’ambito della disciplina sugli aiuti di Stato. Il costo di partecipazione sarebbe compensato dai benefici che ne trarrebbero tutti gli intermediari, grazie alla rafforzata fiducia della clientela e all’accresciuta stabilità del sistema. L’opportunità di creare simili meccanismi va valutata attentamente dalle banche»
Notate bene la parola “volontari”. Un discorso che sembra andare a voler agire proprio sulla psicologia dei risparmiatori, prima ancora del’efficacia economica del salvataggio.
Ma scusate, il sistema bancario non era sano e sicuro? Se così fosse, per quale motivo allora Visco chiede nel discorso prima citato, un intervento del sistema bancario PRIMA dell’arrivo del bail in?
Ah già, abbiamo qualche problemuccio con sofferenze e bad bank, e magari non siamo poi così trasparenti. E allora che facciamo? Cerchiamo di aggirare (legalmente) la norma o ancor meglio, chiediamo a gran voce la modifica. Ma non solo ai soliti talk show serali, ma anche tramite strumenti istituzionali, come la Corte dei Conti:
Il bail-in è «del tutto incostituzionale, per contrasto con l’articolo 47 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme». La conversione forzosa delle azioni e delle obbligazioni in titoli di minor valore e il prelievo forzoso dei conti correnti sopra i 100 mila euro, senza contropartite «né incoraggia né tutela il risparmio». Poi è «palese» anche una illegittimità alla luce dell’articolo 3 della Costituzione. Perché c’è una disparità di trattamento tra i depositanti e gli azionisti e obbligazionisti. Questi ultimi hanno una contropartita. I primi no. Il prelievo sui conti correnti è «un vero e proprio esproprio senza indennizzo, non motivato da un interesse generale, ma al dichiarato fine di soccorrere specifici soggetti privati». In questo caso il contrasto è con l’articolo 42 della Costituzione, quello che tutela la proprietà privata. La Costituzione prevede una «funzione sociale» delle banche che il bail-in riconosce solo a metà. (Source)
La presa di posizione della Corte dei conti è anche difendibile, quantomeno eticamente. Ma il problema è che non è così scontato che una norma europea possa cambiare così facilmente come noi siamo abituati. Ed infatti…
“Non ci sono piani per cambiare la Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive, ndr)”, la direttiva europea che ha introdotto il bail-in per le banche, cioè il salvataggio a spese di azionisti, obbligazionisti e correntisti, per la parte eccedente i 100mila euro”. (Source)
Et voilà, il nostro modus operandi non può essere applicato anche alle normative della BRRD.
E allora? Ci si mette anche il buon Mario Draghi il quale dice:
Occorre prendersi cura della fiducia dei correntisti. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha lanciato oggi, nell’annuale dibattito al Parlamento europeo sul bilancio dell’autorità monetaria, un messaggio preciso sui problemi del settore bancario: bisogna applicare con coerenza le regole sul bail-in – quelle che coinvolgono le obbligazioni non garantite e i conti correnti superiori ai 100mila euro nei salvataggi delle banche – e occorre assicurare «che la fiducia nella sicurezza dei depositi sia ugualmente alta in tutti i paesi membri dell’area euro creando uno Schema europeo di garanzia sui depositi». (Source)
Insomma, Draghi cerca di fare da “mediatore” invocando il buon senso nell’applicazione della normativa. Ma alla fine il buon senso può solo essere inteso come “applicazione corretta della norma”, e non certo come applicazione di favoritismi di qualsiasi genere. Facciamocene una ragione (E sarà inutile piangere sul latte versato).
Eh, quanto ci manca il nostro buon vecchio modus operandi….
PS: per la cronaca il nostro Visco ha anche fatto di più, chiedendo apertamente una revisione della procedura di bail in. Patriottico ma poco credibile, mi spiace (con tatno di magra eurofigura demm…) Se avete tempo e voglia, riprendetevi il suo discosto al congresso ASSIOM FOREX CLICCANDO QUI . Buona lettura….e buonanotte….
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la Consob conosceva la situazione né più ne meno come gli altri. Siamo circondati da inutili pachidermi (non salverei neppure la Corte dei Conti che si pronuncia sempre a giochi fatti) legati ai partiti e pieni di raccomandati, superpagati e con la puzza sotto il naso……
come ho già scritto in un altro blog, trovo francamente ridicolo che visco -come la bella addormentata- si svegli solo ora sulle criticità potenziali dell’argomento in oggetto;
ma scusate, dove eravate -vorrei chiedere ai nostri rappresentanti politici in sede UE- quando è stato sottoscritta la bozza per il “bail-in” a livello europeo, prima dal gov letta nel 2013 poi confermato dal gov renzi nel 2014 ?????
ma sopratutto, in qualità di ente vigilante preposto, dov’era BankItalia per svegliarsi solo ora e scoprire che il sistema bancario italiano [definito solido] si porta dietro un problema gigantesco, quelle delle sofferenze bancarie che a fine 2015 a livello europeo sono al 18% del totale -l’italia è al secondo posto parimerito con portogallo nella poco invidiabile classifica, dietro solo all’irlanda le cui sofferenze sono al 21% dell’intero volume europeo per quanto riguarda gli NPL- di cui si parlava solo negli ambienti degli addetti a lavori, lasciando le cronache opportunamente all’oscuro di tutto questo ??
e ancora : dov’era BankItalia nel 2015, dopo almeno 4 anni -dal 2011- che aveva commissariato una ventina di banche italiane, quattro delle quali esplose agli onori delle cronache dopo il ddl del 26 NOV 2015, e due delle quali pesantemente coinvolte in un filone PENALE a coinvolgere i vertici direzionali delle stesse ???
BankItalia era CERTAMENTE al corrente da anni, di quanto avveniva all’interno di Banca Etruria e Banca Marche [visto che da anni aveva inviato i propri funzionari all’interno di queste due banche a vivisezionarne i conti] – le due principalmente coinvolte nel penale non solo per mala gestione ma per truffa vera e propria commessa ai danni dei propri depositanti ed obbligazionisti- al punto che [dopo l’analisi di atti e numeri passati sotto la sua inchiesta da poco avviata] anche il procuratore generale della Corte d’appello di Ancona Vincenzo Macrì nel suo intervento all’apertura dell’Anno giudiziario 2016 afferma :
«Il dissesto di Banca Marche può essere definito il più grave disastro bancario mai avvenuto in Italia dopo quelli di Sindona e di Calvi; l’aumento di capitale, fatto nel 2012 di circa 270 milioni di euro, si è dimostrato fallimentare per tutti quelli che hanno aderito. Quei soldi sono andati perduti, chi ha partecipato ha perso tutto proprio perchè la Banca d’Italia non aveva fornito alla Consob le informazioni sulla situazione di dissesto in cui si trovava.»
Bankitalia annovera più di 7000 dipendenti che ci costano oltre 1 miliardo di € l’anno;
dopo questa prova di assoluta efficienza, francamente mi viene da chiedere quanto sia ancora giustificata una spesa simile.