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CALL e PUT quattro facce della stessa medaglia

Scritto il alle 11:26 da gremlin

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GUEST POST: continuiamo il viaggio all’interno delle opzioni scoperte (Call e PUT), un mercato interessante anche se non per tutti, secondo l’analisi di Gremlin.

Gli operatori commerciali che si impegnano in operazioni di compravendita a termine spesso hanno la necessità di coprirsi da diversi tipi di rischio. I derivati quotati sui mercati regolamentati (futures e opzioni standard dette anche “vanilla”) e alcune tipologie fra quelli non quotati (es. forward) sono gli strumenti finanziari più utilizzati per la copertura del rischio.
Al trader/investitore però non gliene frega nulla della copertura del rischio perchè lui il rischio se lo va proprio a cercare.

Opzioni e stereotipi
Call e put sono gli unici due tipi di opzioni negoziabili. Se si comprano si fa trading classico, cioè si prende una posizione ribassista (con le put) o rialzista (con le call) verso il sottostante. Essendo le opzioni dei derivati significa che derivano da qualcosa e il qualcosa è il sottostante, per cui possiamo avere opzioni su indici e titoli azionari, etf, valute, commodity, tassi di interesse, bond e forse un giorno anche sugli eventi sportivi e sugli orsi polari.
Il trader, inteso come speculatore di breve periodo, e soprattutto l’investitore (inteso come speculatore di lungo periodo) hanno nel loro DNA cultural-finanziario il gene – con allele dominante – dell’acquisto.
Tutti sanno che per operare nei mercati finanziari si deve comprare: così come si compra ciò che serve per vivere, si DEVE comprare anche qualsiasi strumento finanziario come bond, azioni o quote di fondi (o schifezze varie che non sono poche) per sperare di vedere un apprezzamento del capitale investito.
Ben pochi invece scoprono dentro di sè l’allele recessivo della vendita allo scoperto, in pieno accordo coi principi della genetica formale.

Compra e paghi subito
Già detto, aggiungo solo: paghi subito e un giorno incasserai. Cosa incasserai quel giorno non ti è dato di saperlo oggi.

Vendi allo scoperto e incassi subito
Qualcuno vende allo scoperto titoli azionari per mettersi al ribasso ma non incassa nulla subito e paga gli interessi per il prestito titoli. La vendita allo scoperto delle opzioni è invece leggermente differente.
Prova ad immaginare il bancone di un bar: tu ordini il caffè e paghi, il barista ti dà subito il caffè e incassa. Tutto normale.
Con le opzioni anche tu puoi diventare barista ma con la differenza che incassi subito e consegni la merce (se ti va male) dopo un certo tempo. Se ti va bene il caffè non glielo dài proprio, che vada in un altro bar a berlo, e i soldi incassati diventano guadagno (e non furto).
Se invece ti va male devi consegnare al compratore la merce che ha ordinato ad una data precisa e questa merce la devi comprare, quindi se già non ce l’hai in casa rischi di doverla comprare il giorno di consegna pagandola sicuramente un prezzo maggiore di quello odierno. In altre parole se ti va male rischi di incassare oggi 100 e pagare 120 per consegnare il caffè fra un mese.
Questa storia del rischio è meglio chiarirla subito così chi è sulla dritta via dei fondi da investimento continui a rimanerci e non si faccia sviare da operatività finanziarie contro la sua natura genetica.

Contabilità del rischio
Il rischio per definizione non può essere zero per cui ciascuno dovrebbe sapere A PRIORI cosa fare quando le cose non vanno bene. Ad esempio definire degli stoploss, ovvero sotto certi prezzi o in concomitanza con certi eventi di natura fondamentale si decide di liquidare lo strumento finanziario minacciato o compromesso limitando le perdite.
Anche con le opzioni scoperte si può fare altrettanto, tanto chiudere in perdita siamo capaci tutti o sbaglio? (sì lo so che sbaglio, qualcuno ha ancora le Tiscali comprate nel 1999…).
La differenza rispetto ad azioni e quote di fondi è che la chiusura in perdita di una posizione in opzioni scoperte può essere contabilmente annullata anche immediatamente.
Se ho incassato 100 oggi con vendita scoperta e sono costretto a ricomprare a 120 fra un mese (per limitare le perdite) nulla mi vieta di aprire una nuova posizione scoperta che mi permetta di incassare 120.
Esempio: ho 1.000 sul conto e oggi incasso 100 quindi il mio conto va a 1.100; fra un mese chiudo in stoploss e pago 120 e il mio conto scende a 980; subito o quando lo decido io, faccio un’altra vendita allo scoperto e incasso 120 e il conto torna a 1.100 mantenendo il guadagno teorico che avevo pianificato all’inizio dell’operatività.
Prova a fare lo stesso con le Tiscali se sei capace.

Quattro facce per una medaglia
Riassumendo: 2 x 2 = 4 cioè puoi comprare put e call per andare al ribasso/rialzo o puoi vendere allo scoperto put e call per incrementare subito il tuo conto.
Quindi con le opzioni standard hai quattro opzioni e non due perchè puoi fare due operatività completamente diverse fra loro, ma con le stesse cose. Da cui deriva un modo totalmente diverso di fare trading di breve o di lungo.
Naturalmente non è per tutti, dipende dalla forza espressiva dell’allele recessivo e conseguente grado di dimorfismo fenotipico comportamentale.
Se ne riparla.

short strangle

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8 commenti Commenta
Scritto il 10 Febbraio 2015 at 17:48

Anche le opzioni permettono un uso sostanzialmente geometrico della leva finanziaria, con connessa amplificazione delle conseguenze finanziarie, in un senso e/o in un altro.

Se il valore di azioni “X” spot è di 15, si acquistano 1000 azioni, con un investimento e costo di 15.000, qualora a certa data la quotazione è salita a 18, si realizza un profitto netto di 3.000.

Se si è invece acquistato 2000 opzioni call sulle azioni “X” al valore di 15 è chiaro che esercitando i diritti di opzione alla scadenza il profitto è almeno decuplicato (i.e., moltiplicato per 10).

La differenza però risulta rilevante, perché nel caso dei futures la perdita o il guadagno potenziale dello “speculatore” sono molto (ma molto) elevati.

Infatti, con l’uso dei contratti di opzione la massima perdita dello “speculatore” è pari proprio al premio pagato inizialmente e non è una differenza di poco conto.

La finalità di speculazione è chiaramente diversa da quella di copertura. In base ad essa gli hedgers (i.e., chi si copre da rischi eccessivi) non vogliono proteggersi da eventi sfavorevoli, o ridurre il rischio delle transazioni, quanto assumere una posizione attiva sul mercato.

サーファー © Surfer [Ciao/Bravo, Gremlin!]

gremlin
Scritto il 10 Febbraio 2015 at 18:29

grazie !

a buon rendere…

Scritto il 10 Febbraio 2015 at 18:53

Cade proprio a fagiulo, come si dice!

Da leggere attentamente – in specie, per chi è alle prime armi.

M. Cannata (Ministero dell’Economia e delle Finanze, Capo della Direzione Debito pubblico della Repubblica Italiana, il), “Indagine conoscitiva sugli strumenti finanziari derivati” – [Audizione alla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati], Roma: 10 febbraio, 2015

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/presentazioni_studi_relazioni/Audizione_alla_Camera_dei_Deputati_-_febbraio_2015_-_Indagine_conoscitiva_sugli_strumenti_finanziari_derivati.pdf

サーファー © Surfer

gremlin
Scritto il 10 Febbraio 2015 at 19:13

assolutamente outstanding

sto documento è una specie dei stele di Rosetta

finalmente nero su bianco le cause della bancarotta 2011 scritte fra le righe, e ora:

… Alla fine del 2014, gli strumenti derivati per la gestione del debito emesso dalla
Repubblica Italiana, ammontano a circa 159,6 miliardi di valore nozionale e sono
composti da .. ecc ecc

by Hedge Fund Italy

Scritto il 3 Marzo 2015 at 00:33

Ministero dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana (MEF, il), “Focus – I derivati nella gestione del debito pubblico”, Roma: 2 marzo, 2015

http://www.mef.gov.it/focus/article_0005.html

Vero o Falso / FAQ

http://www.mef.gov.it/focus/article_0005.html#cont3

サーファー © Surfer

    Scritto il 4 Marzo 2015 at 10:22

    Guarda, avevo voglia di scrivere un post sull’argomento e su quanta poca trasparenza ci sia sull’operazione derivati. E su come viene gestita IMHO in modo “allegro ” e poco professionale.
    Solo che avrei dovuto dedicare un bel po’ di tempo nella ricerca e nella lettura per poter smascherare in modo chiaro la poca competenza della casta politica che , come spesso accade, non si rende troppo conto di cosa sta facendo, fa dei danni e poi i cocci…sono accollati alla collettività…

lukeof
Scritto il 3 Marzo 2015 at 15:53

Come mi disse un buon operatore in derivati diverso tempo fa:
“Un buon operatore vince il 55% delle operazioni e perde il 45% (in volume)”

Insomma è come il poker, dove la psicologia e la freddezza ti danno quel 5% in piu’ che ti compensa.
Ma occhio sempre al tavolo e a chi gioca, perchè i bari son assai frequenti (e mica solo sul tavolo verde 🙂 )

gremlin
Scritto il 3 Marzo 2015 at 16:27

lukeof@finanza,

lo dico per chi non ha capito:

1. ‘in volume’ significa numero di trade

2. un buon operatore ha il 60% di trade perdenti e il 40% vincenti (volume) e non il contrario

3. un buon operatore stoppa le perdite e fa “correre” i guadagni e quindi chiude l’anno comunque in profitto perchè oltre ad applicare correttamente le regole del trading ha un’idea chiarissima del rapporto rischio/rendimento di ogni trade

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