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Il gap tra Baltic Index, SP500 e commodity
Continuiamo il nostro piccolo viaggio all’interno del nuovo mondo della finanza, comandato da dinamiche che ci costringono a dover riscrivere temporaneamente le logiche intermarket. Ripeto, temporaneamente in quanto questa situazione deve essere normalizzata. Ci vorranno dei mesi, degli anni, ma prima o poi, nel ciclo naturale delle cose, l’acceleratore del Quantitative Easing dovrà essere mollato e ci sarà quella exit strategy che dovrebbe nuovamente normalizzare il tutto.
Quindi questo post serve anche per portarvi un altro messaggio. Non è che l’intermarket sia diventato inutile, anzi! E’ esattamente il contrario! Grazie all’analisi intermarket ci si focalizza meglio sulle anomalie di mercato e meglio si capisce questo particolare momento storico.
Intanto però, le anomalie che giustificano la nostra prudenza sui mercati, continuano ad essere presenti ed evidenti.
Vi porto in evidenza questo ennesimo grafico. Troverete:
a) Indice delle materie prime CRB
b) Shanghai Index (borsa Shanghai)
c) SP500
d) Baltic Dry Index
Una cosa è subito visibile “a occhio nudo”: la decorrelazione a partire dal 2011 dell’indice azionario SP500 dalle altre asset class.
Ma come mai? Ma cosa sarà mai successo?
Beh lo sappiamo benissimo cosa è successo. Quantitative easing.
Interessante però notare che invece le altre 3 asset class hanno continuato a vivere di luce propria, con le solite dinamiche “naturali”.
Ovviamente il Baltic Index non poteva fare diversamente, essendo basato sui costi dei noli . E questo indice risultava quindi, giustamente, correlato come l’indice CRB delle commodity, il quale ha visto sprazzi di euforia nel 2010 nel periodo delle tensioni geopolitiche internazionali.
Invece lo Spoore ha continuato la sua corsa. Ma attenzione, qualcosa si muove per il Baltic Index. Sembra stia rialzando la testa. Un segnale che innanzitutto dà fiducia al mondo delle commodity. Ma una cosa è certa. Il GAP che vi ho segnato, rappresenta l’anomalia del mercato che col tempo è destinata a normalizzarsi.
E come si chiamerà il “normalizzatore” ? Ovviamente si chiama exit strategy, la quale sarà volutamente il meno invasiva possibile.
E’ solo una questione di tempo, questo gap dovrà essere chiuso.
STAY TUNED!
Nessun commento a questi post di intermarket? Forse non c’è niente da dire, hai già detto tutto te, Danilo.
Allora da parte mia complimenti e grazie. E’ per questi post che sono diventato lettore assiduo di intermarketandmore 4 anni fa. 🙂