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Wall Street: correzione normale e fisiologica in atto
GUEST POST – Wall Street e COT Report: Chart e analisi dei dati del CFTC secondo Lukas.
Cari amici, dopo mesi contrassegnati da uno scenario palesemente RISK ON, i mercati finanziari, da due settimane, sembrano essere entrati in uno scenario correttivo, dai caratteri ancora contraddittori, che pone diversi interrogativi circa la loro evoluzione prossima ventura.
Anche questa settimana, lo scenario intermarket, ha registrato, infatti, un nuovo storno delle quotazioni del dollaro Usa, che accentua il down-trend delle quotazioni, in termini reali, delle commodities, che dura ormai da oltre 2 anni. Debolezza delle commodities che da mesi non sembra più avere riflessi coerenti sull’andamento dei rendimenti obbligazionari, che continuano invece a lievitare. Qualcuno attribuisce il conseguente storno delle quotazioni dei bond alla possibilità di una fine anticipata del QE ad opera della Fed. Io invece comincio a pensare che il mercato non veda di buon occhio il nuovo QE made in Japan. Questo secondo stimolo monetario, infatti, raddoppia i pericoli iper-inflattivi dell’intervento, e rischia di vanificare anche i benefici di quello made in Usa. Evidenzio, in particolare, che la svalutazione conseguente del cambio YEN/DOLLARO, argomento, 25 anni orsono, della mia tesi di laurea, minaccia ancor oggi, così come allora, la ripresa dell’economia Usa, che costituisce l’obiettivo dichiarato dell’iper-espansiva politica monetaria della Fed. La reazione ribassista registrata dal dollaro Usa nelle ultime due settimane sembra, a mio avviso, testimoniare platealmente la contraddittorietà ed i pericoli di tale ennesima guerra valutaria I riflessi del suddetto confronto valutario, risultano evidenti anche sull’andamento dei mercati azionari. Quello Usa, dopo un lungo up trend, nelle ultime due settimane, in concomitanza dello storno della valuta americana, è stornato anch’esso del 2,2 %.
Quello giapponese, invece, dopo un vertiginoso e repentino rialzo, subisce da giorni ingenti rovesci. Dopo tale premessa, forse del tutto originale e non condivisa, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 117.406
Large Traders : + 84.815
Small Traders : + 32.591
Si riconferma, quindi, la configurazione complessiva del Cot Report sull’azionario Usa, in auge ormai da oltre 10 mesi. In quest’ultima settimana, registriamo movimentazioni dei diversi operatori pari a ben 23.165 contratti, che consolidano ulteriormente l’assetto del mercato dei derivati azionari, che ha accompagnato il rally degli ultimi mesi. In particolare, i Commercial Traders, vendono ben 23.165 contratti long, e riassumono una posizione Net Short di entità record. Per contro, i Large traders acquistano 14.610 contratti long, e rafforzano nuovamente la loro già ingente esposizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 8.555 contratti long, e riportano la loro del tutto abituale posizione Net Long ad un livello piu’ prossimo a quello della loro media storica. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, ingenti nel loro ammontare, mi inducono a prefigurare un’altra settimana altamente volatile, nella quale si completerà forse la correzione in atto sul mercato azionario Usa, le cui prospettive di medio termine restano però, al momento, ancora impostate positivamente.
Per quanto concerne, infine, la mia operatività, raccolgo i rilievi espressimi, la scorsa settimana, dell’amico Dream, ed evidenzio, a chiarimento di quanto espresso nei miei precedenti interventi, che nell’ultimo anno ho preferito non seguire la direzionalità suggeritami dalla mia analisi settimanale, tramite i classici e ben noti ETF. Ritengo infatti, che la tecnica dello stock picking applicata sul nostro listino nazionale, riduca i rischi e consente di accrescere notevolmente le performance. Stock picking condotto sulla base della strategia “ LONG TERM MOMENTUM “, ossia sulla base delle evidenze empiriche che dimostrano che gli indici, i settori ed i titoli che avranno le migliori performance sono quelli che hanno registrato i migliori risultati negli ultimi 6- 12 mesi. Ogni settimana procedo quindi ad un effettuare un check-up del nostro listino nazionale, ed a scegliere i 10 titoli che faranno parte del mio portafoglio, che dall’inizio dell’anno registra un guadagno del 22 %, a fronte di un incremento del nostro FTSE ALL SHARE pari al 6 %. Il check-up di quest’ultima settimana evidenzia che il nostro mercato azionario è chiaramente impostato al rialzo, e ciò è testimoniato dalle sovra-perfomance registrate, negli ultimi mesi, dagli indici dei titoli a grande e media capitalizzazione ( FTSE MIB e FTSE MID CAP ), a differenza di quanto si registra, invece, per gli indici dei titoli a bassa capitalizzazione. I settori piu’ performanti sono quelli della FINANZA, della TECNOLOGIA, e della MODA, a cui si aggiunge da questa settimana il settore dei MEDIA. Quelli da evitare, invece, risultano oggi essere certamente i settori dell’ ENERGIA e delle TELECOMUNICAZIONI.
Vi ringrazio, come sempre, per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore una serena e proficua settimana.
LUKAS
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bravo lukas, spiegalo ai vecchietti giapponesi che stentano a capire che devono comprare più pannoloni, poi spiegalo anche ai vecchietti italiani, tedeschi, francesi, olandesi che la devono piantare di tenersi addosso tutti quei milioni di miliardi e andare ai Caraibi invece che dal dottore… gli americani invece sono decisamente più giovani ma hanno un modesto problema di redistribuzione dei redditi… ma è poca roba… negli anni 60 quando l’economia cresceva gli utili del settore finanziario erano attorno all’1% del PIL, oggi sono oltre il 5% ma è normale e giusto così, tutta ricchezza vera… quella che finisce nelle tasche dei… $cacca£letame@puzdemerd!!!!!
Sai i giapponesi ancor prima di diventare ” vecchietti “, come li chiami tu….devono risparmiare tanto…..perchè le loro pensioni sono molto meno generose di quelle che ci sono in occidente….e quindi per tutta la loro vita sono costretti a contrarre i propri consumi……eppoi non contenti di quanto combinato durante la seconda guerra mondiale……si riaffidano ancor oggi……ai nazionalisti di turno !!!
i giapponesi hanno smesso di risparmiare da tempo, oggi il tasso di risparmio è tra i più bassi del mondo, appena sopra lo zero. Tuttavia questo che pure è uno di quei dati macro davvero fondamentali neppure viene riportato, ennesima dimostrazione che è la coglioneria la malattia terminale dell’umanità.
Scusa potresti leggerti il link postato sopra? Guarda roubini cosa dice al punto 5…no perke’ quando 3 mesi fa ho scritto io la stessa cosa me ne hai dette di ogni…
Dream oggi altra violenta reazione ribassista del dollaro….contro yen …..
I giapponesi sono ormai 30 anni che stentano a capire…che la loro ripresa economica….deve attuarsi in primo luogo attraverso la crescita dei consumi interni……e non mediante svalutazioni concorrenziali della propria valuta…..che innescano le giuste reazioni degli altri paesi…e sono inevitabilmente destinate a fallire.