in caricamento ...

Tribuna politica: solo tanto fumo ma nessuna risposta chiave

Scritto il alle 09:49 da Danilo DT

Come conciliare fiscal compact e crescita economica?

In data 15 gennaio, ovvero un mese fa, iniziavano a scannarsi in tribune elettorali di diverso genere i tre leaders candidati al ruolo di Premier.
Monti, Bersani, Berlusconi.
Nel frattempo è successo un po’ di tutto. Chi prima si amava, ora viene odiato e viceversa, chi prima era appoggiato ora è fortemente contrastato…Il favoloso teatrino della casta politica italiana dove capita tutto il contrario di tutto. Ormai siamo alla barzelletta!

Definire promesse da marinaio le esternazioni dei politici di questi giorni, credo sia un eufemismo ed una dura offesa nei confronti di chi vive buona parte della vita in mare.

Tutti tagliano imposte, regalano soldi, rimborsano capitali. E poi una volta in cabina di regia, quello che sanno fare è aumentaore sempre ed inesorabilmente l’accoppiata tasse-debito pubblico.

Il sistema Italia è marcio, marcio fino al midollo, ed è palese che trovare soluzioni sia veramente difficilissimo. Anzi, siamo sinceri, è impossibile.

In quel 15 gennaio io scrissi un post, intitolato “Monti-Bersani- Berlusconi: quale è la vostra posizione sul FISCAL COMPACT? “. La domanda che poi era il leitmotiv del post era chiarissima ed inclusa nel titolo. FISCAL COMPACT, come gestirlo?

Tutti vogliono spingere l’economia al rialzo, la crescita come priorità è sulla bocca di tutti. E alla fine, pensandoci bene, mi scopro me medesimo un eccezionale e potenziale valido Premier. Pensavo …magari avrei potuto abolire anche l’IRPEF, una tassa fastidiosa che, se cancellata, darebbe un grande sprint ai consumi, al risparmio e farebbe ripartire l’economia.
Ovviamente la mia è una provocazione, ci mancherebbe. Però come ho scritto nel post sopra citato,  TUTTI stanno continuando a fare i conti senza l’oste. Mi sta bene tagliare le tasse (necessario), rilanciare l’economia e la produttività (necessario) e stimolare la crescita economica e la competitività delle nostre aziende (necessario), PERO’ c’è anche un altro rovescio della medaglia. Si chiama appunto FISCAL COMPACT.
Dove sta il problema? Che oggi, 14 febbraio, giorno di San Valentino, NESSUNO ha ancora detto in campagna elettorale come conciliare FISCAL COMPACT e CRESCITA ECONOMICA.

E proprio come scrivevo in quel post, ho deciso di fare una promessa, a chi mi risponde in modo serio e coerente, non solo darò il mio voto, ma farò anche una sonante campagna elettorale “a gratis.” Perché se lo merita e perché con una risposta a questa questione avremo risolto BEN OLTRE il 50% dei problemi dell’Italia.
Ma non preoccupatevi, credo che dovrò continuare a restare nella neutralità, perché all’orizzonte non si intravedono grosse risposte sulla questione. Tutti ci girano attorno ma di concreto nulla.
Intanto, per chiarirvi un po’ le idee sull’importanza della questione, vi propongo questa veloce lettura.
Con la preghiera di diffondere questo post, perché LA GENTE DEVE SAPERE che ci stanno prendendo TUTTI per i fondelli.
La chiave di tutto è il connubio tra fiscal compact e crescita economica.
Basta vendere fumo. VOGLIAMO risposte!

Quali margini di manovra ha l’Italia in relazione ai vincoli posti sia dai trattati europei, sia dal mercato internazionale che rifinanzia il nostro debito? L’impegno assunto dal Governo italiano (2011) di arrivare al pareggio di bilancio entro il 2013 ha comportato la riduzione di circa 35-40 miliardi di spesa in deficit in pochissimo tempo, con una formula mista di aumento delle tasse e tagli alla spesa. La prevalenza del drenaggio fiscale ha tolto denari per i consumi (-4% nel 2012) alle famiglie e mandato il mercato interno in recessione grave, -2,1% del Pil nel 2012 e -1% proiettato nel 2013. Tale vincolo, pur irrazionale, non potrà essere modificato da un futuro Governo, perché rende credibile la promessa al mercato di ripagare il debito nel futuro mostrando che non lo aumenterà con cumuli di deficit annui.
Ciò impedirà di stimolare la ripresa attraverso investimenti pubblici in deficit. Ma un altro vincolo è peggiore. L’Italia ha siglato l’eurotrattato Fiscal compact che impone la riduzione di un ventesimo all’anno del volume assoluto del debito pubblico, fino al raggiungimento di un rapporto del 60% tra debito e Pil, a partire dal 2014-15. Nessuno capisce come l’Italia potrà ridurre di circa 40 miliardi all’anno il proprio debito. Inoltre, non si capisce perché mai dovrebbe farlo nel momento in cui blocca l’aumento del debito stesso, via pareggio di bilancio, cosa che ne implica una riduzione implicita del 2%, cioè del tasso di inflazione nominale annuo, equivalente a 40 miliardi che quindi non servirebbe spendere veramente.
La conferma di tale vincolo renderebbe l’Italia un inferno: quasi 90 miliardi all’anno per pagare gli interessi sul debito e altri 40 per ridurne un’aliquota. In prospettiva la cifra scenderebbe, ma per quasi un decennio resterebbe attorno ai 100 miliardi. Sostenibili? Improbabile sia con il metodo di tagliare tanta spesa pubblica e tasse, sia con quello di aumentare ancora le tasse stesse.
In conclusione, qualunque Governo esca dalle elezioni, anche considerando lo scenario migliore di ripresa della domanda globale e dell’Eurozona, non potrà stimolare e/o stabilizzare l’economia italiana se non sarà capace:

(a) di attutire i vincoli esterni;

b) di ridurre il debito vendendo patrimonio pubblico e non con denari fiscali.

Tra le due azioni, l’operazione “patrimonio contro debito” sarebbe quella più risolutiva e motivo solido di credibilità per alleggerire la pressione del Fiscal compact sull’Italia. Che di questo non si parli in campagna elettorale è sorprendente e preoccupante. (Source)

STAY TUNED!

DT

Non sai come comportarti coi tuoi investimenti? BUTTA UN OCCHIO QUI | Tutti i diritti riservati © | Grafici e dati elaborati da Intermarket&more su databases professionali e news tratte dalla rete | NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

13 commenti Commenta
Gigi
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 12:54

Caro DT, permettimi di correggerti su alcune cose.
Tu scrivi “…NESSUNO ha ancora detto in campagna elettorale come conciliare FISCAL COMPACT e CRESCITA ECONOMICA….”
In mancanza di crescita economica non é possibile onorare il Fiscal Compact. Infatti, come tu hai correttamente descritto, occorrerebbe almeno un pareggio strutturale di bilancio ed un minima crescita economica per onorare il Fiscal Compact (e forse non basterebbero neppure). Da Monti in poi abbiamo avviato una decrescita strutturale che porterà inevitabilmente a far saltare il nostro fragile pareggio di bilancio. Dunque salterà il Fiscal Compact.
Di questo dobbiamo prendere ormai atto.
Partendo da questo dato di fatto, contrariamente a quello che tu dici, qualcuno ha già detto che la prima cosa da fare oggi é liberarci da questi vincoli europei non più sostenibili (e che probabilmente stanno avvantaggiando solo la Germania) e concentrarci solo nel riportare la crescita nel nostro Paese con il conseguente futuro pareggio di bilancio.
Il Fiscal Compact ormai é irraggiungibile, e non solo dall’Italia.
A mio parere ci vorranno molti anni per recuperare i disastri di Monti, soprattutto in termini di fiducia nello Stato e nelle istituzioni, senza contare che (e qui hai pienamente ragione) se continuiamo a permettere che il marcio permei così profondamente politica e giustizia, non recupereremo mai nulla.
Per parlare poi dell’argomento “…ridurre il debito vendendo patrimonio pubblico e non con denari fiscali…” é chiaro che i denari fiscali (IMU, IVA e patrimoniali varie) di Monti hanno distrutto valore, paradossalmente hanno distrutto proprio il valore di quel patrimonio immobiliare pubblico che avremmo potuto (e dovuto) utilizzare per ridurre il debito.
Vendere oggi il patrimonio immobiliare é diventato quasi impossibile (vedasi la stasi del mercato immobiliare) e piazzare sul mercato le partecipazioni azionarie statali agli attuali prezzi sarebbe svendere (non vendere) patrimonio pubblico.
Senza contare che, dopo la loro eventuale vendita, il bilancio dello Stato non potrebbe più contare su dividendi cospicui (ENI, ENEL ecc.), il che deprimerebbe ulteriormente i conti economici del Paese.

calciatore
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 13:07

FISCAL COMPACT, VINCOLI DI BILANCIO ED ALTRO SONO IL TRISTE FRUTTO DELLA RICERCA DI EUROPA. NON SI PUO’ FARE. SONO SODDISFATTO CHE IN QUESTI ULTIMI MESI SI STA AFFERMANDO UNA CONVINZIONE IN EUROPA CHE FINTANTO VI SARA’ UNA PSEUDO UNIONE ED UNA MONETA UNICA NON SI POTRA’ USCIRE DALLA CRISI. LA VERITA’ E’ CHE LA MONETA EURO HA FALLITO IL SUO SCOPO, ANZI E’ DIVENTATA L’IMPUTATO PRINCIPALE DELL’AVVITAMENTO DELLA CRISI. PIAN PIANO UN MOVIMENTO ANTI EURO PRENDERA’ IL SOPRAVVENTO DECRETANDO LA FINE DI QUESTA TRAGICO ESPERIMENTO.

atomictonto
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 15:07

Beh ma qualche idea si è vista e ci sarebbe.
– Tagli generalizzati ai costi della politica (poco risparmio ma grande “moral shock” positivo) con il dimezzamento dei parlamentari, fine dei vitalizi ma contribuzione nel normale sistema pensionistico con lo stipendio – tagliato e messo in piena media Europea, eliminazione delle Province definitiva, accorpamento dei comuni sotto i 1500 abitanti in macrocomuni con risparmio enorme di sindaci, assessori e accessori vari (e naturalmente vendita all’asta dei municipi soppressi, quasi sempre edifici di grande valore storico e artistico che frutterebbero belle entrate e meno spese).
– Liberalizzazioni vere, di tutto: taxi, ultimo miglio di acqua, luce e gas, apertura di esercizi commerciali all’americana: sintetica richiesta unica al comune, polizia e vigili del fuoco con la logica “intanto apri poi vediamo se sei in regola, altrimenti ti chiudo”. eliminazione di assurdi albi professionali come quello dei notai – una vera casta monarchica che lucra soldi enormi in cambio di pratiche scritte da praticanti a pane e acqua e ti guarda mentre firmi, potrebbero farlo gli avvocati e i commercialisti x molto meno – e l’albo dei giornalisti secondo il banale concetto dell’editoria: se c’è qualcuno che vuole leggere cio che scrivo posso essere uno scrittore ma non un giornalista?
– Riordino delle filiere, non è possibile che ci siano filiere con 7-9 passaggi di cui 6 passaggi commerciali all’ingrosso: troppa gente magna senza senso. Si creino piuttosto dei grandi consorzi di grossisti per regione e tipologia merceologica. Nel mondo dei parcel carrier presenti ovunque non servono tutti i passaggi di mano prima dei 2 container, poi dei 10 bancali, poi di un bancale, poi di 3 casse ed infine delle 5 bottiglie (per dire).
– Introduzione del diritto legale a non pagare in assenza di regolare ricevuta/fattura. Vediamo se conviene “risparmiare” il 21% di IVA senza fattura o il 100% non pagando del tutto in assenza della stessa. Introduzione della regola “3 strike and you’re out” negli accertamenti della GdF sugli esercizi commerciali: 1 scontrino non fatto, anche di 1 euro e ti chiudo per 10 giorni, altro scontrino non fatto e ti chiudo per un mese, terzo strike e ti chiudo per sempre annullandoti tutte le licenze. Vediamo chi rischia per fare un panino e sprite in nero…
Grazie al redditometro si possono introdurre un casso di belle cose: tutti coloro che dichiarano redditi palesemente assurdi, penso ai famosi dentisti con i loro 13000 euro lordi/anno di media, accertamento fiscale non solo a loro ma a tutto il parentado, minori compresi…cosi saltano fuori case, barche, chalet etc… e si confisca.
— Di idee ce ne sarebbero per coniugare il fiscal compact con la crescita…bisogna far diventare l’Italia un PAESE NORMALE.
Saluti.

jonapw
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 15:59

Nella campagna elettorale del momento dove tutti sono pronti a regalare soldi e facili promesse io penso che l’unico programma politico che parla delle reali esigenze necessarie e che cerca di descrivere le cose che sono da fare sia il movimento Fermare il Declino di Giannino.
Poi probabilmente anche qui ci potrebbero essere delle cose da correggere, ma al momento mi sembrano i più sensati.

zanella51
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 16:29

atomictonto:
la vera evasione non stà nel commercio(che pure deve ASSOLUTAMENTE TASSATO PER INTERO) ma nelle sotto o sopra fatturazioni delle grosse aziende.
il rigore comunque deve essere severissimo:
azzeramento di tutte le spese della politica parassitaria, accorpamento dei comuni al di sotto di 5000 abitanti, azzeramento delle provincie, abolizione delle regioni a statuto speciale, ecc ecc.
ma questo non risolverebbe niente se non spostere di qualche anno la resa dei conti.
MA LO VOGLIAMO CAPIRE CHE IL VERO PROBLEMA E’ L’EURO?
prima ce ne andiamo e meglio sarà.
nessuno ne parla, l’unico è il M5S che propone un referendum popolare per decidere se rimanere nell’euro o uscirne.
E’ necessario un VERO DIBATTITO per far conoscere alla gente i pregi(pochi) e i difetti (tanti) della permanenza in QUESTO EURO.

lampo
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 16:35

atomictonto@finanza,

Quando ti candidi fammi sapere… che vengo immediatamente a votarti e a farti la campagna elettorale 😉 :mrgreen:

Scritto il 15 Febbraio 2013 at 19:06

jonapw@finanza,

concordo

jonapw
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 21:46

Penso che allo stato delle cose uscire dall’euro sia la cosa peggiore, non abbiamo nessun tipo di di materie prime (forse perchè non le cerchiamo?) e la nostra lira si svaluterebbe parecchio, quindi ulteriore calo di potere di acquisto. Decisioni così importanti non si possono demandare ad un referendum popolare.

DT a questo punto campagna elettorale per Fermare il Declino 😉

lampo
Scritto il 15 Febbraio 2013 at 23:13

jonapw@finanza,

Forse il problema maggiore è che non abbiamo neanche una classe dirigente in grado di gestire il dopo euro (almeno per il momento). E credo che gli stessi italiani non siano pronti, in termini di spirito di sacrificio e collaborazione che sarebbe fondamentale all’inizio.
Per cui temo che siamo come i capponi del Manzoni: ci stiamo becchettando l’un l’altro per la supremazia, ma abbiamo tutti i piedi legati… e andremo tutti a finire nella stessa padella. 🙄

kry
Scritto il 16 Febbraio 2013 at 00:40

jonapw@finanza,

lampo,

Io sono sempre stato molto titubante riguardo l’abbandono dell’euro. Questo segue mi sta facendo riflettere. http://www.qelsi.it/2012/ritorno-alla-lira-la-bilancia-commerciale-italiana-e-i-vantaggi-della-svalutazione/ Come ribadito in questo post: Quello che in verità manca all’Italia non è la forza lavoro, le competenze, le professionalità (ripetiamo, sempre per adesso, ma più avanti si va in questa lenta agonia e maggiori sono le possibilità che la meschina classe dirigente attuale riesca a piegare le ultime resistenze ancora vive del paese), ma una vera classe dirigente, fatta di politici e imprenditori capaci di valorizzare queste risorse……. Buona notte e buona lettura.

kry
Scritto il 16 Febbraio 2013 at 01:09

lampo,

A dicembre il saldo è pari a +2,2 miliardi, derivante da un surplus con i paesi extra Ue (+3,3 miliardi) e di un disavanzo con i paesi Ue (-1,2 miliardi).

Nel 2012, il saldo commerciale, sostenuto dall’ampio avanzo dei prodotti non energetici (+74,0 miliardi), raggiunge +11,0 miliardi. Questo surplus, il più ampio conseguito dal 1999, si realizza in un contesto annuo di crescita del 3,7% dell’export e di flessione del 5,7% degli acquisti. http://www.istat.it/it/archivio/82327

lampo
Scritto il 16 Febbraio 2013 at 11:57

kry@finanza,

Non leggere come faccio io di notte… dopo ti vengono strane idee in testa…. e la mattina dopo è ancora peggio, perché nel frattempo nel subconscio le hai digerite ed amplificate! 😆 😆

Scherzi a parte sinteticamente ti rispondo che uno dei fattori pro l’hai descritto bene tu (e anche altri partecipanti del blog che hanno scritto anche dei post a riguardo).
La palla al piede però è la nostra bilancia commerciale per quanto riguarda l’energia: ricordo che praticamente non abbiamo da diversi decenni una politica energetica (e si vede… vedi Alcoa, ecc.).

Quindi il vantaggio competitivo derivante dalla conseguente svalutazione (più o meno marcata) in molti settori industriali (e anche a livello dei consumi delle famiglie) sarebbe drasticamente azzerato se non peggiorato dal problema dei costi energetici.

Forse adesso capisci meglio il mio commento riguardo alla classe dirigente che manca per poter fare una transizione del genere… e alla descrizione dei capponi.

Bisognerebbe PRIMA di avventurarsi per una strada del genere esaminare accuratamente quali settori industriali, manifatturieri, ecc. si avvantaggerebbero e quali per sopravvivere al trambusto iniziale avrebbero bisogno di incentivi statali per ridurre la bolletta energetica (ricordo non ci sarebbe più l’Europa a spaccare i marroni con cosa è aiuto di stato e cosa no… a seconda del politico e dello stato di turno che deve attuarli… provate a vedere in Francia per esempio cosa è avvenuto nel passato e cosa avverrà nel prossimo futuro).

Scritto il 18 Febbraio 2013 at 18:53

Parte il sondaggio di I&M sulle elezioni!!!!
guardate nella colonna di destra del blog!

buon sondaggio a tutti!

I sondaggi di I&M

Come vorresti I&M?

View Results

Loading ... Loading ...