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ARGENTINA: ad un passo da un nuovo default tecnico
Nuovo Default Argentina alle porte? Buenos Aires condannata dal giudice di New York a pagare i vecchi possessori di bond NON ristrutturati. E la protesta popolare cresce sempre di più. Rischio sociale fortissimo.
Vi chiederete come mai su Intermarketandmore si parla di calcio… In realtà qui il calcio non c’entra proprio nulla. Parliamo di Argentina (ancora una volta) e del rischio di un nuovo default del paese dell’America Latina.
L’episodio è di qualche domenica fa, ed ha come protagonista il calciatore dell’Atalanta Denis. Durante la partita vinta con l’Inter, l’attaccante argentino mostra a tutti una t-shirt, dopo aver segnato l’ennesimo gol, con un simbolo stampato (una K sbarrata) che non sarebbe altro che una protesta con un chiaro sfondo politico, protesta più che mai in voga in terra argentina perché rivolta contro il governo presieduto da Cristina Kirchner, la donna salita sulla poltrona più importante lasciata libera da suo marito, Néstor Carlos Kirchner.
Con il termine “Kirchnerismo” s’intende la corrente politica argentina che appoggia l’azione dei presidenti Néstor Carlos Kirchner (deceduto nel 2010) e Cristina Fernández de Kirchner, moglie del primo e presidente dal 2007. La maggior parte delle forze politiche argentine si sono divise in kirchneristi e anti-kirchneristi: peronismo, radicalismo (conosciuti come Radicali K), socialismo, democrazia cristiana. I settori kirchneristi si riconoscono dall’utilizzo della lettera “K”.
E la polemica è cresciuta talmente tanto che venerdì, dopo mesi di proteste, il popolo argentino si è riversato nelle piazze delle principali città per dire il suo “no” all’attuale Governo sostenuto dal centro-sinistra. Una manifestazione enorme, che ha portato per strada centinaia di migliaia di persone. (Source)
Queste news non ci colgono di sorpresa in quanto ne parliamo da giorni di un nuovo possibile default Argentina. Intanto però c’è un’importante novità. Se prima la situazione era traballante, ora è drammaticamente complicata.
Il giudice di New York condanna l’Argentina
Il tribunale di New York ha stabilito che l’Argentina dovrà pagare anche i possessori di bond che non accettarono la ristrutturazione successiva al default del 2001. Finché non lo avrà fatto, il Governo argentino, inoltre, non potrà continuare a pagare gli interessi ai proprietari delle obbligazioni ristrutturate. Il Paese si trova così sull’orlo di un nuovo potenziale default tecnico da 24 miliardi di dollari sul debito emesso nei concambi del 2005 e del 2010.
La decisione del giudice distrettuale di Manhattan, Thomas Griesa, è l’ennesimo capitolo di una saga giudiziaria che si trascina da una decina di anni. E non sarà l’ultimo. In seguito al default da quasi 95 miliardi di dollari, l’Argentina offrì ai possessori di obbligazioni divenute insolventi nuovi bond con uno sconto del 70%. Circa il 92% dei risparmiatori accettarono, anche perché a corto di alternative. Chi non si è rassegnato ha fatto causa al Governo di Buenos Aires.
Il 26 ottobre una corte d’appello statunitense aveva confermato una precedente sentenza di Griesa (82 anni), che imponeva all’Argentina di trattare i detentori di bond insolventi allo stesso modo di quelli che avevano accettato la ristrutturazione e di rimborsare circa 1,3 miliardi di dollari a Nml Capital, il ricorrente che avanza le pretese più consistenti. Il Governo di Buenos Aires aveva immediatamento chiesto di sospendere la decisione in attesa di una nuova pronuncia da parte della corte d’appello. Ma Griesa ha rigettato l’istanza, scrivendo nella sua ordinanza che «meno tempo avrà l’Argentina per sottrarsi ai suoi doveri, meno probabilità ci saranno che lo faccia». Il giudice ha anche citato alcune dichiarazioni del presidente Cristina Kirchner, che aveva assicurato che «non avrebbe pagato un dollaro ai fondi avvoltoi», come chiama i detentori dei bond insolventi. Di fronte a «minacce» di questo genere, sostiene Griesa, era necessario prendere contromisure immediate.
Griesa ha anche ordinato all’Argentina di versare i soldi in un deposito di garanzia prima di continuare a rimborsare i risparmitori “ristrutturati”. Non solo. Se l’Argentina decidesse di ignorare l’ordinanza, gli intermediari finanziari coinvolti nelle operazioni di pagamento (in primo luogo Bank Mellon di New York) potrebbero essere ritenuti responsabili.
L’Argentina è all’angolo. Quest’anno ha in scadenza 4 miliardi di dollari di rimborsi, compresi 3,4 miliardi in warrant legati alla crescita economica il 15 dicembre.
Il Governo ha già fatto sapere che farà appello contro la decisione di Griesa, arrivando fino alla Corte Suprema se necessario. Nei suoi ricorsi sarà affiancata dai risparmiatori e dagli investitori che hanno aderito alla ristrutturazione e che ora rischiano di perdere i propri soldi. Il caso potrebbe costituire un precedente anche per altre ristrutturazioni, compresa quella greca.
Nel frattempo, i bond argentini sono diventati i più cari al mondo da assicurare, secondo Bloomberg. I credit default swap a un anno sono saliti di 224 punti base fino a un picco di 6.506. I warrant denominati in dollari hanno perso il 14%, quelli in pesos il 7,6%. (Source) .
Beh, direi che questa sentenza mette in ginocchio in modo evidente l’Argentina. La frase chiave è la seguente: “ … dovrà pagare anche i possessori di bond che non accettarono la ristrutturazione successiva al default del 2001. Finché non lo avrà fatto, il Governo argentino, inoltre, non potrà continuare a pagare gli interessi ai proprietari delle obbligazioni ristrutturate.”
La Kirchner dice in una nota che Lei tanto farà quello che vuole. Buona parte di questi bond NON ristrutturati sono in mano ad hedge funds che non avevano aderito al piano di ristrutturazione.
Siamo alla vigilia di quello che gli economisti chiamano “default tecnico”. Per circa 24 miliardi di dollari. E ci risiamo.
CDS Argentina
STAY TUNED!
DT
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Molto interessante e…triste! Non entro nel merito della sentenza del tribunale di NY. Mi limito a constatare, molto amaramente, che è proprio tutto il mondo che sta andando a rotoli…ma i signorotti della finanza sono sempre lì, a dettare legge e far la morale. Quando ne usciremo fuori? Quanti sacrifici e quanti soprusi dovremo subire, noi comuni mortali?
Non sono un legale ma mia moglie si e quindi “mastico” legalese da anni.
Ma scusate…da quando un Giudice distrettuale di Manhattan, equivalente ad un nostro TAR, può obbligare una Stato sovrano estero a fare alcunche??
Guardate che il Governo Argentino e la sua banca centrale possono semplicemente fare al Giudice di NY una pernacchia e fregarsene, al limite questo Giudice può agire bloccando fondi e proprietà fisicamente presenti nella sua giurisdizione dovendo però prima rivolgersi ad una Corte federale USA trattandosi di un provvedimento contro Stato estero che coinvolge quindi il Ministero degli esteri che è parte del governo Federale USA.
Non è che, supponiamo, se il TAR della Lombardia decide che alcuni ricorrenti di Milano hanno ragione contro una finanziaria Turca, quindi extra-UE (stesso per l’Argentina che non è parte degli USA!), questo TAR possa andare in Turchia a confiscare, dettare legge etc…
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A mio modesto avviso avete preso una cantonata, questa è una non-notizia, ritengo la sentenza di un Giudice locale USA del tutto ininfluente, salvo appunto confische in loco (quel distretto della città di New York), verso le incombenze del governo Argentino.
Approfondirò 🙂
Comprendo. Ma faccio solo una domanda: nell’articolo c’è chiaramente scritto che Bank Mellon of New York (banca americana), che gestisce i pagamenti relativi ai bond argentini, potrebbe essere ritenuta responsabile se continuerà ad operare nel suo mandato di intermediario. Se fosse vero, con conseguente danno per un privato (da capire e valutare), non sarà molto facile per l’Argentina spostare le somme presso altro istituto (chi vuole perdere un “cliente grosso”?). In quel caso che si fa?
Questa sentenza non è dirimente circa il comportamento dell’Argentina nei confronti dei possessori di vecchi bond che non hanno aderito al concordato.
Il problema per l’Argentina è l’accesso al credito ed ai mercati internazionali di capitali e merci.
L’Argentina, come qualsiasi altro paese sviluppato non può sopravvivere ad un embargo finanziario e commerciale.
Ciao, in rete non è facilissimo trovare dati sui CDS. Eventualmente faccio poi una carrellata qui su I&M! Continua a seguirci!
Dici bene, la cosa interessante però è il capitolo su Bank Mellon. Lì si che bisogna capire cosa intende dire il giudice. Intanto però la situazione disastrata dell’Argentina è indiscutibile. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi.
ilcuculo@finanza,
Esatto… ahimè…
Riporto un commento trovato sul Wall Street Italia……
” Non ho esaminato a fondo i dati dell’Argentina, però prima di esaminarli provo a pensare male, ovvero provo a capire i motivi eventuali dei detrattori dell’Argentina. Provate a immaginare come viene vista sui mercati finanziari internazionali, quali sono i motivi che potrebbero portare alcuni Stati e le banche d’affari più importanti del pianeta a remare contro l’Argentina. Se l’Argentina e il suo modo di ristrutturare il debito pubblico avessero successo sarebbe un invito per tutti i Paesi con problemi relativi al debito pubblico a fare altrettanto, e come sapete il problema è molto sentito in Europa, inoltre vi è il rancore ancora forte sentito da molte istituzioni finanziarie internazionali che non hanno dimenticato la fregatura subita 10 anni fa, quindi motivi per remare contro l’Argentina ve ne sono a bizzeffe, direi che vi sono solo motivi detrattori e zero a favore. “
Fitch ha tagliato il rating dell’Argentina di cinque gradini da ‘B’ a ‘CC’.
Ritenuto «probabile» poi un default sui pagamenti.
1,33 MLD DA PAGARE. L’Argentina è stata condannata a pagare 1,33 miliardi di dollari ai fondi speculativi detentori del suo debito e che hanno rifiutato lo scambio di titoli dopo il default del 2001.
http://www.lettera43.it/economia/macro/argentina-rating-tagliato-probabile-default_4367574194.htm
Beh, allora avevamo visto giusto…
ciao Dream sai dirmi se in rete è possibile accedere ai dati relativi all’andamento dei Cds dei vari stati ?? Oltre bloomberg(che è una piattaforma a pagamento) c’è un’alternativa ??Un saluto e grazie per quello che fai e fate… 😉