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La nuova colonizzazione finanziaria: i Fondi sovrani
Italia: il Bel Paese. Luogo dove la cultura regna sovrana, dove le tradizioni culinarie sono famose nel mondo e dove ultimamente la crisi del debito sta mettendo in ginocchio il paese.
Questo è un fatto noto. Come è probabilmente noto il fatto che una banca come Unicredit, con tutti i difetti che può avere, oggi è diventata una banca che quasi non parla più italiano.
L’operatore di private equity e gestore di fondi hedge britannico Pamplona Capital Management ha comprato circa il 5% del capitale di UniCredit, incrementando la sua precedente quota che era all’1,99%, diventando così il secondo azionista della banca italiana. il primo azionista di Piazza Cordusio al momento è il socio Aabar che ha in portafoglio circa il 6,5% del capitale sociale. (…) “Siamo entustiati di questo investimento”, ha dichiarato un portavoce del fondo britannico, “e crediamo che il management team di UniCredit possa orientarsi con successo nella crisi europea per rafforzare ulteriormente la posizione della banca nel proprio mercato di riferimento”. Tra i soci di UniCredit anche Central Bank of Lybia al 4,98%, Fondazione Crt al 3,85%, Fondazione Cariverona al 3,53%, BlackRock al 3,1%, Carimonte al 3,01%, Capital Researchal 2,73% e Allianz al 2,01%. (Source)
Fa piacere leggere che si è entusiasti di questi nuovi soci, anche perché, in quest fase di mercato, avere contanti a disposizione non è comune e quindi, un ingresso possibilmente non ostile non può che fare piacere.
Ma c’è anche un rovescio della medaglia.
Ormai quanto è successo in Unicredit (che ho preso come esempio) è capitato per moltissime altre società, tanto che oggi la Consob ha pubblicato proprio qualche ora fa un report veramente preoccupante che ha come soggetto gli investitori esteri. Ma una categoria molto particolare: i silenziosi ma pericolosi Fondi Sovrani:
In Italia oltre un terzo delle società quotate è partecipato da Fondi sovrani, mentre questa percentuale è compresa fra il 15 e il 25% circa nei maggiori paesi europei. A fine 2011 i fondi sovrani gestivano asset per circa 4.600 miliardi di dollari Usa, pari a circa il 6% del Pil mondiale, per un peso delle partecipazioni sulla capitalizzazione dei mercati azionari dei principali Paesi europei intorno al 3%. Nel complesso i fondi sovrani internazionali detengono partecipazioni azionarie in 102 società italiane quotate in Borsa, pari al 35,6% di quelle del listino, e “pesano” per il 2,2% della capitalizzazione di Piazza Affari. Secondo la Commissione si tratta comunque di stime al ribasso, poiché solo 11 fondi su 64 forniscono dettagli sulle partecipazioni detenute. Nelle altre Borse europee, i fondi sovrani puntano su più società: 172 in Francia, 174 in Germania, 400 nel Regno Unito, ma “coprono” di meno il listino (19%, 16,5% e 24,6% rispettivamente). È però superiore il peso sulla capitalizzazione: 2,6% in Germania, 3% nel Regno Unito. Solo in Francia é inferiore, pari al 2%. Secondo la Consob, a conclusione del rapporto, l’eventuale trasferimento del controllo di un’impresa strategica in favore di un fondo sovrano può «risultare una minaccia per la sicurezza nazionale». (Source)
Per farla breve, le borse arretrano, la crisi avanza. C’è un bisogno maniacale di soci e di capitali. Ed ecco che arriva lo straniero, il conquistatore, colui che non usa più la spada per dominarci ma usa il denaro. Alla fine il risultato è lo stesso. Noi siamo sempre più deboli e loro vincono la guerra finanziaria. Progressivamente perderemo le nostre piccole perle e i nostri pezzi di storia. E a comprarli saranno gli arabi, i cinesi, gli indiani, i norvegesi.
Al vertice di questa nuova schiera di conquistatori troviamo il fondo sovrano di Abu Dhabi, l’Abu Dhabi investment authority che con 625 miliardi di dollari di asset, e’ il piu’ importante fondo sovrano nel mondo per patrimonio gestito, seguito dalla Norvegia, con 530 miliardi. Al terzo posto vi e’ il cinese Safe Investment company (347 miliardi).
Immaginate la clamorosa potenza di fuoco di queste istituzioni. Dal paper sopra citato, le prime cinque case citate dl report, da sole, fanno oltre il 50% del patrimonio detenuto dai fondi sovrani. E se prendiamo le prime 10 il volume raggiunge il 75% del patrimonio degli stessi fondi sovrani. Oltre ad Abu Dhabi, Norvegia e Cina, i principali fondi, in ordine di grandezza, sono China investment corporation (332 miliardi di dollari di patrimonio gestito), il fondo di Singapore Government of Singapore investment corporation (315 mld), Hong Kong monetary authority investment portfolio (293 mld), Kuwait investment authority (202 mld), Temasek holding di Singapore (140 mld), il cinese National security fund (120 mld), Dubai world (100 mld). Il fondo del Qatar occupa la 12esima posizione (80 miliardi) e la Libyan investment autorithy, nota in Italia per i numerosi investimenti, si trova al 14esimo posto, con 70 miliardi di dollari di patrimonio.
Guardate la nazionalità di questi fondi sovrani e poi ditemi voi sotto chi finiremo dominati.
PS: ovviamente non può passare inosservata l’ultima news che ci interessa da vicino. Infatti un’altro simbolo del Made in Italy sta per diventare arabo. Dopo i francesi, dopo i cinesi, dopo i kazaki e gli arabi di Dubai, adesso nel lusso italiano è la volta del Qatar. Il marchio Valentino si appresta a passare di mano e secondo la stampa inglese a comprare sarà proprio la famiglia reale del piccolo Stato che si affaccia sul Golfo Persico e che in Italia ha già fatto dello shopping: l’hotel Gallia a Milano, la Costa Smeralda in Sardegna.
E’ il mondo che cambia. Ma per una volta, cerchiamo di non esserne orgogliosi. non saremo nemmeno più padroni della terra che calpestiamo….
STAY TUNED!
DT
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A proposito di gioielli…
Secondo voi, l’acquisizione di imprese come Finmeccanica (e consociate) ha lo scopo di ristrutturarle e farle crescere o fare spezzatino per assorbirle ed eliminare un concorrente?
E’ molto importante perchè se, supponiamo, Siemens è interessanta ad Ansaldo STS, nel primo caso (ristrutturazione), comprerò Ansaldo STS, nel secondo (spezzatino), comprerò Siemens.
Di queste “vendite”, che è molto meglio dire svendite, andrebbe colto l’aspetto più pernicioso per il nostro paese.
Che sia un fondo sovrano, oppure un fondo di investimento, oppure ancora un grosso gruppo industriale, quando è estero fa poca differenza.
Tutti questi investitori hanno un solo obiettivo: Il massimo profitto. Il che è ovvio ma per raggiungerlo qualsiasi azione sarà intrapresa senza più guardare in faccia e rendere conto a nessuno. Né ai politici, né ai sindacati, né tantomeno ai dipendenti.
Per quanto riguarda questi shopping di aziende o società, più o meno sane, fatti in Italia, nella ATTUALE SITUAZIONE DI SCARSA COMPETITIVITA’ DEL NOSTRO SISTEMA PAESE, queste operazioni avranno in uno dei seguenti svolgimenti:
1- I centri decisionali si sposteranno sempre di più, fino a ridurre la parte italiana a semplice branch operativa di un’organizzazione che ha la testa altrove.
2- Se viene acquistato un marchio, come nel caso di VALENTINO, di italiano alla fine resterà poco o nulla. I centri direzionali si sposteranno dove produrre costa meno che in Italia. Qui non c’è che l’imbarazzo della scelta. L’eventuale know-how delle persone dovrà anch’esso spostarsi, attraverso la mobilità di alcune (poche) di queste.
3- Se viene acquistato un gruppo industriale o un’azienda produttiva in possesso di tecnologie e mercati interessanti e magari anche sani finanziariamente, il loro destino sarà l’integrazione in qualcosa di più grande, con probabili tagli di settori non più strategici e un progressivo arretramento al rango di azienda specializzata, se tutto va bene.
Insomma nel medio-lungo termine un vero e proprio disastro per l’Italia.
Ma chissenefrega, avremo la consolazione di avere l’EURO ancora in tasca, forse ancora per un po’, con conseguente grande gioia dei nostri vacanzieri e dei parassiti di ogni specie di cui il nostro paese è straordinariamente popolato.
Ottima analisi, ma, scusa il cinismo, dal punto di vista dell’investitore, la regola “acquista adesso le azioni di aziende italiane perchè una volta passate (a prezzi stracciati) a una multinazionale straniera saliranno di prezzo” è un valido suggerimento?
O forse varia da impresa a impresa (Enel o Finmeccanica, per esempio).
Concordo con te, è che forse ci dovevano pensare prima, questa è l’essenza del processo di globalizzazione guidato da realtà finanziario-industriali che stanno sopra le nazionalità.
Anche gli US pagano e pagheranno pegno come comunità nazionale dove vive la gente reale.
Si sono fatti anche le regole da soli, il peso della politica sia nazionale che sovranazionale è nullo.
Lo scopo non è il sano profitto tradizionale ma il sovraprofitto in gran parte parassitario.
Certamente il problema per l’investitore è di far soldi ma questi sono quelli che gestiscono i tavoli della bisca, hanno il pedale sotto il tavolo o danno le carte.
I problemi sociali che ne deriveranno che sono sistemici, andranno progressivamente a misurarsi come rapporti di forza, non di tecnologie finanziarie e tutti ne verremo coinvolti.
Era il punto a cui speravo non arrivassimo e ci spererò ancora se daranno segni di rinsavimento.
Ogni acquisizione è una storia a sè ovviamente.
Per il piccolo investitore comunque è bene come sempre informarsi sui dati fondamentali dell’azienda in questione, per almeno evitare di essere sicuramente fregati, magari sbagliando il timing.
In ogni caso l’utile vero di queste operazioni non può che farlo colui che acquisisce il controllo dell’azienda.
Spesso, come nel caso Parmalat, l’acquisitore (la francese Lactalis) non ha spende nulla in pratica, mentre la nazione ITALIA alla fine si è depauperata di circa 1 Miliardo di EUR (la ex cassa della Parmalat).
Insomma il piccolo investitore ora più che mai rischia davvero tanto, se non si comporta con la dovuta cautela.
Il consiglio è stare alla larga dagli operatori in conflitto di interessi che sono QUASI la totalità e in questa situazione di adottare la tattica del mordi e fuggi prima possibile.
Osservazioni su cui concordo in toto.
Sul rinsavimento è meglio non contarci proprio.
L’Italia ne è l’esempio.
Qui si sta facendo tutto ciò che serve per mandare il paese in malora definitivamente, mentre si riesce dire e a far credere di essere sulla strada giusta.
Se torniamo alla lira e svalutiamo, i nostri gioielli diventano ancora più convenienti e appetibili proprio per gli investitori/predatori esteri, o no?
A meno che facciamo anche protezionismo per tenerli fuori.
Bel post e commenti molto interessanti.
Un altro pezzo del puzzle di questa crisi finanziaria, messo al posto giusto. Aiuta a farci comprendere meglio il disegno d’insieme.
Chapeau Dream … E pensare che c’e ancora qualche idiota che guarda al debito pubblico! Ciao Andrea
Come ricorda giustamente Gaolin questi sono perlopiu predatori private equity e hedge fund e a parte il fondo sovrano norvegese tutti gli altri mirano solo al profitto senza esclusione di colpi…
anche se in ritardo, aggiungo i miei complimenti…centrato il problema.
Purtroppo abbiamo un governo che è solo capace di guardare al debito e ai costi e trascura il fatto che oltre ad avere un importante avanzo primario è indispensabile avere una bilancia dei pagamenti positiva; il che significa” lavoro”!!!!! Monti, non sei lì per vendere e distruggere il tessuto industriale italiano, ma per difenderlo e svilupparlo!!!!
DT penso che uno degli scopi di tutta questa guerra finanziaria, a mio parere palesemente orchestrata dalla finanza anglosassone a braccetto con i media (CNN, BBC, CNBC, WSJ e sopratutto FT) e con le “agenzie di rating” (ormai ridotte a pappagalli a comando), fosse appropriarsi di alcuni nostri “gioielli” di famiglia.