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Italia: il tessuto socio economico si sta deteriorando

Scritto il alle 08:17 da Danilo DT

Anche valutando i dati Istat la ripresa non si vede. Cosa fare per far riprendere tono alla crescita economica?

Il post di ieri su ricchezza, consumi e debito è stato al centro di grandi discussioni, ma credo abbia dato a tutti la possibilità di capire come stanno realmente le cose.
Come avrete capito, la situazione economica dell’italiano medio è stata alimentata e sostenuta più che dalla crescita economica reale, dallo Stato stesso che si è sostituito alla crescita e ha fatto si che il tenore di vita ed i soldini continuassero a fluire nelle tasche degli italiani.
Peccato che i tempi della “gestione pubblica allegra” stanno per finire e, progressivamente, quel gap dato dal surplus di risparmio, che ci metteva nel rango dei “fortunati”, viene via via eroso dalla popolazione italiana. E quindi, pian piano, stiamo assistendo ad un profondo cambiamento del tessuto economico prima, ma anche sociale della società nel Bel Paese.

Ma certi dati devono essere confermati. E’ facile dire CRISI ECONOMICA senza avere le prove, altrimenti si fa terrorismo, dico bene? E allora, visto che non siamo terroristi ma siamo REALISTI (ci tengo sempre a puntualizzarlo) eccovi i dati ufficiali. E’ stato proprio l’istituto principe italiano per la statistica, l’ISTAT, che ha fatto un’indagine che si chiama “aspetti della vita quotidiana”, tanto per calarsi nella parte, dove ha voluto monitorare la “soddisfazione” dei cittadini. Secondo questa indagine il 49.5% degli italiani non è soddisfatto della propria situazione economica. Ma ecco i numeri ufficiali.

Il 43,7% delle famiglie italiane ritiene che la propria situazione economica sia peggiorata. Il dato si evince da un’indagine Istat secondo cui soltanto il 50,9% del totale delle famiglie giudica la propria situazione economica sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente. Il 49,5% delle persone di 14 anni e più, inoltre, si dichiara per niente o poco soddisfatta della propria situazione economica, percentuale in linea con il 2010.

Nel Nord la quota di residenti soddisfatti della propria situazione economica è pari al 56,2%, mentre scende al 50,9% nel Centro e al 36,9% nel Mezzogiorno. La quota di individui insoddisfatti, invece, è pari al 41,9% nel Nord, al 47% nel Centro e al 61,1% nel Mezzogiorno. Dal punto di vista territoriale, si può osservare come siano le famiglie residenti nel Nord (52,1%) e nel Centro (51,7%) a riportare una più frequente percezione di stabilità (contro il 48,5% del Mezzogiorno). Al contrario, le famiglie che dichiarano molto o un po’ peggiorata la loro condizione si trovano più spesso nel Mezzogiorno (il 47,7% contro il 41,2% nel Nord e il 43,4% nel Centro).

Ad essere meno soddisfatte sono le famiglie dei lavoratori in proprio e degli operai: la quota di quelle che riferiscono un peggioramento è pari, rispettivamente, al 43,1% e al 42,9%. Piu’ difficoltosa ancora è la situazione delle famiglie la cui persona di riferimento è in cerca di occupazione: in questi casi la quota di famiglie che dichiara un peggioramento e’ pari al 61,6%. Anche rispetto al giudizio sulle risorse economiche familiari, nel 2011, si registra una sostanziale stabilita’ delle opinioni: la percentuale di famiglie che affermano di disporre di risorse ottime o adeguate e’ il 56,8%, mentre le famiglie che le ritengono scarse sono il 37% e insufficienti il 5,7%, percentuali che sono del tutto analoghe a quelle osservate nel 2010. Le famiglie residenti nel Nord esprimono giudizi più spesso positivi sulle risorse economiche a loro disposizione: il 62,4%, infatti, le ritiene ottime o adeguate, mentre nel Mezzogiorno tale quota scende al 47,8%. (Source)

Chiaramente la soddisfazione deve essere letta come capacità di consumi, di Risparmio e di benessere. Non mi sembra di leggere tra le righe che la situazione sia di ripresa economica ma quantomeno di stabilità se non di peggioramento.

Ma cosa accadrà quando i risparmi verranno erosi? E cosa fare per creare qualcosa di buono? Come cercare di far ripartire la ripresa economica?

Qualche esempio? Eccovi serviti (prendendo sempre spunto da Confcommercio).

1) Rendere equo il sistema pensionistico (proporzione matematica tra prestazioni e contributi); attenzione alle vite contributive discontinue (donne, precari)
2) Rendere moderno il sistema fiscale: meno evasione, minori aliquote legali (perché dobbiamo battere tutti i record? Chi l’ha stabilito?)
3) Ridurre i costi della politica: 9,1 mld. di euro solo per la funzione di rappresentanza (1,8 mld. di risparmi possibili senza licenziare lavoratori)
4) Cessioni di patrimonio (no alle tante piccoli IRI locali) e liberalizzazioni (seguendo l’Antitrust, non Confcommercio)
5) Investire nelle opere necessarie: infrastrutture ed energia
6) Prendere consapevolezza del ruolo dei servizi come motore della crescita, anche attraverso l’export (es. turismo); var. % cumulata 2002-2010 export servizi: Germania 137%, Austria 109%, Spagna 103%, Italia 63%)

Di lavoro da fare ce n’è tantissimo. Non è troppo tardi. Occorrono riforme urgenti e un cambio di stile radicale nella gestione della cosa pubblica. Berlusconi ieri ha detto che si dimetterà dopo il voto sulla legge di stabilità. Ma non illudiamoci. Berlusconi è solo un passaggio, una tappa, o meglio un primo importante ostacolo. Ma facciamo ben attenzione che le difficoltà, soprattutto per gli italiani arriveranno dopo. Nella speranza di avere una credibilità politica che ci faccia vivere un pò più serenamente.

E io da italiano, spero di ritrovarmi con un governo tecnico e con una nuova legge elettorale. Poi per carità, sono solo opinioni mie…

Stay Tuned!

DT

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18 commenti Commenta
longshort
Scritto il 9 Novembre 2011 at 08:53

concordo in P I E N O.!!!

kry
Scritto il 9 Novembre 2011 at 09:02

A livello statale per poter risparmiare di lavoro ce n’è tantissimo e questo sicuramente aiuta. A livello industriale-produttivo la tecnologia è creata per migliorare le prestazioni, questo richiede minor mano d’opera che non viene in alcun modo riassorbita (tenendo conto che la capacità produttiva non è mai stata sfruttata al 100%). Idee per trovare una soluzione………(io non ne trovo)……….

ob1KnoB
Scritto il 9 Novembre 2011 at 09:24

kry@finanza:
A livello statale per poter risparmiare di lavoro ce n’è tantissimo e questo sicuramente aiuta. A livello industriale-produttivo la tecnologia è creata per migliorare le prestazioni, questo richiede minor mano d’opera che non viene in alcun modo riassorbita (tenendo conto che la capacità produttiva non è mai stata sfruttata al 100%). Idee per trovare una soluzione………(io non ne trovo)……….

Una diffusa campagna di informazione scolastica sulle tecniche anticoncezionali. E’ a lungo termine pero’ bisogna cominciare prima o poi.

Scritto il 9 Novembre 2011 at 09:41

Si basta diventera piu’ onesti… ah ah no chance…. meglio chiudere le pozizioni in Italia prima che entri il nuovo governo…..

candlestick
Scritto il 9 Novembre 2011 at 09:47

BUONGIORNO!!!

Barclays: l’Italia è finita
Roma – L’Italia si trova matematicamente al di là del punto di non ritorno. Parola di Barclays, che afferma in una nota che l’Italia è finita. L’istituto traccia un quadro da brividi per il futuro del paese, riflettendo lo scetticismo dei mercati, allo stesso annuncio di dimissioni arrivato nella serata di ieri dal premier Silvio Berlusconi.

Ecco alcuni punti che Barclays mette in evidenza: sebbene le riforme siano necessarie, queste non saranno sufficienti a prevenire la crisi. Il motivo? Semplice matematica. La crescita e le misure di austerity non sono sufficienti per compensare il costo del debito. In base alle stime della banca, rendimenti decennali superiori al 5,5% rappresentano la soglia in cui “game is over”, i giochi sono finiti. Una soglia che è stata scavalcata da tempo, visto che i tassi sui BTP sono arrivati al massimo dall’introduzione dell’euro, al 6,8% nelle prime ore della giornata di oggi.

Il ragionamento è il seguente: tassi alti sui titoli di stato italiani alimentano le preoccupazioni dell’Italia di riuscire a sostenere le spese per gli interessi, fattore che a sua volta, in un circolo vizioso, porta i rendimenti a salire ancora di più.

SOURCE: http://www.wallstreetitalia.com/article/1255027/analisi/barclays-l-italia-e-finita.aspx

Scritto il 9 Novembre 2011 at 09:53

candlestick@finanza,

Ottimo , mi hai anticipato…

Intanto però…

siete pronti a farvi delle grasse risate, con tanta tristezza e rabbia?

ob1KnoB
Scritto il 9 Novembre 2011 at 10:30

Due pensierini. Visto l’effetto delle dimissioni di Berlu sull’equity è un peccato non possa dimettersi tutti i giorni (risolveremmo i problemi del mondo). Secondo. Berlu si consoli: oltre il Monte Bianco c’è ne è un altro di cui preoccuparsi (com’era il proverbio? nella botte piccola…ci sta’ poco vino?)
http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/201111091013-est-rom0023-iran_francia_pronta_a_sanzioni_senza_precedenti

ob1KnoB
Scritto il 9 Novembre 2011 at 10:33

Indiscrezioni: Sembra che Draghi sia andato al Bancomat a prelevare con la carta aziendale e la macchina gli abbia risposto ‘prelievo indisponibile’.

ob1KnoB
Scritto il 9 Novembre 2011 at 10:51

Integrazione: La Banca d’Italia conferma che fino all’8% il debito è sostenibile, che al 10% è il caso di cominciare a pensare a qualcosa a titolo preventivo e che solo oltre il 12% ci sarà da preoccuparsi. Intanto il numero della Lagarde è occupato da un’oretta.

kry
Scritto il 9 Novembre 2011 at 11:21

ob1KnoB@finanzaonline,

Lucignolo mi ha appena detto ” bene anche che se arriviamo al 15% restiamo tutti a casa dal lavoro,tanto nel paese dei balocchi già ci siamo.”

paolo41
Scritto il 9 Novembre 2011 at 11:29

è indubbio che l’Italia è un caso particolare in un contesto, quale quello del mondo occidentale, che si sta deteriorando ogni giorno che passa, non solo sotto il profilo finanziario ma peggio ancora nei numeri dell’economia reale.
A mio avviso, se non si torna alle vere radici del problema,cioè alla correzione degli squilibri economici oggi esistenti, la congiuntura continuerà a peggiorare.

gainhunter
Scritto il 9 Novembre 2011 at 20:34

“Come avrete capito, la situazione economica dell’italiano medio è stata alimentata e sostenuta più che dalla crescita economica reale, dallo Stato stesso che si è sostituito alla crescita e ha fatto si che il tenore di vita ed i soldini continuassero a fluire nelle tasche degli italiani.”

Io continuo a non capire in base a quali dati affermi una cosa del genere, davvero, non sto facendo polemica. 🙄
I dati che io, allievo ignorante, guardo, sono pil e debito, e mi dicono esattamente l’opposto. Dove sbaglio?

kry
Scritto il 9 Novembre 2011 at 21:37

gainhunter,

Non capisco nemmeno io. Ipotizzo che l’italiano medio fosse comunque un lavoratore e che le sue mansioni erano commissionate a monte dallo stato.

gainhunter
Scritto il 9 Novembre 2011 at 22:37

kry@finanza,

Allora mi consolo, non sono l’unico 😉

nervifrank
Scritto il 9 Novembre 2011 at 23:15

Ma queste sono cose basilari, gente!
Avete mai sentito parlare di John Maynard Keynes e del deficit spending?
http://en.wikipedia.org/wiki/Deficit_spending

Scritto il 9 Novembre 2011 at 23:37

nervifrank,

Eggrazzie per avermi anticipato. 🙂

nervifrank
Scritto il 10 Novembre 2011 at 00:25

Dream Theater,

Figurati!

gainhunter
Scritto il 10 Novembre 2011 at 02:13

Quindi, combinando delta debito/pil e deficit, il concetto è questo: se gli Italiani hanno prodotto più di quanto lo Stato ha speso, ma il bilancio dello Stato è in deficit, vuol dire che la ricchezza prodotta è rimasta in mano agli Italiani invece di finire allo Stato.
Ho capito bene? Scusa, ma devo usare parole mie per arrivarci.

Chiaramente questi ragionamenti macro sono appunto ragionamenti sui totali. Poi sappiamo benissimo che lo Stato sperpera a vantaggio di pochi e che la ricchezza è concentrata nelle mani di una piccola percentuale di soggetti…

Quindi, per chiarirci, quando parli di “italiano medio” ti riferisci al totale diviso il numero degli Italiani, e quando parli di “austerity” il ragionamento è sempre “macro” e significa che lo stato deve spendere meno di quanto incassa, senza entrare nel merito di come fa (tagli generalizzati piuttosto che recupero dell’evasione e abolizione degli sprechi), giusto?

Io invece quando sento parlare di austerity penso alla concezione popolare dei tagli generalizzati sui cittadini, forse per questo non ci intendiamo. Se invece austerity significa recupero dell’evasione e taglio di sprechi, ben venga l’austerity! 😀

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