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Coesione ed Eurobond: parola di Nobel
I due neo premi Nobel per l’economia spiegano come uscire dalla crisi di sistema dell’Eurozona. E la ricetta si sposa perfettamente con le nostre ipotesi. Significa che la nostra view era sulla strada giusta.
Sono ormai mesi che su questo blog spingiamo, come plausibile e concreta soluzione alla crisi del debito sovrano nei paesi dell’Eurozona, l’ipotesi degli Eurobond ed Euro Union Bond.
Se volete rivedervi le puntate precedenti, basta cliccare sulla parola Eurobond.
Come sapete (forse) nei giorni scorsi sono stati premiati con il Nobel per l’Economia due professori universitari americani, due “scenziati” che hanno studiato con attenzione le relazioni e le interconnesioni tra politica ed economia. Si tratta di Christoper A. Sims e Thomas Sargent. Il primo insegna ad Harvard ed il secondo è collega dell’amico (di Twitter) Nouriel Roubini alla New York University.
Mi ha fatto sorridere una recente dichiarazione di Sims dove alla domanda: “dove investirebbe oggi i suoi soldi?” lui ha risposto ”Beh, oggi li terrei liquidi e poi…chissà…”. Anche i premi Nobel non hanno certezze in questo momento. A parte questo fatto, riprendendo il discorso degli Eurobond, mi ha fatto piacere che proprio ieri i due professori neo Nobel per l’Economia hanno fortemente sostenuto l’ipotesi Eurobond come unica soluzione plausibile per uscire dalla crisi.
L’Europa unita non sopravvive se non crea un’autorità finanziaria comune, in grado di stabilire le politiche economiche e fiscali per l’intero continente, e soprattutto di emettere bond». (…) «Illusorio pensare che potete salvare la moneta unica cacciando i Paesi più deboli: o ce la fate tutti insieme, oppure tutti insieme fallite». (…) «Uno degli studi che abbiamo fatto parlava proprio delle premesse precarie dell’unione monetaria. C’è un grave vizio d’origine: avete la banca centrale, ma non esiste un’autorità che possa decidere le politiche fiscali o emettere bond. Così, in situazioni di crisi come quella attuale, non si capisce chi abbia il potere di prendere le decisioni necessarie. Le prospettive dell’euro sono cupe, se non aggiungerete presto alla banca centrale un’autorità capace di emettere eurobond e coordinare le politiche fiscali. E fare fallire la Grecia potrebbe essere un errore. Guardate gli Stati Uniti. Tra i tredici Stati che formarono gli Usa ce n’erano molti debolissimi, con debiti enormi. L’obiettivo dell’operazione di Washington ed Hamilton fu proprio quello di trasformare i creditori dei singoli tredici Stati negli investitori del nuovo e potente governo centrale federale. Quella scommessa pagò. Ma se voi europei non credete nel vostro progetto, non è spezzando gli anelli deboli che lo salverete. L’idea che l’euro possa sopravvivere cacciando gli Stati deboli è una pura illusione. Il progetto ha un senso solo se tiene insieme l’intero continente: o sopravvivete tutti insieme, oppure tutti insieme fallite (Source: Sims & Sargent Interview)
Direi che il messaggio, anche abbastanza severo, è molto chiaro. Ed è perfettamente in linea con mio pensiero più volte espresso sugli Eurobond e sull’Unione Europea.
Maggiore coesione e istituzione di una struttura centrale che comandi, diriga e salvi il sistema Euro. Altrimenti, come dicono i due premi Nobel, rischiamo di fallire tutti.
Ma questa volta non ve lo dice un blogger italico da quattro soldi. Ve lo dicono due premi Nobel. Tenetene conto.
Ma come devono essere questi Eurobond?
Una cosa è la teoria, un’altra è la pratica. Nel mondo reale (e non nella semplice filosofia) come dovrebero essere questi Eurobond? Possiamo a questo proposito fare tesoro degli insegnamenti della coppia Baglioni/Cherubini, due professori universitari non ancora candidati al Nobel, ma pur sempre brillanti e validi. Infatti, secondo questi due, c’è la possibilità di creare gli Eurobond aiutando i paesi in difficoltà col debito pubblico, senza però ad andare a caricare il fardello sugli altri paesi. A condizione di rispettare alcune regole:
– Eda. Una European Debt Agency (Eda) emette titoli sul mercato e finanzia i governi della zona euro.
– Limite. I governi possono indebitarsi presso la Eda fino a un limite massimo prestabilito (ad esempio il 40 per cento).
– Seniority. In caso di insolvenza, il credito della Eda ha la priorità nei rimborsi rispetto alle altre passività del settore pubblico.
– Garanzia congiunta. Gli Eurobond, emessi dalla Eda, sono garantiti dal surplus primario aggregato della zona euro nel suo complesso.
– Diversificazione. Grazie alla garanzia congiunta, il peggioramento del bilancio pubblico in qualche paese della zona euro può essere contro-bilanciato da un andamento opposto in altri paesi.
– Collaterale. I governi depositano un collaterale in cash presso la Eda, pari alla perdita attesa della Eda stessa sulla sua esposizione verso i settori pubblici. Ciò dovrebbe consentire alla Eda di emettere gli Eurobond al tasso d’interesse privo di rischio e di finanziare i governi allo stesso tasso.
– Per evitare sussidi incrociati, il costo del deposito collaterale dovrebbe essere ripartito tra i paesi in proporzione al loro rischio di credito. Per la precisione, ciascun paese dovrebbe partecipare al deposito in proporzione al collaterale che sarebbe necessario se decidesse di emettere titoli di debito senior per suo conto e di renderli privi di rischio. Ciascun paese potrebbe così contribuire a garantire gli Eurobond in due modi: alta reputazione di solvibilità o deposito in cash. (Source)
Gentilmente, qualcuno può rendere partecipe la coppia Merkozy di queste analisi? Magari in questo modo, anche loro si convinceranno che Eurobond non è un ipotesi strampalata, ma una soluzione. Forse l’unica vera e definitiva.
Stay Tuned!
DT
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Scusa dream, ma al contrario della proposta degli euro union bond formulata da prodi, questa formulata da due italici economisti non è assolutamente chiara.
Per non torturare troppo i lettori, ho solo inserito un estratto dell’articolo, che è visibile con tanto di spiegazioni cliccando sul link segnalato.
La strada mi sembra ababstanza comune, con la differenze che in questo caso si cercherebbe di tutelare i paesi più solidi.
Visto come è andata negli ultimi decenni non mi fido dei Prof. specie col Nobel in economia anche perchè, di solito, sono in busta paga dei soliti noti. Litigano quando le buste paga hanno provenienza da interessi diversi. Preferirei un consiglio dato da un buon gestore di banchetto Km. 0 di ortofrutta.
In effetti per far disintossicare il drogato di debito, la cosa migliore è trovare il verso di fare altro debito sotto altre forme… Ma va! Va!
La realtà è che a questi cervelloni gli sfugge (o vogliono farci credere che gli sfugga) che niente si crea e niente si distrugge debiti compresi. Quindi puoi fare il gioco delle tre carte spostando il problema quanto vuoi, ma il debito è come un cancro, resta e si allarga e alla fine sempre noi poveri sfigati dovremo pagarne il conto.
Certo agli americchioni gli scazza che venga lasciato fallire l’euro o che nella migliore delle ipotesi si deprezzi contro il loro dollarazzo del ka.z ma è meglio che comincino a farsene una ragione, perchè questo teatrino non potrà andare avanti ancora a lungo…
Io sono preoccupato, la banca presso cui lavoro sta chiedendo il rientro dagli affidamenti a gran parte della clientela small business, in più stanno cambiando le direttive commerciali dopo appena tre settimane dall’ultima per spingere sulla raccolta che diventa l’elemento prioritario. Mi risulta che anche altri gruppi bancari stanno spingendo per il rientro: con questi costi di raccolta non è economicamente conveniente tenere impieghi su cui la banca ci perde. La ripercussione sul sistema delle imprese può essere molto dura sopratutto per un paese come l’Italia, e sappiamo, che più sofferenze non faranno altro che stringere la cinghia sulle banche in un circolo vizioso. Il monito odierno di Trichet lo conferma.
Tornando alla borsa, non ha senso l’ultimo rimbalzo se non per motivi tecnici.
Purtroppo la politica e la democrazia sono inadeguate a stare a dietro ai veloci cambiamenti del mondo moderno. Gli elettori dei paesi creditori, in più, non sono in grado di comprendere che, o si salva la baracca, o rischiano anche loro di affondare. Purtroppo noi, come Italia, abbiamo una classe politica di irresponsabili che per paura di finire in galera rischiano il futuro di un intero paese: è evidente che sacrifici di contribuenti dei paesi creditori necessitino di sacrifici dei paesi periferici per essere giustificabili politicamente, questo il governo non lo capisce.
Sento dire che è meglio fare default, oppure uscire dall’euro, ecc ecc. Queste scelte non debbono avere solo logiche prettamente economiche che non sono quantificabili (leggere Taleb), ma implicano anche scelte future, strategiche e ideali per le generazioni future.
La storia si costruisce anche con scelte coraggiose.
La senzazione che si ha qui dal loggione è che gli stati europei cosiddetti forti vogliano fare cappotto. Di più la Francia che ha ancora una classe dirigente con spirito ridicol-napoleonico di weimariana memoria. Noi siamo senza sovranità finanziaria e monetaria e con una classe dirigente totalmente priva di senso dell Stato e degli interessi nazionali. Per risolvere il problema hanno delegato il tutto a questa specie di europa. La spina dorsale di un paese è uno stato efficiente ed un sistema bancario-finanziario nazionale che deve essere tutelato in quanto motore dello sviluppo industriale e produttivo nazionale che a sua volta deve essere tutelato nell’ambito della competizione globale. Ci hanno messi con le brache calate. Su questo terreno sono incazzatissimo. Il prezzo, se non cambiamo classe dirigente in blocco, lo pagheremo tutti partendo dai più deboli e dal lavoro.
Non mi azzardo a contestare la scienza di questi studiosi, insigniti di recente del premio Nobel per l’economia.
Però, per come la vedo io, mi pare che anche loro, come tutti quelli che si occupano di finanza ed economia trascurino l’economia reale spicciola. Quella dove si lavora sul serio per realizzare/produrre qualcosa e dove spesso si fatica e si suda.
La speranza/pretesa che economie troppo diverse possano stare insieme con un’unica moneta è un’utopia impraticabile. Le differenze e le diverse efficienze di queste economie invece che attenuarsi si mantengono o si allargano sempre di più. La crisi europea che stiamo vivendo lo dimostra.
La Grecia è meno competitiva oggi di 10 anni fa, quando è nato l’Euro.
In Italia abbiamo l’esempio più lampante. Il Sud, nonostante le valanghe di soldi che sono stati spesi, nei 150 anni dell’unità d’Italia, per tentare di crearvi un’economia reale in grado di competere con il Nord e con gli altri paesi non ce l’ha fatta e non ce la farà mai, finchè si pretenderà che coloro che sono meno efficienti abbiano lo stesso salario di quelli più efficienti.
Quello che si può fare e che sembra suggeriscano i 2 premi Nobel è di far pagare ai paesi/aree territoriali efficienti maggiori tasse, per mantenere quelli meno efficienti. In Italia si fa questo da oltre un secolo.
Se la diciamo così, ho proprio voglia di vedere come facciamo a convincere i tedeschi che questo sarà il loro destino futuro nell’Unione Europea.
Poi si può però anche dire che in fondo i tedeschi sono i maggiori beneficiari della debolezza degli altri paesi europei, dove esportano a manetta i loro validi prodotti, magari fatti in Cina.
Se i tedeschi capiscono bene anche questo, allora gli Eurounionbond, accessibili a tutti ma con vincoli ferrei che impediscano ai furbi di approfittare della nuova manna, potrebbero essere una buona idea.
MANCA PERO’ ANCORA UN COROLLARIO FONDAMENTALE.
Oltre a tutto ciò, bisogna anche mettere mano decisamente alle regole del WTO, applicandone una molto semplice:
Le parità monetarie devono essere determinate da un mercato libero, dove il valore si autoregola in modo che tendenzialmente si riducano gli squilibri delle bilance commerciali dei vari paesi.
Insomma non dovrebbe essere possibile che un povero pensionato, che deve campare con 500 EUR/mese in Italia, diventi un benestante se va a vivere in Cina, cambiandoli in YUAN.
1) Il debito non è un problema quando il pil aumenta più del debito. E ridurre il debito pubblico non serve a niente se la conseguenza è che il pil diminuisce ancora di più. Poi l’importante è che a fronte dell’aumento del pil ci sia un aumento delle entrate fiscali per pagare il debito, e ancora più importante è che il debito venga pagato.
2) Non prendiamoci in giro, prima di fare ‘sti Eurobond (e relative condizioni) è necessario che si stabilisca un metodo UNICO di redazione dei bilanci statali (e anche di calcolo del pil), altrimenti sono tutti discorsi basati sul confronto tra mele e pere
3) Dato che siamo nel bel mezzo di una guerra finanziaria banche vs stati, banche vs banche, stati vs stati, e che c’è chi punta a mettere le mani sui tesori italiani, è necessario evitare di mettere a garanzia i patrimoni dell’Italia (oro, partecipazioni, e tantomeno le case degli italiani)
non aggiungo commenti, perchè sarei ripetitivo…. ottimo!!!!
torno su un mio cavallo di battaglia, ma sono sinceramente stufo di veder costantemente ignorato il problema di base.
ovviamente il lobbismo non lavora solo negli USA.
debiti pubblici.
va bene che siano distribuiti, ma distribuiti come ? chi sono i creditori di questo debito ? è così assurdo chiamare proprio questi a ripianare almeno una parte di questo debito ?
perchè si permette che neanche il 10% derlla popolazione più ricca detenga il 50% della ricchezza complessiva, lasciando un misero 10% al 50% più povero ?
chiamando poi TUTTI, anzi, come sempre i più poveri, a farsi carico del debito accumulato dando per troppi anni troppe agevolazioni, e aliquote marginali scandalose, proprio a quelli che più hanno ed hanno ancor più accumulato ?
dobbiamo tornare ALLE GHIGLIOTTINE, PER RENDERCI CONTO DI QUESTO SEMPLICE FATTO ?
tutto ciò è fantastico…. e poco comprensibile?
faccio riferimento al momento a cui stiamo partecipando tutti…
non so se anche a voi è mai capitato di fare questo tipo di ragionamento:
ogni giorno, da qualche anno siamo attanagliati da notizie negative e molto negative. Falliscono le banche, oramai anche gli stati interi (vedasi grecia e resto del mondo)… sembrerebbe quasi una catastrofe… gran parte delle istituzioni finanziarie sono state nazionalizzate e si continuerà a nazionalizzare ancora, chi ascoltà non può far altro che pensare al peggio.
Dall’altra parte esiste un mercato, fiinto o vero che sia, che non ci dà poi una grossa conferma di quello che sta accadendo… prendiamo lo S&P 500:
ah ah ah mi vien da ridere… dopo tutto sto casino si trova all’incirca a soli 300 p.ti dai massimi assoluti storici??? qua qualcuno mi sta prendendo per i fondelli.. o ci stanno prendendo in giro…
vi lancio un’ultimo ragionamento.. cosa succederebbe se il rally in atto proseguisse (come succederà) fino a quota 1400?? dov’è la crisi?? dov’è la crisi?? il grande bluff…
una recessione con successiva depressione vedrebbe lo spoore in area 600!! ragionate!! non accadrà mai! è l’inganno del grande bluff…
Chi lavora con la finanza deve seguirne le regole, cercare di guadagnare e non perdere come in qualsiasi attività imprenditoriale anche quando il gioco è truccato. Non hai alternativa, il gioco è quello, le regole sono quelle. Da solo non puoi cambiarle e se ci provi a giocare con altre perdi e con te anche chi dipende da te per avere le risorse per vivere e costruire il suo futuro. La crisi esiste nell’economia reale, non è uniforme a livello globale e settoriale ed interessa diversamente gli strati sociali. Domandare ai Greci. E’ un dato oggettivo. Se non si risolve il problema finanziario l’economia reale avrà ulteriori arretramenti, forse dirompenti. Procrastinare ed aggravare il problema sembra essere la soluzione adottata. Personalmente sono un ottimista che crede in un futuro non Malthusiano ed auguro a tutti un trend positivo in tutti gli aspetti della vs. vita. Ma credo ci voglia S.Gennà specialmente se qualche imbecille pensa di risolvere i suoi problemi interni andando a bombardarne qualche altro.
…nel frattempo i simpatici slovacchi tirano il pacco…
(Reuters) – Slovakia’s parliament on Tuesday brought down the government by rejecting a plan to expand the euro zone’s EFSF rescue fund, crucial to containing a spreading debt crisis.
However, the outgoing finance minister, Ivan Miklos, said the plan could still be approved by the end of the week.
Prime Minister Iveta Radicova had made the issue into a vote of confidence to try to prevent one of her coalition partners, the liberal Freedom and Solidarity (SaS) party, from opposing the EFSF, but in vain.
The count showed 55 votes in favor and nine against out of a chamber of 150 deputies. The remainder, including the SaS deputies, were absent or did not register a vote, and a majority of all seats was required for the motion to pass.
a mio parere l’integrazione fra gli stati europei deve andare molto oltre, in modo da stabilire legislazioni comuni, in primis il sistema fiscale. se il nostro sistema fa acqua e l’evasione regna sovrana, non vedo perchè non debba essere uniformato a quello dei paesi più efficenti.oppure ne creiamo uno nuovo che vada bene in tutti i paesi europei, norme, prassi, anagrafe tributaria, controlli incrociati e tutto quanto,e gli evasori, fine della festa.
http://economia.virgilio.it/notizie/economia/crisi_appello_di_confindustria_medef_e_bdi_serve_piu_europa_2,31884321.html
di che stanno parlando le 3 confindustrie?
altrimenti cosa s’intende per maggior coesione politica?che ci occupiamo di arance e formaggi?
il punto è che i più poveri invece di farsela con l’esigua percentuale che detiene le risorse, litigano fra di loro per contendersi le briciole, basta guardare i commenti sui quotidiani on line, che ultimamente guardo quasi tutti i giorni, e si beccano tutta la propaganda intenzionale in merito. fosse 2 giorni, no, è da decenni, che beccano.non conta nemmeno verificare gli esiti delle vecchie propagande, come quando i media negli anni 90, per segare la contingenza, sbraitavano contro l’appiattimento, portando ad esempio gli stipendi degli operai e degli insegnanti. andiamo a verificare ora gli stipendi degli insegnanti precari cinquantenni, se il fine fosse una loro effettiva rivalutazione(non sono un’insegnante). ora invece sono di moda le pensioni retributive e contributive fomentate da presunti calcoli sui rispettivi rendimenti. alle liquidazioni miliardarie dei vari Profumo & c.invece, non ci pensa nessuno
può darsi, io non m’intendo di economia, può darsi che agli USA non convenga che il dollaro si deprezzi contro l’euro,ma se il dollaro va alla pari, e se è vero che molte società americane sono piene di liquidità, possono venire qua e farsi un bello shopping a prezzi molto vantaggiosi. non è detto che quello che conviene agli USA come nazione, possa essere altrettanto conveniente per alcuni americani, speculatori inclusi. e per quelli che propugnano un’unica moneta mondiale, quale sarebbe il livello dell’euro conveniente, perchè sia altrettanto conveniente materializzare quell’ipotesi?domanda.
quali americani ? quei 44 milioni e passa che vivono di food stamps?
si continua a generalizzare quando invece sarebbe molto più opportuno cercare alleati all’interno del nemico.
generalizzando si fa il gioco di chi si erige a rappresentante di tutti, mentre in quei “tutti” la maggioranza non ha ancora capito da che parte stare.
ma poco per volta vedrai, che volente o nolente ci arriverà
‘giorno a tutti….
Oggi ennesima giornata intensa. A breve si riparte con una nuova serie di post. 🙂
Spero possano contribuire a rallegrarvi la giornata!
😛
Quoto
C’è un precedente che non quadra: anche gli stati che hanno formato gli USA erano molto diversi tra loro, c’erano quelli più solidi e quelli più deboli, eppure, con la stessa valuta, si sono uniti in uno stato federale e sono diventati la prima potenza economica mondiale. Certo che loro hanno fatto molto di più che unificare solo la moneta…
La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi è uno dei problemi, insieme a quello delle valute e a quello della delocalizzazione, che ha portato al lento declino economico occidentale, accelerato poi dalla crisi finanziaria innescata dall’abuso di leva e derivati.
Applicandolo all’Europa, è evidente che l’Euro ha attuato un trasferimento di ricchezza da certi Paesi a altri Paesi (Germania), grazie soprattutto alla speculazione delle banche.
Da un’altra parte, la globalizzazione ha attuato un trasferimento di ricchezza dalla popolazione europea ai manager delle multinazionali europee che hanno portato le fabbriche nei BRIC.
Sono tutti problemi, ognuno dei quali richiede un’appropriata soluzione.
Gli Eurobond possono essere una soluzione al problema della guerra banche vs stati.
Questo non significa che gli Eurobond siano una condizione sufficiente a uscire dalla crisi, anzi, è solo una condizione necessaria a far desistere il nemico. Per toglierlo di mezzo sarebbe necessario regolamentare i mercati otc, ma è un obiettivo ancora più difficile da raggiungere (per via della competenza territoriale e delle lobbies).
Dici bene. Gli USA sono riusciti a riunire economicamente i vari stati abbastanza bene, con tutte le differenze, specializzazioni e complementarietà che ci sono e che fanno sì che non tutti siano ugualmente prosperi.
L’Italia nel suo piccolo non è riuscita a fare neppure questo.
In un’Europa con lingue, culture, tradizioni, livelli di sviluppo troppo diversi ecc. ecc… non siamo neppure riusciti a considerare le radici cristiane come qualcosa che ci accumuna.
Partire dalla moneta è stato un errore colossale e bisognerebbe ammetterlo, poi si vedrà cosa fare.
gaolin@finanza: L’Italia nel suo piccolo non è riuscita a fare neppure questo.
Vero: basta pensare che ci sono voluti 90 anni dall’unificazione per avere una costituzione, e dopo altri 60 anni non è ancora stata attuata…
gaolin@finanza:In un’Europa con lingue, culture, tradizioni, livelli di sviluppo troppo diversi ecc. ecc… non siamo neppure riusciti a considerare le radici cristiane come qualcosa che ci accumuna.
Partire dalla moneta è stato un errore colossale e bisognerebbe ammetterlo, poi si vedrà cosa fare.
Concordo sull’errore e sul fatto che va ammesso. Però le strade sono due: o si torna alle ex-monete nazionali o si “pedala” sulla bicicletta euro.
A mio parere gli Eurobond o Euro Union Bond come volete chiamarli non risolvono un bel niente. Sicuramente nel breve porterebbero euforia ma sarebbe solo un problema spostato avanti a meno che non fossero seguiti da un commissariamento vero degli Stati inefficienti. Altrimenti poi si tornerebbe come prima a sperperare ed a permettere ai soliti furbetti di rubare alle spalle della maggior parte della gente. Il fallimento?
Allo stesso tempo le soluzioni tipo, vendere un po di oro dello Stato oppure gl’immobili pubblici non mi piace perchè anche in questo caso i furbetti continuerebbero a fare i loro sporchi giochi. Il fallimento sarebbe una cosa terribile?
Secondo me sarebbe salutare, ci sarebbero 2 o 3 anni di bufera ma verrebbe spazzata via quella melma che incrosta il nostro paese. Sarebbe un modo per ripartire da 0 perchè nella bufera chi ha fatto il furbo gli converrebbe scappare via alla svelta. Gia’ ora i Greci e piano piano anche noi vivremo un fallimento, non scritto forse ma reale. Servizi sempre peggiori, tasse in aumento, continui aumenti ecc ecc…è gia’ come vivere un fallimento. Meglio una legnata bella forte subito e poi si riparte. Almeno questo è il mio modesto parere.
Mamma mia , quanti discorsi, ma non vi accorgete che l’ euro sta diventando sempre più forte, non vi viene il dubbio che il problema sta altrove, tento di indovinare “forse negli USA?”
No, in realtà l’Euro non sta salendo per forza sua ma per reverse fly to quality dal Dollaro USA.
beh dall’intervista si arguisce che se gli stati più forti si trasformino da creditori ad investitori per la rinascita dei medesimi stati abdicando alla sovranità, va perfettamente in linea con quanto sta accadendo con il duo Merkel/Sarkozy…..tutto il disegno viene spiegato….l’interventismo francese in libia….la lettera al governo italiano dalla bce…tutti indizi che vanno in questa direzione…forse è per quello che i nostri governanti cercano solamenter di mettere a posto giustizia e poco altro….
che tristezza….non tanto per me cinquantenne ma poveri i miei nipoti