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Fotovoltaico: business o bufala?

Scritto il alle 14:00 da Danilo DT

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria corsa all’investimento sull’energia solare. Non si tratta né di azioni, né di commodity, ma di installazioni di centrali di energia alternativa. In Italia si è scatenata la caccia al business del pannello fotovoltaico. Mi sembrava quasi incredibile quanto stava accadendo. Tutti, ma proprio tutti hanno visto nell’operazione la nuova “gallina dalle uova d’oro”. E molte persone, senza nemmeno sapere bene cosa facevano, si sono informate su come par parte della partita. Bisognava dimostrare di non essere fessi e di essere quantomeno furbi e scaltri come il vicino di casa che ha tappezzato il campo (fino a qualche mese prima adibito a mansioni di pastorizia) di mostruosi cartelli grigiastri pieni di cellule di silicio.
Ma tutto questo è un vero business infallibile? E’ veramente la gallina dalle uova d’oro? Possibile che sia diventato così semplice fare soldi?
Ieri ho letto un articolo di Giorgio Ragazzi, professore dell’Università di Bergamo nonché ex economista del FMI e direttore esecutivo della Banca Mondiale dal 1980 al 1984. Che dite? Forse nono proprio uno sprovveduto. Ecco cosa ci racconta…

Si stima che nel 2010 siano stati avviati impianti fotovoltaici per almeno 7.500 MW, inclusi quelli “dichiarati finiti” entro l’anno, ma che verranno allacciati entro giugno 2011, con tariffe 2010. La nuova potenza è pari a sette volte il totale istallato in Italia sino a fine 2009, quattro volte il totale negli Stati Uniti, dieci volte quello in Francia.

QUANTO CI COSTA IL FOTOVOLTAICO

Ogni MW di potenza produce all’incirca 1.250 MWh l’anno (media nazionale) ogni MWh prodotto riceve dal Gse un incentivo che può stimarsi mediamente attorno a 380 euro per kw (tariffe 2010). Dunque, per le circa 9mila MW di potenza totale istallata con “tariffe 2010”,, il costo complessivo da pagarsi in bolletta potrebbe arrivare, a regime, a 4,3 miliardi l’anno (9.000 x 1.250 x 380) per i prossimi venti anni. Così, quasi alla chetichella, si è caricato sulle spalle degli italiani un debito di quasi 90 miliardi, il 5 per cento di tutto il debito pubblico, cui va aggiunto il debito per gli incentivi alle altre rinnovabili.
Con questi incentivi si sono attivati investimenti per circa 25 miliardi (stimando un costo complessivo di 3,2 milioni per MW), ma più della metà della cifra è stata spesa per l’acquisto di pannelli, in prevalenza importati perché la nostra industria non era certo attrezzata a far fronte a un picco di tale di domanda. Per il resto ne hanno beneficiato soprattutto gli installatori (settore a modesta tecnologia) oltre ai tanti mediatori, finanzieri, proprietari di terreni. Quanti altri e quanto più efficaci stimoli alla domanda si sarebbero potuti attuare con una spesa di 60 miliardi (valore attuale del debito di 90 miliardi contratto con i produttori di fotovoltaico). E questo mentre è in atto una forte stretta della spesa pubblica per risparmi modesti anche in settori prioritari come ricerca e università.
Chi è responsabile di questa dissennata politica? Occorre risalire al decreto del 19 febbraio 2007 a firma Pier Luigi Bersani e Alfonso Pecoraro Scanio che ha determinato il decollo del settore introducendo tariffe particolarmente elevate. In vero, quel decreto stabiliva un limite massimo di 1200 MW di potenza incentivabile, ma poi lo vanificava dicendo che avrebbero avuto comunque diritto alle tariffe incentivanti anche tutti gli impianti entrati in esercizio nei quattordici mesi successivi al raggiungimento dei 1200 MW: in pratica si lasciava mano libera all’installazione di potenze molto superiori, senza alcun limite. Negli ultimi due anni il costo d’investimento si è dimezzato, ma il governo Berlusconi, invece di ridurre gli incentivi, è intervenuto con due leggi (41 e 129/10) finendo per riconoscere le tariffe Bersani-Pecoraro Scanio anche a tutti gli impianti “dichiarati terminati” nel 2010 e allacciati entro giugno 2011. Il disastro nasce dal legiferare quella che è in sostanza spesa pubblica senza porvi alcun limite, grazie al fatto che il costo è scaricato in bolletta invece di essere contabilizzato sul bilancio dello Stato.

 

 

LE CONSEGUENZE SUL FUTURO

Il costo per la collettività ha assunto dimensioni tali che una forte stretta sulle nuove installazioni è diventata inevitabile e infatti sono state appena varate dal Consiglio dei ministri nuove norme che riducono gli incentivi. Molti dei posti di lavoro creati nel settore andranno persi, dopo poco più di un anno. Per un paio di decenni potremo investire ben poco nel fotovoltaico, e quindi avremo assai meno benefici dalle innovazioni tecnologiche rispetto ad altri paesi europei, che più saggiamente hanno deciso di “spalmare” incentivi e investimenti sull’arco di più anni. Peccato, perché l’innovazione tecnologica è molto rapida e tra pochi anni i costi del fotovoltaico potrebbero avvicinarsi a quelli dell’eolico.
Il vantaggio “ecologico” del boom di investimenti sarà limitato: il peso del fotovoltaico sulla produzione elettrica totale salirà dallo 0,5 per cento nel 2010 al 3,5-4 per cento quando tutti gli impianti “2010” entreranno in funzione. Però, poiché i consumi complessivi di elettricità sono in diminuzione da vari anni, si determinerà un esubero di potenza con disattivazione di produzioni molto più efficienti. Si verificheranno anche rilevanti squilibri nelle reti di distribuzione, data l’alta variabilità della produzione fotovoltaica. Già oggi si verifica che Terna debba interrompere il ritiro di energia di punta dagli impianti eolici, che continuano a essere remunerati anche quando non possono immettere energia in rete.
L’incidenza degli “oneri di sistema” sul costo medio dell’energia per il consumatore tipico (al netto delle imposte) è salito tra il primo e il secondo trimestre 2011 dal 10,9 al 13,7 per cento (dati dell’Autorità per l’energia), percentuale destinata ad aumentare esponenzialmente quando entrerà a regime la nuova produzione fotovoltaica. Si tratta in realtà di un’imposta “occulta” che pesa assai più sui poveri che sui ricchi.
E l’incidenza di questi oneri è assai più elevata se la si rapporta, correttamente, ai soli costi di produzione, escludendo i costi commerciali, di dispacciamento e distribuzione. La produzione totale lorda di energia elettrica in Italia ammonta a 300mila GWh; il prezzo all’ingrosso dell’energia termica è di circa 65mila euro al GWh, quindi il valore di tutta l’energia prodotta, a quel prezzo, sarebbe all’incirca 20 miliardi. Per gli incentivi al fotovoltaico si sono spesi 820 milioni nel 2010, si prevede di spendere quasi 3 miliardi nel 2011 e, a regime, si arriverà a oltre 4 miliardi l’anno. Sommando gli incentivi delle altre “rinnovabili” e gli altri “oneri di sistema” si potrebbe arrivare a un carico complessivo vicino a 8 miliardi: non siamo lontani dall’aumentare del 50 per cento il costo della produzione termica efficiente. Con ovvi riflessi sul tenore di vita delle famiglie e la competitività del paese.

(Source: LaVoce)

 

 

Pareri che sicuramente meritano un bel po’ di attenzione, proprio perché alla fine questo business rischia di essere non solo una bufala ma un costo dissennato sulla collettività. Ma questi conti, ditemi la verità, qualcuno se li era fatti?

STAY TUNED!

DT

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19 commenti Commenta
lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 15:26

E’ un tema sicuramente delicato: prendere una posizione netta non giova né alla promozione della differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico né al consumatore stesso… che si troverà a pagare in bolletta nei prossimi anni gli incentivi dati a chi ha installato pannelli fotovoltaici (le stime parlano di rialzi a due cifre del costo della componente energetica).
Se poi aggiungiamo che banche e finanziarie si sono buttate a capofitto in questo settore creando un prodotto ad hoc di vendita/finanziamento (spesso con taeg piuttosto alti) di un impianto fotovoltaico a costo praticamente nullo per il consumatore (scaricandogli però la responsabilità e il pagamento del finanziamento… in caso di eliminazione futura degli incentivi)… ecco che il gioco (trappola?) è fatto… e come correttamente dici all’inizio “molte persone, senza nemmeno sapere bene cosa facevano, si sono informate su come par parte della partita”.
E un peccato, anche perché essendo una tecnologia, che grazie agli ingenti investimenti in ricerca, consentirà in futuro di avere pannelli più efficienti e durevoli oltre ad essere in grado di produrre energia elettrica ad un costo minore… ci troveremo che l’Italia avrà un’installazione fotovoltaica poco concorrenziale dal punto di vista dei costi di produzione di energia elettrica rispetto ad altri Paesi… che hanno investito nel settore più oculatamente con una politica di incentivi a lungo termine… (e non tutto e subito come in Italia). Insomma ritorniamo al solito discorso della mancanza in questo paese di una politica energetica di lungo termine e pianificata a tavolino con le categorie interessate (consumatori compresi).
Infine concludo che alla recente fiera avvenuta in Italia nel settore (SolarExpo a Verona), hanno dovuto escludere ben 100 espositori su 1400 presenti, perché la domanda era troppo alta e non c’era posto sufficiente! Vedremo il prossimo anno.

gaolin
Scritto il 9 Maggio 2011 at 17:34

Come spesso accade, il nostro DT ha trovato modo di portare su questo blog un tema di grande attualità, tutto sommato poco conosciuto nei suoi risvolti tecnici ed economici.
Dovrebbe trattarsi di un business energetico invece è sostanzialmente un business finanziario.
L’articolo di Giorgio Ragazzi riportato descrive perfettamente la situazione e anche nel commento di Lampo vi sono altre interessanti considerazioni.
Da parte mia ne aggiungo alcune che brevemente cercano anche di fare un po’ di storia.
La tecnologia fotovoltaica si è sviluppata inizialmente negli USA perchè legata alla necessità delle stazioni aerospaziali di avere energia elettrica disponibile.
Nonostante tutti gli sforzi in ricerca, che per molti anni sono stati fatti in questo campo, non vi era alcuna speranza che gli investimenti necessari per gli impianti produttivi di piccola o grande scala potessero da soli ripagarsi senza avere il supporto di incentivi. Si cominciò anche a pensare che era un problema di numeri, ovvero finchè non fosse partita una produzione in grande serie dei pannelli fotovoltaici, questo tipo di generazione di energia non sarebbe mai decollato.
Come spesso succede nei settori innovativi è importante partire per primi e sapere bene cosa si sta facendo e quali rischi si corrono.
Come quasi sempre succede, sono gli stati retti da governi nazionali e locali competenti che riescono a far diventare produttivo per una nazione anche ciò che tecnicamente/economicamente non lo sarebbe. Qui entrano in gioco Germania e Cina, principalmente, tanto per non cambiare.
La Germania è stata la nazione che ha guidato lo sviluppo del fotovoltaico in Europa. A suo tempo, 8-9 anni fa, ha finanziato a fondo perduto le imprese, perché facessero ricerca applicata finalizzata alla produzione e i privati, perché installassero impianti fotovoltaici (PV) sulle loro case o fabbriche.
Il risultato è stato che in Germania si è creata una vera e propria completa filiera del settore, cioè in Germania si sono sviluppate le conoscenze tecnologiche, le aziende che producono tutta la componentistica e la rete commerciale per venderla a tutti gli altri, in particolar modo nella UE, spingendo nel contempo anche altre nazioni a dare avvio a politiche di incentivi.
Nel frattempo, 5-6 anni fa, in Cina cominciarono ad annusare questo business. Gli occidentali con i contributi/incentivi all’installazione stavano creando un grosso mercato per i pannelli fotovoltaici e quindi giù ad investire cifre colossali per impiantare fabbriche per produrli in grandi numeri e in modo industrializzato e soprattutto economico grazie anche al basso costo del lavoratore cinese che, non mi stanco di ripeterlo, dipende dal cambio del CNY, gestito dalla People Bank of China. La tecnologia del fotovoltaico ai cinesi, per produrre i pannelli a cristalli di silicio, è stata fornita dagli occidentali, americani e tedeschi, principalmente. Questi ultimi in particolare sono diventati gli interlocutori privilegiati per piazzare in Europa la produzione cinese, visto che quella nazionale non poteva essere competitiva.
In pratica la nazione Germania, avendo messo le mani in Europa sul business fotovoltaico si è ripagata con gli interessi gli sforzi economici a suo tempo fatti.
La Cina invece ha in questi anni creato aziende colossali, di oltre 10.000 dipendenti, che producono pannelli 24 ore su 24, che ci vendevano cari alcuni anni fa e che ora sono diventati abbastanza economici, a tal punto che gli impianti di produzione che si realizzano oggi sono molto meno costosi di 1 o 2 anni fa. Anche se c’è sempre bisogno di incentivi, per avere una convenienza ad installare queste brutture sui propri tetti.
L’Italia, come quasi sempre, è arrivata buona ultima nel settore e in questi 2-3 anni ha ben contribuito ad ammortizzare i costi che Germania e Cina avevano sostenuto nel settore, anzi ha fatto guadagnare loro tanti soldi. A casa nostra praticamente nulla si è sviluppato a livello di ricerca rivolta agli sviluppi futuri.
Se propri vogliamo dire anche questa. La tecnologia dei pannelli in silicio cristallino che oggi vengono installati è già vecchia. Infatti in Germania ne hanno sviluppato di altri, in silicio micromorfo, che sono molto più eleganti e già disponibili, che a produrli dovrebbe costare meno degli attuali, specie se si fabbricheranno in Cina, non certo in Italia.

lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 18:09

gaolin@finanza: A casa nostra praticamente nulla si è sviluppato a livello di ricerca rivolta agli sviluppi futuri.
  

Condivido pienamente a parte la parte citata: in realtà in Italia, una volta tanto, ci sono state aziende (che non cito per non fare pubblicità) che hanno investito molto sulla componentistica per l’elemento cardine, dopo il pannello, di un impianto fotovoltaico: l’inverter (il gruppo elettronico che si occupa di convertire la corrente dal voltaggio emesso dai pannelli a quello idoneo al nostro impianto elettrico).
Dico solo che noi abbiamo un’azienda italiana… che è tra i primi produttori al mondo di tale componentistica.
Purtroppo non è avvenuto lo stesso per i pannelli… sicuramente per il discorso costi che hai citato.

Il problema fondamentale del fotovoltaico… sarà l’inquinamento! Ma come vi chiederete? E’ una tecnologia che serve apposta per inquinare meno!
Purtroppo i pannelli (a parte silicio amorfo e altre recenti tecnologie) sono fatti di elementi difficilmente smaltibili dal cittadino. Infatti negli altri Paesi europei hanno creato dei consorzi obbligatori per lo smaltimento: in pratica nel costo dell’impianto è compreso il ritiro e smaltimento dei pannelli (un po’ come avviene adesso per i frigoriferi e via dicendo).
In Italia… il consorzio… è ancora in fase di sviluppo e partenza…quindi chi pagherà sarà sempre il cittadino che ha installato gli impianti (ovviamente tale costo non è facilmente quantificabile…e va a scapito della convenienza… visto che non è compreso nei preventivi attuali!)
Quello che inquina è la lavorazione per la produzione di silicio policristallino: bisogna “drogarlo” con altri elementi quale il boro. Per cui in fase di smaltimento… diventa difficile recuperare i vari elementi.

paolo41
Scritto il 9 Maggio 2011 at 19:38

lampo,

gaolin@finanza,

Dream, Lampo e Gaolin sono senz’altro due “poli” tecnici del blog e allora faccio a loro (e agli altri che hanno conoscenze in proposito) una richiesta…. Il problema dello smaltimento dei rifiuti sta diventando una piaga non solo nel napoletano, ma rischia di estendersi a macchia d’olio in tutto il paese.
Viene riportato dalla stampa che tutti gli altri paesi europei hanno un diffuso utilizzo dei termivalorizzatori…. si poterbbe conoscere la vostra opinione????? Grazie.

Scritto il 9 Maggio 2011 at 19:40

L’obiettivo era proprio di portare sul blog una tematica di grande attualità che, secondo me, è vista in modo troppo miope. E lo dico perchè ho molti clienti che credono veramente che questa sia una gallina dalle uova d’oro… 😉

lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 21:12

paolo41,

Provo a risponderti solo con alcune considerazione (visto che il tema è molto vasto ed è difficile approfondirlo in un commento…)
Intanto il termine “termovalizzatore” non è appropriato: la normativa europea ed italiana tratta solo di “inceneritori”. E usa questo termine in modo appropriato per sottolineare che si tratta dell’ultima spiaggia per eliminare un rifiuto, dopo che si sono tentate tutte le altre strade, quali il riutilizzo (rigenerazione) o riciclo. Dopo l’inceneritore rimane solo la discarica…
Entrando nel dettaglio ho un vicino parente che ha lavorato per diversi anni in un impianto all’avanguardia del genere… chiuso poi per motivi prettamente politici e di concorrenza sleale che hanno reso non più sfruttabile l’impianto dal punto di vista economico (preferisco non approfondire).
Wikipedia affronta molto bene l’argomento: http://it.wikipedia.org/wiki/Inceneritore
Il problema maggiore di questi impianti secondo me è il controllo in ingresso di quello che viene usato come combustibile (il rifiuto), con le conseguenti fermate per manutenzione dell’impianto e riavvio.
Mi spiego: se il combustibile usato viene controllato e certificato correttamente per la particolare categoria di impianto che può “incenerirlo” non ci sono problemi e l’impianto lavora a pieno regime, grazie agli attuali automatismi, in maniera ottimale dal punto di vista della combustione, evitando la produzione di diossine e ottenendo un notevole abbattimento di polveri, oltre a non avere danni all’impianto stesso.
Se… i controlli non ci sono oppure quello che usiamo come combustibile, anche se certificato, contiene tutt’altro… (per ragioni che non sto qui a spiegare ma che potete sicuramente immaginare) … abbiamo produzione di diossina (esempio se contiene rifiuti ospedalieri che non dovrebbe contenere… infatti vengono trattati in appositi impianti) o altri gas nocivi, oltre a causare una non regolare combustione, senza contare gli eventuali danni all’impianto dovuti a materiale che non brucia ma che, per esempio si attacca sulle pareti della camera di combustione o sui tubi dell’impianto di raffreddamento e via dicendo… causando fenomeni di corrosione… ecc. ecc.
Ecco quindi che, causa non corretta combustione, tocca fermare più spesso l’impianto. E la fermata e ripartenza dell’impianto… causando condizioni non ottimali di combustione (pensate a quando accendete o spegnete una semplice stufa a legna)… può verificarsi la produzione di diossina (a causa della temperatura non sufficientemente alta per la sua distruzione) oltre a Nox e grossi quantitativi di polveri sottili e non derivati dalla pessima combustione.
Quindi dipende essenzialmente dal solito discorso: i controlli (sul prodotto di combustione e sull’impianto stesso) e chi gestisce l’impianto (quanto ci investe in termini di manutenzione e sulla qualità del materiale che usa come combustibile.
Il problema maggiore in sostanza sono la produzione di polveri… specie quelle al di sotto dei 2.3 micron, i cui effetti nocivi sulla salute non sono ancora stati studiati approfonditamente (è in corso una ricerca indipendente appositamente finanziata dall’UE). Tali polveri entrano nei nostri polmoni e a differenza dei PM10 che riescono a essere filtrati… passano direttamente negli alveoli e vanno in circolo nel sangue.
E’ ovvio che il nostro organismo, dal punto di vista evolutivo, riesce a tollerare (leggi smaltire) senza danni piccole quantità di sostanze pericolose… (altrimenti non saremmo qui a discutere di queste cose)… ma è ovvio che se si tratta di smaltire le stesse sostanze sul lungo termine… il discorso cambia… e ci possono essere risvolti sulla salute.
Quindi avrai capito la mia posizione: sono favorevole… se è stato svolto correttamente prima il ciclo di smaltimento dei rifiuti (rigenerazione, riciclo, differenziazione, ecc.) e se, l’impianto è correttamente dimensionato e controllato per quello che deve bruciare. Inoltre se il materiale usato come combustibile è appropriato.
L’impianto che citavo… rispondeva a tutti questi requisiti… con tanto di pannello pubblico dei valori di inquinanti emessi entro i limiti di soglia (leggibile da chiunque passava in prossimità dell’esterno dell’impianto)… peccato che chi lo gestiva… non voleva “bruciare” certe tipologie di rifiuti non adatte (per i motivi citati)… e quindi… è stato oggetto di certe scelte politiche e controlli a tappeto (molti vani…) fino a che… al primo valore fuori norma… è balzato appositamente sulle cronache … per poterlo chiudere o cambiarne gestione.
Spero di essermi spiegato.

lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 21:39

Peccato che alla massa, al posto di questi argomenti che dovrebbero essere di comune attualità, al fine di progredire nella qualità della vita (in questo caso ambientale) interessi più … “Miss culetto d’Oro 2011”, soprattutto per votare, dopo averlo intensamente osservato, valutato ed “immaginato”, quello migliore… :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

ottofranz
Scritto il 9 Maggio 2011 at 22:10

Vi porto la mia testimonianza. Ho un impianto fotovoltaico che produce circa 9000 kw annui entrato in funzione nel 2006.

Fu una trasmissione di Beppe Grillo a mettermi la pulce nell’orecchio e l’idea mi piacque. Cominciai ad informarmi, ma sembrava che nessuno sapesse niente di preciso specialmente per quanto riguardava la legislazione. Per combinazione venni a sapere che a pochi km da casa mia un amico aveva messo in funzione un impianto per l’agricoltura a supporto delle celle frigorifere. Il concetto allora era:-” Io Stato ti fornisco un incentivo , nel senso che ti finanzio fino al 70 % a fondo perduto e poi tu ti tieni l’energia che consumi e mi versi in rete l’eccedenza .

Già quando arrivai anch’io le cose erano cambiate ed era entrato in batteria lo “scambio sul posto” Il concetto era diventato :-” tu ti paghi l’impianto e poi io ti riconosco un tot al kw. Tu autoconsumi senza pagare e riversi l’eccedenza.”

Successivamente con mossa unilaterale . e sottolineo unilaterale , il GSE ha cambiato il contratto spedendo un nuovo formulario che cominciava più o meno così … “come da sua richiesta… ecc.” In questo nuovo contratto venivano stabilite delle fasce di produzione e di consumo totalmente diverse che hanno fatto si che oggi lo scambio sul posto non sia più interessante in quanto non copre le spese di consumo.

Resta invece remunerativa la cifra pagata Da tener presente che nel mio caso non ho mai importi sottosoglia, perchè per impianti da pochi kw i soldi si vedono a babbo morto.

Naturalmente la supposta non fu molto gradita e quindi chiesi cosa sarebbe successo se io non avessi sottoscritto il nuovo contratto.

Vi metto qui la risposta

In merito alle sue domande le rispondo per quello che sono venuto a conoscenza tramite colloqui con il GSE.
Il ritiro dell’energia prodotta da parte da parte del GSE non è una scelta del GSE stesso ma gli è stata imposta dall’autority perche i vari gestori locali di energia (Enel, Acea Asm ecc.) si sono ribellati e rifiutano di gestire il contratto di scambio sul posto perchè questo comporta un incremento di costi di gestione che non vengono loro riconosciuti.
Ovviamente essendo una prescrizione dell’Autorità è stata estesa d’ufficio a tutti gli utenti dei contratti di scambio, e credo non esistano possibilità di non aderire e comunque nel caso lei non aderisse il suo gestore locale di energia ha di fatto eliminato il contratto di scambio e da marzo 2009 le farà pagare semplicemente l’energia prelevata senza alcun rimborso per quella immessa in rete.
Purtroppo penso che non ci siano alternative ma se vuole ulteriori chiarimenti le posso dare qualche riferimento all’interno del GSE.
Cordialmente

Il concetto è :-O mangi la minestra o salti dalla finestra.

Perchè vi dico questo?

Perchè secondo me , quando si renderanno conto che tutto questo è una follia , faranno in modo che il GSE vada a gambe all’aria e chi si è visto si è visto.

Saranno intentate cause milionarie destinate a trascinarsi per anni, e solo qualche mafioso con santi in Parlamento in qualche modo ne verrà a capo ( e magari anche no) e tutti gli altri ….”ciccia!”

Notare bene che tutti quegli sprovveduti che hanno pensato di pagare la rata del mutuo acceso con l’assegno del GSE (e che già oggi hano capito che non funziona proprio così) si renderanno che nelle postille firmate alla Paperon de Paperoni hanno garantito in solido alla Banca che pagheranno loro quando il GSE non facesse fronte

Non ci sono alternative.
Mi dicevano tecnici che sono venuti a collaudarmi e verificare l’impianto a suo tempo che quando tutto quello che è stato messo in cantiere sarà operativo vero, non esistono neanche i sistemi di trasporto dell’energia adatti a gestire il flusso.

Come al solito la Mafia si è impadronita del businnes ed una cosa che sulla carta era buona l’ha fatta diventare l’ennesimo problema.

L’incentivo va dato a chi ne fa uso personale, che sia abitativo o lavorativo e va solo finanziato in parte lasciando l’autoconsumo

Niente incentivi a kw prodotto Se vuoi guadagnare dei soldi devi lavorare. Punto !

E’ follia creare l’ennesima speculazione creativa sulla pelle di tutti.

Si confonde l’agevolazione col businness e la speculazione . E questo per l’ennesima volta. E sempre a pro dei mafiosi.

Nessuno ha visto Report domenica?Governo , Parlamentari (sempre i soliti) con mogli e figli, Alti funzionari che non controllano, e Mafia, che fanno businnes insieme alla luce del sole.

Tutti a braccetto nelle concessionarie del gioco.

E poi fanno i processi per sapere se lo Stato e la Mafia avevano un accordo nel 92? Ce l’hanno anche oggi …alla luce del sole. BASTA !!!!

scusate la lunghezza

lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 22:55

ottofranz,

Grazie per la testimonianza.
Mia cognata si è fatta abbindolare anche lei… visto che la banca le ha proposto l’impianto come investimento… (per la banca ovviamente).
Ho tentato di spiegarle con calma quello che hai appena espresso… ma niente da fare.
La risposta è stata: ma vuoi che il GSE vada gambe all’aria e tutti quelli che hanno investito si ritrovino a pagare le rate del mutuo? E’ assurdo! Non permetteranno mai una cosa del genere!
Purtroppo vedremo in futuro chi ha ragione: ovviamente spero mia cognata!
Intanto due link che vi fanno capire che la nostra realtà si avvicina a quanto accaduto in Spagna l’anno scorso:
http://www.rinnovabili.it/fotovoltaico-per-non-fare-la-fine-della-spagna
Il caso spagnolo… notare la retroattività (anche in italia siamo molto bravi ad usare questi termini… alla faccia dello statuto del contribuente!):
http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5796:fotovoltaico-in-spagna-pesanti-tagli-agli-incentivi&catid=924:latest-news&Itemid=171

P.S.
Per ottofranz,
Spero che tu riesca a leggere anche tra le righe della mia risposta alla tua domanda… forse è l’aspetto più importante… 😉

lampo
Scritto il 9 Maggio 2011 at 23:18

Scusa ottofranz… il P.S. era per Paolo41 😉

    Scritto il 10 Maggio 2011 at 00:00

    Bene, vedo che allora qualcuno che ha toccato con mano la “mozzarella di ecobufala solare” c’è anche tra di voi…

ottofranz
Scritto il 10 Maggio 2011 at 07:22

Dream Theater,

Diciamo comunque che io non sono insoddisfatto dell’operazione. Tra l’altro il mio incentivo è di 0,4957, uno fra i più alti. Considerare però che i pannelli li ho pagati tre volte tanto di quanto costano ora.

E ogni volta che accendo un ventil convettore o una la mpadina non mi faccio più problemi.

Tra l’altro questo è un altro aspetto da non sottovalutare. La mia qualità della vita è migliorata ( ed anche quella dei miei figli a cui non faccio più rimproveri se lasciano la luce accesa), ma il senso del risparmio energetico che dovrebbe essere la filosofia di base, fa acqua da tutte le parti.

paolo41
Scritto il 10 Maggio 2011 at 13:03

lampo,

Dream Theater,

quello che emerge dalle considerazioni di Dream e dai vostri commenti è che esiste una grossa contraddizione nelle politiche energetiche che stiamo, tutti insieme, portando avanti…..
Siamo un paese dove continuano a prevalere i partiti della contraddizione perpetua e del “NO” e delle “mafie” locali, senza un vero approfondimento dei problemi e sopratutto senza disciplina e, oserei dire, mancanza di stato ( che scrivo, appunto, con la lettera minuscola).
Basterebbe copiare cosa fanno gli altri paesi e tanti problemi sarebbero meno onerosi per la res publica e per i cittadini.
Purtroppo prevale la più inutile retorica a tutti i livelli e in tutti i colori politici, inclusi sindacati e confindustria.
Se non mi sbaglio, tanto per aggiungere carne al fuoco, abbiamo in tutta Italia un solo degassificatore, perchè il partito del “NO” ha sempre ostracizzato tale soluzione e con la crisi libica ora abbiamo seri problemi di rifornimento che saranno senz’altro più acuti nel prossimo inverno….

lampo
Scritto il 10 Maggio 2011 at 14:03

paolo41,

Vedo con piacere che sei riuscito a leggere tra le righe! 😉
Purtroppo quanto dici è la triste realtà di questo paese.
Ripeto che abbiamo bisogno di una politica energetica di lungo termine , condivisa tra le varie parti sociali ed industriali.
Per farla però è necessario che la gente sia in grado di capire di cosa si parli… quindi c’è bisogno di vera informazione… e non dell’attuale terrorismo mediatico provocato dai vari interessi economici degli operatori del momento (vedi fotovoltaico, nucleare, ecc.)
Però siamo anche un paese di individualisti… che credono di sapere tutto e che difficilmente hanno la mente aperta per nuove argomentazioni o nuove idee. Poi manca una cultura del rispetto delle regole e dei programmi fatti.
Quindi non credo che sia di facile risoluzione la problematica. E non possiamo confrontarci con gli altri Paesi… in cui c’è una cultura del rispetto delle regole e dei principi… lontana anni luce dalla nostra.
Personalmente il poco che posso fare in prima persona… e solo informazione… per chi ha la pazienza di leggerla.

vittoredarin
Scritto il 10 Maggio 2011 at 18:14

http://www.eugeniobenetazzo.com/fotovoltaico-investimenti.htm

c’è anche questo parere

gaolin
Scritto il 11 Maggio 2011 at 09:18

lampo,

Purtroppo ieri ero in viagio e non ho potuto leggere I&M.
In Italia fare ricerca nel vero senso della parola è difficilissimo un po’ per mentalità e molto per mancanza di fondi appositi ben gestiti.
Giustamente hai riportato che anche qualche brava azienda italiana ha sviluppato prodotti per il settore fotovoltaico, solo che non si tratta di tecnologia innovativa nel senso proprio del termine.
Comunque, per dirne ancora una, è sintomatico il fatto che le banche, quando finanziano questi impianti, inseriscano esplicitamente la clausola che, se il contributo del GSE venisse a mancare, il debitore deve comunque farsi carico del rimborso delle rate.
Questa la dice lunga su quanto potrebbe succedere quando la sbornia del fotovoltaico sarà esaurita e il governo potrebbe pensare che lasciare interamente questa manna ai suoi cittadini è troppo, pur avendoglielo promesso per legge.
In questo caso avrebbe anche un po’ ma solo un piccolo po’ di ragione.
Spagna docet.

lampo
Scritto il 11 Maggio 2011 at 11:30

gaolin@finanza: lampo,
Questa la dice lunga su quanto potrebbe succedere quando la sbornia del fotovoltaico sarà esaurita e il governo potrebbe pensare che lasciare interamente questa manna ai suoi cittadini è troppo, pur avendoglielo promesso per legge.
Spagna docet.  

Effettivamente dipenderà da come si evolverà il prezzo dell’energia elettrica in italia in evoluzione all’ammontare di incentivi dato.
In pratica gli incentivi essendo distribuiti sulla bolletta elettrica di tutti i consumatori… aumenteranno di fatto la bolletta elettrica nei prossimi mesi/anni (visto che non è immediato e lo decide l’Autority).
Tenendo conto che gli incentivi erogati nel 2010 sono più che raddoppiati rispetto al 2009… e la base installata, ma non ancora produttiva… è addirittura triplicata rispetto al 2009…
(fonte: http://www.gse.it/media/ConvegniEventi/Presentazioni%20e%20Interventi/Montanino_Solarexpo_05-05-2011.pdf) è evidente che la voce che in bolletta pesa per incentivare le rinnovabili aumenterà di parecchio (in particolare la componente A3 della bolletta. Gli incentivi del fotovoltaico incidono per circa due terzi su questa componente).
Non è un mio parere personale… ma lo dice la stessa Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas:
Dal 2001 tutti gli italiani hanno pagato in bolletta ben 23 miliardi (!) per il finanziamento delle rinnovabili (il famoso CIP6… che comprende di tutto… anche energie che hanno a che fare poco con le rinnovabili… ma non voglio entrare nel merito).
A febbraio stimava un ulteriore aumento di costi di ben 5,7 miliardi, provenienti dal solo fotovoltaico. Si stima che quindi la componente A3 del prezzo dell’energia elettrica in bolletta citata aumenterà di circa 7 volte nel corso dei prossimi anni per compensare la nuova potenza installata e gli incentivi erogati.
Fonte: http://www.autorita.energia.it/it/com_stampa/11/110207.htm
Con questo non voglio assolutamente dire che non bisogna investire in fotovoltaico… ma forse finanziare gli incentivi interamente con il costo della bolletta… non è una soluzione nel futuro molto sostenibile… specie quando la massa vedrà i risultati a livello di costi nelle future bollette.
Bisogna finanziarlo in parte con altri capitoli di bilancio statale… altrimenti il risultato sarà la penalizzazione del settore stesso.

vittoredarin
Scritto il 15 Maggio 2011 at 10:22

lampo,

lampo: Bisogna finanziarlo in parte con altri capitoli di bilancio statale… altrimenti il risultato sarà la penalizzazione del settore stesso. lampo [ Quota ] [ Replica ]

o stampano banconote di notte o son sempre soldi del contribuente….cosa meglio che farli gravare in bolletta così chi più consuma più finanzia? Ridurre la tassazione diretta ed aumentare quelle indirette non può che far diminuire la percentuale di evasione ed indurre la gente a spese più oculate. Anche se non è questo il problema di come reperire risorse bensì quello di ridurre sprechi e corruzione di questo Stato ladro (non dico governo ma Stato di proposito). Visto che non ci arrivano con le buone i nostri amministratori e politici a quando una bella riesumazione dei metodi francesi (1789)? Usque tandem Catilina abutere patienta nostra?

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