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Lobby: potere e ricchezza a scapito del sistema economico
Quante volte abbiamo parlato su questo blog di sperequazione economica. Quante volte abbiamo detto che non solo il divario fra ricchi e poveri si sta allargando, ma anche che sta scomparendo la classe media e che, ahimè, il mondo e la finanza è comandata da un pugno di persone che hanno il dominio sul sistema. Ma queste persone, badate bene, non sono i capi di governo (ops, ci sono delle eccezioni…) ma sono manager di grandi aziende, di cui buona parte sono istituzioni finanziarie.
E’ quindi già stato ampiamente commentato il ruolo delle cosiddette “lobby”, ovvero quei gruppi che condizionano in modo determinante la politica economica, facendone poi pagare a tutto il sistema le conseguenze.
Per farla semplice, loro mangiano e noi subiamo.
Alcune malelingue sono solite associare alle lobby un altro termine, non certo gratificante, ovvero una forma di “Mafia”. Io non voglio arrivare a tanto (altrimenti faccio una brutta fine…) ma è innegabile lo status di organizzazione finalizzata allo sfruttamento di posizione dominante al fine di arricchirsi a danno del sistema economico.
Leggendo il sito del Time ho trovato questo grafico che ha del clamoroso, del drammatico, del vomitevole, del mostruoso, del vergognoso, dell’illuminante, dell’evidente, dell’indiscutibile e chi più ne ha più ne metta.
Infatti mette in evidenza quanto si siano arricchite le cosiddette lobby a danno del consumatore USA (che può anche interessarci poco) e a danno del sistema economico finanziario (che invece deve interessarci molto vista la globalizzazione e la interconnessione tra i vari sistemi economici e finanziari).
Vi pubblico il grafico così, senza aggiungere altro. Lascio a voi l’ingrato compito di commentare (se lo ritenete) o di condividere questa mappa del potere con chi vorrete. E poi ditemi voi se possiamo continuare a restare indifferenti a tutto questo…
STAY TUNED!
DT
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Sbaglio oppure è proporzionale al rapporto utile/manodopera per settore???
Oviamente con “manodopera” si intende l’incisione del costo del lavoro sugli utili…
Oil&Gas = impianti = un sacco di manodopera specializzata e di attività “reali”
Finance & real estate = lo sappiamo gà tutti
ditemi voi se possiamo continuare a restare indifferenti a tutto questo…
il problema è… cosa facciamo?
Bravo ottofranz, è questa la questione. Come tramutare in pratica quanto è teorico.
Diciamo che ci stiamo provando coi portafogli di Compass, anche se non posso negare che un crack finanziario colpirebbe tutto.
In linea di massima oggi la prima cosa da fare è attuare un forte monitoraggio del rischio finanziario all’interno dei vari portafogli di investimento, con analisi qualitative e quantitative.
Per i miracoli… ci stiamo attrezzando!!! 😀
ottofranz:
ditemi voi se possiamo continuare a restare indifferenti a tutto questo…
il problema è… cosa facciamo?
Con la globalizzazione ormai in fase avanzata (se non del tutto completata) non c’è più spazio.
Siamo come dei tonni prima della mattanza…
A livello individuale qualcosina si può ancora fare, come ad esempio tornare semplicemente in campagna… ma a livello di società il punto di non ritorno è superato.
Rivoluzioni/rivolte/sommosse ecc. ecc. soo solo fantasie per i paesi “industrializzati”… è inutile negarlo siamo ormai una società senza più palle…
moma@finanza,
Beh… diciamo che il tuo commento è crudo ma realistico…
il buon Marc Faber lo aveva detto in tempi non sospetti…
🙄
… anche se il punto di non ritorno è superato…nel nostro piccolo possiamo fare ancora qualcosa… specie quando le risorse economiche scarseggeranno, il potere di acquisto diminuirà e la disoccupazione reale aumenterà: lo scambio. Inteso come scambio di conoscenze, di manodopera, di materie alimentari (orto, galline, ecc.) e via dicendo.
Su questo non riusciranno mai a speculare… perché non è tangibile nel sistema economico attuale in quanto non facilmente misurabile.
Guardiamo in piccolo cosa sta succedendo per Parmalat: come è possibile che si ceda un’azienda al prezzo di 15 volte gli utili (è il più basso valore nel businnes delle cessioni di aziende nel settore del latte) e con in pancia qualcosa come Euro 1,5 Mld, ad una azienda come Lactatis, non quotata in borsa, che lancia l’opa senza avere prima le garanzie dal sistema bancario (in Italia risulterebbe abbastanza indebitata a fronte di precedenti acquisizioni) e quindi stenta a presentare la documentazione alla Consob (mi domando se non ci siano dei fumi di aggiottaggio?)??????
Tranquilli che, una volta acquistata, la quota del latte importata dalla Francia aumenterà ulteriormente alla barba delle cooperative lattiere italiane…
Probabilmente il lobby funziona anche in Italia,nonostante le incazzature di Tremonti ….
Dream Theater: Come tramutare in pratica quanto è teorico.
Diciamo che ci stiamo provando coi portafogli di Compass,
mi sa che ottofranz intendeva qualcosa di diverso 🙂
mattacchiuz,
Hehehe… lo so lo so… Ma che vuoi che risponda? Che bisognerebbe insorgere? E in che modo?
Dream Theater,
Boh forse bloccando la produzione.. Un blocco totale. La nazione si ferma e non produce più nulla senza cambiamenti. Ecco questo si che sarebbe una bella “rivoluzione”.
Condividere lo sdegno del nostro DT è il minimo che si possa fare.
Poi si dovrebbe tutti farsi un esame di coscienza e si scoprirebbe che quelli che poco o nulla hanno da rimproverarsi di questa situazione sono sì la maggioranza ma che la minoranza è ben variegata e assortita.
In questa numerosa minoranza ci stanno, oltre ai mostri sacri dei grandi interessi economici, anche coloro che ambiscono a professioni/lavori che non apportano valore aggiunto da distribuire, coloro che ripudiano come degradanti i lavori che insudiciano le mani, coloro che vogliono/sperano con dei click di fare tanti soldi, coloro che, alla vita fatta di impegno, fatica e onestà, preferiscono quella dei furbetti dei quartieri più o meno grandi.
E io che ero convinto che “Oil and Gas” fossero al secondo posto… che delusione!