Weekly Eurozone Overview

Scritto il alle 14:28 da Danilo DT

Key Data Points

L’ EuroMeeting di Bruxelles (secondo solo al Meeting Act II di I&M …  hahaha) è ovviamente il fatto più importante e condizionante per i mercati. Molte proposte dei “magnifici quattro” (Van Rompuy, Juncker, Draghi, Barroso) sono state al momento respinte ma verranno ripresentate probabilmente ad ottobre.

intanto, ed è questo il VERO elemento da considerare, sono stati fatti dei passi in avanti verso una maggiore coesione europea. Certo, i punti interrogativi sono ancora moltissimi ed occorrerà aspettare luglio per poter vedere scritto qualcosa nero su bianco. ma qualcosa di buono sta venendo fuori.

Non dimenticate PERO’ che al momento NON si è risolto un bel nulla. Si lavora sulla fiducia e sulla speranza. E questo la dice lunga sull’importanza dell’emotività in questa fase di mercato.

La reazione dei mercati venerdì è stata a dirsi poso euforica, ovviamente esagerata. Scattano le ricoperture più una serie di acquisti sull’onda dell’entusiasmo. E mentre aspettiamo l’evoluzione dello scenario, sperando che quanto prospettato venga realizzato e che il percorso continui sempre verso ad una maggiore coesione (Unione non solo fiscale, ma anche bancaria, economica e chissà politica).

A presto!

 


Source: Macromonitor

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2 commenti Commenta
gainhunter
Scritto il 1 Luglio 2012 at 23:31

Cosa vuol dire “unione bancaria”, che la spazzatura di DB e Credit Agricole, tanto per citarne due, ricadrà anche sui cittadini italiani?
Cioè, per qualcuno i problemi dell’Italia se li deve risolvere l’Italia (anche se vengono per buona parte da fuori) ma i problemi delle banche vengono accollati a tutti indistintamente? Io mi auguro che questo governo riesca a ridurre drasticamente il debito, allontani la speculazione, recuperi soldi da destinare alla crescita economica e che poi riservi a Francia e Germania in ambito di unione bancaria lo stesso trattamento che è stato finora riservato all’Italia (NO, NO, NO).

andrea.mensa
Scritto il 2 Luglio 2012 at 08:08

cari dream & gremlin
mi rendo perfettamente conto che quanto sto per scrivere è u pò come parlare di corde a casa dell’impiccato, che voi vivete come gestori, proprio grazie al fatto che esistono persone che vi affidano i loro averi, per farli “rendere”, e voi, con le vostre abilità ovviamente ci riuscite, ma poi, chi paga ?
ecco io sono un pò seccato di sentir parlare di mercati e speculazione come se fossero entità extraterrestri, per cui tornerei un pò su questa terra, almeno chiarendoci sul chi dobbiamo ringraziare.

Mercati e speculazione

Tanto per definire ciò di cui intendo parlare, comincio con la parola “mercati”. Con essa si intendono quei luoghi fisici o anche solo virtuali, nei quali avvengono gli scambi commerciali, ovvero dove si vende e compera qualsiasi cosa che abbia un valore commerciale. In esso è importante che le “merci” abbiano un valore definito, tanto che un eventuale acquirente deve sapere esattamente quanto, in un dato momento deve disporre per potersi accaparrare un dato bene. Tali valori possono variare nel tempo, assumendo di volta in volta una quotazione ovvero un prezzo ( si parla di prezzo quando esso è definito dal venditore, mentre di quotazione quando tale valore è definito dal rapporto del valore complessivo delle richieste e da quello delle offerte, a prescindere che esse vengano soddisfatte o meno).
Una delle merci più atipiche è il denaro, in quanto influenza le quotazioni di tutti gli altri beni.
Un termine molto usato è “liquidità” che esprime il concetto di quante unità di un certo bene vengono scambiate nell’unità di tempo. Elevata liquidità ad esempio impedisce alla quotazione di un bene, di variare sensibilmente in funzione del numero di unità scambiate, mentre poca liquidità potrebbe far variare, e di molto, la quotazione su offerte di vendita o acquisto anche non eccessivamente rilevanti.
Esempi estremi sono ad esempio le opere d’arte, il cui prezzo viene stabilito tramite un’asta, da una parte, o il prezzo della benzina, per il quale un tacito accordo, permette ad ogni fornitore di adeguarsi al prezzo praticato dagli altri fornitori.
In condizione di “tranquillità” dei mercati, il prezzo finale dovrebbe riflettere il costo di produzione più il guadagno di ogni entità che intervenga, dalla produzione all’offerta offerta al destinatario finale, guadagno che dovrebbe riflettere la quantità di difficoltà incontrata da tale entità nello svolgere la propria azione in quel percorso.
Ad alterare tale guadagno interviene ad ogni livello, la legge della domanda e dell’offerta, secondo la quale in presenza di offerta inferiore alla richiesta il prezzo sale, e viceversa scende quando l’offerta supera la richiesta.
Questa la ragione per cui i cultori del libero mercato, sostengono che i mercati si autoregolano, in quanto un aumento di prezzo stimola altri operatori a produrre, immettendo quindi quantità di quel bene sul mercato e facendone quindi scendere il prezzo. Esso è sicuramente valido per quelle merci e quelle situazioni per le quali è facile alterare le quantità prodotte, ma se, ad esempio, gli impianti esistenti sono già al limite massimo di produzione, ulteriori incrementi si possono avere solo avviando nuovi impianti, e non è detto che la cosa sia così veloce.
In tale “gioco” interviene sovente la speculazione, che comprende ogni azione che alteri il normale equilibrio nei prezzi rispecchianti i costi, sottraendo o re-immettendo sul mercato quantità di un determinato bene in quantità tali da alterarne il prezzo in salita ma anche in discesa.
Tale effetto, oggi, è particolarmente visibile sul mercato dei capitali, nei quali i prezzi ( e quindi i rendimenti) dei titoli dei debiti sovrani, cambiano notevolmente a seconda che essi vengano oppure no acquistati alle scadenze, con varie scuse, non sempre giustificate da ragioni obiettive.
Morale della cosa è che, comunque, disponendo di grossi capitali, si può, acquistando o rifiutando dati beni, alterarne sensibilmente i valori, ricavandone quindi, in un secondo tempo, forti guadagni.
Pertanto, datane una definizione sommaria, vediamo che i cosidetti “mercati”, o la cosidetta “speculazione” che fa salire o scendere i rendimenti ed i valori di certi titoli, non è altro che un tacito accordo ( perché se dimostrato non essere tacito, diventa un reato) degli operatori, nell’acquistare o meno determinati beni, nello specifico i titoli del debito di certi stati.
Come però vengono presentati, sembrano quasi entità eteree, soprannaturali o extraterrestri, mentre invece non sono altro che operatori che, quasi in sintonia, operano su certi beni vendendo o comprando.
Tornerò su di essi, perché un’altra quasi entità viene comunemente falsata dai media.
E trattasi del debito. Si parla del debito pubblico di uno stato, del debito delle famiglie, degli enti statali o parastatali, del debito complessivo, ma non si parla mai dei creditori.
Sovente accade che i creditori appartengano in modo palese allo stesso stato del quale debito si tratta, come per quanto riguarda il Giappone, ma , molto più sovente, i creditori operano tramite gestori, fondi, banche, e quindi in modo anonimo.
Può quindi avvenire che i creditori di uno stato, siano i cosidetti “mercati” quando tali mercati non sono altro che entità che operano con denaro di cittadini dello stesso stato, passando tramite gestori stranieri.
Ecco che in tal caso abbiamo persone che con i loro capitali, “giocano” contro il loro stesso stato.
Ora, se il risparmio in ambienti monetari a quantità di moneta fissa, come il “gold standard” è prerequisito alla formazione di capitali, necessari agli investimenti produttivi, in ambiente di moneta “fiat”esso non è più indispensabile, in quanto i capitali possono essere creati, quindi usati, e poi resi.
In tale ambiente, il risparmio e quindi l’accumulo di denaro, diventa un ostacolo alla sua circolazione, ma soprattutto incoraggiando il ricorso al debito, (grazie all’offerta molto vantaggiosa di finanziamenti) mette i debitori nelle mani dei creditori che possono, in un secondo tempo, concedere o meno dei rifinanziamenti ma stabilendo degli interessi da usura.
Questo è quanto sta accadendo con i titoli di stato ( debito pubblico) in questi anni di crisi.
Il meccanismo quindi è iniziato con la formazione di grossi capitali, disponibili a tassi molto bassi, che ha incoraggiato l’indebitamento, e, quando l’indebitamento ha raggiunto livelli tali da NON poter essere rimborsato, ecco che è intervenuto il ricatto del creditore, che ha preteso interessi molto alti per rifinanziare i debiti in scadenza, pena il fallimento del debitore-stato.
Ma gli interessi sono ricchezza reale prelevata alla popolazione ed usata per soddisfare le pretese dei creditori, identificati come “mercati” o “speculazione” quando sono semplicemente cittadini, magari dello stesso stato molto ricchi che hanno affidato le loro ricchezze a dei gestori terzi.
Quindi ci si trova nella situazione paradossale di stati poveri, e fortemente indebitati, sovente nei confronti di loro stessi cittadini che operano in modo anonimo indirettamente.
Non avendo , tali cittadini ricchi, nessuno scrupolo ad agire contro la loro stessa patria e la sua popolazione, non vedo quale scrupolo morale dovrebbero avere i governi a dichiarare defaults parziali o totali dei loro debiti.
In alternativa, la soluzione sarebbe una altrettanto forte patrimoniale che tagliasse alla base il problema della presenza sui “mercati” di tali capitali, col vantaggio di ridurre, se non azzerare i debiti pubblici, eliminando quindi anche la necessità di devolvere parte delle tasse raccolte a pagare interessi.
Quindi, per prima cosa, invece di ossessionare le popolazioni con i debiti, pubblici e non, cominciamo a richiedere di conoscere chi sono i creditori, di tali debiti, e se nascosti nei “mercati” di dare nomi e cognomi di coloro che forniscono i mezzi ai gestori che tali mercati costituiscono.
Almeno sapremo chi stiamo alimentando con gli interessi pagati.

I sondaggi di I&M

TASSO BCE a fine 2024 in %

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