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WALL STREET: stato confusionale assoluto per i traders!

Scritto il alle 14:13 da Lukas

Una delle peggiori settimane degli ultimi anni, con i large traders in stato confusionale avanzato. Il quadro di mercato resta assai complicato e l’orso fa capolino dopo tanti anni di dominio dei tori. (Guest Post)

Cari amici, nell’ottava appena trascorsa, Wall Street ha vissuto una delle peggiori settimane degli ultimi 10 anni. L’S&P 500 ha infatti stornato di ben il 7,05 %, arretrando sin nei pressi di quota 2.400 punti.
Personalmente avevo una componente di short in portafoglio pari al 65 % del capitale investito, e quindi mi sono difeso alla grande. Devo dire, però, che l’entità e la violenza del ribasso ha sorpreso anche me. La correzione in corso, infatti, è alquanto anomala e non proprio sorretta da pessimi dati dell’economia reale. La stessa sembra in realtà alimentata da un pessimo sentiment degli investitori.

Umore deteriorato soprattutto a causa delle restrittive decisioni di politica monetaria assunte dalla FED. Questa settimana è stato infatti deliberato il quarto aumento dei tassi dell’anno 2018. Aumento deciso già da tempo, e quindi in gran parte già scontato dal mercato. Ciò che preoccupa, invece, è il fatto che la FED sembra non voglia fermarsi quà. Sono infatti previsti altri due aumenti dei tassi anche nel 2019. Aumenti oggetti di violente polemiche da parte del presidente Usa, Trump. Non ho molte simpatie per Lui, ben altri sono infatti i miei orientamenti politici e culturali, ma su tale questione credo non abbia tutti i torti, anzi penso che abbia decisamente ragione.

Essendo un uomo d’affari, più che un politico, credo sappia bene che la situazione dell’economia reale non è così florida e scintillante da giustificare, e rendere necessaria, una siffatta restrizione di politica monetaria. In realtà c’è il concreto pericolo che si produca un vero e proprio corto circuito, ossia un’economia in rallentamento, che avrebbe bisogno di sostegno, associata, invece, a restrizioni crescenti sia di credito che di liquidità. Pericolo che spaventa gli investitori, che vendono in massa, facendo così crollare le quotazioni di gran parte degli asset, non solo delle azioni. Nel 2018 ben il 95 % degli asset presenta, infatti, ritorni negativi, una situazione davvero eccezionale, che non si verificava dal lontano 1931.

Il pericolo del corto circuito è ormai ben visibile anche sullo scenario intermarket. In particolare, da alcune settimane il dollar index sembra aver perso il suo smalto. In quest’ultima ottava cede lo 0,5 % e retrocede a quota 96,94. Accelera enormemente anche il declino delle quotazioni delle commodities, che stornano di un ulteriore 3,65 % in termini reali, gettando una luce sinistra sulle prospettive della crescita economica globale.

Segnali negativi e preoccupanti giungono anche dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani arretrano infatti di altri 10 bps, e retrocedono a quota 2,79 %. I rendimenti dei bond a 2 anni stornano anch’essi di 10 bps, ed arretrano sino a quota 2,64 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta comunque positiva, il differenziale ( 10 – 2 ) è infatti ancora pari 15 bps. Dopo anni di esperimenti di politica monetaria il suo valore predittivo potrebbe, però, essere stato compromesso. I mercati sembrano infatti già ora scontare un’ipotesi recessiva, senza l’inversione della curva dei rendimenti. Dei mercati azionari abbiamo già detto. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota oggi 2.416,62 punti, ossia circa il 18 % in meno rispetto ai massimi dell’anno. Manca ormai poco ( 2 %) per entrare formalmente in un nuovo bear market.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

 


Commercial Traders : – 82.993
Large Traders : + 55.752
Small Traders : + 27.241

Si riconferma, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da oltre un anno. In quest’ultima settimana, registriamo variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a ben 21.362 contratti. Variazioni non in direzione di quanto sarebbe stato logico attendersi. In particolare, i Large Traders confermano di trovarsi in un periodo di estrema confusione. Non sembrano più degli operatori trend- following. Anche in quest’ultima settimana di pesanti ribassi, vanno infatti contro trend, acquistano altri 10.662 contratti long, e rafforzano ancor più la loro errata posizione Net Long. Non bisogna quindi meravigliarsi dei pesanti deflussi che si registrano dai loro fondi. Gli Small Traders, invece confermano di essere degli operatori contrarian, acquistano infatti anch’essi altri 10.700 contratti long, e consolidano, proprio nel momento peggiore, la loro posizione Net Long. I Commercial Traders, ovvero le vere “ Mani Forti “ del mercato dei derivati azionari Usa, come sempre si trovano dalla parte giusta del mercato. Già da mesi avevano notevolmente incrementato la loro abituale posizione di copertura, Net short.

Anche questa settimana cedono agli altri incauti operatori l’intero lotto dei 21.362 contatti long, rafforzando in egual misura, la loro posizione Net short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, illogiche, nonchè controverse ed inattese, alimentano di molto le preoccupazioni circa l’evoluzione futura dei mercati azionari, sia Usa che mondiali. Nonostante i pesanti ribassi già registratisi, Le Mani Forti, non sembrano, infatti, aver voglia d’intervenire, anzi incrementano ancor più la loro posizione di copertura. Evidentemente non ritengono ancora concluso il repricing dei valori azionari in corso. Meraviglia, anzi sconcerta, l’atteggiamento dei Large Traders che sembrano vivere un periodo di totale confusione. Essendo degli operatori trend-following, era infatti logico attendersi, già da alcune settimane, un’inversione della loro posizione. Inversione che, invece, non c’è ancora stata, anzi anche in quest’ultima ottava continuano, come detto, ad acquistare contatti long. Hanno per questo già pagato un caro prezzo, che rischia di aggravarsi ulteriormente.

Personalmente, pur riconoscendo un grande valore al Cot Report, pubblicato settimanalmente dalla CFTC, questa volta non mi sono fidato delle sue indicazioni. Avevo infatti il sentore che i Large Traders in questa occasione stessero sbagliando di grosso. Per tale motivo negli ultimi mesi la mia posizione è stata moderatamente Net Short, nell’ultima settimana la componente short del mio portafoglio era pari al 65 % ( 35 % long ). Posizione che confermo e rafforzo, e che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, guadagna lo 0,07 %, performance esigua, ma nettamente superiore a quella del nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 16,52 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance ( ALPHA ) del 16,59 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che anche nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, questa settimana, in coerenza con quanto sopra esposto, modifico in senso ribassista l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 35 al 25 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 65 al 75 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione ribassista, pari al 50 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon Natale e buon trading.

Lukas

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