in caricamento ...
WALL STREET: sta per arrivare il crollo? Tranquilli, non è ancora il momento
Il mercato sta iniziando a dare segni di debolezza e in tanti temono l’arrivo della correzione “importante”. Ma il COT REPORT ci dice che questo momento non è ancora arrivato. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i dati provenienti dall’economia reale, in particolare quelli provenienti dall’economia tedesca, hanno rafforzato l’ipotesi che sia in corso un generale rallentamento dell’economia globale. I mercati finanziari internazionali hanno prontamente reagito alle cattive notizie arrivate da Berlino, stornando taluno degli eccessi rialzisti prodottisi in quest’inizio d’anno. Reazione prettamente emotiva che, a mio avviso, non vuol significare un’inversione dell’attuale trend rialzista. I mercati infatti tendono ad anticipare, e non a seguire, i dati dell’economia reale. Se ciò e vero, il rallentamento testimoniato oggi dai dati dell’economia tedesca, è già stato anticipato e scontato dai mercati almeno 6 mesi orsono.
L’ho detto già più volte che bisogna capovolgere ed invertire il paradigma in cui molti, a torto, credono. Non è infatti l’economia reale ad indicarci dove andranno i mercati, bensì esattamente il contrario, ossia sono i mercati a dirci dove andrà nel prossimo futuro l’economia reale. Gli odierni brutti dati dell’economia tedesca confermano la validità del mio assunto. I mercati finanziari nel secondo semestre del 2018 hanno registrato uno storno del 20 % circa.
Qual’era il motivo di tale storno ? il rallentamento economico che solo oggi possiamo constatare nell’economia reale. A mio avviso pertanto i dati dell’economia tedesca di quest’ultima settimana non costituiscono una sorpresa e sono la conseguenza naturale di ciò che i mercati ci avevano anticipato già sei mesi orsono. Per tale motivo non è per niente utile soffermare l’attenzione sugli stessi, riguardano infatti il passato e sono già stati scontati dai mercati. Ben più utile e saggio è, invece, soffermare l’attenzione su quanto ci dicono i mercati oggi e, sulla base di tali informazioni, provare ad ipotizzare dove sarà e dove andrà l’economia reale nei prossimi 6 -12 mesi.
Esaminiamo pertanto lo scenario intermarket, che mostra un quadro non proprio chiaro, e con diverse contraddizioni al suo interno. In particolare, Il dollar index, dopo un periodo di particolare forza, da alcuni mesi sembra aver perso la sua verve. Negli ultimi 4 mesi registra addirittura un lieve storno ( – 0,24 % ) e ciò in genere non è un bel segnale per le prospettive degli altri mercati. La lieve debolezza della valuta Usa, ha favorito un tenue recupero delle quotazioni delle commodities, che negli ultimi 2 mesi si sono apprezzate del 2,65 %, in termini reali. Apprezzamento lieve, ma incoraggiante dal punto di vista delle prospettive dell’economia reale. Prezzo delle commodities in rialzo mal si concilia infatti con ipotesi di recessione economica. Prospettiva maggiormente accreditata, invece, dai mercati obbligazionari. I rendimenti dei bond decennali americani, anche in quest’ultima settimana, arretrano infatti pesantemente, – 15 bps, e retrocedono a quota 2,44 %. I rendimenti dei bond a 2 anni arretrano anch’essi di 12 bps e retrocedono a quota 2,32 %.
L’inclinazione della yield curve Usa si riduce pertanto ulteriormente a soli 12 bps , e ciò ci induce a temere che all’inizio del 2020 l’economia Usa, possa, dopo oltre 10 anni, entrare in una nuova fase recessiva. Ipotesi, quest’ultima, comunque ancora lontana, e non ancora pienamente scontata dai mercati azionari che, da più di 6 mesi, non registrano però significativamente nuovi massimi. L’imponente rialzo di quest’inizio d’anno, davvero sorprendente, ci appare pertanto, allo stato, solo un rimbalzo di breve periodo, all’interno di una fase correttiva che potrebbe rivelarsi di ben più ampia portata, se le ipotesi recessive troveranno, nei prossimi mesi, ulteriore credito e supporto.
Ciò premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale , pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 968
Large Traders : + 5.458
Small Traders : – 4.490
Muta, dunque, nuovamente la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto al precedente report, le variazioni nelle posizioni dei diversi operatori sono pari a 6.298 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, dopo le scorribande rialziste di questa prima parte del 2019, continuano a prender profitto, cedono infatti l’intero lotto dei 6.298 contratti long, ed invertono, seppur di misura la loro posizione che torna, quella loro abituale, Net Short. I Large Traders, invece, acquistano 2.405 contratti long, e consolidano la loro nuova posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 3.893 contratti long, ma restano ancora in posizione Net Short. Come avevamo anticipato la scorsa settimana, la situazione del mercato dei derivati azionari Usa è in una fase di lenta ma costante evoluzione. Come previsto i potenti Commercial Traders sono tornati, seppur di poco, nella loro abituale posizione di copertura, Net Short. Ciò non vuol dire che il mercato primario nel breve stornerà. La configurazione attuale, infatti, resta rialzista, seppur con minor forza di quella degli ultimi 3 mesi. Il problema è che essa appare ancora molto incerta e debole.
Essendo tutti gli operatori intorno allo zero, basta infatti poco per ritrovarsi in breve tempo in una situazione del tutto diversa dall’attuale. L’ipotesi peggiore, assolutamente da non scartare, è quella di ritrovarsi nelle prossime settimane con gli Small traders, da soli in posizione Net Long. Essendo questi ultimi degli operatori contrarian, sarebbe evidentemente un pessimo segnale per i mercati azionari. Allo stato però questa è solo un’ipotesi non ancora concretizzatasi. Non abbiamo pertanto motivo per cambiare la nostra view che resta rialzista. O meglio, cautamente rialzista, perché la componente long del mio portafoglio, che resta maggioritaria, è costituita in prevalenza da titoli value e difensivi.
View rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In quest’inizio del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 2,88 %, ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno. Nel frattempo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 14,64 %. Conseguita pertanto una sotto- performance del 17,52 %. Davvero un’eccezione, non piacevole, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16,2 %. L’episodio non mina, comunque, la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare l’attuale sotto-performance. Rispetto alla scorsa ottava, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’87,5 all’82,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 12,5 al 17,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione rialzista, pari al 65 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas