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WALL STREET: stop ai ribassi, è il momento di una pausa

Scritto il alle 14:38 da Lukas

Finalmente i Large Traders mollano la presa e quindi dovrebbe essere arrivata una pausa nel downtrend con l’arrivo di un rimbalzo. Anche se recuperare la strada perduta sarà molto complicato. Andiamo ad analizzare il COT Report. (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, come temevamo, Wall Street ha evidenziato ulteriori preoccupanti segnali di debolezza. E non ci riferiamo solo al pesante storno ( – 3,79 % ) del nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500. In realtà è l’intero quadro intermarket che testimonia un progressivo indebolimento del ciclo economico globale. Eclatante, in particolare, il crollo del prezzo del petrolio che in un mese e mezzo ha perso ben il 35 % del suo valore. Alla luce di tale negativa evoluzione dell’economia reale, appare sempre più temeraria ed ingiustificata la posizione assunta dalla FED in tema di politica monetaria. La Banca Centrale Usa s’appresta infatti ad effettuare un nuovo rialzo dei tassi in dicembre, e ne ha in programma altri 3 per l’anno 2019. Non si comprendono, o meglio io non comprendo, le ragioni di un atteggiamento così aggressivamente restrittivo.

Non si vedono infatti pericoli di surriscaldamento dell’economia, anzi, come detto, si diffondono diversi segnali di rallentamento del ciclo. Non si scorgono pericoli inflazionistici, l’ultimo dato dell’aumento dei prezzi Usa segnala infatti un modesto + 2,5 % su base annua. Non credo siano dei pazzi, ci saranno evidentemente altri motivi, che noi allo stato non riusciamo e vedere, che giustificano le loro decisioni. Da un paio di mesi però anche i mercati finanziari internazionali manifestano crescenti preoccupazioni. Temono, credo, un possibile corto circuito, ossia un’economia in progressivo rallentamento associata ad un concomitante lievitare dei tassi d’interesse. Sembra uno scenario del tutto irrazionale, ed assurdo, ma la storia economica è costellata di casi di recessioni indotte da scelte di politiche monetarie errate.

Basta ricordare il caso di Trichet che aumentò i tassi dell’eurozona nel luglio del 2008, non rendendosi conto che eravamo già in una delle più grandi crisi della storia. Come accennato, lo scenario intermarket evidenzia, già da qualche mese, molti segnali di preoccupazione. In particolare, il dollar index, continua ad apprezzarsi, in quest’ultima ottava cresce di un ulteriore 0,16 %, e raggiunge quota 97,16. Le commodities, invece, stornano di nuovo pesantemente, nell’ultima settimana cedono il 2,43 % in termini reali, trascinate soprattutto dal crollo del prezzo del petrolio. Negli ultimi 6 mesi lo storno, in termini reali, è ben più pesante, ossia pari al – 7,6 %. Debolezza delle commodities, dunque, sempre più marcata, a testimonianza di un rallentamento dell’economia globale che diviene sempre più evidente e visibile. Non a caso, negli ultimi mesi anche il mercato obbligazionario ha perso la sua verve.

I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, arretrano di un altro bps e retrocedono a quota 3,05 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, lievitano invece di 1 bps e raggiungono quota 2,82 %. L’inclinazione della yield curve Usa si riduce pertanto ulteriormente, il differenziale ( 10 – 2 ) è oggi pari a soli 23 bps. Non siamo ancora all’inversione, che preannuncia una probabile recessione, ma l’appiattimento è sempre più evidente. I mercati azionari Usa, come già detto in premessa, non possono che riflettere una situazione che si è fatta man mano sempre più complessa. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha già stornato di circa il 10 % dai massimi. Per ora rimane una correzione, ma se non muta qualcosa, potrebbe nei prossimi mesi trasformarsi in una vera e propria inversione.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 72.438
Large Traders : + 51.823
Small Traders : + 20.615

Si conferma, dunque, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da quasi un anno. In quest’ultima settimana, registriamo variazioni marcate nelle posizioni dei diversi operatori, pari a ben 35.825 contratti. In particolare, i Large Traders che avevano tenuto per diverse settimane una posizione Net Long esagerata ed irragionevole, prendono finalmente atto che il clima sul mercato è alquanto mutato, cedono infatti l’intero lotto dei 35.825 contratti long, e riportano la loro posizione Net Long a livelli più accettabili. A comprare, come sempre accade in questi casi, sono i Commercial Traders, ovvero le “ Mani Forti “ di questo mercato, che acquistano a prezzi scontati ben 31.842 contratti long, e riducono in egual misura la loro precedente ed ingente posizione di copertura Net Short. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 3.983 contratti long, e consolidano, su livelli ancora non preoccupanti la loro posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, attenuano di molto le tensioni presenti già da molte settimane sul mercato dei mercati azionari Usa.

E’ dunque lecito attendersi una pausa nel down-trend in corso da inizio ottobre. La situazione tecnica si è però di molto compromessa e non sarà facile risalire la china. Gli indici Usa, infatti, dopo aver resistito per mesi, stanno assumendo progressivamente la stessa configurazione grafica della maggior parte degli altri indici azionari mondiali. Configurazione lateral-ribassista, più o meno marcata, che anch’io con qualche ritardo ho assunto dalla scorsa settimana. Configurazione che confermo ed accentuo in previsione di altri probabili scossoni, che potrebbero verificarsi, in prossimità del nuovo rialzo dei tassi ad opera della FED.

View di mercato, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi, e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, perde lo 0,94 %, performance nettamente superiore a quella del nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 12,77 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance ( ALPHA ) dell’11,83 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, questa settimana, coerentemente con quanto sopra esposto, modifico ulteriormente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 45 al 35 % le mie posizioni long, ed innalzo dal 55 al 65 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione ribassista, pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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