WALL STREET: qualche rondine all’orizzonte

Scritto il alle 16:28 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago migliora leggermente con i “contrarian” small trader che tornano short. Ma un rondine non fa primavera e ci vogliono ben altre situazioni per decretare l’inversione di tendenza [Guest  post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna soluzione al conflitto tra Russia ed Ucraina. La diplomazia comincia però a muoversi, e si spera che possa presto portare dei buoni frutti. Ottenere a breve almeno un cessate il fuoco sarebbe già una bella notizia. Non facciamoci, però, soverchie illusioni.

Le conseguenze politiche ed economiche di questo conflitto rimarranno, e segneranno inevitabilmente il nostro futuro. Anche la Svezia e la Finlandia, impaurite, chiedono ora di entrare nella NATO. Se ciò accadrà il confronto geopolitico in Europa diventerà ancora più intenso e pericoloso. Ciò comporterà delle inevitabili conseguenze anche sul piano economico. Già ora ne vediamo i primi deleteri effetti.

Embargare l’intero sistema di scambi commerciali e finanziari con la Russia ci peserà molto. Siamo, già ora, costretti a riprogrammare, in misura convulsa, il nostro sistema di approvvigionamento energetico. Inoltre, molte delle nostre aziende, di diversi settori economici, perderanno uno dei loro principali mercati di sbocco, e d’esportazione. Ma ciò che dovrebbe maggiormente preoccupare chi si occupa, ed investe sui mercati finanziari internazionali, è la modifica strutturale del mercato delle commodities.

Un mercato essenziale, e strategico per lo sviluppo dell’economia capitalistica di produzione. Embargare totalmente le produzioni, e le forniture del maggior produttore mondiale di materie prime, determinerà, anzi ha già determinato, un rilevante aumento dei loro prezzi. Aumento che s’annuncia purtroppo non contingente e transitorio, bensì permanente e strutturale. Riusciranno le imprese occidentali, ed in particolare quelle dell’Europa continentale, a sopportare questi crescenti costi, ed a mantenere nel contempo la loro competitività, efficienza e profittabilità ? Io ho i miei dubbi.

Ma le conseguenze non investiranno unicamente le singole aziende ed attività produttive, bensì l’intero sistema macroeconomico. Come si affronterà, mi chiedo, il fenomeno inflattivo, ormai risorto, alimentato in primis dal rialzo dei prezzi delle commodities ? La BCE inizierà anch’essa ad aumentare i tassi, come ha già iniziato a fare la FED ? Ma ciò comporterà ulteriori costi che graveranno anch’essi sui conti delle imprese, nonchè dei consumatori e delle famiglie.

Ed ancora con un’inflazione così elevata, fino a quando le imprese riusciranno a frenare e ad opporsi alle inevitabili richieste di incrementi salariali, che già cominciano copiosamente ad arrivare ? Insomma prospettive alquanto fosche e preoccupanti, del tutto diverse ed opposte rispetto a quelle del passato decennio, che m’inducono ad essere, coerentemente, alquanto pessimista sull’evoluzione futura dell’economia e, conseguentemente, sulla profittabilità degli investimenti azionari.

Dopo le sopra esposte considerazioni, personali, andiamo comunque ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il valore del dollar index continua imperterrito a lievitare (+ 0,87 %), e raggiunge quota 104,48. I prezzi delle commodities, invece, dopo una lunga corsa, prendono una pausa e correggono lievemente dello 0,7 % in termini reali. Movimenti ben più rilevanti si registrano invece nel mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, cede infatti ben 21 bps e retrocede quota 2,93 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, cede invece 14 bps e retrocede a quota 2,59 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto si contrae a soli 34 bps. A mio avviso la recessione arriverà anche negli Usa, credo nell’ultimo trimestre di quest’anno, e la ripresa nel 2023 sarà tutt’altro che semplice.

I mercati azionari Usa, in storno da ben 6 settimane consecutive, come sempre accade, la stanno già scontando con largo anticipo. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, nell’ultima ottava cede infatti un altro 2,41 %, e retrocede a quota 4.023,89 punti.            .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 15.183

Large Traders :  + 15.829

Small Traders : – 646

Cambia, quindi, di nuovo, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a 10.272 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono ben 9.063 contratti long, ed aumentano la loro posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, cedono anch’essi 1.209 contratti long, e dopo una sola settimana invertono nuovamente la loro posizione, che torna Net Short.

Per contro i Large Traders, acquistano l’intero lotto dei 10.272 contratti long, e rafforzano, del tutto controcorrente, la loro posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, disegnano una prospettiva, di breve termine, meno traumatica per gli investitori del mercato azionario. Il nuovo assetto del mercato dei derivati azionari Usa, è infatti statisticamente non proprio ribassista.

E ciò grazie soprattutto alla posizione Net Short dei piccoli investitori. Molto probabile pertanto assistere ad un rallentamento dell’attuale caduta degli indici azionari. E forse pure al rimbalzo auspicato e previsto dal mio amico Danilo. A mio avviso, però, ciò non cambierà la struttura e le condizioni di fondo del mercato, che restano purtroppo quelle negative da me descritte in premessa.

Per invertire l’attuale trend ci vuole infatti ben altro. Innanzitutto la fine dell’attuale conflitto. E poi, il ritorno ad un clima di fiducia e di collaborazione internazionale, che al momento manca del tutto. Del tutto coerentemente, allento pertanto solo un po’ le mie posizioni ribassiste, ma confermo, per la gran parte la mia sfiducia e la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari internazionali.

Mercato, pertanto, ancora in evidente down-trend, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 3,56 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 12,35 %.

Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance dell’ 8,79 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, modifico, come accennato, leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 27,5 al 32,5 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo dal 72,5 al 67,5 % le mie posizioni short, assumo cioè una posizione operativa Net Short pari al 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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