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WALL STREET: qualche nube all’orizzonte del COT Report
Il quadro del CFTC di Chicago resta positivo ma è innegabile un leggero peggioramento. Che il perdurare del conflitto inizi a preoccupare gli investitori? [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, non s’è fatto alcun passo in avanti per arrestare il tragico conflitto tra Russia ed Ucraina. Anzi, si sono addirittura interrotte le trattative, e la parola è passata alle sole armi. E le conseguenze visibili sono a dir poco inumane e raccapriccianti. Da parte Occidentale, non s’è fatto sostanzialmente nulla per favorire una soluzione pacifica, e si è scelto di sostenere scientemente e militarmente la resistenza ucraina. Una scelta che personalmente non condivido affatto.
Fornire armi all’Ucraina, pacifica forse la nostra coscienza, ma non credo offra alcuna soluzione alla risoluzione del conflitto. Anzi, lo si alimenta ulteriormente, incrementando ancor di più le sofferenze e la tragedia umana del popolo ucraino. Ma, è del tutto evidente che ciniche ragioni geo-strategiche hanno ormai preso il sopravvento su ogni altra considerazione d’ordine umanitaria e politica. Incomprensibile, e per me inaccettabile, l’atteggiamento dell’Europa continentale, succube, ed al contempo vittima, del bellicismo anglo-americano. Una scelta miope, che pagheremo molto cara, nei prossimi anni e decenni. Osservare Ben Jhonson, premier del Paese della Brexit, girare indisturbato per le strade di Kiev, assieme a Zelensky, è qualcosa che dovrebbe far riflettere molti.
E’ del tutto evidente, che costui, del tutto incurante dei nostri interessi economici, ha interesse ad alimentare il conflitto ed a dividere definitivamente l’Europa dalla Russia. Ma s’illude. Non credo infatti che, alla lunga, gli Europei siano così masochisti, da lasciarsi dissestare impunemente le proprie economie. Noi, aldilà delle chiacchiere, oggi di facciata, e del tutto contingenti, il gas ed il petrolio continueremo a comprarlo dalla Russia. Non abbiamo alternative, ed inoltre non è per niente nei nostri interessi non farlo. Considerazioni le mie, che troveranno, temo ben presto, evidenza palmare nei prossimi dati macroeconomici europei.
Voglio proprio vedere fino a quando i tedeschi sopporteranno questi livelli d’inflazione, causati dall’impennata dei prezzi delle commodities, e del gas e petrolio in particolare. E voglio proprio vedere, fino a quando la Lagarde, sotto la pressione degli stessi, non decida di seguire la Fed ed aumenti anch’essa il livello dei tassi d’interesse. E voglio proprio vedere cosa succederà politicamente in Europa, se quanto sopra, provocherà un’altra disastrosa recessione economica, dopo quella già patita a causa del Covid-19.
Il bullo inglese temo abbia fatto male i propri conti. Spero solo che il suo sodale americano, lo riporti ben presto sulla via della ragione, anche perché l’antagonista principe degli Usa non è più la Russia di Putin, nano economico, bensì la Cina di Xi Jinping.
A Londra, ed a Washington, dovranno credo ben presto convincersi che il loro dominio imperiale è definitivamente finito, perché finito ECONOMICAMENTE, ancor prima che dal punto di vista politico e militare. Il Mondo ha ormai un assetto economico incontrovertibilmente multipolare, e di ciò bisogna prender doverosamente, ed al più presto, atto, altrimenti di Ucraine ne vedremo, colpevolmente, ancora altre.
Dopo le sopra esposte considerazioni, prettamente personali, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index fà un nuovo balzo in avanti, lievita infatti di un altro 1,18 %, e raggiunge quota 99,83. I prezzi delle commodities riprendono anch’esse a lievitare in maniera preoccupante.
Crescono infatti del 3,22 % in termini reali. Negli ultimi 2 anni il loro incremento è pari a circa il 100 %. E le preoccupazioni s’estendono anche sul mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di ben 31 bps e raggiunge quota 2,70 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, lievita invece di solo 6 bps e raggiunge quota 2,52 %.
Pertanto, dopo una sola settimana, l’inclinazione della yield curve Usa, torna positiva di 18 bps, e ciò ci fa sperare di poter forse evitare una nuova recessione post-bellica. I mercati azionari Usa, invece, in questo triste frangente bellico, si confermano i più tranquilli ed i meno impattati. Nell’ultima ottava, il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, cede l’1,27 %, ma dallo scoppio delle ostilità il saldo è positivo, ossia pari al + 2,36 %. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 16.455
Large Traders : – 13.327
Small Traders : – 3.128
Regge ancora, seppur con fatica, il favorevole assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a 11.435 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono l’intero lotto degli 11.435 contratti long, ma restano ancora, e significativamente, in posizione Net Long.
I Large Traders, invece, acquistano 5.820 contratti long, e riducono un po’ la loro posizione, che resta Net Short. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 5.615 contratti long, ma restano ancora, seppur di misura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, attenuano ed indeboliscono un po’ il cordone di salvaguardia dei mercati azionari imposto dopo lo scoppio degli eventi bellici.
Forse anche negli Usa si comincia a pensare con maggiore preoccupazione a ciò che sta accadendo in Europa. Sanno che il dopoguerra non sarà affatto facile, e che toccherà soprattutto a Loro governarne le conseguenze. A mio avviso, nel Deep State economico Usa, sono molto più oculati e lungimiranti delle loro sgangherate elitè politiche.
Conoscono bene il nuovo assetto economico multipolare, anzi né fanno parte a pieno titolo, e non lasceranno che qualche invasato attore politico, possa mettere seriamente a rischio i loro affari. Cercheranno, credo, di trovare una soluzione all’odierno impasse geopolitico. Non sarà di certo facile, ma la forza degli interessi economici, alla fine avrà certamente la meglio. Nell’immediato però ci sarà però ancora da soffrire.
Per i suesposti motivi, per la prossima ottava peggioro un po’ la mia vision sulle prospettive dei mercati azionari Usa ed internazionali, ed assumo una posizione cautamente Net Short .
Mercato, dunque, ancora in attesa di sviluppi, che cercherò tuttavia di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 2,19 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo una perdita del 9,59 %.
Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 7,40 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, come già accennato, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 50 al 45 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 50 al 55 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa, cautamente Net Short, pari al 10 % del mio portafoglio..
Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS