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WALL STREET: looking for a trend
Questo mercato sta diventando veramente difficile da gestire, soprattutto per il breve termine, vista la relatività dei movimenti e l’influenza di fattori esogeni. Forse è meglio stare fermi ed aspettare? (Guest Post)
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali non ci hanno dato indicazioni probanti sulle loro prospettive, e sull’evoluzione futura dell’economia globale. Il mio amico Danilo parla, a ragione credo, di una loro perduta direzionalità. In effetti sono oltre sei mesi che i mercati, o meglio coloro che operano sui mercati, non sanno bene cosa fare e dove dirigersi. A mio avviso, la prolungata ed estenuante fase di lateralizzazione ha già reso gli equilibri dei mercati molto più precari ed incerti di quelli in auge negli scorsi anni. Senza volergli attribuire eccessiva importanza, lo conferma, seppur indirettamente, anche l’anomalo andamento annuo del mio portafoglio, fondato sullo sfruttamento dell’effetto momentum individuato da Jegadeesh e Titman. Effetto pressoché scomparso negli ultimi 6 – 9 mesi. Certo, dopo oltre 10 anni di rialzi pressoché ininterrotti c’era da aspettarselo. Dal punto di vista operativo sarebbe stato meglio che i mercati stornassero qualche loro eccesso e riprendessero, poi, la loro corsa. Ma purtroppo così non è stato e non è. Non ci resta pertanto che augurarci che l’attuale fase d’impasse abbia presto termine ed i mercati riprendano, non importa in quale senso, una più marcata e tradabile direzionalità. A tal fine, è necessario, però, che i nodi oggi sul tappeto vengano presto sciolti. Mi riferisco in particolare all’estenuante controversia commerciale tra Usa e Cina, alla questione della Brexit, che dopo il voto del parlamento inglese, sembra tornata nuovamente in alto mare, nonchè all’adozione di politiche fiscali più espansive soprattutto da parte di chi è oggi in maggiore difficoltà, ossia da parte della vecchia Europa. Tutte tematiche, mi rendo conto, di non facile risoluzione. Ma è attraverso la loro soluzione, o non soluzione, che capiremo quali saranno le prospettive future dell’economia globale, e di conseguenza dei mercati finanziari internazionali.
Ciò detto, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. In quest’ultima ottava, il dollar index ha subito un pesante storno, -1,02 %, ed è retrocesso a quota 97,18. Un cedimento preoccupante, che intacca uno dei fattori di maggior stabilità degli ultimi anni. Speriamo pertanto sia solo un episodio e non l’inizio di un’inversione di trend. Anche le commodities stornano, – 1,26 % in termini reali, avvalorando l’ipotesi che il rallentamento economico sia tuttora in corso, e non sia affatto finito. Migliori notizie arrivano, invece dagli andamenti del mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani sono, infatti, rimbalzati di altri 2 bps, e sono risaliti sino a quota 1,75 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, al contrario, hanno perso 2 bps, e sono retrocessi a quota 1,58 %. Buone nuove, pertanto, per la yield curve Usa, che amplia a 17 bps la sua inclinazione. Sempre più improbabile, quindi, ipotizzare una recessione dell’economia Usa prima delle prossime elezioni presidenziali, previste nel novembre del 2020. Il mercato azionario, infine, come già accennato in premessa, traccheggia. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, guadagna lo 0,54 %, e raggiunge quota 2.986,20 punti, ma allo stato non sembra aver la forza per puntare a nuovi massimi.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 33.921
Large Traders : +30.797
Small Traders : + 3.124
Il mercato dei derivati azionari Usa, riconferma, pertanto, la sua nuova, moderata configurazione. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono state pari a soli 1.590 contratti. In particolare, i Commercial Traders acquistano 1.187 contratti long, e riducono lievemente l’entità della loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, acquistano anch’essi 403 contratti long, e consolidano la loro precedente posizione Net Long. Gli unici che vendono sono gli Small Traders, che cedono l’intero lotto dei 1.590 contratti long, non invertono però la loro posizione e rimangono Net Long. Che dire, se non che la fase di stallo che osserviamo sui mercati primari, è pienamente confermata anche da quanto accade sul mercato dei derivati. L’attuale sua configurazione è infatti un assetto storicamente moderato, lateral-rialzista, peraltro altamente volatile ed incerto. Assetto notoriamente difficile da tradare, che induce o ad un atteggiamento operativo alquanto cauto e prudente. Insomma meglio non assumere in questa fase eccessivi rischi ed attendere tempi migliori. Il problema è quanto durerà ancora questo fase ? Non possiamo ancora dirlo, personalmente auspico e attendo un ritorno degli Small Traders in posizione Net Short. Essendo, infatti, questi ultimi degli operatori contrarian, l’inversione della loro posizione, sarebbe un chiaro segnale rialzista per l’azionario. Al momento però questo segnale ancora non c’è. Nell’attesa, riconfermo la mia moderata e cauta view rialzista, ed attendo con pazienza dai mercati nuove e più probanti indicazioni .
Moderata view rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo difficile 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 12,16 %. La perdita attuale è ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonchè alla successiva estenuante fase di lateralizzazione del mercato. Nel frattempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 20,58 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 32,74 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %, e che presenta una equity line in progresso di circa il 150 %. Non perdo, pertanto, la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto-performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 75 al 72,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo dal 25 al 27,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una moderata posizione rialzista pari al 45 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
LUKAS