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WALL STREET: frena tasso inflazione. La parola ora alla FED
Sorpresa. Inflazione meno forte del previsto. Questo è un dato che potrebbe dare una boccata di ossigeno (l’ennesima?) alla borsa USA che quindi si ritrova all’esame con la FED che, a questo punto, potrebbe alzare i tassi di interesse meno del previto.Analisi de COT Report (CFTC). [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno dovuto districarsi tra molte indicazioni, spesso contraddittorie, provenienti dall’economia reale. La maggiore sorpresa sono stati certamente gli ultimi dati dell’inflazione Usa. Il CPI, ossia l’inflazione al consumo, prevista in rialzo, è invece diminuita dal 2,9 % al 2,7 % annuo. Ancor maggiore l’arretramento registrato dal PPI, ossia dall’indice che misura i prezzi della produzione industriale passato dal 3,2 % del mese scorso al 2,8 % attuale.
Dati inattesi, soprattutto dalla FED che ha già messo in programma 2 ulteriori aumenti dei tassi per frenare tensioni inflattive che, al momento, non ci sono. Dati salutati, invece, positivamente da tutti i mercati azionari, non solo da quelli Usa. Come abbiamo, infatti, più volte evidenziato in precedenti post, l’iper-inflazione, o il suo opposto, la deflazione, sono i veri grandi nemici dei mercati dell’equity. Ai livelli d’inflazione attuale i mercati azionari godono invece di buona salute e, come dimostra il seguente grafico, crescono mediamente dell’11,5 % all’anno.
Oltre ai dati dell’inflazione, lo scenario intermarket ci dà altre indicazioni circa l’evoluzione generale dell’economia globale. In particolare, il dollaro index sembra un po’ più debole del recente passato. In quest’ultima ottava cede infatti lo 0,46 % ed arretra sino a quota 94,93. Le commodities arretrano anch’esse dello 0,6 % in termini reali. Negli ultimi 4 mesi l’arretramento delle stesse è molto più marcato, ossia pari al – 6,7 %. Dato, quest’ultimo, che giustifica, da un lato, i bassi livelli dell’inflazione Usa , e dall’altro, testimonia un certo rallentamento del ciclo economico mondiale. I mercati obbligazionari, invece, non appaiono molto coerenti, e sembrano ipotizzare uno scenario molto diverso da quello sinora descritto. I tassi dei bond decennali americani, infatti, lievitano di altri 5 bps, e raggiungono quota 2,99 %. I rendimenti dei bond a 2 anni lievitano anch’essi di 7 bps, e raggiungono quota 2,78 %. L’inclinazione della yield curve Usa rimane ancora positiva, ma il differenziale ( 10 – 2 ) si restringe a soli 21 bps. Wall Street, per il momento, sembra comunque dar maggior credito ai dati dell’economia reale e non a quelli provenienti dal mercato dei bond.
Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, infatti rimbalza di un ulteriore 1,16 % e raggiunge quota 2904,98. Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 101.723
Large Traders : + 65.020
Small Traders : + 36.703
Trova, quindi, ancora conferma, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da oltre 9 mesi. In quest’ultima settimana, registriamo, variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 18.043 contratti. In particolare, in quest’ultima ottava, sono i Large Traders che cedono l’intero lotto dei 18.043 contratti long. Ma è solo un riassestamento, rimangono infatti ancora e saldamente in posizione rialzista, Net Long. Gli Small Traders, invece, acquistano solo 1.721 contratti long e consolidano la loro posizione rialzista, ma non si dimostrano ancora particolarmente esuberanti. Un buon segnale per i mercati dell’equity. I Commercial Traders, acquistano, invece gran parte del lotto, ossia 16.322 contratti long, e riducono la loro abituale posizione di copertura, Net Short, intorno alle centomila unità. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, confermano, come detto, l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa degli ultimi 9 mesi. Anzi ne allargano la partecipazione, consolidandone la stabilità. Vanno quindi viste con favore dagli investitori dei mercati azionari. In molti parlano dei “ miracoli di Wall Street “, in realtà come dimostra il grafico postato in premessa non siamo di fronte ad alcun miracolo. In un ambiente economico, come quello attuale, caratterizzato da moderati livelli d’inflazione, è infatti del tutto logico e coerente assistere ad una crescita dei valori dell’equity. Anzi a dire il vero, i mercati quest’anno si sono comportati con molta moderazione. L’S&P 500 registra, infatti, sinora una crescita annua dell’ 8,65 %, inferiore alla media storica evidenziata nel grafico, pari all’11,5 %. E ciò nonostante che gli utili aziendali registrino una crescita record, pari ad oltre il 22 %, rispetto allo scorso anno. Crescita che ha riportato il P/E, ossia il rapporto prezzo utili, intorno a 17, cioè nei pressi del suo storico valore d’equilibrio. Ma si sa che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Eppoi credo che venda di più profetizzare sventure e crolli che non seguire una logica macroeconomica ed aziendale lineare e coerente.
Personalmente, confermo, invece, la mia view, ancora moderatamente positiva, che cercherò, come sempre, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi, e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito un guadagno del 7,68 %, performance nettamente superiore a quella registrata dal nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 4,24 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance dell’11,92 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, in coerenza con quanto sopra esposto, questa settimana muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 65 al 67,5 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo dal 35 al 32,5 % delle mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long moderata, pari al solo 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
Mi pare che questa regola è valida tendenzialmente per la borsa americana: le altre non so se la seguono.
Il grafico citato nel post e non pubblicato è il seguente :