WALL STREET: è guerra tra Large Traders e Commercials!
Quanto si era visto nell’ultimo COT Report, lo aveva previsto e puntualmente è capitato. Movimento correttivo importante e adesso ci troviamo con due fazioni a confronto: I commercial che hanno in mano previsioni di utili pari a +20% che vogliono le azioni dei Large Traders. Analisi del COT report prodotto dal CFTC [Guest post]
Cari amici, nell’ottava appena trascorsa, i timori da me espressi 7 giorni orsono, circa un ritorno in grande stile della volatilità, hanno trovato piena conferma. La volatilità era rimasta anormalmente compressa per quasi due anni. Era quindi molto probabile attendersi un suo fragoroso ritorno sulla scena. La stessa infatti fa parte integrante, anzi costituisce l’essenza stessa, il tratto peculiare, dei mercati finanziari. Anormale pertanto non è la sua presenza, bensì la sua eventuale assenza. I mercati infatti altro non riflettono se non i labili e cangianti sentimenti della psicologia umana. Anche in questa occasione, molti però sembrano dimenticarlo, e ne traggono considerazioni d’ordine economico del tutto prive di fondamento.
Dopo due anni di ininterrotti rialzi, sono infatti bastate due settimane di turbolenza , per ridar fiato alle trombe di chi, da anni ormai, prefigura una nuova devastante crisi dell’economia, ed il conseguente crollo dei mercati finanziari internazionali. Credo che anche questa volta le loro nichilistiche previsioni saranno fragorosamente smentite.
Lo scenario intermarket, già da alcune settimane, annunciava in vari modi un probabile ritorno di volatilità sui mercati finanziari internazionali. Il primo mercato ad esserne stato investito era stato quello valutario. Il dollar index, infatti, negli ultimi 12 mesi, ha progressivamente perso oltre il.10 % del suo valore. Debolezza, quella del dollaro, frutto dei nuovi orientamenti di politica economica perseguiti dall’Amministrazione Trump.
Debolezza che ha creato problemi sia in Europa che in Asia, causati dai rapporti di cambio divenuti man mano molto onerosi ed elevati. La svalutazione del dollaro avrebbe dovuto favorire una marcata rivalutazione delle commodities, che invece non c’è stata. Il crude oil quota infatti ancora sotto i 60 dollari al barile, e l’oro poco sopra i 1300 dollari l’oncia. In realtà nell’ultimo anno le commodities, in termini reali, ossia al netto delle svalutazioni subite dal dollaro, hanno perso il 13,4 % del loro valore. Nonostante ciò in molti parlano di un imminente ritorno sulla scena dell’inflazione. Ritorno, del tutto immaginario, che dovrebbe conseguentemente far lievitare i tassi ed i rendimenti del mercato obbligazionario.
Ma di cosa si parla ? Rammento, infatti, che nonostante i recenti rialzi, i rendimenti del bond decennale Usa sono oggi poco più dell’1 % sopra ai loro minimi storici. Tassi così bassi non ci sono mai stati nella storia. Il crollo pluriennale degli stessi è infatti frutto di potentissimi fattori deflazionistici, ancora tutti ben vivi e vegeti. L’inflazione è in realtà ormai uno spettro, un vero e proprio fantasma sulla scena economica internazionale. Il vero pericolo, contro il quale ancor oggi si combatte è la deflazione non l’inflazione. Ma si sa che “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere “.
Un’evidente dissonanza cognitiva alimentata negli ultimi giorni dall’incremento annuo, pari al 2,9 % ( sic ! ), dei salari Usa. Sulla base di tale misunderstanding, si prefigura anche un imminente crollo dei mercati azionari. La convulsa correzione di questi giorni sembra dar fiato alle loro tesi. Tesi che non hanno, a mio avviso, fondamento alcuno, i costi dei maggiori fattori produttivi, seppur in lieve rialzo, rimangono infatti ancora molto contenuti. Non a caso le ultime stime parlano di un incremento monstre ( + 19,6 % ) per gli utili annuali delle aziende Usa. Fra qualche settimana, passata la salutare buriana, le ragioni che alimentano da anni quest’ormai storico bull market riprenderanno, quindi, di nuovo ed inevitabilmente, il sopravvento, ed i mercati azionari proseguiranno nella loro irresistibile ascesa.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 112.880
Large Traders : + 104.772
Small Traders : + 8.108
Si conferma, pertanto, la nuova volatile configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava registriamo, tuttavia, variazioni ancora significative nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 15.114 contratti. In particolare, ed era inevitabile, sono gli Small Traders, a prender per primi paura ed a cedere l’intero lotto dei 15.114 contratti long. Ciononostante restano ancora, seppur di misura, in condizione Net Long. I Large Traders, invece non si arrendono, anzi acquistano la gran parte del lotto, ossia 14.027 contratti long, ed incrementano ai valori massimi degli ultimi anni la loro posizione Net Long. I Commercial Traders, invece, per ora non intervengono, acquistano infatti, solo i residui 907 contratti long, e permangono in una massiccia ed esasperata posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana ci dicono che lo scontro titanico tra Commercial e Large traders è ancora in corso, anzi forse siamo ancora all’inizio dello stesso. I potenti Commercial Traders, con gli utili aziendali previsti in crescita di quasi il 20 %, vogliono infatti una buona parte dei titoli azionari oggi detenuti dai Large Traders, che invece non vogliono darglieli. Altro che crollo dei mercati. Da ciò lo scontro e la conseguente esasperata volatilità che osserviamo in questi giorni. Per ora i Large non sembrano avere alcuna intenzione di assecondare i voleri dei Commercial, anzi hanno ulteriormente incrementato i loro acquisti. Da ciò desumo che anche nella prossima ottava registreremo un’elevata volatilità sui mercati azionari Usa. Alla fine però, di fronte a nuove cadute delle quotazioni, saranno costretti a cedere, e solo allora ritornerà la calma. I mercati, per chi ancora non lo sapesse, sono sempre stati determinati dai voleri delle “ Mani Forti “. Nei mercati azionari le mani forti sono i Commercial Traders, ossia le grandi bance d’affari Usa. In attesa che lo scontro si risolva è saggio restare a bordo ring ed attendere che lo stesso abbia termine.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora altamente volatile per i mercati azionari, che cercherò, comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una performance positiva, pari al + 2,46 %. Performance superiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 0,86 %. Una sovra- performance dell’1,60 %, che in questo particolare frangente conferma la bontà del mio approccio operativo, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana muto ulteriormente l’assetto strategico del mio portafoglio, riduco cioè dal 65 al 50 % le mie posizioni long ed innalzo dal 35 al 50 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione di attesa e neutra per il mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
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CALMA e GESSO,
CALMA – E – GESSO
come ho scritto più volte, ho avuto problemi di salute e il blog è rimasto fermo per qualche giorno
Quindi l’analisi cui Lukas fa riferimento non è stata pubblicata qui ma potete trovarla sul suo sito.
Cliccate qui sotto e troverete tutto!
Diario : note del 21 gennaio 2018
Il ritmo d’ascesa delle quotazioni è divenuto però nelle ultime settimane davvero forsennato ed ha bisogno di una pausa. L’acquisto di contratti long da parte dei soli Large traders, unito al temporaneo shutdown potrebbe favorire, nel breve, una pausa, o una lieve e salutare mini correzione. Nel medio termine, invece, non s’intravvedono particolari problemi per l’attuale trend rialzista che credo proseguirà, seppur con ritmi molto più morigerati dell’attuale. D’altronde con un’economia in ulteriore crescita e con utili aziendali previsti in esponenziale lievitazione, non ci si può certo attendere delle marcate correzioni e tantomeno un’inversione di trend. Non sarebbe nè coerente, né logico, anche se le attuali quotazioni appaiono già molto elevate, e per molti già in conclamata bolla.
Diario : note del 28 gennaio 2018
S’indebolisce, ma trova ancora conferma, la nuova configurazione del mercato dei derivati azionari Usa.
Le movimentazioni di quest’ultima ottava, ribadiscono e confermano uno dei tratti peculiari di questo ormai storico bull market dei mercati azionari, ossia lo scetticismo degli investitori retail. Non ci hanno, a torto, mai creduto. Ancora oggi, infatti, dopo una rivalutazione pluriennale e mostruosa, appaiono solo timidamente Net Long. Dopo le ultime settimane di vigorosi rialzi in molti s’attendono un imminente crollo dei mercati azionari. Io non sono affatto di quest’avviso. Probabile una mini correzione che servirà ad assestare alcuni valori, ma nulla di più. Mai visto infatti un crollo dei mercati con tali condizioni intermarket, con gli small traders che posseggono appena il 5 % dei contratti long, e con gli utili aziendali previsti in crescita del 15,5 % nei prossimi dodici mesi. Credo, anzi, che quota 3.000 sia ormai l’obiettivo minimo per il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora positivo per i mercati azionari
Diario : note del 4 febbraio 2018
Cari amici, gli accadimenti di quest’ultima settimana, e di questo inizio d’anno, rendono sempre più evidente che, molto probabilmente, questo sarà un anno molto volatile su tutti i mercati finanziari internazionali.
Lo scenario intermarket, riflette, già da alcune settimane, il ritorno di un’accentuata volatilità su diversi mercati.
Dopo gli eccessi rialzisti d’inizio d’anno, assistiamo pertanto a storni altrettanto consistenti e marcati. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, registra la peggior settimana degli ultimi 2 anni, storna infatti del 3,85 %
Diario : note dell’ 11 febbraio 2018
Cari amici, nell’ottava appena trascorsa, i timori da me espressi 7 giorni orsono, circa un ritorno in grande stile della volatilità, hanno trovato piena conferma. La volatilità era rimasta anormalmente compressa per quasi due anni. Era quindi molto probabile attendersi un suo fragoroso ritorno sulla scena.
Fra qualche settimana, passata la salutare buriana, le ragioni che alimentano da anni quest’ormai storico bull market riprenderanno, quindi, di nuovo ed inevitabilmente, il sopravvento, ed i mercati azionari proseguiranno nella loro irresistibile ascesa.
Da ciò desumo che anche nella prossima ottava registreremo un’elevata volatilità sui mercati azionari Usa. Alla fine però, di fronte a nuove cadute delle quotazioni, saranno costretti a cedere, e solo allora ritornerà la calma. I mercati, per chi ancora non lo sapesse, sono sempre stati determinati dai voleri delle “ Mani Forti “. Nei mercati azionari le mani forti sono i Commercial Traders, ossia le grandi banche d’affari Usa.
Grazie tanto Lukas per i tuoi precisissimi report!!!
Con stima Roberto.
Lukas,
Troppo buono zanna….precisissimi report non direi, diciamo che ho un mio personale sistema di analisi ( che non è la sfera di cristallo )…con il quale cerco di navigare nei mari tempestosi della finanza.
E dove sarfebbe il report di 7 giorni orsono ?
Non si trova il link
14 giorni orsono scrivevi questo …
Le movimentazioni di quest’ultima ottava, ribadiscono e confermano uno dei tratti peculiari di questo ormai storico bull market dei mercati azionari, ossia lo scetticismo degli investitori retail. Non ci hanno, a torto, mai creduto.
Ancora oggi, infatti, dopo una rivalutazione pluriennale e mostruosa, appaiono solo timidamente Net Long. Dopo le ultime settimane di vigorosi rialzi in molti s’attendono un imminente crollo dei mercati azionari. Io non sono affatto di quest’avviso. Probabile una mini correzione che servirà ad assestare alcuni valori, ma nulla di più. Mai visto infatti un crollo dei mercati con tali condizioni intermarket, con gli small traders che posseggono appena il 5 % dei contratti long, e con gli utili aziendali previsti in crescita del 15,5 % nei prossimi dodici mesi. Credo, anzi, che quota 3.000 sia ormai l’obiettivo minimo per il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora positivo per i mercati azionari,