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WALL STREET: Crisi ITALIA a parte, la situazione non è certo nera
La risi politica italiana è giunta ad un punto di svolta, quantomeno momentaneo. Ma se l’Italia rappresenta ancora un problema, il resto del mondo come è messo? Beh, parlare di possibile recessione è oggi una barzelletta visto che le cose vanno tutt’altro che male. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, è finalmente finita la telenovela della formazione del governo in Italia. Restano comunque le preoccupazioni e le diffidenze dei mercati finanziari internazionali. Mutato, a sorpresa, il governo anche in Spagna. E’ dunque ancora una volta l’Europa la fonte di maggior incertezza e preoccupazione per gli operatori. A dire il vero, nessuna sorpresa, l’agognata costruzione degli Stati Uniti d’Europa è infatti ancora ben lontana dalla sua realizzazione. Un guaio serio, soprattutto per i Paesi dell’Europa Mediterranea, economicamente più deboli, accerchiati, inoltre, dai turbolenti paesi del Nord-Africa e molto vicini alle sempre tempestose vicende mediorientali. Il resto del Mondo, invece, sembra marciare meglio del previsto. Gli ultimi dati sulla disoccupazione negli Usa segnano il loro minimo storico ( 3,8 % ).
Ciononostante non si scorgono ancora segni apprezzabili d’inflazione. La curva di Phillips sembra davvero caduta in disuso. Accadimento quest’ultimo davvero eccezionale, che meriterebbe molte più indagini ed attenzione, e che permette ad un già lungo ciclo d’espansione economica di prolungare ulteriormente la sua corsa.
Lo scenario intermarket, infatti, non manifesta ancora i segnali tipici che annunciano la fine di un ciclo espansivo dell’economia. Sul piano valutario, il dollar index, a quota 94,19, seppur in crescita appare ancor oggi meno forte dell’economia che rappresenta. Ma sono le commodities che destano la maggiore meraviglia.
Dopo oltre 9 anni di crescita economica ininterrotta le stesse non mostrano alcuna tensione. Anzi tutt’altro. In termini reali le quotazioni delle stesse risultano infatti inferiori del 30 % rispetto a 10 anni orsono. E ciò nonostante i recenti rimbalzi ed apprezzamenti. A mio avviso è questo l’elemento cardine che permette l’ulteriore prosecuzione del ciclo economico espansivo. Anche il mercato obbligazionario riflette bene l’eccezionalità della situazione. Basti pensare che oggi, dopo ben nove anni di crescita, i rendimenti dei bond decennali Usa sono ancora sotto il 3%, ossia a quota 2,89 %. I rendimenti del biennale, invece, sono a quota 2,47 % spinti soprattutto dalle minacce di rialzi dei tassi ad opera della Fed. Una differenza di 42 bps che misura l’inclinazione attuale della yield curve Usa. Inclinazione che rischia di esser ridotta dal prossimo aumento tassi della Fed. Aumento a mio avviso improvvido, ma vogliono probabilmente precostituirsi solo degli spazi di manovra per affrontare la prossima recessione, o mini recessione. Anche i mercati azionari riflettono l’assoluta eccezionalità dell’attuale fase economica. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, nonostante i molteplici guru, o presunti tali, che ne annunciano da anni il crollo, è ancor oggi a quota 2.734,62, ossia ad appena il 5 % dal suo massimo storico, registrato in gennaio.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 153.473
Large Traders : + 57.338
Small Traders : + 96.135
Si conferma, quindi, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, in voga ormai da ben 6 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 20.960 contratti. In particolare, questa settimana, sono i Large Traders, a ridurre la loro posizione trend – following, Net Long.
Cedono infatti l’intero lotto dei 20.960 contratti long e contraggono la loro, ancora solida e pingue, posizione Net long sotto le sessantamila unità. Gli Small traders, invece, acquistano altri 7.779 contratti long, e consolidano ancor più la loro sempre più decisa e solida posizione Net Long. I Commercial Traders, infine, acquistano i residui 13.181 contratti long, e riducono leggermente la loro del tutto abituale posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, apportano delle variazioni, ma non mutano l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa. L’indebolimento della posizione Net long dei Large traders ci dice che prosegue, quasi in sordina, il processo distributivo già in atto da diversi mesi. Esso, come ho già detto in passato, si annuncia abbastanza lungo e prolungato. D’altronde dopo oltre 9 anni di crescita ininterrotta delle quotazioni azionarie, le Mani Forti ne hanno davvero tante di azioni da passare agli sprovveduti ed ignari Small Traders. Il trasferimento comunque è già ben in atto, e lo dimostra il fatto che già da 2 settimane sono gli Small traders che posseggono la maggior quantità delle posizioni Net Long. Ma non è ancora giunto il momento di preoccuparsi. Bisognerà infatti attendere che i Large traders cedano agli Small traders tutte le loro attuali posizioni long, passando anch’essi in posizione Net short, e lasciando in posizione Net Long solo gli Small Traders. Processo che richiederà, credo, ancora molto tempo, forse ancora diversi mesi. Monitoreremo comunque con attenzione. Per il momento la configurazione del mercato resta quella degli ultimi mesi, volatile e lateral-rialzista. Ed alle sue indicazioni operative ci atteniamo.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questi primi 5 mesi dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita del 3,88 %, imputabile alla notevole volatilità affrontata, nonchè alle bizzarrie della borsa italiana, che ha registrato, nel contempo, un incremento dello 0,45 %.
Conseguita pertanto una sotto-performance del 4,33 %, che non fà venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con quanto in precedenza esposto, questa settimana muto lievemente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 67,5 al 70 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 32,5 al 30 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, pari al solo 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas