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WALL STREET: confermato dal COT Report il quadro in deterioramento

Scritto il alle 15:23 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago continua  peggiorare e conferma un momento economico e politico difficile. Anche se il peggio se lo dovrà accollare l’Europa, e l’Italia in primis.  [Guest  post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, non è arrivata alcuna novità positiva dal fronte di guerra  tra Russia ed Ucraina. Il conflitto prosegue con inaudita e crescente violenza, e con indicibili sofferenze umane. Dopo due mesi non s’intravvede ancora nessuna soluzione, e nessuna via d’uscita. Gli Anglo-americani non sembrano avere alcun interesse a favorire una soluzione. Anzi tutt’altro.

L’Europa Continentale, invece, è presa in mezzo, e ne subisce in gran parte le conseguenze. Costretti ad allinearci, contro i nostri interessi economici, agli interessi geopolitici della NATO. Una contraddizione che diventa ogni giorno sempre più evidente ed insostenibile, soprattutto in Germania ed in Francia. Dell’Italia, invece, meglio non parlarne, del tutto autolesionista e prona ai voleri dei guerrafondai occidentali. Ma questa guerra deve ancora dirci molto. Sono davvero curioso di vedere cosa uscirà, e chi verrà fuori, dai tunnel dell’acciaieria Azovstal di Mariupol.

Speriamo di non doverci, come occidentali, nuovamente vergognare, come già successo ed accaduto nella scorsa estate a Kabul. In ogni caso, questa disgraziata guerra, unita alla pandemia da covid-19, ancora non definitivamente superata, come testimoniano gli ultimi eventi di Shanghai, ha letteralmente ribaltato lo scenario macroeconomico globale. Da una situazione di strisciante e persistente deflazione, siamo passati ad una situazione del tutto diversa ed opposta. In soli due anni i prezzi delle commodities sono, infatti, lievitati di ben il 115 % in termini reali. I prezzi del petrolio sono addirittura decuplicati.

Il PPI Usa, ossia l’indice dei prezzi alla produzione, che 2 anni orsono segnava un decremento dell’1,4 % su base annua, oggi segna invece un incremento annuo dell’11,2 %. IL CPI Usa, ossia l’indice dei prezzi al consumo nell’aprile 2020 era pari allo 0,4 %, oggi, invece, ha raggiunto l’8,6 %. Insomma è riapparsa ed è tornata, dopo decenni, l’inflazione. Un fenomeno del tutto sconosciuto alle nuove generazioni.

Considerata all’inizio del tutto contingente e transitoria. Ma con questi chiari di luna, destinata, invece, probabilmente a durare. Le Banche Centrali sono state prese un po’ alla sprovvista, e si trovano, malauguratamente, ad inseguire la sua curva. La FED sembra la più decisa a porvi un argine. La BCE, invece, appare del tutto paralizzata. Come fà, infatti, ad alzare i tassi, con l’economia europea già in forte decelerazione a causa della guerra ?

L’inflazione, alimentata ulteriormente dal conflitto tra Russia ed Ucraina, eroderà inoltre, ben presto, soprattutto in Europa, ed in Italia in particolare, il già basso potere d’acquisto dei consumatori. Molto probabile, pertanto, una contrazione imminente dei consumi privati, che determinerà inevitabilmente una nuova e disastrosa recessione.

Ma di ciò i nostri governanti non sembrano affatto preoccuparsi, tutti intenti a cercare di salvare la fantomatica democrazia ucraina, che i battaglioni nazisti di Azov non riescono ormai a tutelare ed a difendere da soli. Attendi che, così facendo, finiamo per minare la nostra di democrazia che, già da tempo, non gode di buona salute. Anzi tutt’altro.

Dopo le sopra esposte considerazioni, prettamente personali, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index continua imperterrito a lievitare, cresce infatti di un altro 0,9 %, e raggiunge quota 101,12. I prezzi delle commodities, invece, nell’ultima ottava cedono l’1,67 % in termini reali. Non vorrei che ciò fosse il primo segnale di una recessione sempre più incombente, soprattutto nell’Europa continentale. Preoccupazioni, le mie, accresciute anche da quanto accade nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di altri 7 bps e raggiunge quota 2,90 %.

Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece cresce di ben 22 bps e raggiunge quota 2,68 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto si contrae a 22 bps, e cioè accresce le probabilità di una recessione anche negli Usa. I mercati azionari Usa, che avevano finora retto bene, cominciano anch’essi a diffidare ed a temere. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, cede infatti un ulteriore 2,75 %, e retrocede a quota 4.271,78.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 5.633

Large Traders :  + 11.242

Small Traders : – 5.609

Si riconferma, pertanto, il nuovo e recente assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a soli 3.469 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono altri 1.501 contratti long, e consolidano la loro nuova posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, cedono anch’essi 1.968 contratti long, e rafforzano la loro anomala ed inusuale posizione Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano l’intero lotto dei 3.469 contratti long, e rimpinguano la loro posizione, Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, alquanto esigue numericamente, riconfermano il nuovo e recente quadro di mercato dei derivati azionari Usa. Una configurazione storicamente non ribassista, ma certamente meno solida e proattiva di quella in auge nelle scorse settimane.

La garanzia è costituita dalla posizione Net Short degli Small traders, operatori contrarian per antonomasia. Le MANI FORTI, ossia i Commercial Traders, che già la scorsa ottava avevano in invertito la loro posizione, incrementano però il loro livello di copertura. Evidentemente sanno che gli odierni problemi, ed in particolare il conflitto bellico in Ucraina, non si risolverà facilmente ed in breve termine.

Cominciano anche loro credo, a nutrire delle preoccupazioni per i risvolti economici negativi della stessa, che rischiano d’impattare seriamente anche l’economia Usa. Inoltre temono che la FED intervenga presto e decisamente contro l’inflazione, rialzando i tassi. Insomma lo scenario non appare proprio idilliaco, anzi. E ciò vale ancor più per l’Europa impattata ancor più direttamente dalla guerra.

Personalmente, per le ragioni sopra esposte, ho sempre meno fiducia. Peggiora anche la mia vision sulle prospettive dei mercati azionari, soprattutto per quelli europei. Accresco pertanto l’entità e l’ammontare delle mie posizioni Short .

Mercato, dunque, ancora in balia degli eventi bellici, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.

Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 2,43 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo una perdita dell’11,27 %. Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance dell’ 8,84 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %.

Questa settimana, come accennato, modifico l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 42,5 al 32,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 57,5 al 67,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa Net Short più accentuata, pari al 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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