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WALL STREET: anche i COT REPORT sente il rischio geopolitico
Le tensioni in Medio Oriente ovviamente aumentano un po’ la paura anche sui derivati. Ma in realtà si tratta non di panico, ma solo di minore positività, quantomeno nel breve termine. (Guest Post)
Cari amici, in questi primi giorni del nuovo anno, i mercati finanziari internazionali hanno dovuto fare i conti con i venti di guerra provenienti dal Medio Oriente. A dire il vero, l’impatto è stato sinora limitato, di molto inferiore a quanto si potesse temere, tant’è che il nostro benchmark azionario mondiale, ossia l’S&P 500, viaggia ancora ad un livello superiore a quello registrato a fine 2019. Circostanza quest’ultima, che testimonia, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il trend rialzista in corso è particolarmente solido e forte. E neppure i gravi avvenimenti di questi ultimi giorni riescono ad incrinarlo e scalfirlo. Insomma, anche gli andamenti di quest’inizio d’anno, sembrano confermare la nostra tesi di fondo, ossia che i mercati azionari siano tuttora immersi in un mercato toro di carattere secolare, ossia non contingente, iniziato ormai quasi 11 anni orsono. D’altronde non ci sono, né tantomeno si intravvedono all’orizzonte, particolari motivi di preoccupazione. In particolare non s’intravvedono pericoli inflattivi. I prezzi delle materie prime, aldilà di focolai contingenti, appaiono infatti alquanto stabili. I tassi d’interesse si mantengono ai livelli più bassi dal secondo dopoguerra, anche grazie agli interventi espansivi delle diverse Banche Centrali. Il costo del lavoro, infine, sembra addirittura voler smentire le storiche relazioni descritte dalla curva di Phillips, e non cresce nemmeno in un’economia in piena occupazione, com’è attualmente quella Usa. A dire il vero, appaiono, ancor oggi, maggiori i pericoli deflattivi, ma sappiamo che contro di essi sono schierati all’unisono tutti i governi e tutte le autorità monetarie internazionali. In tale contesto macroeconomico, è davvero difficile, e forse addirittura surreale, immaginare e prefigurare, come continuano a fare in molti, storni significativi, o addirittura crolli, dei mercati azionari internazionali. Com’è infatti possibile immaginare una contrazione degli utili societari, presupposto necessario ed indispensabile di ogni storno significativo delle quotazioni, quando tutti i costi dei maggiori fattori produttivi sono compressi verso il basso ? E’ per me un vero e proprio mistero, che mi piacerebbe qualcuno mi spiegasse, con argomentazioni, almeno minimamente, convincenti.
Dopo tali considerazioni, d’ordine generale, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Nella scorsa ottava, il dollar index si è mantenuto stabile, e quota oggi 96,70. Le commodities, invece, mostrano prezzi in lieve rialzo, ma bisogna vedere quanto di questo rialzo è dovuto a fattori contingenti e speculativi, e quanto invece a fattori economici strutturali e duraturi. Il mercato obbligazionario ha avvertito e registrato il clima di crescente tensione geopolitica. I rendimenti dei bond decennali americani cedono, infatti, 9 bps e retrocedono a quota 1,79 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, cedono anch’essi 6 bps, e tornano a quota 1,53 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si riduce a 26 bps, un livello sufficiente, almeno a breve termine, per scongiurare ogni ipotesi recessiva per l’economia Usa. Il mercato azionario, come già accennato, si mantiene in prossimità dei suoi massimi storici. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota al momento intorno ai 3.240 punti.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati solo ieri sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 36.572
Large Traders : + 27.768
Small Traders : + 8.804
Si riconferma, ed anzi si consolida, la nuova configurazione lateral-rialzista del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono state pari ad 8.694 contratti. In particolare, i Commercial Traders, diventano più cauti e prudenti, cedono infatti l’intero lotto degli 8.694 contratti, ed elevano l’entità della loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, acquistano 5.784 contratti long, e rafforzano la loro posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 2.910 contratti long, e consolidano la loro attuale, non esuberante, posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, come detto, consolidano la configurazione e l’assetto assunto, di recente, dal mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava, i potenti Commercial Traders, sono divenuti comunque più prudenti. Evidentemente percepiscono che il mercato ha già corso molto, e le nuove tensioni geopolitiche inducono ad un atteggiamento più morigerato e cauto. Gli altri operatori, confermano anch’essi un atteggiamento prudente. D’altronde la configurazione oggi in auge, è storicamente una configurazione solo moderatamente rialzista. Configurazione peraltro anche molto volatile e movimentata. Insomma il mercato dei derivati sembra allo stato abbastanza coerente ed in linea con la situazione complessiva dell’economia e, della geopolitica. Riconfermo, pertanto, la mia moderata view rialzista ed il target di 3.500 per l’S&P 500 a fine anno.
Moderata view rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo inizio del 2020, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra un guadagno dello 0,48 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno dello 0,11 %. Conseguita pertanto una sovra-performance dello 0,37 %, beneaugurante per il prosieguo dell’anno. Rammento che nei precedenti 7 anni il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua dell’ 8,7 %, e presenta una equity line in progresso di circa il 150 %. In coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana vario leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’80 al 77,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 20 al 22,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione rialzista pari al 55 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
LUKAS