VENEZUELA: lo spettro del default è sempre dietro l’angolo
In questi giorni il protagonista in negativo dei mercati continua ad essere il petrolio, che proprio non sembra volersi fermare. Ormai il WTI è sotto i 35 $/bar e ormai i livelli di prezzo iniziano a diventare difficilmente sostenibili da molti paesi produttori.
Il Venezuela è uno di questi. Il paese, recentemente interessato da una piccola rivoluzione politica, ha praticamente sfiduciato il premier Maduro ed ora deve decidere sul da farsi con il suo debito in valuta estera (USD) non solo di matrice nazionale (rapporto debito / PIL che si avvicina al 50%) ma corporate. Infatti il grande problema è PDVSA, ovvero la società statale petrolifera ormai ad un passo dal fallimento.
Un petrolio così debole non farà altro che peggiorare le cose ed avvicinare teoricamente lo spettro del default. Ma attenzione, PDVSA a rischio default ma anche lo stato stesso non gode di ottima salute. Infatti il governo è in trattativa col Fondo Monetario Internazionale per un prestito da 1,3 miliardi di dollari dietro la vendita di oro. Diciamo quindi che se le stanno escogitando tutte per evitare la crisi di liquidità.
C’è però una cosa che mi incuriosisce e ve la illustro con questo grafico.
CDS Venezuela e andamento petrolio
Come potete vedere in questo grafico ho inserito l’andamento del CDS Venezuela e il grafico a valutazioni invertite del WTI. Fino ad ottobre, i due grafici erano perfettamente sovrapposti, in altri termini, quando il petrolio perdeva valore, automaticamente il rischio per il Venezuela aumentava.
Oggi la correlazione è ancora valida, ma se notate, è molto più blanda. Come se praticamente il mercato iniziasse a valutare il Venezuela non solo per il prezzo del petrolio. Si sta quindi scommettendo sul ribaltone politico. Ma lo stato di allerta deve continuare ad essere massimo. Il rischio default è sempre dietro l’angolo.
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Il prezzo dell’Oil per me é un mistero. Va bene la sovraproduzione dell’Arabia Saudita e dei suoi vassalli UAE ma c’é in corso una guerra nella regione e le “esportazioni illegali” del cosidetto ISIS sono minuscole rispetto alla reale capacità produttiva di Siria + Iraq in condizioni normali. Ieri il dato sulle scorte settimanali USA é stato scioccante (consensus +1,0 MLN di bar e dato -3,5 MLN bar!) eppure il WTI ha fatto appena un plisset (+0,86%). Un dato del genere, cioé che le riserve del primo consumatore mondiale di Oil sono crollate, dovrebbe far schizzare il prezzo…e siamo pure in inverno che é il periodo di massimo consumo energetico di tutto il mondo industrializzato. Mistero…
chiamasi effetto paracadute cinese