UNICREDIT: il futuro dipende da New York (passando da Londra)
La la gallina dalle uova d’oro di Unicredit è stata ceduta. Pioneer Investments finisce ai francesi di Amundi. Controvalore dell’operazione pari a 3,545 miliardi di Euro, che diventa 3,86 miliardi tenendo conto del dividendo straordinario che Unicredit incasserà comunque dal Pioneer come dividendo straordinario. Con questa acquisizione, Amundi (che ricordiamolo, è francese ed è del gruppo Credit Agricole) diventa primo player europeo e ottavo a livello globale.
Andiamo al concreto. Cet1 che quindi passerà, post cessione, a 11.6%. Se poi aggiungiamo i 55 bp di Cet1 che dovrebbero arrivare con la cessione di Bank Pekao, andiamo quindi ad un Cet1 di 12.15%.
REMIND: Che cosa è il CET1?
L’acronimo CET1 ratio sta in realtà per Common Tier Equity 1 ratio ed è il maggiore indice di solidità di una banca. Questo rapporto, espresso in percentuale, viene calcolato rapportando il capitale ordinario versato (Tier 1) con le attività ponderate per il rischio.
Cosa significa in sintesi questo rapporto? In sostanza il CET1 ratio ci dice con quali risorse l’istituto oggetto di valutazione riesce a garantire i prestiti concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti deteriorati (o non performing loans). Ad ogni Paese membro dell’UE è stato assegnato un CET1 ratio minimo per i propri istituti e all’Italia è stato designato un 10,5% in linea generale. Si parla di linea generale poiché la BCE, tramite il meccanismo unico di vigilanza, decide di volta in volta il target di CET1 per ogni istituto di credito.
Ovviamente il CET1 non è l’unico parametro da monitorare per ogni banca. Bisogna fare molta attenzione anche a tanti altri fattori, come redditività, qualità degli impieghi, esposizioni alla leva finanziaria ed ai derivati, ecc.
Quindi, mi direte voi, Unicredit è a posto e non ha bisogno di capitale aggiuntivo e quindi… Niente aumento di capitale! In realtà non è cosi. Quello che sta a cuore alla BCE e all’EBA è l’ipotetico CET1 che deriverebbe da uno scenario di particolare stress (ricordate gli stress test?) e quindi, anche se il dato è positivo potrebbe non essere sufficiente.
Quindi l’attenzione ora deve essere rivolta a Londra. Domani verrà presentato il piano di ristrutturazione aziendale più l’aumento di capitale che dovrebbe aggirarsi sui 13 miliardi. Una cifra sempre molto pesante. E la giornata di domani sarà molto importante in quanto Mustier dovrà convincere i principali azionisti ad aderire al piano di ricapitalizzazione. E chi sono questi azionisti?
Eccovi la slide esplicativa.
I principali azionisti in Unicredit
Gli Emirati Arabi hanno un 5%, ma occhio agli USA. Hanno in mano oltre il 20% del capitale di Unicredit. Il futuro del gruppo bancario italiano dipenderà moltissimo da New York, passando da Londra
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STAY TUNED!
Eccovi qualche aggiornamento da MF:
Unicredit
Il consiglio di amministrazione di Unicredit ha deliberato un aumento di capitale massimo, comprensivo dell’eventuale sovrapprezzo, per 13 miliardi di euro, nell’ambito del piano strategico al 2019. L’operazione sarà sottoposta all’approvazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria convocata per il prossimo 12 gennaio e dovrà essere completata entro il 30 giugno prossimo.
I dettagli sarano spiegati dalla banca oggi a Londra durante la presentazione del piano strategico 2016-2019 firmato dal nuovo ceo Jean Pierre Mustier. Lo scopo sarà di raggiungere nel 2019 un parametro di capitale Cet1 fully loaded superiore al 12,5% e un Rote oltre il 9% dal 2019 inp oi. Intanto per il 2016 non è previsto il pagamento del dividendo.
IL CONSORZIO DI GARANZIA. L’aumento è interamente garantito da un consorzio formato da banche internazionali. Unicredit Corporate & Investment Banking, Morgan Stanley e Ubs agiscono come structuring advisor e, insieme a BofA Merrill Lynch, J.P. Morgan e Mediobanca , in qualità di joint global coordinator e di joint bookrunner. Inoltre Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank , Goldman Sachs International and Hsbc operano in qualità di co-global coordinator e di joint bookrunner.
I Joint global coordinator, ad eccezione di Unicredit Corporate & Investment Banking, e i Co-global coordinator hanno sottoscritto un pre-underwriting agreement con il quale si sono impegnati a sottoscrivere un contratto di garanzia (“underwriting agreement”) per la sottoscrizione delle azioni di nuova emissione rimaste inoptate al termine dell’asta dei diritti inoptati per un ammontare massimo pari al controvalore dell’aumento di capitale in opzione.
LE AZIONI. Il cda proporrà il 12 gennaio in assemblea di raggruppare le azioni ordinarie e di risparmio nel rapporto di 1 nuova azione ordinaria avente godimento regolare ogni 10 azioni ordinarie esistenti e di 1 nuova azione di risparmio avente godimento regolare ogni 10 azioni di risparmio esistenti, “previo annullamento di azioni ordinarie e di risparmio nel numero minimo di azioni necessario a consentire la quadratura complessiva dell’operazione, senza riduzione del capitale”.
NPL. Intanto la banca, come anticipato oggi da MF-Milano Finanza, ha sottoscritto due accordi per la cessione di un portafoglio di 17,7 miliardi di euro di Npl. Uno è stato siglato con Fortress e l’altro con Pimco. Entrambi gli accordi prevedono la costituzione di veicoli in cui Unicredit avrà una posizione di minoranza. L’orizzonte temporale per il completamento delle transazioni è previsto entro giugno 2017.
Unicredit effettuerà svalutazioni per 12,2 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2016, di cui 8,1 miliardi per rettifiche su crediti e 4,1 miliardi per rettifiche su partecipazioni e altre svalutazioni.
ESUBERI. Il piano strategico di Unicredit approvato dal cda prevede ulteriori 6500 esuberi entro il 2019. La riduzione totale netta dei dipendenti a tempo pieno sale in questo modo a 14.000 entro fine piano, con un risparmio dei costi per il personale pari a 1,1 miliardi di euro.
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