TRAGHETTATI ALL’INFERNO?

Scritto il alle 14:00 da Danilo DT

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E’ un po’ che non parlavo più di macroeconomia. Come ho scritto qualche girono fa, preferisco starmene sulla riva del fiume e osservare cosa succede.

Il motivo di questo comportamento è abbastanza semplice. Il rally dei mercati delle ultime settimane non mi convince. E anche la positività che da alcuni articoli si legge mi convince ancor meno.
Resto quindi di parere abbastanza negativo sui mercati, perfettamente in linea con quanto scritto fino ad ora. Ed è anche questo uno dei motivi per cui, se ricordate, sono entrato personalmente “a gamba tesa” sul metallo giallo (Al momento a ragione, anche se non posso negare che ho uno stop profit sotto la MM a 55 giorni, non si sa mai…) con un investimento importante.
Sintetizzerò al massimo (visto che ne avrete gli zebedei pieni, in quanto la storia è sempre la stessa) i motivi di questa mia negatività (tralascerò ogni discorso di analisi tecnica e mi concentrerò su un discorso macro economico).
Innanzitutto i tre pi9lastri di questa negatività: sono le 3 crisi di cui due ampiamente dichiarate ma assolutamente non risolte, e una che il mercato sembra sottovalutare ma che potrebbe avere un impatto tremendo.


1-Crisi immobiliare
2-Crisi finanziaria
3-Crisi energetica

In merito ai primi due elementi c’è poco da aggiungere a quanto detto in passato. Potrete trovare di tutto e di più nelle aree dedicate alla Macroeconomia  e ai post V.I.P.  Aggiungo solo che , secondo me, siamo lonati da poter dire al parola fine alle suesposte crisi 1 e 2.
In merito invece alla crisi 3, anche qui troverete molto materiale nell’area dedicata . A differenza delle altre due, come dicevo, il mercato sta quasi seguendo con disinteresse le problematiche che una crisi energetica potrebbe portare. E la cosa mi sorprende non poco. Per esempio, siamo sicuri che un energia (e le commodities in generale) a questi livelli non possano provocare una forte inflazione, che condita con la recessione ci manda dritti dritti in stagflazione? Sapete cosa significa andare in stagflazione? Ma signori, perché ci si ostina ad avere gli occhi foderati di prosciutto? Perché negare l’evidenza? Perché bisogna autoconvincersi che il peggio sia alle spalle? Come possiamo dimostrarlo che invece non è così?
Tanto per cominciare un dato di fatto: i subprime sono, per fortuna, molto bassi sui bilanci delle banche nostrane (per una volta, l’ignoranza del nostro sistema bancario ha pagato…). Le banche americane dovrebbero aver svalutato quanto era in bilancio (sarà vero?) e, attenzione, le banche europeee sono attese ad ulteriori pesanti svalutazioni, come anche quelle asiatiche. E’ una questione di matematica. Da qualche parte saranno finiti. Le attese sono per ulteriori 200 milioni di $ di svalutazioni nei prossimi mesi. Dai miei modesti calcoli potrebbero essere anche di più. Quelli che mancano all’appello salteranno fuori prima o poi. A confermarlo è proprio un’analisi di Mediobanca che si aspetta ancora grosse svalutazioni nel vecchio continente. Il periodo delle vacche grasse, per le banche sembra finito. E il mercato parzialmente lo sta scontando. Ma…il resto del mercato? Gli altri settori e le altre aziende? Siamo sicuri che le quotazioni attuali di borsa rispecchino la realtà delle cose o, ancor meglio, le vere prospettive? Prendiamo per esempio il settore assicurativo: anche per società come AXA, Allianz e la stessa Generali c’è il rischio di forti correzioni. Motivo? Rischio di bilanci camuffati ad hoc.
E poi non possiamo dimenticare che gli analisti hanno previsto, per i futuri trimestri, situazioni di bilancio secondo me troppo positive. E cosa succederà se avremo delle sonore bocciature dal mercato? D’altronde basta seguire i segnali che gli Stati sovrani stanno dando la mercato. Asia in rallentamento, come anche gli altri Emergenti. Spagna che inizia a contestare la politica di Zapatero e che si trova sull’orlo della crisi economica. Germania che, beata lei, riesce ancora a fare bene (ottima la Merkel) ma che resta a rischio rallentamento. E poi Mr. Smith. E’ in crisi completa. E i mercato si è dimenticato che se Mr. Smith non consuma, non c’è al mondo nessuno che ha le potenzialità di sostituirsi a lui.
Detto questo lascio a voi trarre le conclusioni.
Appena avrò un po’ di tempo continuerò il discorso, approfondendo la questione.
Solo un’ultima cosa (e qui faccio un accenno tecnico). La rottura del minitrend rialzista è un segnale che, sommato a quanto scritto sopra, non dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai longhisti. Riuscirà la dopante politica economica Made in USA a riuscire ad illudere tutti e traghettare i mercati nella tranquillità, quantomeno fino alle elezioni. La parola passa a Caronte Bush… Nella speranza che non ci porti all’Inferno….
STAY TUNED !

 

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Grazie e buona lettura!
DT

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