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Ricomincia a contrarsi il mercato del lavoro
Con sempre più ritardo e con sempre meno voglia, anche oggi vi do il benvenuto alla consueta rubrica settimanale “Vita da cassaintegrato”.
I dati che oggi giovedì 5 maggio 2011 sono stati pubblicati dal DOL ( Department of Labor ) rappresentano un netto peggioramento della situazione
Initial Claims (SA) | A 474,000 | Da 431,000 | =+43,000 |
Initial Claims (NSA) | A 412,873 | Da 387,867 | = 25,006 |
Il dato destagionalizzato mostra un davvero poco benaugurante + 43 mila nuovi cassaintegrati in aumento dai 431 mila della settimana precedente, rivisti come sempre a rialzo di 2000 unità. Normalmente un simile dato dovrebbe far festeggiare i mercati secondo la logica “minor costi per le aziende e più QE”!
Come al solito il grafico non destagionalizzato permette un confronto significativo con le serie degli anni passati:
È ben evidente la per ora momentanea ricaduta. La serie del 2011 ha sforato a rialzo la serie del 2010 e sembra parallelamente imboccare un trend divergente rispetto a quella degli anni precedenti al 2008. Vi ricordo che nel frattempo ci sono stati qualcosa come 7 milioni di licenziamenti: il confronto tra le varie serie quindi risulta assolutamente approssimato in senso ottimistico, ma va bene così. Come dicevo prima, tutto questo, unitamente all’inflazione che non c’è, potrebbe aprire le porte al QE 3 o a qualcosa di simile. Considerando pure che nel prossimo anno e mezzo gli States avranno bisogno, come ha sostenuto il segretario al tesoro Geithner, di alzare il tetto del debito di ben 2 mila miliardi di dollari, credo davvero che le uniche soluzioni possibili sia ricorrere ancora e per sempre alla stamperie, anche clandestine se fosse necessario!
Passano da 8 milioni 186 mila 466 a 8 milioni 14 mila 919 i disoccupati di “lungo periodo” che godono di un qualche sussidio a causa del loro sfortunato stato lavorativo. Nella settimana del 16 aprile quindi altri 171 mila 547 persone sono state escluse da questo tipo di meccanismo previdenziale. Tutta sta gente rinfoltirà il numero di persone che ricevono il famigerato food stamp, di cui vi mostrerò gli aggiornamenti domani assieme ai dati sulla disoccupazione di aprile.
Dal mondo dell’economia reale per ora è tutto. Ce ne sarebbero certo di cose da dire, a partire dagli ISM alle spese per le costruzioni, ma onestamente mi chiedo sempre più spesso quale sia il senso di tutto questo, visto che sempre più l’economia planetaria è basata sulla capacità delle banche centrali di produrre carta e obbligare i popoli ad accettarla!
Mattacchiuz
The decline of the working American man has been most marked among the less educated and blacks. If you adjust official data to include men in prison or the armed forces (who are left out of the raw numbers), around 35% of 25- to 54-year-old men with no high-school diploma have no job, up from around 10% in the 1960s
–> Widespread male worklessness has huge economic, fiscal and social costs. It reduces America’s economic potential
–> The puzzle is why America’s less-skilled men have been hit harder of late
Tre ragioni per l’economist:
a) One possibility is that American capitalism is especially competitive, spurring faster innovation than in other countries
b) A second explanation is that American men have let their schooling slide. Those aged between 25 and 34 are less likely to have a degree than 45- to 54-year-olds
c) A third reason may lie in the effect of government policies on incentives to work. America has taken the flexibility of its labour market for granted
Ciao Matta, sono de’ coccio e non capisco i dati indicati in questo post con quelli usciti oggi pomeriggio.
Se aumentano i claim e aumentano le assunzioni vuol dire che c’è molto turnover?
Boh.
Fifty
http://www.economist.com/node/18618613?story_id=18618613