REDDITO DI CITTADINANZA: conviene anche a chi lavora (a volte)

Scritto il alle 15:40 da Danilo DT

Lasciamo perdere un giudizio sulla bontà e sull’efficacia del reddito di cittadinanza, ma facciamo un ragionamento semplicemente economico, riprendendo un discorso di Tito Boeri, Presidente dell’INPS, il quale non è stato molto tenero con la novità del reddito di cittadinanza.

(…) Il reddito di cittadinanza, che nelle intenzioni di governo dovrebbe essere uno strumento di politica attiva per reinserire i disoccupati nel mercato del lavoro, rischia in realtà di scoraggiare i percettori ad accettare un impiego. A sostenerlo, durante le audizioni sul “decretone” in commissione Lavoro al Senato, sono stati il presidente Inps Tito Boerie Pierangelo Albini, direttore dell’area welfare di Confindustria. Il disincentivo, nelle loro analisi, deriverebbe dal livello “molto elevato” del beneficio, che può arrivare a 780 euro al mese per un single a fronte di uno “stipendio mediano dei giovani under 30” (la mediana è il valore intermedio tra gli estremi, ndr) che “si attesta a 830 euro netti al mese”. Va ricordato che i 780 euro comprendono una quota di 280 euro che sarà versata solo a chi paga un affitto. (…) [Source]

In problema quindi starebbe nel fatto che il reddito di cittadinanza si avvicina troppo allo stipendio minimo. Ma attenzione, la domanda è la seguente: se io sono un giovane lavoratore che ho uno stipendio minimo, ho ancora convenienza a lavorare? Oppure mi conviene accettare un NUOVO lavoro quando posso ottenere la stessa cifra senza lavorare (magari ufficialmente)?

MA non solo. Se poi ho la sfortuna (non prendetela a male) di abitare al Sud, dove il mondo del lavoro è ancora più difficile, ha senso continuare a lavorare?

(…) “Secondo le nostre stime tutto fa pensare che gli effetti si scoraggiamento al lavoro siano rilevanti” perché quasi il 45% dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”. Secondo l’Inps il 30% dei percettori del Rdc riceverà un trasferimento uguale o superiore a 9.360 euro netti mentre il valore mediano sarà di 6.000 euro. (…)

Immaginatevi tutti quegli apprendisti che spesso sono sfruttati. Sono probabilmente molto al di sotto di quel livello citato da Boeri. E quindi queste persone possono legittimamente farsi la seguente domanda: “perché lavorare quando con il RdC guadagno più o meno lo stesso, ma senza lavorare”. E poi magari qualche lavoruccio in giro lo si trova, così, senza particolari vincoli contrattuali.
Facendo un semplice ragionamento statistico, eccovi qui, da un grafico tratto dal Sole24Ore, dove si trovano i dipendenti con uno stipendio inferiore al fatidico tetto. Ora capirete come mai, al Sud, il RdC ha avuto particolarmente successo.

STAY TUNED!

Danilo DT

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