Quando la statistica fa paio col buonsenso

Scritto il alle 14:15 da Danilo DT

Divertiamoci a fare un po’ di statistica, sempre tenendo conto che ahimè, in questo periodo, conta relativamente, in quanto ci sono delle “forze nemmeno troppo oscure” che con liquidità abbondante alimentano i mercati finanziari.

E’ anche vero, però, che la statistica può essere importante per scoprire gli “estremi” del mercato, al fine di meglio comprendere quando in determinati scenari, il rischio finanziario (per il momento per nulla percepito) può tornare a dominare.

Per farla breve, oggi va tutto bene e si è super positivi su tutto. Ma le valutazioni dell’azionario, in particolar modo quello USA, hanno raggiunto livelli veramente notevoli. E siccome lo S&P 500 resta una borsa benchmark per tutto il globo, un’eventuale correzione copiosa dello stesso potrebbe avere effetti importanti anche su tutti gli altri lisitini.
Cosa farà la differenza, saranno ovviamente gli utili. Come ho scritto in questo post, oggi il mercato sconta per lo Wall Street un aumento degli utili per i prossimi anni pari almeno ad un 10%.
Inutile dire che ci sembra un livello difficilmente raggiungibile. Ma come detto, oggi il mercato è NO FEAR.

Ma ancor peggio se andiamo ad analizzare i Forward P/E per lo S&P 500. In questa interessante grafica viene suddivisa tra Large, Mid & Small Cap.
Il commento che si può fare al grafico è solo uno. Per tutte le sottocategorie siamo ai MASSIMI storici, anche oltre ai livelli del 2007 che poi sono sfociati nella “bolla subprime”.

Resta sempre e solo statistica. Ma merita di essere presa in considerazione in quanto a volte la statistica fa paio col buon senso.

Ovviamente non tutti la pensano così. Mi è capitato di leggere recentemente un’analisi di una prestigiosa casa di investimento che considera interessante l’equity USA, in particolar modo le banche.

I titoli finanziari sono stati notevolmente penalizzati durante la crisi finanziaria del 2008–2009 e le valutazioni bancarie statunitensi ed europee sono crollate a livelli osservati soltanto due volte negli ultimi 120 anni, vale a dire durante la grande depressione degli anni Trenta e la crisi dell’inflazione degli anni Settanta. Negli ultimi anni, molte banche hanno risanato i propri bilanci, modificato le proprie linee di business e tagliato i costi. Le valutazioni finanziarie hanno seguito i rendimenti in modo quasi speculare e le une e gli altri si sono ripresi dai minimi toccati a metà del 2011. Non crediamo che il RoE possa tornare ai precedenti massimi, ma la nostra analisi dimostra che le partecipazioni bancarie hanno le potenzialità per migliorare ulteriormente, soprattutto a mano a mano che le condizioni economiche cominciano a normalizzarsi e (in qualche momento del ciclo) riprendono le attività di finanziamento. (Templeton)

Il mondo è bello perchè è vario e quindi è più che normale avere pareri diversi. Certo è che pensare a banche USA ancora interessanti, quindi potenzialmente capaci di fare utili ancora più stratosferici, beh, mi fa venire una certa voglia di vomitare, viste le dinamiche di come vengono generati. Staremo a vedere.

 

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Danilo DT

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1 commento Commenta
draziz
Scritto il 11 Marzo 2014 at 19:20

Come fai per vendere un prodotto scadente o destinato “alla massa”?
Grazie alla pubblicitá oppure vantando proprietá “miracolose”…
Come fai a vendere per ORO, ovviamente al “pollo” sprovveduto, ciò che non è tale?
Appunto…

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