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POPULISMO e MERCATI: la giusta direzione?
Si fa in fretta a dire “populismo” oggi. Dietro a questo vocabolo c’è però un vero movimento rivoluzionario che potrebbe cambiare la nostra storia e non necessariamente nel bene.
Quanto è accaduto negli USA, con l’elezione di Donald Trump come presidente degli USA è un pò l’emblema di quel malcontento che si è generato su scala globale e che progressivamente sta venendo fuori.
Di report ne leggo a bizzeffe, ma tra la tanta carta che mi passa tra le mani è sempre interessante buttare un occhio a cosa scrive quel personaggio, spesso controverso ma estremamente potente, che oggi fa parte della squadra di Janus ma che fino a qualche anno fa, era il “non plus ultra” di PIMCO.
Mi sto riferendo ovviamente a Bill Gross, grande guru del mercato obbligazionario e personaggio dal carisma unico e particolare.
La sua ultima newsletter si intitola “Il populismo sbaglia strada” ed illustra, secondo il mio punto di vista, in modo efficace la realtà attuale. Il quadro che ne deriva è secondo me MOLTO condivisibile, equilibrato e sensato e rispecchia in modo molto fedele il mio punto di vista e quindi, proprio per questo motivo, ho deciso di condividerlo con voi (aggiungendo qualche grafico che rappresenta molto bene, sempre secondo me, il momento che stiamo vivendo). Ovviamente sarebbe molto interessante confrontarsi per capire quale potrebbe essere (all’interno di un ventaglio di ipotesi molto teoriche, visto anche il personaggio Trump) lo scenario più realistico e più possibilistico.
La volpe Trump è entrata nel pollaio populista, non tanto con un sotterfugio, ma per l’errore di giudizio della classe media americana in merito a cosa riuscirà a rendere di nuovo grande l’America. Non avendo votato per nessuno dei candidati dei partiti della casta , posso esprimere il mio stupore, lo sconcerto quasi divertito per quello che gli elettori americani hanno fatto a loro stessi. Un sondaggio effettuato nel giorno delle elezioni da Reuters/Ipsos su 10.000 votanti ha rivelato la straordinaria rabbia del movimento populista americano. Quasi il 72% concorda sul fatto che “l’economia americana è costruita per avvantaggiare i ricchi ed i potenti”. Anche io concordo, eppure votando per chiudere a Hillary Clinton la porta del pollaio, hanno “inconsapevolmente ” (e con scarso acume) lasciato entrare Donald Trump dall’ingresso laterale. Il suo mandato durerà appena quattro anni, ma rischia di arrecare molti danni agli elettori americani disoccupati e a basso reddito, proprio coloro che hanno dato a Trump la forza per trasformare il Midwest in un collegio elettorale repubblicano. Eppure, mentre la Volpe prometteva posti di lavoro e di rendere nuovamente grande l’America, le sue politiche di aumento delle spese per la difesa e le infrastrutture, sommate alla riduzione delle imposte sulle imprese per rafforzare il settore privato, continuano a favorire il capitale rispetto al lavoro, i mercati rispetto ai salari, ed a promuovere la prosecuzione dello status quo.
Ad esempio, l’appello dei repubblicani ad adottare una riforma fiscale è centrato attorno all’affermazione che le imposte sulle imprese negli Stati Uniti sono tra le più alte al mondo, con un’aliquota del 35%. Le cose stanno diversamente. Per le prime 50 società dell’S&P 500, l’aliquota fiscale media (comprensiva di imposte statali, locali ed estere) è del 24%. Le società statunitensi sono quindi tra le meno tassate al mondo, non le più tartassate. Le politiche di Trump sembrano inoltre voler favorire il rimpatrio di migliaia di miliardi di dollari di utili dall’estero ad un costo molto basso, affermando che il denaro sarà speso per gli investimenti negli USA. Improbabile. L’ultima volta che è stato approvato un tale condono fiscale nel 2004, non abbiamo assistito ad alcun incremento significativo degli investimenti. Dei 362 miliardi di dollari che quell’anno hanno ottenuto una esenzione fiscale, la maggior parte è finita in dividendi, bonus aziendali, e operazioni di riacquisto di azioni proprie. Apple, o qualsiasi altra grande società USA, può ottenere in prestito il denaro per finanziare gli investimenti qui negli USA, a tassi d’interesse storicamente bassi. Alcuni lo hanno fatto, ma negli ultimi anni oltre 500 miliardi di dollari all’anno sono stati utilizzati per riacquistare azioni proprie e per accrescere l’utile per azione, anziché accrescere gli utili e il PIL. Perché dovrebbero aver bisogno di rimpatriare denaro da investire nell’economia reale?
Ma una Amministrazione Clinton avrebbe potuto fare meglio? Probabilmente no. I democratici di Clinton e quasi tutti i repubblicani rappresentano lo status quo delle grandi imprese, che privilegia i mercati rispetto ai salari, Wall Street rispetto all’economia reale. Per questo motivo il pubblico americano e i cittadini del mondo continueranno a sbagliare strada nel tentativo di neutralizzare la casta e recuperare il terreno perso dai salari reali rispetto ai profitti reali nei decenni. Nessuno dei due partiti presenta in questa fase storica politiche coraggiose e indipendenti dai lobbisti di Washington. Io ritengo che esistano soluzioni migliori delle piattaforme elettorali di entrambi i partiti, come un Job Corps alla Keynes/Roosevelt o un AmeriCorps alla Kennedy che faccia lavorare le persone per aiutare gli altri. Questi programmi non sono mai stati enfatizzati da nessuno dei due candidati. Perché invece non integriamo il welfare con un patriottico programma di creazione di lavoro “Help America”, anche se organizzato dal governo? Sarebbe efficiente alla pari di un programma avviato dalle imprese? Naturalmente no, ma le imprese stanno facendo i conti con difficoltà strutturali, come l’invecchiamento demografico, la sostituzione dei lavoratori con la tecnologia/robotizzazione, la deglobalizzazione, e l’eccessivo indebitamento delle imprese. Puntano la loro attenzione sui profitti più che sul welfare. Il governo deve intervenire, non attraverso una riduzione delle imposte, che finisce solo per accrescere i profitti a scapito del lavoro, ma subentrando come datore di lavoro di ultima istanza, auspicabilmente in modo produttivo.
Il populismo è in marcia, e la vittoria di Trump potrà fare ben poco per fermare la sua avanzata nei prossimi decenni. Se non altro, è ormai demograficamente inevitabile. Come ha astutamente dichiarato The Economist, gli investitori rischiano di essere bloccati in una impasse. A meno che la quota del PIL dei lavoratori non inverta il proprio trend discendente, e la quota del capitale non smetta di aumentare, i populisti nel mondo rifiuteranno i partiti della casta in quasi tutti i futuri appuntamenti elettorali – avviando in alcuni casi politiche di crescita negativa imperniate su commercio, immigrazione e – sì, nel caso di Trump – una riduzione delle imposte che potrà solo ridurre la crescita del PIL, e non aumentarla. Il populismo globale è l’onda del futuro, ma in America ha preso la strada sbagliata. Gli investitori devono guidare con cautela, comprendendo che i maggiori disavanzi risultanti dalla riduzione delle imposte accrescono i tassi d’interesse e l’inflazione, che a loro volta possono comprimere gli utili ed i P/E. L’avvento delle politiche di Trump non produrrà una nuova ondata rialzista. Accontentatevi di rendimenti globalmente diversificati del 3-5%. L’egemonia della finanza, di Wall Street, sta sbiadendo. L’alba populista è appena spuntata all’orizzonte.
(Bill Gross via Janus Capital)
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Nulla da perdonare, ci mancherebbe. Però il personaggio qui si è esposto in modo deciso.
Il popolo USA ha sbagliato? Ne pagherà le conseguenze. E a dirlo sarà solo il tempo. Ovviamente io mi voglio astenere da questi giudizi politici che sono di parte e sono ampiamente discutibili e che mi interessano relativamente. Ciò che mi interessava sopratutto focalizzarsi sull’impatto del voto e su cosa possiamo aspettarci. Poi che ci sia Trump, Clinton, Michael Jordan importa poco. E’ il risultato finale che conta.
Ciao.
Essendo un Trumpista della prima ora per un’ampia serie di ragioni anche sulle dinamiche possibili, oltre al fatto che mi è simpatico, ritengo però doverosa l’oggettività sull’analisi proposta.
La condivido, è un dato di fatto.
Trump non è “Putin”, infatti nella Federezione stanno facendo un’altra politica economica che non è interpretabile come pura reazione “autarchica” obbligata aalle “sanzioni” anche se la hanno favorita.
Il punto debole dell’analisi sta che parte dall’ignorare alcune dichiarazioni fatte da Trump sul “riportare il lavoro” in USA e sulla conseguente riduzione della concorrenza sul mercato interno del lavoro grazie allo scambio ineguale sul quale giocano gli oligopoli globali che di fatto, anche da un punto di vista politico, operano come Stati.
Anche il controllo sull’immigrazione clandestina è in questa direzione.
“Tasse sulle importazioni” su quello che producono e hanno delocalizzato.
Ovvi anche alcuni potenziali aspetti negativi.
Staremo a vedere.
Interessante commento DT
sinceramente preoccupata per la ratifica di TTP e TTIP, credo il mio desiderio verrà esaudito.
questa è una freccia in favore del nuovo uomo alla casa bianca.
per il resto staremo a vedere
BUON giorno del Ringraziamento a chi lo celebra!
🙂
OK, Trump ha vinto le elezioni, ma nei vostri commenti considerate anche che la Clinton ha preso 170.000 voti in più ! La volontà popolare perciò non è così netta come traspare da quello che scrivete.
scusate ma lo spread tra Trump e Killary cambia ogni volta che lo vedo citato in post o articoli…:-) per il resto, mi sa che il buon Bill deve tamponare le perdite sui sui bond .. :-)))
……..su i bond che ha in portafoglio……
lucianom,
scusate ma lo spread tra Trump e Killary cambia ogni volta che lo vedo citato in post o articoli…:-) per il resto, mi sa che il buon Bill deve tamponare le perdite sui sui bond .. :-)))
perdona il commento, ma siamo veramente arrivati ad un livello di autocompiacimento surreale:
chi si permette di dire che il popolo americano ha sbagliato o è un mago o è un emerito idiota, dato che nessuno può sapere se la scelta del popolo (CHE è ACNORA SOVRANO) sarà giusta o sbagliata.
Eppoi come si può dare un giudizio sul giusto o sbagliato? con quali parametri, ogni persone giudica a seconda del proprio senso critico, quindi non esiste in questo campo nè giusto, nè sbagliato, si possono solo osservare i fatti che accadono.
Veramente mi viene voglia di insultare coloro che si prendono il diritto di giudicare un popolo intero, veramente fa venire l’orticaria.
Il popolo ha deciso, si può umilmente commentare fatti avvenuti, il mago Zurlì è andato in galera