Patto Europeo: la resa dei conti per Unione Europea e PIGS
Nasce l’Esm, European Stability Mechanism, ma occorrono anche altri interventi.
Ormai ci siamo, i tanto attesi giorni chiave per le decisioni sul piano di salvataggio e sugli accordi sul capitale da apportare nel fondo salva-stati UE (Esm) sono arrivati. 24-25 marzo 2011.
Ora non si scherza più, ora bisogna fare delle scelte. Popolari o impopolari che siano, ma scelte che condizioneranno il futuro dell’Unione Europea. Ormai sembra scontato l’accordo sull’Esm, alias European Stability Mechanism con un apporto di 700 miliardi di Euro, con il nostro Bel Paese “costretto” a sborsare la bellezza di 125.96 miliardi di Euro come stato membro dell’UE, circa quindi il 18% del Fondo stesso. Una cifra non di poco conto, viste le nostre difficoltà economiche. Per fortuna l’investimento sarà dilazionato, con un 14.4 miliardi da versare nel 2013-2014-2015 (in tutto 43.2 miliardi di Euro) e il resto “ a disposizione” in caso di necessità.
Per la cronaca, gli impegni più pesanti li avranno le due big dell’UE, ovvero Francia (143 mld) e Germania (190 mld).
Ma il nuovo Patto Europeo non si fermerà qui.
a) Ci sarà il tanto temuto obbligo di diminuire il debito pubblico di 1/20 della differenza tra valore effettivo e valore target (60% debito/PIL)
b) La Commissione Europea potrà esprimere pareri sui progetti nazionali di bilancio
c) Verranno varati nuovi obiettivi rafforzati del Patto di Stabilità
Mancano ancora dati su cosa si vorrà fare sulle misure di assistenza agli stati che si troveranno in difficoltà in fase di rifinanziamento del debito pubblico (entra la BCE a sostegno?). Occorrono quindi ancora diversi tasselli su come gestire politicamente le varie crisi che potrebbero generarsi nel tempo. Pensate cosa potrebbe accadere se ci fosse la necessità obbligata di una ristrutturazione. Come verrebbe gestita? E come verrebbero trattate le banche e la valutazione dei loro portafogli di proprietà? Mark to Market? Mark to Matrix? Mark to Value? Mark to cosa? (ndr: in una frase vi ho sintetizzato tutti i tipi di truffe valutative di titoli che possono essere adottate dalle banche, ovviamente a convenienza…).
E se una big bank va in crisi, che si fa? La si fa saltare o la si salva? E chi la salva? E come?
Tanti nodi da sciogliere, e questa è l’occasione buona per dare delle risposte, in attesa del nuovo mandato BCE dove il nostro Draghi è candidato come sostituto di Trichet (ndr: so che ad alcuni lettori non piace, ma i sostituti potenziali come Wellink sono ben peggio,e poi avere un italiano alla presidenza è sempre un elemento di tutela in più, non credete?). Ma questa è un’altra storia…
Preferisco fermarmi qui e aspettare i dati ufficiali delle decisioni prese. Solo una cosa. Spero che quello che verrà deciso sia veramente un vademecum completo per una corretta e trasparente gestione di un’eventuale crisi. Visti i tempi, spero proprio che gli amici dell’Eurogruppo non si perdano in inutili chiacchiere e discutano di tutte le ipotesi possibili ed immaginabili. E che venga anche deciso come eventualmente gestire situazioni di emergenza non previste. E magari…perchè non parlare anche della situazione di forza dell’Euro? Si, cari lettori, oggi ci sono altre priorità ma ci rendiamo conto che con un Euro a 1.42 contro Dollaro USA le nostre esportazioni vanno a farsi benedire?
Non sottovalutiamo questo aspetto, fondamentale proprio per i paesi più deboli, i PIGS, o in questo grafico i PIIGS visto che ci mettiamo anche l’Italia.
Guardate l’Italia e capirete. Oggi esportiamo in paesi Extra UE per un bel 45% del totale. Non poco direi…
Chiedo troppo? Forse si… ma visto che molti continuano ad affermare che all’UE manca l’esperienza, magari prendere esempio dal passato (degli altri) potrebbe non essere male come base di lavoro. Su tutte le problematiche.
STAY TUNED!
DT
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7voice@finanza,
AHAHAHAHAH Questa è Bellissima!!! 2 alieni insieme al tipo in mezzo
sarebbe ora di porre fine al progetto europeo. non siamo una unione neanche a pagare oro, non euro.
tutta merda finanziaria, che i geni economisti che ci hanno messo in questa condizione ci dicono che ci ha protetto… si protetto dai loro amici!
francia, italia, germania, spagna… dai, ognuno gioca la sua partita, altro che unione. spero che il portogallo ola grecia o l’irlanda, abbiano il coraggio di mandare a quel paese tutti sti burocrati corrotti, mai eletti da nessuno, padroni dei popoli europei.
poi si potrà parlare di nuovo di europa, ma sotto tutt’altra luce.
DOMANDA A COSTUI QUANTI DEBITI TIENE ? è VEDRAI CHE LA RISPOSTA è SERVITA !
Spiace deludervi, ma temo che l’approvazione dell’ESM avverrà nel prossimo vertice di giugno.
Ci sono ancora troppe questioni da chiarire, nel frattempo in mezzo ci sono le elezioni in Finlandia ed in alcuni Lander tedeschi.
Il sostegno alla Grecia pare sia ben indirizzato, non altrettanto si può dire verso l’Irlanda.
Il prossimo convitato rimane il Portogallo.
@ Dream
avere un italiano alla presidenza è sempre un elemento di tutela in più
Sicuri che si senta italiano?
anche io sono contento che Draghi sia alla BCE, fuori dall’Italia…
@ Tommy271:
giaggià… temo tu abbia ragione…si prende tempo…
intanto però chi non prende tempo è Moody’s che prende la scure e taglia (per quello che può valere, anceh se politicamente è uina manovra non di poco conto) il rating a 30 banche spagnole…
@ Ottofranz:
forse no… ma meglio di altri secondo me
Dream Theater: @ Tommy271:
giaggià… temo tu abbia ragione…si prende tempo…
intanto però chi non prende tempo è Moody’s che prende la scure e taglia (per quello che può valere, anceh se politicamente è uina manovra non di poco conto) il rating a 30 banche spagnole…@ Ottofranz:
forse no… ma meglio di altri secondo me
Moody’s continua a tagliare.
Finalmente è arrivato qualche “avviso” anche agli inglesi con la loro improponibile tripla AAA.
Comunque la discussione intorno al EFSF e all’ESM è molto avanzata.
Con ogni probabilità verrà approvato il “Patto di Stabilità” che avrà conseguenze, positive per la gestione della “cosa” pubblica, nei prossimi mesi a venire.
Per quanto riguarda il sistema di contribuzione dei singoli stati non dovrebbero esserci problemi.
Il nodo che riguarda noi bondholder rimane quello del coinvolgimento del retail negli eventuali processi di ristrutturazione che dovrebbero coinvolgere i paesi che facciano ricorso al meccanismo.
A partire dal 1 luglio 2013 saranno inserite nuove clausole di subordinazione su tutti i TdS dell’area euro che permetteranno legalmente l’haircut sui titoli.
Il punto in discussione riguarda la possibilità di coinvolgere anche tutti i titoli precedentemente emessi.
E la Cina ora se ne esce con questo.. Avete letto??
…Ci sono nuove parole incluse nella lista nera della Cina: sono “supreme”, “luxury” e “high class” per Pechino e “best”, “unique” e “irreplaceable” a Chongqing. Perché? È l’ultima trovata delle due città per cercare di evitare fermenti nella popolazione.”
WOW come Unione Europea dobbiamo portare la nostra democrazia ovunque nell’universo e quindi anche qui. Quando bombarderanno tutto a tappeto come il Risiko?
A parte gli scherzi, mi sembra assurdo proibire le parole. Tra poco gli chiederanno di ridurre i battiti cardiaci in modo da consumare meno ossigeno. HAHAHAH!!!
ANALISTI DEL MIO PISELLO:
IRISH Q4 GNP GROWTH -2.1 PCT YR/YR VS ECONOMISTS’ FORECAST OF +0.1 PCT
beh dai, nel mondo “sviluppato” invece hanno cancellato le parole “vendere”, “povertà”, “ribasso”, “occupazione”… 🙂
siamo proprio antitetici!!
infatti è ancora una volta una proposta sotto il diktat della Germania che penalizza tutti i paesi europei che hanno difficoltà nel contenere il debito, inclusa l’Italia (pur con diverse sfumature dai veri pigs) a vantaggio del sistema teutonico.
Ormai è una vita che lo diciamo; l’unica soddisfazione è che un sempre più elevato numero di illustri economisti sta tirando le stesse conclusioni.
L’egoismo tedesco difenderà a spada tratta le esportazioni delle sue aziende nell’area europea, difenderà le sue banche piene di assets altrimenti inesigibili, imponendo uno sharing del “fondo salva stati” anche a quei paesi, come l’Italia, che hanno già difficoltà a raggiungere un avanzo primario positivo.
Non solo, siccome diventano ipocondriaci tutte le volte che sentono odore di inflazioe, il valletto Trichet (Draghi è già allineato..) ha già annunciato un aumento dei tassi.
Ma che fretta c’è???? sono consapevoli che, al di là della speculazione, l’aumento delle materie prime alimentari è causato da fattori contingenti??? non capiscono che gli eventi catastrofici del giappone e quelli geopolitici del nord-africa non possono essere considerati come fattori strutturali, anche se richiederanno tempo e pazienza per essere risolti.
Il risultato sarà che andremo a colpire una ripresa economica già di per sè fragile, saranno penalizzati ulteriormente i paesi indebitati, si avrà una contrazione dei consumi, aumenterà il divario dell’euro sulle altre valute rendendo ancora più marginali i risultati di quelle aziende che ancora riescono ad esportare qualcosa.
Ma non sono capaci di vedere che USA e UK (quest’ultima con inflazione vicino al 5%) non hanno toccato i tassi e non hanno intenzione di toccarli, considerando la congiuntura causata dall’evento Japan e dai moti nord-africani.
Secondo me, non è che sono miopi…..sono semplicemente egoisti e l’unione europea è solo un’unione da… sfruttare.
guarda, io spero solo che uno di quei due mandi affanculo l’europa intera… trattato di lisbona compreso! 🙂
e poi una volta che le vacche cominciano a scappare dal recinto, vediamo chi lo chiude!
Non solo, leggi qua:
“Libia, la Merkel chiede di varare
un embargo petrolifero completo”
Sti str@nzi di tedeschi chiedono l’embargo petrolifero totale nei confronti della Libia!
Perchè loro il petrolio e il gas naturale lo comprono dalla Russia.
E qual’è il paese europeo che compra petrolio per circa il 15% del proprio fabbisogno da Gheddafi?
Provate a indovinare: è un paese che ha dato i natali a Leonardo, Raffaello, Giordano Bruno, Galileo Galilei ed altri.
Come mai si chiamerà?
Comunque l’Unione Europea è allo sfascio.
Non mi meraviglierei se fra cinque anni non dovesse esistere più.
Nel 2016 avremo modo di verificare se la mia previsione è campata in aria.
Quasi!
Giordano Bruno nacque a Nola, quindi un pò più a sud della Toscana!
Comunque, pur essendo ligure, io ho sempre pensato che la Toscana sia il cuore dell’Italia, pertanto…
Vorrei ricordare che il Paese che ha dato i natali a Leonardo, Michelangelo, Galileo etc. si è via via ridotto a partorire, nei secoli successivi, figure sempre piú modeste (Savoia in testa, con tutta l’armata Brancaleone di “eroi” – e di speculatori – risorgimentali) per avviarsi infine – con i vari Crispi e Giolitti – a quella sana tradizione di corruzione ed insipienza da cui sono oggi emersi i grandi maestri (in tanti sensi) del malcostume moderno. Questi innumerevoli pargoli di una tradizione di nepotismo e clientelismo – che hanno portato l'”entità geografica”, travestita da “nazione”, alla drammatica situazione attuale: premier, leader e dirigenti assolutamente inqualificabili, orge di lassismo ed incapacità, parassitismo endemico, collasso formativo-culturale. La farsa di uno Stato, con un popolo dissanguato – ad un passo dal baratro. Altro che Leonardo e Galileo… Pulcinella e Berlusconi!
Non che gli altri, in Europa, stiano poi cosí meglio: da Napoleone a Sarkozy, da Bismarck alla Merkel il declino non sembra essere limitato all’Italia. Evidentemente tutti hanno i loro problemi – e quindi è meglio mettersi insieme: cosí la colpa non sarà mai di nessuno (“è l’Europa” che vuole cosí….). Per fortuna che i nostri politici, in questa drammatica situazione, sembrano aver trovato la bacchetta magica per rimettere a posto le cose a medio termine: spalancando le porte ai milioni di “disperati” “migranti” che vogliono venire qui a lavorare e a pagarci le pensioni (magari con una tassa sulla cocaina?).
Qualcuno ha avuto tempo di dare un’occhiata alle statistiche demografiche dell’ONU sulla situazione a sud del Sahara?
Spero di non annoiarvi con un paio di esempi:
l’Italia, nel 1950, aveva 46 milioni di abitanti. Nel 2000 ne aveva 57 (residenti stranieri compresi), nel 2010 60 milioni, e per il 2050 l’ONU ne prevede (sempre stranieri compresi) di nuovo 57 milioni.
Trend analoghi valgono, piú o meno, per tutta l’Europa occidentale.
Guardiamo in Africa, ad esempio l’Etiopia:
nel 1950: 18 milioni; nel 2000 66 milioni, nel 2010: 85 milioni (previsione 2050: 174 milioni).
oppure il Sudan:
nel 1950: 9 milioni; nel 2000 35 milioni, nel 2010: 43 milioni (previsione 2050: 76 milioni)
o l’Uganda:
nel 1950: 5 milioni; nel 2000 24 milioni, nel 2010: 34 milioni (previsione 2050: 91 milioni)
la Nigeria:
nel 1950: 37 milioni; nel 2000 125 milioni, nel 2010: 158 milioni (previsione 2050: 289 milioni)
o ancora, in Asia, il Pakistan
nel 1950: 41 milioni; nel 2000 148 milioni, nel 2010: 185 milioni (previsione 2050: 335 milioni)
il Bangladesh
nel 1950: 44 milioni; nel 2000 141 milioni, nel 2010: 164 milioni (previsione 2050: 222 milioni)
Questi dati – dell’ONU – mi sembrano eloquenti.
Paesi dilaniati da fame, guerre permanenti, incessanti “depurazioni” etniche, AIDS, tubercolosi e cosí via – riescono a mantenere un tasso di espansione demografica del 3-5% all’anno! Paesi che in buona parte non dispongono di risorse né materiali (petrolio, minerali etc.) né manifatturiere. Dove andranno tutti questi “disperati” – visto che a casa loro non trovano altra occupazione che quella di spingere il piede sull’acceleratore demografico?
Ovviamente, in questa situazione, mi sento molto rinfrancato – come padre di una bimbetta di 8 anni – all’idea che i nostri ministri (il leghista Maroni compreso) confermino che ad ognuno di questi disperati si offrirà la democratica possibilità di venire in Europa a difendere (a spese nostre e assistiti da nostri “avvocati”) il loro legittimo diritto ad un riconoscimento come “profugo”, “perseguitato politico” – oppure, nella malaugurata eventualità che non ci sia neanche la piú minuta possibilità di documentare la benché minima persecuzione, la prospettiva di ottenere da qualche giudice umanitarista il riconoscimento della “tutela della persona”.
Devo dire, francamente, che mi sento coinvolto – molto mio malgrado – in una sorta di suicidio collettivo. E poi sento parlare di Leonardo, Galileo e cosí via. E di Unione Europea!
Preferirei se si parlasse di Sebastiano Venier o del principe Eugenio di Savoia (il “Prinz Eugen” dei miei amici tedeschi)… e di civiltà europea.
Ho citato Leonardo, Raffaello, Giordano Bruno e Galileo Galilei solamente per rendere più facile l’indovinello.
Però mi sembra un’ottimo suggerimento per la prossima volta aggiungere i Savoia (bleah!), Crispi, Giolitti e compagnia cantando.
Anzi aggiungerei Bixio (strableah!), Mussolini (ugh!) ecc. ecc.
Per quanto riguarda la Germania userò solo i nomi di Beethoven Goethe, Schiller, Brahms, Bach, et similia.
Non sarebbe gentile estendere la compagnia a Hitler, Himmler, Goebbels, Hess ecc, ecc.
Qualcuno potrebbe risentirsi…
Anche le statistiche Ocse ci danno il quadro di una situazione demografica italiana che configura nel 2050 la maggior parte di cittadini over 60, situazione ovviamente ingestibile dal punto di vista economico e appunto demografico.
Di fronte alla crescita zero e ad una popolazione che invecchia i casi sono due:
– o si fà una politica demografica come in Francia
– o si ha necessità di stranieri
La prima richiede risorse pubbliche e una determinazione politica, ma se vediamo la politica per quello che è cioè un mantenimento del potere, essa rivolgerà le sue risorse al bacino elettorale più folto che è in Italia un bacino fatto di persone quantomeno di mezza età, di fronte alle quali non farà certo breccia una politica sulle nascite.
La seconda, in mancanza della prima è l’unica soluzione, e sarebbe anche utile far entrare stranieri qualificati e preparati, ma in un Paese dove non valorizziamo i nostri talenti, valorizzare i talenti stranieri è per ora un sogno sulla meritocrazia. E’ più utile per la politica del mantenimento del potere, non affrontare questo reale problema che richiede interventi sul lungo periodo, ma cavalcare paure popolari, al fine di ottenere voti per dichiarazioni che non riusciranno a fermare alcun flusso migratorio, perchè al di là di quanto accade ora nel Mediterraneo, hai ragione a dire che i dati parlano chiaro e che simili cifre hanno necessità di essere gestite a livello internazionale.
Il fatto che delle persone cerchino migliori condizioni di vita è un desiderio legittimo e riconosciuto nella Carta dei diritti dell’uomo, dal buon senso e dalle democrazie liberali, l’autodeterminazione dei popoli è qualcosa che non puoi fermare con nessuna dichiarazione e vale per tutti, per loro oggi, come per noi ieri, e spero non domani, ma se un domani dovessero esserci situazioni difficili in Italia, per esempio di lavoro, e se tua figlia venisse meglio valorizzata professionalmente in India o Brasile (i Paesi che traineranno l’economia quando tua figlia sarà grande) penso che non ci troveresti nulla di male a farla andare. E se tua figlia ha diritto a migliorare le sue condizioni (seppur professionali) tanto più hanno un diritto di legge naturale e internazionale coloro che fuggono da situazioni peggiori.
Ovvio che nessuna Nazione può farsi carico di migrazioni di milioni di persone, ma non si salva con la chiusura delle frontiere, si salva, secondo me, pianificando i flussi e operando a livello internazionale per creare delle condizioni migliori là dove abitano. Capisco che sia una via difficile e lunga ma a mio parere è l’unica, perchè chi non ha nulla da perdere comunque va via, cerca di fuggire di andare, e se richia la propria vita nel viaggio sai che gli importa di rischiare di infrangere una legge sugli ingressi che magari nemmeno conosce.
leggendo i vostri commenti, ambedue validissimi, rimango comunque con le mie perplessità…
io abito in Versilia, area che vive, per una buona parte della sua economia, sul turismo e tale settore, sembra quasi inutile che lo sottolinei, vive sul decoro, sulla pulizia e sull’offerta di servizi e di gentilezza…
ebbene nella maggior parte delle piazze ci sono presidi di clandestini, sbracati sulle panchine che aspettano di andare a mangiare un boccone nei centri sociali e caritatevoli, non c’è un posto che offra un riparo che non sia occupato dai rifiuti ( per non dire peggio) che questi disgraziati lasciano durante la notte, in alcuni posti al centro delle città ( ma anche nelle famose pinete) si spaccia droga alla luce del giorno e molti non hanno alcuna remora a “farsi” davanti ai passanti. La questua è ormai diffusa e assillante…
Possibilità di lavoro non esistono (salvo qualche raro operaio super qualificato che è riuscito a inserirsi).
Nei fatti di cronaca, la maggior parte vede coinvolti questi extra comunitari africani oltre a slavi e romeni; più del 50% degli incidenti stradali sono causati da “stranieri” ubriachi o drogati…
Questa è la realtà, così come è un dato di fatto che nell’ultimo anno sono arrivati sulle coste italiane meno di 25000 clandestini…nelle ultime due settimane 11000….
Ciò indica che, in questo momento, è necessario gestire l’emergenza..le filosofie e la pianificazione dobbiamo rinviarle a più avanti….
Se è vero che siamo in Europa, sarebbe più che logico che i paesi europei si accollino una parte degli emigrati, sempre che tutti insieme non si decida di rimandarli indietro…
Ma l’europa fa orecchia da mercante e Maroni e il governo non hanno i marroni (lasciamo perdere l’opposizione per evitare polemiche).
Per inciso la Toscana (visto che è stata menzionata) si distingue nel panorama dei centri di accoglienza, avendone ben tre, a confronto di varie regioni che non ne hanno neppure uno….
Condivido, ovviamente, le tue osservazioni sulle problematiche derivanti del pesante invecchiamento delle società europee e sulle difficoltà che ne derivano. Vero è però anche che una politica demografica orientata a “riequilibrare” la struttura della nostra società non sarebbe solo ipotizzabile ma anche fattibile (con opportune politiche fiscali, investimenti a favore delle famiglie, della maternità e cosí via). Gli esempi – storici – non mancano, anche nel recente passato. Si tratta, come giustamente osservi, di volontà politica.
Anche ipotizzando, tuttavia, una soluzione basata sull’inserimento di popolazioni non autoctone resta – a mio avviso – imperativo tenere ben presente che non si vive di solo pane (o di euro) – bensí anche di qualità di vita, di contesto sociale, di cultura (nel senso, ovviamente, di radici culturali – non dei vari intellettualismi di moda). Per garantire ai nostri figli questa “qualità di vita” dobbiamo – sempre a mio avviso – “misurare” rigorosamente l’accoglienza o l’inserimento di stranieri sul metro della loro capacità e disponibilità ad integrarsi. Porto un esempio (tedesco): i polacchi che sono andati a lavorare nelle miniere di carbone della Renania (nel primo quarto del XX Secolo) si sono “tedeschizzati” nell’arco di una-due generazioni: senza televisione, senza programmi di integrazione, solo vivendo in mezzo ai tedeschi. I turchi (attualmente circa 3 milioni, in Germania) non si “tedeschizzano” neanche nella terza generazione: moltissimi (ma non tutti) parlano bene il tedesco, studiano, imparano un mestiere – ma continuano a vivere in una comunità chiusa, turca, in piena Germania. E parlo di terza generazione. Nonostante miliardi di marchi (prima) e di euro (dopo) investiti in programmi d’integrazione, il risultato è un fallimento – come riconoscono ormai anche i piú accaniti sostenitori dell’accoglienza.
Già questa esperienza dovrebbe guidarci nel momento in cui si decide di ricorrere ad un apporto straniero per il riequilibrio della nostra struttura demografica: l’immigrato dovrebbe essere non solo giovane e opportunamente qualificato – ma anche e soprattutto integrabile, cioè capace di integrarsi e disposto a farlo. Presupposti – questi – che mancano drammaticamente nel caso dell’immigrazione reale cui ci troviamo di fronte – come rimarca molto giustamente Paolo41.
Immagino che se tutti gli immigrati fossero giovani ingegneri russi e badanti ucraine le problematiche evidenziate da Paolo41 – e le diffusissime, naturali reazioni “autoctone” di rigetto – sarebbero sostanzialmente diverse.
Concordo pienamente con le tue valutazioni sul sistema “Italia” e la sua incapacità di eliminare ataviche “malformazioni genetiche” quali clientelismo, incapacità, corruzione e cosí via. Resta il fatto che, se si volesse, anche in Italia i soldi potrebbero essere spesi per una politica (anche fiscale) di promozione delle nascite (invece delle “politiche” di assistenza all’invalidità fasulla e delle assunzioni statali di comodo). Tanto piú che l’immigrazione reale (in particolare quella clandestina, di cui stiamo parlando nel contesto Lampedusa) ha certamente costi multipli degli “utili” che rendono – checché ci vengano a raccontare i soliti politici: non è lecito mettere nello stesso calderone di “bilancio consuntivo” l’apporto delle badanti ucraine (certo positivo) e quello dei vú cumprà o degli spacciatori di droga maghrebini (che causano costi non quantificati né quantificabili, ma certamente immensi), come fanno invece certi politici per dimostrare che l’apporto straniero al PIL compensa e supera i costi dell’immigrazione. Differenziamo i dati del rapporto utili/costi non nel “calderone” ma distinguendo fra tre gruppi di immigrati: est-europei, cinesi e “altri extra-comunitari”, e poi ne riparliamo. (Anche se, per evitare imbarazzanti evidenze, si usa discriminare la proposta di analisi, escludendola a priori con la facile etichetta di “razzismo” – senza peraltro accettare di verificarne, al di là delle valutazioni ideologiche, la rispondenza nella realtà). Inutile comunque nascondersi dietro il solito dito “buonista”: le differenti proprietà etnico-culturali delle diverse “comunità migranti” determinano valutazioni quasi opposte, dal punto di vista oggettivo del beneficio che portano alla nostra società (italiana ed europea).
Se guardiamo le cose dal punto di vista del beneficio per la nostra società, la risposta non può quindi essere che una: immigrazione, sí, ma nella misura quantitativa e qualitativa di cui hanno effettivamente bisogno gli autoctoni (come del resto fecero, a suo tempo, i tanto declamati Stati Uniti, che non erano affatto “liberali” ed “egualitari” come ci viene raccontato oggi).
Non essendo noi nella situazione degli Stati Uniti del 1880-1910, (cioè quella di un paese semi-vergine da 9 milioni di km² con una densità demografica di 5-8 abitanti/km²), bensí nella nostra, cioè con 200 abitanti/km² distribuiti su un territorio di 300.000 km² costituito in buona parte da montagne, sarebbe assolutamente necessario controllare e regolare veramente gli afflussi, per non stravolgere il nostro habitat sociale. In altri termini: mi sembrerebbe importante che Roma resti Roma, Berlino resti Berlino, Parigi resti Parigi – senza accettare che si trasformino in Ankara, Bucarest o Casablanca, per quanto belle possano essere queste città.
Se voglio visitare una splendida città turca vado ad Istanbul, non a Berlino. Continuando di questo passo fra trent’anni potrei invece trovarmi a dover scegliere fra le due alternative.
Diversa – sostanzialmente diversa – è la seconda parte del tuo discorso, quella che vorrei chiamare (senza valutazione alcuna) “umanitaria”: il diritto all’autodeterminazione e a cercarsi un destino migliore. Sono ovviamente d’accordo – lo dimostrano, peraltro, le migrazioni di massa, che nella Storia sono state un fenomeno ricorrente. Ciò che non posso, invece, condividere, è un diritto all’autodeterminazione unilaterale. Nulla di male se un italiano, un pakistano, un esquimese o un marziano decidono di cercare fortuna (felicità, benessere o qualsiasi altra cosa) altrove – ma questa legittima ricerca non dovrebbe pregiudicare il diritto altrui a conservare, sempre in legittima autodeterminazione, la propria fortuna (felicità, benessere etc.) che già si è (faticosamente) costruito.
Quello che mi spaventa, in questa seconda parte del tuo discorso, è comunque un “sapore” che trovo in tante argomentazioni analoghe – cioè il “sapore” dell’ineluttabilità. E’ il cammino della storia – si dice – è un fiume che non si può fermare, e cosí via.
Chi si arrende è sconfitto a priori.
Certo, ci troviamo ad affrontare un fenomeno di dimensioni realmente epocali, animato da forze imponenti (che temo non provengano solo dalla basa, dal cosiddetto “Terzo Mondo”, ma anche – e purtroppo – dall'”alto”, cioè da immani interessi mondialisti, anche se fatico a comprenderne la ratio). Tutto vero: ma rinunciare a difendersi non mi sembra una scelta sana.
Per tornare alla Storia: si sono viste tante migrazioni – da quelle germaniche ai tempi di Roma, a quelle arabe, mongoliche, a quelle europee nelle Americhe – ma non mi risulta che i vandali di Alarico o gli arabi di Abu Bakr siano arrivati a Roma o ad Alessandria chiedendo asilo politico o permesso di soggiorno. E gli indiani d’America, che commisero il tragico (per loro) errore di accogliere generosamente i “disperati” europei e salvarli da fame e persecuzioni (vere o presunte che fossero) hanno poi – notoriamente – pagato assai cara la propria generosità.
Chiedere ad una civiltà di auto-sacrificarsi per aiutare altre civiltà o popolazioni in difficoltà sarà molto umano, o cristiano, ma resta suicida – e per di piú probabilmente inutile, visto che, alla fine, si affogherebbe insieme, come spesso avviene quando si cerca di salvare qualcuno che non sa nuotare.
In conclusione: chiunque ha il diritto di chiedere ospitalità – ma nessuno ha il diritto di pretenderla. A casa mia voglio essere io a decidere a chi aprire – o meno – la porta: non mi piacerebbe lo facesse la Caritas. Né può essere accettata una “legalizzazione umanitaria” della violazione di domicilio.
La “porta di casa” di uno Stato si chiama “confine”. La violazione dei confini si chiama immigrazione clandestina – quando avviene senza uso di violenza – o invasione in caso contrario. Per difendere i propri confini gli Stati hanno creato – da quando si sono costituiti – un ente che si chiama “Forze Armate”: è ora di chiamare queste “Forze Armate” a fare il proprio dovere istituzionale, invece di trasformarle impropriamente in enti para-assistenziali o di mandarle a farsi ammazzare per difendere interessi altrui dall’altra parte del mondo.
Per quanto concerne mia figlia, stiamo cercando di prepararla ad un futuro difficile sensibilizzandola nei confronti dell’ambiente, del mondo che ci circonda e delle diverse esperienze che agiscono (ed agiranno) su di lei. Cerchiamo di insegnarle a ragionare con la propria testa, vagliando ciò che vive, vede e sente, senza dare per scontato che sia tutto giusto ciò che le viene raccontato (soprattutto a scuola). Le stiamo facendo imparare l’inglese e poi passerà (se lo vorrà) al tedesco. Ma le parliamo anche di antichità classica, di Storia e di musica. In altri termini: cerchiamo di aiutarla a crearsi le radici che le permetteranno di stare in piedi nella vita. Poi, sarà comunque lei a decidere…
Spero solo che si riesca a conservarle un mondo che le permetta di scegliere – e che non la costringa invece a scappare da una casa ormai non piú sua.
Ho letto con interesse le vostre riflessioni e preoccupazioni.
Preciso solo che l’ autodeterminazione dei popoli e alla ricerca di una vita migliore, desiderio insito in ogni essere umano, non giustifica certo chi emigra per delinquere, nè chi pur lavorando non vuole integrarsi nella nazione che lo ospita.
La mia posizione a favore di una regolamentazione e non di una chiusura delle frontiere è riferita ad una situazione migratoria al di fuori di emergenze come quella che accade a Lampedusa in questi mesi, ovviamente qui ci si trova di fronte ad una emergenza con notevoli dimensioni, per la quale però, sulla base della stessa chiusura, del non voleve pagare per altri, del non volere rinunciare a un pezzetto delle proprie risorse o benessere, gli altri stati europei, Frontex lo dimostra, lasciano l’Italia sola a gestire una situazione che per posizione geografica la rende la più esposta.
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