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Oggi va in borsa POSTE ITALIANE: tutto quello che occorre sapere

Scritto il alle 09:05 da Danilo DT

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E alla fine, l’IPO di Poste Italiane è stato un successo e per oggi, a Piazza Affari, è atteso l’esordio delle quotazioni di quella che si candida di diritto a diventare una Blue Chips ed entrare quindi, col tempo, nel fatidico indice FTSEMIB 40.
Domanda circa tripla rispetto all’offerta, con una richiesta di 1,5 miliardi di azioni, con assegnazione pari a sole 500 milioni di azioni a circa 180.000 richiedenti.

Sul prezzo già sapete: la scelta è caduta su prezzo di 6.75 €, a metà del guado essendo la forbice compresa tra le quotazioni di 6 e 7.50 €.

La preapertura di stamattina è quantomai entusiasmante. Continua quindi ad esserci un forte entusiasmo su questa IPO che nel breve rappresenta sicuramente un interessante titolo per il trading. Io però vorrei provare ad andare oltre, e cercare di capire come sarà il futuro di questa nuova società quotata (anche se di certo nuova non è, visto che le origini di Poste Italiane sono ritrovabili nelle riforme postali in un Regio Decreto del 1862).
La domanda che tutti si pongono è : quali sono le prospettive di Poste Italiane? Conviene ancora comprare oppure meglio liquidare le posizioni? E per il medio lungo periodo?
Non possiamo con certezza rispondere a queste domande, e non può farlo nessuno. Però possiamo provare a tracciare dei ragionamenti cercando di capire cosa possiamo aspettarci.
Visto che i punti da valutare sono secondo me diversi, preferisco fare un elenco magari un po’ spoglio ma, spero, interessante. Ad integrazione di quanto qui sotto spiegato, vi consiglio una lettura anche al mio post sull’IPO Poste Italiane. (CLICK HERE)

Tutto quanto occorre sapere su Poste Italiane in 10 punti

a) partiamo da uno degli elementi fondamentali. Lo Stato ha ceduto MENO del 50% (38.2% per l’esattezza) del pacchetto di azioni in possesso. Quindi…non chiamiamola privatizzazione. Il padrone resterà SEMPRE lo Stato con il 61,8% e le Poste Italiane saranno sempre PUBBLICHE.

b) l’operazione viene fatta vendendo azioni in possesso e non facendo un aumento di capitale. Un modo chiarissimo per fare cassa, soldi che poi verranno utilizzati per abbattere il debito pubblico. Abbattere? Allora, il nostro debito pubblico è pari a circa 2.200 miliardi. Dall’ IPO di Poste Italiane lo Stato ha ricavato 3,364 miliardi di Euro. Quindi abbatteranno di circa l’ 1.5% il debito pubblico? Non male direi…

c) La gallina dalle uova d’oro di Poste Italiane è CDP, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, la vera anima bancaria dell’azienda, la quale gode di privilegi importanti che non sono certo da “libero mercato”,  e che non possono essere certificati come “indelebili” nel tempo:

• I tassi di interesse pagati da Poste Italiane sono paritetici a quelli del Titoli di Stato, quindi inferiori alla media pagata dalle altre banche (e con una ritenuta fiscale più passa, ovvero solo 12.5% contro il 26%)

• Gli impiegati delle poste costano meno dei bancari, a causa di un contratto meno favorevole

• CDP gode di una posizione privilegiata grazie alla capillarità della rete e alla cultura finanziaria tendenzialmente bassa dei correntisti postali

d) per rendere l’azienda veramente efficiente occorrerà una profonda ristrutturazione. Siamo sicuri che sarà possibile anche con la migliore volontà, anche se resta sempre e comunque un’azienda pubblica? Vi faccio un esempio.

Nei mesi scorso le Poste Italiane hanno perso diverse cause intentate da piccoli comuni che si sono visti chiudere l’Ufficio Postale causa ritorni economici troppo risicati. Il motivo? E’ stata sottolineata, in virtù delle disposizioni normative, la necessità di dare un servizio considerato fondamentale per i cittadini. Quindi…riusciranno a chiudere tutti quegli Uffici per aumentare l’efficienza dell’azienda ed abbattere i costi? Molto difficile. Dimenticatevi di considerare Poste Italiane come un’azienda qualunque. Ci sono delle logiche di tipo “pubblico” che dovranno essere mantenute e che freneranno qualsiasi progetto particolamente aggressivo. Un’ultima nota. Poste Italiane sono presenti nel 96.5% dei comuni: quindi immaginatevi l’incredibile ed UNICA capillarità di questa rete (e anche la sua dimensione ed ahimè inefficenza).

e) Poste Italiane punta forte su canale assicurativo e bancario: ma la concorrenza sulla piazza è tantissima e la qualità espressa dagli altri competitors è generalmente molto superiore dal punto di vista qualitativo.

f) Eventuali campagne di raccolta di capitali, fatte tramite il canale BancoPosta, potrebbero teoricamente essere finalizzate ad un successivo miglioramento dello sviluppo industriale dell’azienda. Ma siamo sicuri tutto questo sia fattibile e che possa espletarsi come nel privato?

g) L’A.D. Caio punta forte, a questo proposito, su Poste Italiane in versione assicurativa e finanziaria, anche perché in quel settore ci sono margini maggiori e, inoltre, occorre trovare delle alternative ai libretti postali, oggi poco remunerativi. E non è un caso il fatto che le Poste Italiane hanno acquistato da MPS una partecipazione pari al 10% di Anima Holding.

h) L’utile nel primo semestre è aumentato da 222 a 435 milioni, numeri probabilmente NON ripetibili grazie a minori tasse pagate. Facendo una valutazione dell’azienda ai multipli attuali, come possiamo considerare Poste Italiane?

• Se prendiamo in esempio i risultati del 2004, chiuso come detto con un utile pari a 222 milioni, ci dovremmo ritrovare con un P/E pari a circa 41. Una follia? Abbastanza e quindi l’azione a 6,75 € risulterebbe carissima. Ma come detto gli utili quest’anno sembrano raddoppiare e quindi il P/E tendenzialmente dovrebbe passare su un più accettabile 20x. E il cosiddetto rapporto tra prezzo e valore di libro (P/BV)? All’incirca pari a 1.1: segno che forse Poste Italiane è un’azienda poco efficiente e non cara sotto questo parametro. Ma come detto, SOLO una profonda ristrutturazione potrebbe cambiare veramente tutto.

• Occorre però fare una valutazione con quelli che sono i concorrenti (peers), Ma non è semplice: Poste Italiane effettua 3 attività: servizi postali tradizionali, servizi finanziari ed assicurativi con BancoPosta e Poste Vita. Proviamo a fare qualche confronto: gli operatori postali europei quotati viaggiano a circa 14..2x per il P/E, e circa 4x in ambito di valore di libro. Se trattiamo Poste Italiane come una società di servizi finanziari, allora i multipli cambiano ancora: 20.4 come P/E (che diventa in linea, ma Poste Italiane ha l’efficienza di una banca?) e 5,2x come P/BV. Se infine la consideriamo un gruppo assicurativo, la media europea del P/E è pari a 14.1, e come P/BV viaggia a 1.3 volte. Facciamo una media spartana ma utile per capire come valutare Poste Italiane? Esce fuori un P/E a 15.1x e un P/BV a 2.8x. Morale: a me risulta molto cara soprattutto se NON riesce a fare quella ristrutturazione prima spiegata.

i) Secondo fonti affidabili, tra i nuovi azionisti figurano i fondi sovrani cinesi China Investiment Corporation (Cic) e Safe (State Administration of Foreign Exchange), il Kuwait Investment Office e Norges Bank. Le loro partecipazioni dovrebbero aggirarsi tutte sotto al 2%. Ai fondi sovrani occorre poi aggiungere società di gestione come BlackRock. Segno che comunque l’operazione ha destato interesse anche per il fatto che, come detto, presto Poste Italiane entrerà a far parte dell’indice benckmark (con tutto quello che può comportate) FTSEMIB 40.

l) Ancora su Poste Italiane. Recentemente Corrado Passera ha detto:

“Non si può trasformare un’infrastruttura sociale in un’azienda orientata al profitto, sono favorevole alla privatizzazione di quasi tutte le 10mila partecipate pubbliche, ma svendere un’azienda che ha il più grande sistema logistico italiano, la più grande rete retail, la  più grande compagnia assicurativa sulla vita, un patrimonio immobiliare sterminato, a un valore bassissimo resta un errore gravissimo”.

Questa dichiarazione di Passera è sicuramente interessante. Occorre però capire come questo patrimonio vastissimo verrà valorizzato e come l’azienda saprà diventare efficiente, anche per non andare a ledere quelle logiche di “infrastruttura sociale” che freneranno, secondo me, quelle logiche che giustificano certi prezzi.

Insomma, avrete capito che ci sono tanti punti oscuri che meritano di essere considerati, ma non voglio sputare sentenze, le mie sono solo supposizioni che vanno in contrasto con certe dichiarazioni fin troppo entusiastiche da parte di alcuni dirigenti, politici ed anche traders. Dire che sia l’operazione dell’anno forse lo è per lo Stato ma per i risparmiatori, beh…occorrerà attendere un po’ di tempo. Ovviamente mi riferisco ai cosiddetti “cassettisti“. Infatti nel breve è evidente che il titolo è ben comprato.

Certo è che il P/BV espresso da Poste Italiane è in linea con quanto detto da Passera. Tutto dipende da come riuscirà nei prossimi anni a valorizzare questo enorme patrimonio.

Intanto nei prossimi giorni arriverà sui mercati un’altra grande IPO di un “peer” di Poste Italiane, la sua corrispondente in Giappone, ovvero la IPO di Japan Post Holding, dal controvalore di circa 10.4 miliardi di Euro. Questa si che è l’IPO dell’anno.

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Danilo DT

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