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MPS: aumento di capitale e poi incertezza. Come sempre.
Per certi versi è una storia infinita anche se purtroppo noi la conosciamo bene. La banca più vecchia del mondo. 1472, anno di nascita del Monte dei Paschi di Siena. 550 anni di storia distrutti in pochi anni dalla mannaia della politica e della corruzione. Una storia che forse sarebbe già dovuta finite molto tempo fa ma che, per tanti motivi, compreso il TOO BIG TO FAIL, è stata rianimata artificiosamente tutte quelle volte dove sembrava fossimo al “de profundis”.
Una storia che spesso abbiamo affiancato ad un altro dramma economico distrutto dalla politica e dalla malagesione, ovvero Alitalia. E se ITA ha messo definitivamente fine alla compagnia aerea di bandiera, Unicredit non ha fatto altrettanto con MPS.
Ma il paragone è ingeneroso, perchè a parità di altre condizioni, una banca è più importante: il sistema bancario è il motore che permette il funzionamento dell’economia e diventano quindi elementi sistemici per permettere un corretto ciclo economico. Il sistema cardio circolatorio dell’economia. E MPS è storicamente una delle arterie più importanti di questo sistema cardio circolatorio italiano, un’arteria che doveva, come detto, essere smembrata e presa in parte da Unicredit.
Nulla di fatto.
La domanda che tutti si fanno oggi è…
MPS: cosa accade adesso?
TEMPO SIGNORI. Si comprerà tempo, una cosa che ormai è diventata un habituè per MPS. Draghi ha sicuramente l’autorità e la credibilità per recarsi dalla Commissione UE e chiedere una deroga.
Possibile a questo punto un iter che porti alla NAZIONALIZZAZIONE piena? Secondo me sta diventando uno scenario possibile. Ma non senza controindicazioni:
(…) Il Tesoro potrebbe tentare la nazionalizzazione piena invocando la seconda ricapitalizzazione precauzionale in un lustro, visto che lo scenario avverso degli stress test europei mostrava un capitale di vigilanza incenerito. In quel caso, però, scatterebbe il cosiddetto burden sharing, cioè l’azzeramento delle obbligazioni subordinate di MPS, e ci sarebbero nuove ondate di sdegno patriottico. (…) [Source]
Va bene tutto, però una cosa sembra essere certa: prima di poter operare in qualsiasi altra direzione, occorre fare cosa? Semplice: ricapitalizzare.
Nuovo aumento di capitale per MPS?
Ebbene si. Almeno di 2,5-3 miliardi di euro entro fine anno. E dopo aver ricapitalizzato occorrerà ottenere l’ok dall’Europa per le dovute deroghe e successivamente si vedrà, senza nemmeno escludere una ripresa dei negoziati con Unicredito oltre controparti.
Ma la cosa che, come sempre, fa venire i brividi riprendere quanto ci è costata fino ad oggi MPS. Se ipotizziamo un nuovo AUC da 3 miliardi, arriviamo a BEN 21 miliardi (18 già spesi e i 3 ipotetici a venire). Che fine faranno questi ulteriori 3 miliardi? Beh, non vi nego il fatto che qualche timore ce l’ho. Finiscono nel cestino come sempre, polverizzati in un amen? Purtroppo è possibile visto che le incredibili voragini senza fine oggi ci riportano necessità per riarginare la situazione, pari a circa 7 miliardi, che è poi la cifra che Unicredit chiedeva alla Stato per poter proseguire con l’operazione di acquisizione.
Domanda numero due: e se si ricapitalizza e si ottengono le autorizzazioni dall’UE, a chi può interessate MPS?
Non dimentichiamo che la sua condizione “Too Big To Fail” è legata anche alle dimensioni e alle caratteristiche di MPS. 4,5 milioni di clienti, 21.000 dipendenti e 150 miliardi di euro di patrimonio totale. Quindi banca sistemica che è anche un elefante colossale che, se acquisito, dovrà essere snellito, con chiusure di filiali, prepensionamenti e tagli di personale, taglio di costi strutturali. Insomma, cosa resterebbe di MPS dopo questo snellimento? Forse ben poco, forse nemmeno il nome.
E a chi può interessare questo colosso, pronto per una mega cura dimagrante che potrebbe cambiare enormemente le sue caratteristiche? E a quale prezzo potrebbe essere ceduta?
Da Too Big To Fail a Too Big To Bail Out, il passo sembra essere breve.
STAY TUNED!